Recensione Oddworld: Soulstorm – Le fiamme della ribellione

Parlare del nuovo Oddworld ed in generale di tutta la serie è difficile. Non solo perché la saga è una di quelle più longeve, ma anche per la sua natura di gioco. Giocare a Soulstorm è come ritornare agli anni 90, con la consapevolezza, però, che molte meccaniche ora le capisci e le digerisci male. Ma per spiegare al meglio questo gioco, dobbiamo fare una digressione storica.

Correva l’anno 1997 e nelle case imperversa la Playstation Mania. La prima console di casa Sony stravolge il mercato come uno tsunami e regala saghe atte a rimanere nella storia. Tra queste c’è Oddworld: Abe’s Oddysee. Abe è un Mudkon, razza fortemente legata alla natura, che lavora in una fabbrica alimentare gestita dai Glukkon, la razza civilizzata. Un giorno il nostro protagonista scopre che data la scarsità di risorse sul pianeta, la sua razza sta per diventare uno dei gradini più bassi della piramide alimentare.

In pratica i Mudkon stanno per diventare nuovo cibo in scatola

Da qui inizia la fuga di Abe e soci per non diventare cibo. Il gameplay consisteva (consiste anche adesso come vedremo), in un platform 2D con meccaniche stealth e puzzle ambientali. Ad aggiungere più pepe alla portata, i Mudkon che si liberavano durante il corso dell’avventura potevano essere comandati per superare i vari puzzle e per venire salvati dalla tirannia del proletariato. Il gioco, inoltre, constatava (e constata) di un elevata curva di apprendimento delle meccaniche di gioco. All’epoca il gioco ebbe un enorme successo, tanto è vero che ci furono 2 seguiti e uno spin off. Dopo di che il silenzio. Quei silenzi che ti fanno presagire che la vera ribellione la si fa dal basso, dal volgo e non da scintillanti tripla A.

La nuova ribellione

Siamo negli anni 2000, precisamente 2014. Nei vari store esce il nuovo capitolo non che reboot della saga: Oddworld: New ‘n’ Tasty!. Il gioco purtroppo uscirà in sordina ma riscuote un buon successo. Purtroppo la criticità da segnalare è che il gioco ha le stesse meccaniche del suo predecessore dell’era PS1. In un mondo che è andato avanti, Abe attua la sua ribellione contro il sistema restando fermo, facendo capire che un buon prodotto non deve essere per forza tutta grafica e zero gameplay. Ed in questo canto del cigno per la settima generazione di console, torna alla ribalta una delle serie storiche ancorate al passato. Già da questo excursus storico potete notare una certa lotta tra tradizioni e progresso, tema tanto caro nell’universo di Oddworld.

Ed in Oddworld: Soulstorm ritroviamo la stessa tematica sia nella trama che nello sviluppo del progetto. Il prodotto rimane ancorato al suo passato. Il che non è un male, ma si inizia a sentire qualcosa che non va in questa ribellione. Come il migliore VaffaDay di Grillo, la litania ripetuta diventa da voto di ribellione ad un effimera frase da ripetersi. Chi scrive è un fan di Oddworld, avendolo iniziato però due anni dopo alla data di uscita. Ma qualcosa oramai si è spezzato. La cutscene inziale del gioco comincia con il nostro Abe intento ad ascoltare la profezia dello sciamano, del villaggio, in cui a sommi capi viene spiegato che Abe da lì a poco da Salvatore diventerà il Messia per i Mudkon. Ma dovrà affrontare un’ulteriore prova prima di ambire a questo status. L’esame stavolta però bussa alla porta di Abe, i Glukon infatti dopo lo scandalo di New ‘n’ Tasty! vogliono la pelle del nostro protagonista.

Fire Walk with me

Il nostro peregrinare ci porterà da zone desertiche fino alle fredde pareti della nuova fabbrica dei Glukon. Al caldo calore del sole si contrapporrà il freddo dell’acciaio e delle nuvole della civiltà della razza aliena. Rispetto alla serie originale, però, i colori sono più vivaci, cosa che poco si accosta all’humour slapstick e nero di tutta la produzione. E’ un vero peccato, dato che con questa scelta l’elemento umoristico in Soulstorm viene a mancare. Diciamo quindi che in questo capitolo gli Oddoworld Inhabitants hanno cercato di raccontare una storia più matura. Ovvio, non mancheranno situazioni comiche, ma data l’impostazione più vivace, stona molto. E già in questo preciso istante che la rivoluzione inizia a scricchiolare.

Abe parla con lo sciamano del villaggio intorno al fuoco
Dalle fiamme una nuova ribellione divampa…forse
Il volersi staccare dalla serie originale, ma mantenendone l’impostazione, si ripercuote sul gameplay. Le meccaniche rimangono invariate rispetto a quelle del passato, ma con alcune novità. E’ stato aggiunto il doppio salto, la facoltà di poter craftare gli oggetti e di poterli lanciare. Novità gradite ma che purtroppo si abbinano male al gioco. I salti, poi, richiedono una precisione millimetrica pena il game over. Molte volte col doppio salto potremmo finire nella voragine che ci separa tra le varie piattaforme. Altro problema riguarda il lancio degli oggetti, che richiede una mira da vero cecchino, pena uno Skrig che vi crivellerà di colpi. Tutto ciò porta alla ripetizione di porzioni di livello che passano dal frustrante al voler dare fuoco alla console. Da qui possiamo vedere come il fuoco della ribellione tende a spegnersi, relegando il tutto ad un piccolo bivacco che ricorda il passato. Ovviamente questi “problemi”, se così li vogliamo chiamare, non sono problemi che minano l’esperienza di gioco.

Attorno al fuoco

È innegabile, però, che il messaggio di Oddworld miri ad una lettura della società e a ciò che ci circonda. Nel corso del gioco, infatti, è possibile vedere vari richiami alla società capitalistica e al concetto di natura contro industrializzazione. I Glukon sottomettono la razza di Abe per trarne profitto e poter così aumentare i loro guadagni. Nell’immaginario possiamo vedere un chiaro riferimento al voler distruggere ciò che non fa parte della società. Tutto ciò che non è in linea con i Glukon deve essere estirpato, come una metastasi maligna. Ma a far prevalere il protagonista è l’intelletto che utilizziamo contro il nemico che si trasforma in un flusso di coscienza digitale. Dalla nostra mente parte l’input alla nostra macchina, che si trasforma in un comando per il nostro protagonista che tenta di distruggere una società altamente civilizzata. Già questo processo può essere considerato un corto circuito che dimostra come i programmatori ci stiano prendendo in giro.

Abe in una sezione del gioco in cui non deve farsi scoprire dagli Skrig
Di sicuro Oddworld: Soulstorm è un gioco che merita. Forte anche del fatto che è sul Plus. Se siete nostalgici dell’era Ps1 questo gioco vi farà trascorrere delle belle ore. Anche se siete dei fan dell’ultimo momento, potrete trovare un titolo valido, se scenderete a patti con un gameplay legnoso. Ciò che però vi farà innamorare del titolo sarà la rivoluzione dei Mudkon: poter respirare quell’area di libertà e non soffocare nel fuoco scoppiettante dell‘oppressione. In più la versione provata su PS5 rappresenta un vero gioiello, grazie e soprattutto al supporto al Dualsense e alla grafica in 4K.

Voto e Prezzo
7 / 10
17€ /50€
Commento
Oddworld: Soulstorm è un ritorno agli anni 90 ma con qualche modifica al gameplay. Al netto di un gameplay legnoso, la storia vi saprà prendere. Peccato che per fare una trama più matura abbiano dovuto eliminare una delle caratteristiche da marchio di fabbrica della saga: l'humor nero.
Pro e Contro
Hasta la revolucion
Finalmente Abe in 4k

x Alcune sezioni sono frustranti
x Gameplay Legnoso
x Si è perso l'humor nero

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