Vi dico subito che odio parlare di videogiochi abusando di parallelismi con altri, tipo “sembra questo con un mix di quello” o “questa cosa mi ha ricordato quel titolo”. Secondo me ogni opera videoludica merita di essere raccontata come a se stante – per quanto sia ovvio che come in ogni forma artistica ognuna sia frutto di tante influenze più o meno palesi.
È per questo motivo che ho odiato la demo Lies of P: spinge il mio intento di non usare paragoni e/o parallelismi ai limiti dell’impossibile. Come la vogliamo risolvere? La risolviamo usando il mio talento più grande, la paraculaggine. Il buon Lucami ha chiesto di raccontare la mia esperienza con la demo – NON di raccontarvi la demo, quindi posso scrivere quello che mi pare. (Non guardarmi così Luca, non fare quella faccia, ho chiesto al mio avvocato ed è tutto regolare quindi attaccati al ca…villo.)
Sarò buono e la questione parallelismo la liquidiamo con una frase. Il 90% di quello che c’è nei giochi From Software lo ritrovate in LoP ma con nomi cambiati. Semplice, rapido e indolore, anche perché la demo è disponibile su tutte le piattaforme (tranne Switch) quindi avete tutti gli strumenti per vederle da soli certe cose. Su su pigiate quel tasto download, l’unica cosa diversa che posso darvi io è proprio la mia personale esperienza e quindi quella vi accollate.
Solo P può salvare Krat.
Mi risveglio in questa specie di vagone ferroviario con una voce che mi chiama dicendomi che sono l’unica speranza per salvare la città perché sono speciale. Ci credo, sono il protagonista… è ovvio che io lo sia. Inquadratura in primo piano di P e la prima cosa che penso è “ma che carino il sosia di Timothée Chalamet versione poligonale”, anche se fare Pinocchio con quel nasino delicato mi pare alquanto inverosimile quasi quanto chiamarlo “P-rcingetorige” a fini narrativi.
È ora di lasciare il vagone, ma non prima di aver recuperato un’arma e poi una lampada che mi spiegano essere praticamente il nostro grillo parlante. Ma che metafora carina, Nel racconto il grillo è la coscienza che ci indica la via e qui ce la illumina, che bravi. Così via per le strade cupe e piovose della città di Krat – sì, lo stesso nome dello scoiattolo de L’Era glaciale senza la S iniziale. Magari c’è un collegamento, chissà.
Dai vari indizi e dialoghi capisco che praticamente i burattini della città hanno smattato e si sono ribellati agli umani, e per farglielo capire hanno pensato bene di cambiare lo stato dei suddetti da vivo a per niente vivo. Più chiari di così si muore… vabbè mi è uscita male. Insomma siamo in Asimov versione burattinaio, tanto più che i burattini sono soggetti a quattro leggi fondamentali quando vengono creati.
Prima legge: tutti i burattini devono obbedire agli ordini del proprio Creatore. Seconda legge: un burattino non può fare del male agli umani. Terza legge: un burattino protegge e serve gli umani e la città di Krat. Quarta legge: un burattino non può mentire.
Volete sapere perché noi siamo speciali? Perché di queste leggi ce ne possiamo sbattere altamente, o almeno di due delle quattro sicuramente. Possiamo ovviamente mentire, e sono molto curioso di sapere come questo inciderà all’interno del prosieguo della storia. Ho avuto due volte la possibilità di farlo: la prima per entrare in un hotel, che poi diventerà praticamente l’hub principale, con vari personaggi tra cui Sophia aka la fata turchina che ci ha risvegliato. In un’altra occasione a conclusione di una quest secondaria, in cui riconsegno un bambolotto ad una donna che mi aveva chiesto di riportarle il suo bambino. Essendo cieca le ho detto che era suo figlio, che cazzo di pelle avesse il figlio per non accorgersi della differenza non lo so e non lo voglio sapere.
Se vi state chiedendo perché la donna fosse cieca è perché aveva gli occhi pietrificati, sappiate che Krat non si sentiva abbastanza sfigata quindi oltre alle macchine ribelli ha deciso che ci stava bene un’epidemia del morbo chiamato pietrificante, indovinate cosa fa alle persone?
Qual è seconda legge con cui posso pulirmi le legnose chiappe? Posso attaccare gli umani. Lo scopro quando devo salvare Geppetto da un disperato cacciatore di burattini con una maschera da asino (non è il caso di sottolineare la reference, ok non facendolo l’ho in effetti fatto). Emblematico il come P sia abbastanza sconvolto dal sangue sui suoi vestiti alla fine del combattimento, rivelando come fosse la prima volta che si trovava a fare una cosa del genere. Il volto del protagonista tradisce disagio misto a dispiacere.
Chissà se potremo violare anche le due leggi rimanenti? Mandare a quel paese Geppetto che ci dà ordini come ogni bimbo vero farebbe, o sbattercene il cazzo degli umani invece che servirli e proteggerli? Chissà, spero di sì.
Per quanto sia un clichè ormai più che noto quello derivante dalle leggi di Asimov non si può negare che all’interno di questo contesto potrebbe davvero aprire moltissimi scenari interessanti se sviluppato a dovere. Questo e la dinamica delle bugie sono le due cose che più mi incuriosiscono e che mi spingono a volerne sapere di più.
I ragazz* di Round8 comunque non si sono limitat* a cambiare i nomi alle meccaniche e oggetti vari di “soulsiana” memoria. Ci hanno messo del loro donando profondità alle armi, inserendo la possibilità di modificarle creando ibridi con altre grazie al fatto che lame ed impugnature sono oggetti separati. Chi gioca può sbizzarrirsi a creare un proprio stile, aggiungendo anche un braccio prostatico che potrà essere dotato di diversi potenziamenti.
Ho scoperto mio malgrado durante lo scontro con un boss che non posso menare come un fabbro e basta perché la lama man mano si consuma e perde efficacia fino a rompersi. E vi assicuro che non vorrete che succeda durante il combattimento con un boss – ogni riferimento a fatti, cose e me è puramente voluto. Quindi occhio e usate la smerigliatrice per riaffilare la lama quando ce n’è bisogno.
Alla fine della demo viene sbloccato anche un albero delle abilità, che consente di sfruttare diverse passive per rendere ancora più articolata e varia la costruzione del personaggio.
Il team ha fatto trasparire forte e chiara la fiducia nel proprio lavoro. Non hanno lesinato contenuti: la demo sembra composta praticamente da tutto il prologo/tutorial del gioco finale, con 3 boss fight che mi hanno divertito moltissimo oltre a tirare fuori la solita quantità industriale di imprecazioni. Tutte sono state un piacere grazie al character design ispirato e i moveset piuttosto vari e stronzi al punto giusto, che hanno reso le battaglie dinamiche e mai stucchevoli anche quando da scarso quale sono mi trovo a provarle decine di volte. Senza uno scudo anche i codardi come me sono costretti a combattere in modo aggressivo ed è stato più che appagante.
Detta tra noi, la cosa che mi ha lasciato più estasiato facendomi pensare che quest* ragazz* meritino i miei soldi è che quando ho raccolto il bambolotto della side quest e sono andato allo stargazer per teletrasportarmi in un altro punto, nella schermata c’era un’icona che mi suggeriva lo stargazer più vicino alla donna che mi aveva assegnato la missione così da raggiungerla facilmente. Finalmente sono finiti i tempi in cui raccoglievo oggetti per quest di cui nemmeno ricordavo l’esistenza, trovandomi dopo ore a consegnare a chi di dovere senza nemmeno sapere il perché tanto il tempo che era passato. Grazie Round8 e “alla faccia tua Miyazaki”.
Insomma questo Lies of P posso paragonarlo alle giornate di questa incerta estate. Il mattino pare splendente ma potrebbe finire in merda sotto tuoni e fulmini, oppure scorrere via tiepido come tantissimi altri giorni già vissuti o infine farci finalmente assaporare la bella stagione rendendo giustizia al detto “il buongiorno si vede dal mattino”
Ci vediamo a Krat il 19 settembre. E nel frattempo come direbbe Geppetto, “fate i bravi figliuoli“.
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