Recensione The Last Of Us Parte I, soffrire ancora su PC

Ero pronto a giocare di nuovo The Last Of Us Parte I? Forse no. La ferita chiamata Parte II è ancora fresca, il discorso si riapre di tanto in tanto e fa male. Malissimo.

Ma l’inizio della storia ora è anche su PC, e fa forse più male pensare che c’è chi non ne ha ancora goduto. O chi non lo ha fatto pur avendo giocato quella pietra miliare che è il titolo esclusivo Sony. È doloroso pensare che c’è chi può non aver colto quanto il gioco ha da dire che è abbastanza, soprattutto man mano che il racconto evolve e cresce. Ma così è la vita.

Comunque non siamo qui per quello. Siamo qui per l’inizio, per Parte I, e per tutte quelle persone che non hanno ancora mai messo mano al gioco. Ma come si spiega The Last Of Us a un nuovo arrivato?

Probabilmente spiegando cos’è e cosa non è per prima cosa.

The Last Of Us è un film interattivo piuttosto coinvolgente.

The Last Of Us è quasi letteralmente un film interattivo ambientato in un mondo postapocalittico. Un fungo cordyceps si è diffuso sulla Terra, trasformando le persone in creature a cui (poco fantasiosamente) ci si riferisce come Infetti. Con gli occhi di Joel assistiamo all’esplosione dell’infezione in America, per poi saltare a circa vent’anni dopo in un mondo ormai decimato.

Perché vent’anni dopo? Spoiler, ma lo scoprirete a nemmeno quindici minuti dall’inizio del gioco. A questo punto sarete già immersi nel mood del gioco fin sopra i capelli.
E la fantastica legge di questo mondo è sopravvivere, non importa come. Le persone stanno ricostruendo una propria normalità, per quanto le varie insidie della nuova Terra non lo rendano semplice. Se non bastano gli Infetti, nelle zone sicure (“di quarantena”) la milizia FEDRA governa con polso a dir poco di ferro. Nell’ombra, ironicamente, agiscono le Luci, un altro gruppo di milizia che si oppone fermamente al FEDRA.

In questo disastroso futuro Joel si ritaglia un ruolo come contrabbandiere insieme a una donna di nome Tess. Il vero tutorial del gioco inizia dunque un quarto d’ora dopo, presentando le meccaniche che accompagnano il giocatore durante tutta la partita. In un mondo postapocalittico le risorse sono limitate – il che non è un bene, quando qualsiasi cosa si muova può volerti uccidere. Soprattutto in alcune modalità di gioco è bene essere parsimoniosi con armi e munizioni, poiché non si trovano affatto in quantità generosa.

Come in ogni mondo distrutto che si rispetti poi non ci si può sempre muovere tranquillamente. A volte va mantenuto un profilo bassissimo, tendendo l’orecchio alle insidie dietro l’angolo. Bisogna sfruttare l’ambiente nel modo più saggio possibile per smarcare ogni pericolo.

È finalmente ora di arrivare alla parte I Love Videogames della recensione. Perché sì: a un nuovo giocatore vanno presentate un po’ di meccaniche, e quelle di The Last Of Us si sono fatte strada nel cuore dei giocatori in un modo o nell’altro.

Ma è pur vero che il gioco, in un certo senso, non è un gioco postapocalittico – o zombie, se vogliamo. La sua consegna più importante Joel la riceve poco dopo il tutorial, e non si tratta di un pacco. La leader delle Luci gli affida Ellie, una ragazzina, con la richiesta di scortarla ad un gruppo di altre Luci fuori dalla zona di quarantena.

Il perché di questa insolita consegna viene svelato poco dopo. Pur essendo stata infettata settimane prima, la giovane non ha ancora manifestato alcun sintomo. Ellie potrebbe essere dunque l’unica speranza di salvezza per l’umanità, e il gruppo che la attende a destinazione conta su di un medico che potrebbe ottenere da lei una cura.

Qui inizia The Last Of Us. Inizia il lungo viaggio del trio – Joel, Tess, Ellie – in cerca di una speranza di salvare il mondo intero. Inizia un sentiero tortuoso fatto di sfide, di ostacoli da superare, di risorse che scarseggiano in continuazione. Di lotte che, per quanto dalle meccaniche forse un po’ prevedibili e ripetitive, non mancano di lanciare oltre lo schermo un’ondata di emozioni per alcuni difficili da gestire.

Una lotta non contro gli Infetti: contro l’umanità, le sue emozioni.

A proposito di aggiunte Le versioni remastered contengono anche il DLC Left Behind, che racconta la storia di Ellie immediatamente precedente l’incontro con Joel. Un pezzo di trama che va giocato dopo il gioco principale, tanto per capire che Parte II non diceva nulla di nuovo.
Lo confesso: io odio The Last Of Us. Lo odio perché, come in un post di Boom! Friendzoned, lo amo troppo.

Lo odio perché ci ho messo tanto a riprendermi le mie emozioni e tenerle per me senza farle trasparire, ma di fronte a questo io proprio non riesco. Potrei parlare ore della storia di Henry e Sam. Potrei parlare giorni interi di come HBO abbia espanso la storia di Bill e l’abbia cambiata rispetto al gioco, e di quel piccolo enorme dettaglio nel rapporto tra Henry e Sam che rende il silenzio un’arma terrificante.

Potrei parlare per ore di come solo al “the” di “The Last Of Us” mi vengano la pelle d’oca e uno degli attacchi d’ansia più forti che abbia mai provato, ma quello è materiale per altro. E probabilmente non mancherò di coinvolgervi contro la vostra volontà, proprio come The Last Of Us Parte II ha fatto con me.

Ma per ora basta così. Parlo ai nuovi giocatori: qui siamo di nuovo di fronte alla contraddizione di una remaster prezzata come un gioco appena arrivato sugli scaffali. Una zuppa riscaldata con dentro qualche aggiunta tanto per farla sembrare ramen. Il problema è che quella zuppa secondo me è davvero buona, e lo è pure scansando tutte le aggiunte.

The Last Of Us è il pomo della discordia.

The Last Of Us è davvero il pomo della discordia. Potreste averne sentito parlare come di un capolavoro o di un disastro allo stesso tempo. Probabilmente qualcuno vi avrà detto che è un gioco fantastico, altri che è un gioco di merda.

Questo perché, come già detto, è più che altro un film interattivo (ma la Parte I forse un po’ meno della seconda). Al netto del dover gestire il più oculatamente possibile le risorse, per il resto è la trama ad aver fatto il più del lavoro. O meglio, le trame – perché in questo mondo devastato si intrecciano le crude realtà di altri personaggi oltre Joel ed Ellie. Storie che lasciano il segno, costruendo insieme un titolo indimenticabile in un modo o nell’altro.

Qui sorge sicuramente una domanda ai più: se è davvero un film interattivo, non faccio prima a vedermi un film? E la mia risposta è: se lo avete almeno pensato, farete sicuramente prima. C’è la serie HBO in esclusiva su Sky (con Pedro Pascal oltretutto), e chi ha avuto modo di guardarla confermerebbe quanto rispetto al prodotto originale sia fedele ma reimmaginata al punto giusto. E in alcuni punti, in tutta onestà, fa un lavoro migliore del gioco a preparare agli eventi di Parte II.

Il problema di entrambe le parti per intero è probabilmente che giocarlo adesso è per molti aspetti diverso rispetto a come sarebbe stato anni fa. Perché ormai qualsiasi rapporto tra i personaggi è percepito come woke, qualsiasi scelta narrativa come forzata e qualsiasi tema è trito e ritrito.

La vivisezione

Scarnifichiamolo di violenza ‘sto The Last Of Us, riduciamolo il più possibile all’osso per esaminarlo da critici certificati (inserire marchio registrato). Che ne resta?

Resta un gioco di zombie. Che però non ne ha troppi e li piazza tutti in gruppi strutturalmente molto simili o identici. Un postapocalittico ma con qualche meccanica di sopravvivenza portata all’esasperazione, per creare un’esperienza che ponga il giocatore di fronte al tipo di difficoltà che chiede contestualizzandole anche.

Resta una formula che tutto sommato è comunque trita e ritrita – un gioco di zombie, di nuovo. Hanno pure un po’ rotto con tutto ‘sto disfattismo: ma perché deve per forza finire il mondo? E perché così? E perché tutte ‘ste malattie, dio santo, basta. Siamo usciti dal Covid due anni fa, non se ne vuol più sentir parlare – no?

È un altro remaster, un altro more of the same di cui siamo davvero stanchi e stanche. Perché se i mille porting di Skyrim insegnano è davvero lo stesso more of the same e pure sovrapprezzato (a proposito, a quando Skyrim ottimizzato PS5?). Per fortuna che almeno su Steam si può mettere in wishlist e tener d’occhio le offerte…

Spiegato così The Last Of Us sembra davvero un niente, qualcosa di insulso.

Però non è nemmeno più The Last Of Us.
Voto e Prezzo
9 / 10
30€ /60€
Commento
The Last Of Us non è un gioco per tutti, per niente. È fortemente sconsigliato in particolare se gli argomenti "hot" del momento vi infastidiscono profondamente, e se proprio non riuscite a sopportare la politica o il moralismo nei videogiochi. Ma se non lo avete giocato e quanto sopra non vi disturba, io non so cosa state aspettando.
Pro e Contro
Una pietra miliare
Un vortice d'emozioni

x Oh no una remaster...
x ...con prezzo remaster (wishlist?)

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