Una memorabile storia di eroi, dei e leggende

Il magico mondo di Operencia nasce dall’unione di vari miti e leggende del centro Europa, tra i quali si annidano i filamenti di un destino oscuro, nel senso più letterale del temine. Una forza misteriosa ha fatto sparire il dio del sole Napkiràli e un gruppo di improbabili eroi si forma per cercare di riportare l’ordine. Nel loro viaggio si intrecciano storia e mitologia del mondo reale, introducendo al giocatore personaggi come Attila e i sette capi dei Magiari e portandolo in luoghi come la fortezza di Deva e Balvanyos. Anche alcuni degli eroi appartengono alle leggende, basti pensare al cavaliere Mezey o all’ammazzadraghi Sebastian.

PERSONAGGI PROFONDI E ACCATTIVANTI...

E proprio i protagonisti rappresentano uno dei punti di forza di questo videogioco. Essi sono pregenerati e le uniche personalizzazioni disponibili sono le scelte sull’albero delle abilità e nell’assegnazione delle caratteristiche ai passaggi di livello, ma questo non pesa minimamente, nemmeno ai più accaniti fan del gioco di ruolo classico. Si inseriscono gradualmente nel gruppo nel corso dell’avventura e lo fanno tutti in maniera memorabile. Ognuno di essi è ben caratterizzato, a tal punto da risultare vivo e condizionare la scelta dei quattro da portare in battaglia (sui sette disponibili in totale). E così saremo accompagnati da scaltri ladri di rovine, costruttori ancestrali e entità quasi divine e oguno di essi avrà qualcosa di personale da offrire, senza mai scadere negli stereotipi. L’unico personaggio esteticamente personalizzabile e di cui si ha la possibilità di scegliere una classe è il protagonista, così da garantire una maggiore immersione. Anche il loro doppiaggio è di alto livello e sentire i continui commenti che fanno sullo svolgersi degli eventi non risulta quasi mai pesante, proponendo anzi un’ironia leggera ma non infantile. Tutto il gioco è inoltre disponibile in italiano, compresi i sottotitoli dei dialoghi, e la traduzione è di buonissimo livello, salvo alcune sviste. Notevole è anche il fatto che vengano trattati con naturalezza temi delicati (ancor più per l’epoca proposta nell’opera) come l’omosessualità o la senilità, riuscendo ad inserirli in maniera naturale nel contesto narrativo. Per il resto la trama è molto semplice, ma funzionale per ricreare l’atmosfera tipica delle fiabe o delle leggende. Un misterioso essere malvagio rapisce un’entità buona e spetta agli eroi ritrovarla per salvare il mondo. In ogni caso, anche questo aspetto riesce a non ricadere nella banalità grazie ad alcuni colpi di scena ben inseriti all’interno delle vicende. La qualità scende leggermente solo nell’ultima parte del gioco, nella quale vengono proposte fin troppe “fetch quest”, ovverso situazioni in cui dovremo deambulare nella mappa solamente per raccattare oggetti in serie. Ma il finale si riprende, rivelando un colpo di scena non indifferente e lasciando intendere che ci siano le giuste premesse per un seguito.

...CON L'ESPLORAZIONE DEI VECCHI DUNGEON CRAWLER...

Per dare ancora più credibilità alle vicende, è stata sapientemente inserita una parte introduttiva giocabile che spiega gli eventi passati di questo universo narrativo; allo stesso tempo essa funge da tutorial, ma in questo modo espia quest’ultimo dal tipico senso di noia e inutilità.
In generale, per creare Operencia: The Stolen Sun, il team Zen Studios ha seguito le caratteristiche dei grandi classici del dungeon crawler in prima persona, ricalcando i passi di capisaldi del genere come Eye of the Beholder (degli anni 90) e Legend of Grimrock (degli anni 2000). Si devono quindi esplorare mappe chiuse seguendo un sistema a griglia nel quale si percepiscono distintamente le caselle, che diventano uno standard di misurazione dello spazio. Al loro interno si possono trovare oggetti interattivi e oggetti di background, ma la varietà di modelli utilizzati permette di non ricadere mai nella ripetitività e dona una sensazione di novità ad ogni area visitata. Essi però risultano meno interagibili rispetto ad altri titoli e il loro utilizzo si limita a poterli raccogliere o inserire in determinate locazioni, senza poterli semplicemente spostare liberamente o lanciare. Le mappe però soffrono di quello che si rivela essere il più grande difetto del gioco: la linearità. Le azioni da compiere per proseguire nella trama sono chiare e palesi, indicate da segnalini sulla mappa e scritte sempre a schermo (almeno a difficoltà normale); quindi, salvo perdersi in un bicchier d’acqua, sarà sempre lampante cosa si deve fare e non si avranno mai dubbi su opzioni alternative di trama o di esplorazione. Le stesse zone facoltative sono molto piccole e marginali. Questa sensazione forse nasce anche dal fatto che gli enigmi siano tanti e di buona qualità, ma quasi sempre dedicati alla trama principale e dalla risoluzione puramente meccanica (ricomporre immagini, cercare pezzi mancanti,…). Come se non bastasse, è possibile tornare nelle aree precedentemente incontrate e in tutto il gioco non sono presenti elementi di pressione psicologica solitamente tipici di questo genere, come un numero limitato di torce o razioni alimentari. Un grande pregio delle aree di gioco è invece quello di essere dinamiche: capita che la loro conformazione muti in seguito a determinati eventi, modificando l’esplorazione attuata fino a quel punto. I segreti all’interno di queste mappe non sono semplici da trovare, sebbene siano suddivisibili in evidenti categorie (pareti illusorie, interruttori nascosti, casse sotterrate,…). Alcuni di essi sono raggiungibili solo in fasi avanzate del gioco, quando vengono trovati determinati oggetti chiave. Questi ultimi ricoprono un ruolo molto importantee, a volte, sbloccano addirittura delle funzioni aggiuntive, come ad esempio il calderone; esso introduce una componente di crafting di pozioni accessibile tramite un minigioco di logica. Altri strumenti sono direttamente legati all’arruolamento di determinati personaggi nel gruppo e forniscono nuovi metodi per interagire con il mondo di gioco, riuscendo così ad intrecciare sapientemente trama e gameplay. La stessa possibilità di comprare e vendere oggetti deriva dalla presenza di uno specifico personaggio.

...E UN SISTEMA DI COMBATTIMENTO ALTERNATIVO

Escludendo queste circostanze si nota però un forte distacco tra i personaggi e il mondo circostante: nessun tipo di attacco o incantesimo (a parte le cure) può essere usato al di fuori del combattimento per interagire con il mondo, spezzando un po’ troppo il ritmo di gioco. Questo è dovuto anche al fatto che venga utilizzato un sistema di combattimento a turni che, cambiando inquadratura, ricorda molto quello dei JRPG (alla Final Fantsasy, per intenderci), con tempi di cooldown per ogni capacità; questa scelta si allontana molto da titoli come Legend of Grimrock, nei quali il combattimento avviene con lo stesso punto di vista dell’esplorazione e gli attacchi sono utilizzabili in qualsiasi momento. A parte questo, il sistema di combattimento di per sè funziona, le caratteristiche e le abilità sbloccate hanno un forte impatto e il tutto risulta divertente (salvo forse l’impossibilità di saltare i turni, opzione che a volte tornerebbe utile). Molto interessante risulta la suddivisione degli avversari su tre linee, dettaglio tecnico che richiede un utilizzo oculato delle proprie capacità, ognuna con una differente efficacia in base alla distanza. I nemici risultano essere una discreta minaccia a livello di difficoltà Normale, offrendo buoni spunti tattici. Ciò che invece avrebbe meritato più cura è la varietà delle creature incontrate. Il titolo è suddiviso in capitoli (o mappe) ma ognuno di essi conta al massimo due o tre differenti tipi di creature, a volte persino reskin di modelli già incontrati precedentemente. Inoltre almeno un paio di essi producono “versi” davvero poco convincenti, ricadendo quasi nel ridicolo. I pochi veri e propri difetti tecnici di questo videogioco riguardano proprio le battaglie: in seguito all’utilizzo di alcune abilità o durante l’assegnazione delle ricompense si possono riscontrare alcuni freeze abbastanza ingiustificati; nulla di tragica, ma è strano trovarli in un titolo che per il resto si dimostra molto solido.


Per riposarsi e ricaricare le caratteristiche base (Vita e Mana) e i consumabili equipaggiati sono presenti alcuni accampamenti in ogni zona; qua si può accedere anche ai già citati calderone delle pozioni, mercante, viaggio rapido e ad altro ancora. Ogni riposo necessita di legna da ardere ma a difficoltà Normale essa è in una tale sovrabbondanza da rendere praticamente infinita la quantità di riposi disponibili.
Le ricompense ottenute da scontri e tesori comprendono spesso e volentieri equipaggiamento, un aspetto estremamente ben curato per il genere. Ogni personaggio, infatti, indossa un pezzo di armatura per ogni parte del corpo e alcuni di essi formano dei set che, se indossati insieme, garantiscono bonus unici; questo non solo rende più interessante la ricerca di tutti i pezzi, ma dona anche maggiore profondità al proprietario originale, del quale si scopriranno man mano sempre maggiori dettagli. Per quanto riguarda le armi, invece, se ne deve gestire una da mischia in ogni mano e una da distanza; la loro varietà permette di creare build per i personaggi molto diversificate: è possibile focalizzarsi sul danno puro, sugli status alterati, sui contrattacchi, sugli attacchi multipli o su tanto altro ancora.
I menù per navigare tra equipaggiamento, abilità e statistiche varie sono funzionali ed esaustivi; comprendono anche un utile codex con tutti i principali fatti, personaggi, oggetti e luoghi incontrati nel corso dell’avventura.

Atmosfera arricchita da uno stile grafico e un comparto sonoro di qualità

Ma la maggior cura grafica si nota nei filmati d’intermezzo tra i vari capitoli: il tratto è molto simile a quello di un fumetto, bordi neri delimitano colori vividi e molto belli da vedere. Anche la grafica di gioco non è da meno: la realizzazione dei modelli è buona, le animazioni discrete e un tocco di classe è dato dalla schermata principale del gioco, il cui sfondo varia in base a dove si è arrivati nella storia. Ma il vero punto di forza è l’atmosfera creata, magica e sognante come il mondo di Operencia. E la sensazione predominante è proprio questa, quella di vivere una fiaba. Tutto ciò avviene anche grazie ad ambientazioni molto suggestive: un castello in fondo ad un lago, una foresta i cui alberi sono fatti di metallo, le tombe degli eroi del passato e tanto altre idee originali. Il tutto è accompagnto da una colonna sonora a livello dell’opera, coinvolgente senza mai diventare invadente, prodotta dal talentuoso compositore Arthur Grósz.

Un'opera creata con passione, da vivere chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare, come nelle migliori fiabe

Il menù delle impostazioni di gioco conta varie opzioni interessanti, tra cui quelle relative alla difficoltà, alla quale si possono apportare modifiche come l’inserimento della morte permanente o la rimozione della minimappa.
Il gioco inoltre ha un prezzo onesto, viste le circa trenta ore necessarie per completarlo in maniera approfondita. Non offre però una grande rigiocabilità, in quanto prima di finire il gioco è possibile rivisitare le vecchie aree per recuperare tutto ciò che si è lasciato indietro e l’estrema linearità della trama non offre ulteriori spunti di roleplay.

Verdetto
7.5 / 10
"Calpesta i deboli, ostacola i morti" -Attila
Commento
Con lo sviluppo di Operencia: The Stolen Sun, Zen Studios ha riportato in auge un genere un po' dimenticato negli ultimi anni, il dungeon crawler in prima persona. Sebbene vi siano alcune sbavature nei combattimenti, il titolo mostra una notevole solidità, dimostrando la serietà del team che lo ha prodotto. Il punto forte di quest'opera videoludica è sicuramente l'atmosfera che è in grado di creare. Al suo interno possiamo infatti trovare una trama forse troppo lineare, ma efficace e non esente da interessanti colpi di scena, che si sviluppa su uno sfondo fiabesco originato dai miti e dalle leggende del centro Europa. Se a tutto questo si aggiunge uno stile grafico davvero accattivante (soprattuto nei filmati) e delle coinvolgenti musiche d'autore, il risultato che ne scaturisce è un titolo che merita di essere giocato, sia dagli amanti del genere sia da chi ancora non lo conosce.
Pro e Contro
Ottima atmosfera fiabesca
Personaggi ben caratterizzati
Tecnicamente solido

x Linearità eccessiva
x Nemici limitati
x Sbavature tecniche nei combattimenti

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