Giunti al quarto anniversario di Pokémon GO ci siamo trovati più volte nella condizione di chiederci, ma vale la pena giocarci? Ricordate tutti l’apparentemente lontana estate del 2016, che segnò il debutto del gioco con non pochi problemi. Chi di voi ha resistito fino ad oggi saprà che di problemi ce ne sono ancora altrettanti. Per il producer sembra impossibile rilasciare novità senza malfunzionamenti in un rapporto di solito di 1:3, lasciando la community interdetta in cerca di risposte.
In quella che vuol essere quasi una recensione di Pokémon GO bisogna tener sicuramente da conto dei problemi tanto quanto dei punti di forza. Sì, Pokémon GO ha anche dei punti di forza, anche se le debolezze spesso li passano in secondo piano.
Pensate ad esempio a quei grandi gruppi di persone...
Gruppi vari, per età, genere, razza e ideologie, che si radunano insieme a premere su uno schermo. Scherniti, nemmeno a dirlo, dai passanti che li prendono per imbecilli perché “vanno a caccia di Pokémon, Ash Ketchum, gotta catch ‘em all!“. Motivazioni diverse da questa non se ne sentono un granché, ma non siamo qui a difenderci da chi ci vuole male.
Il più grande punto di forza di Pokémon GO è una realtà integrata che ci spinge a uscire e conoscerci. Socializzare, in un mondo in cui proprio gli smartphone lo rendono spesso difficile – perché non ci importa troppo di cosa facciamo, quanto piuttosto di farlo sapere agli altri. Attorno a quest’idea sono nate comunità locali e online, e gruppi di ricerca che propongono anche un sistema di tornei prima della stessa Niantic.
Il producer fa di tutto perché il gioco riesca come previsto sul piano sociale, iniziando dal combattere attivamente chi falsifica la propria posizione. Una strategia decisamente fuori dal gameplay, ma necessaria ad esempio a chi non vive in grandi centri urbani. Niantic ci è poi venuta incontro anche con le sue soluzioni da quarantena. “Più Pokémon appariranno ovunque, non dovrete camminare per giocare in PvP, più facile schiudere le uova”. E alla fine anche i raid remoti e le mongolfiere del GO Rocket.
Il meglio delle due realtà.
Nell’estate 2020 il gioco conta un decente numero di funzioni, che cercano di spezzare il ritmo un po’ ripetitivo del gioco. Ad esempio il team GO Rocket, apparso un anno fa, tenderà agguati mentre cercate di ottenere risorse da specifici Pokéstop. La funzione si è evoluta nel tempo con la presentazione dei leader di questo rinnovato team Rocket, capeggiati come al solito da Giovanni in persona. Il team adesso può attaccarvi anche con le mongolfiere, e sorpresa! Ci saranno anche Jesse e James a bordo della loro iconica mongolfiera Meowth. (Una funzionalità che chiaramente poteva arrivare prima)
Su questo voglio spendere due parole in più. C’era una volta chi lamentava una netta differenza tra GO ed i giochi principali – nell’ottica sempreverde del “voglio qualcosa di nuovo ma se è troppo mi inc***o”. Pokémon GO prosegue su quella linea, e se dovessi scrivere una recensione ogni volta non riuscirei davvero a criticare più di tanto la scelta. Il team GO Rocket stesso è un potpourri di nuovo e conosciuto. Porta insieme il duo che tanto amiamo con il capo che veneriamo, introducendo i Pokémon Ombra già visti in XD (GameCube). Sono proprio i cattivi, poi, a incorniciare una buona fetta della lore del gioco – che speriamo venga ulteriormente ampliata in futuro.
La componente social trova invece libero sfogo in una serie di eventi di varia natura, tutti appuntamenti fissi settimanali o mensili. Nell’arco di una settimana vi imbatterete per due volte nell’ora del Pokémon in primo piano, e in un evento “Ora Leggendaria” il mercoledì per un’ora. Una volta al mese invece si tiene il Community Day, durante il quale per alcune ore un Pokémon prestabilito apparirà molto spesso e potrà imparare una mossa speciale evolvendosi. Ci sono infine eventi su più grande scala: le Zone Safari, che si tengono in diversi angoli del mondo per tutto l’anno, ed il GO Fest per festeggiare il compleanno di Pokémon GO. Tutte queste soluzioni sono rientrate nel nuovo “Pokémon GO da quarantena”, diventando temporaneamente fruibili senza muoversi.
Socialmente fantastico, ma...
Tra i punti di forza Pokémon GO annovera una sicuramente apprezzabile abilità comunicativa del producer alle sue spalle. Di sicuro questa non conferma né ribalta il risultato, soprattutto se la cornice in cui si colloca non è esattamente rose e fiori. No, Niantic, non mi dimentico che per tutto il marzo 2020 non sono stato in grado di accedere al gioco – proprio quando tanto ti vantavi dei tuoi sforzi per farci giocare da casa. Non dimentico la frustrazione di un PvP dai ritmi serrati interrotto di continuo dal popup del cambio Pokémon, quando nessuno ha chiesto di lui.
Le difficoltà di Pokémon GO sono così grandi che è impossibile non vederle. L’arrivo di missioni esclusive completabili solo partecipando a un raid quando sei costretto a stare a casa e abiti in campagna è una cosa su cui non si può soprassedere. E questa è solo l’evidente punta dell’iceberg. Vuoi per dei server forse non adatti al flusso d’utenza, vuoi per chissà cosa, errori più o meno gravi ci sono sempre e si vedono.
Disponibili sui social per il supporto? Sì, ma di nuovo: non tutto si risolve, e la quarantena ha evidenziato come i giocatori rurali risultino spesso messi in difficoltà. In realtà nemmeno per quelli di città è raro restare delusi durante una delle esperienze community. Sarà forse per l’importante numero di persone radunate insieme, il gameplay puro e semplice vive il costante rischio di frustrare il giocatore – escludendo per un attimo la parte social. Questo, unito a difficoltà minori anche quando non ci sono raduni in contemporanea in altre parti del mondo, può davvero alterare l’esperienza personale.
Pokémon GO vale la pena o no?
Pokémon GO è un continuo di alti e bassi, che a volte sa spingere a chiedersi se vale la pena perdere la pazienza per giocare. Quando un gioco fa bene qualcosa però bisogna riconoscerlo: ciò in cui GO riesce meglio è inseguire il suo obiettivo di portare insieme i giocatori. Lo fa con molte difficoltà di percorso, come ad esempio una funzionalità di invito ai raid in ritardo di due mesi rispetto a quella di Harry Potter Wizards Unite. Eppure ha dimostrato di tenerci a noi superando la più grande, rendendosi disposto anche a rivedere la sua natura quando siamo costretti in casa.
Troppo spesso le discussioni su un gioco come Pokémon GO dimenticano perché vale la pena giocarci, marcando sulle evidenti debolezze e tralasciando i punti di forza. Nel caso di GO non sempre la componente social è un aiuto in questo senso – anche perché le conversazioni tra giocatori inevitabilmente entrano nell’argomento. Questo non va bene, è vero, e bisogna farlo notare. Il problema è che non si può fare soltanto quello.
Pensate ad esempio a come Niantic chieda ai giocatori un aiuto a mappare il mondo in cui viviamo, o come dia la possibilità agli sviluppatori di farsi conoscere. O ancora, che per il quarto anniversario potremo giocare l’ambito ed esclusivo GO Fest ovunque ci troviamo. Niente costosi viaggi, niente rocambolesche prenotazioni: prendete il telefono e i vostri giocatori preferiti e uscite di casa (ma con la mascherina). Lamentatevi un po’ insieme dello scoppio dei server, di tutte le debolezze che volete, ma pensate che Pokémon GO starà già facendo bene qualcosa.
Se pensate “sti cazzi della componente sociale”, forse dovreste lasciar perdere Pokémon GO a prescindere.
Verdetto
Si
Anche se tra tante simpatiche cose, un po' di sistemazioni al gameplay non guasterebbero.
Commento
Un gioco di alti e bassi, questi ultimi più marcati per gli altri. Si propone una missione sociale che riesce a portare egregiamente a termine. Se pensate che si possa recensire Pokémon GO ignorando questo lato del gioco, siete tra le persone a cui sconsiglierei vivamente di tenerlo installato. Non posso sottolinearlo abbastanza.
Pro e Contro
✓ Buona fonte di fitness alternativo ✓ Improntato verso la socializzazione ✓ Un gameplay che integra parte della storia che conosciamo con caratteristiche uniche
x Si possono riassumere tutti in un unico "contro" bello polposo, senza nemmeno bisogno di nominarli uno per uno.
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