Il fine giustifica i mezzi… Ma i mezzi chi li giustifica?
Anche la cultura può essere affascinante…
Prima di poter esprimere dei pareri relativi a
Fimbul, bisogna contestualizzare la sua realizzazione. Questo videogioco
nasce dal piccolo team di sviluppo di Zaxis, il quale ha potuto portare a termine l’opera grazie anche ai finanziamenti dell’Unione Europea; esso infatti è stato ritenuto idoneo al programma Europa Creativa, in quanto ricco di contenuti che valorizzano la cultura del nostro continente o almeno di una sua parte. Questo chiarifica da subito che il lato contenutistico sovrasta quello tecnico, il quale però mostra comunque una sua dignità. Non si tratta di uno di quei vecchi “videogiochi” educativi che si trovavano nei cereali, per intenderci.
…Soprattutto se si parla di vichinghi…
In ogni caso
l’obbiettivo principale di questo progetto si palesa fin da subito: rievocare la mitologia norrena e le saghe vichinghe. E lo fa in modo molto profondo, seppur silenzioso. Non ostenta mai saccenza o stereotipi, non cerca di strafare o di stupire ad ogni costo. Narra semplicemente un racconto di uomini e dei, mostri mitologici e leggende, introducendo l’atmosfera nord-europea in maniera composta e ben strutturata. In ogni sua parte
riesce a rimanere fedele agli usi e ai costumi dell’epoca, intrecciandoli anche con la religione pagana. Questo approccio rende l’opera molto fruibile sia per chi già conosce a fondo questa mitologia, sia per chi se ne sta avvicinando per la prima volta. Rappresentando una cultura a trasmissione principalmente orale, non si dilunga in tediose pagine di testo da leggere e non si affida a logorroici e invadenti personaggi secondari; la narrazione è affidata a sezioni da sfogliare come pagine di un fumetto, brevi ma significative. Ancor più di una conoscenza enciclopedica, questo titolo
ricrea l’atmosfera del tempo grazie a sensazioni, elementi chiave, silenzi e scelte. Giocando a Fimbul si vivono infatti le vicende relative ad un vichingo che, in seguito a conflitti con altri uomini, si ritrova a dover affrontare un viaggio sia fisico che spirituale alla ricerca del proprio destino. In alcune parti sarà necessario compiere delle scelte che daranno forma al futuro, delineando gli alleati e i nemici. Queste scelte danno una rigiocabilità minima al titolo, obbligando a completarlo una seconda volta nel caso si desiderino sbloccare tutti gli obbiettivi. Ma anche in questo modo i personaggi non acquisiscono una profondità davvero rilevante: essi stessi sono soltanto un mezzo per delineare qualcosa di più grande.
…E tutto profuma di Valhalla e idromele
Anche le meccanche di gioco si sposano con questa mentalità: in qualsiasi momento
è possibile rivivere le vicende affrontate fino a quel punto attraverso la “Corda della Vita”, concetto legato alle Norne, ovvero le tre donne che tessono il destino degli uomini.
In caso di morte del protagonista saranno sempre loro a riportarlo in vita, così da giustificare la meccanica del respawn. Per il resto la trama è decisamente lineare (tanto da poter definire l’intero videogioco come un unico grande canalone), ma questa scelta, oltre ad essere una necessità, è anche in linea con il tipo di progetto. L’unico elemento che sarebbe potuto (e dovuto) essere trattato con maggior cura, visto anche il fine semi-educativo, è la localizzazione italiana; in alcune sezioni non si dimostra all’altezza e rischia anzi di sminuire il resto del lavoro, deludendo gli appassionati di questa mitologia e confondendo le idee ai neofiti. Un esempio è la traduzione di “Hel” con “inferno”: sebbene idealmente il concetto sia affine, il primo è uno dei nove mondi norreni e non può essere tradotto con “inferno”, ovvero il corrispettivo cristiano.
L’essenzialità di un cammino fisico e spirituale
Una colonna sonora di qualità assoluta…
Il senso di immersione è favorito anche dalle
musiche: semplici, mai invadenti, ma sempre perfette per sottolineare gli avvenimenti con note dal tono vichingo. All’inizio passa quasi inosservata, quasi fosse solo un contorno, ma con il passare del tempo diventa una colonna portante dell’esperienza di gioco. Un piccolo difetto è l’interruzione della melodia in certe parti di uno scontro; difficilmente si tratta di una scelta voluta, ma sembra piuttosto una svista tecnica.
…in un contesto grafico apprezzabile nell’insieme…
Anche la
grafica di gioco ha, sorprendentemente, un impatto positivo. Lo stupore nasce dal fatto che sia
tutt’altro che raffinata, quanto piuttosto minimale. I personaggi sembrano a volte dei semplici modelli generici, senza una vera personalità, nemmeno per il protagonista. Questo, sebbene possa confondere le idee, riesce anche a spostare l’attenzione sul quadro generale, facendo prevalere il popolo piuttosto che il singolo.
Gli ambienti sono, nella loro essenzialità, evocativi. Le sterminate distese di neve intaccate soltanto dalle orme del protagonista, le rudimentali abitazioni delle popolazioni semi-nomadi, la silenziosa vegetazione, le imperiose montagne… Tutto è sapientemente collocato per non stancare quasi mai, nonostante la ripetitività.
Una nota dolente relativa al comparto tecnico è data dalle animazioni: viste nel loro insieme a formare una scena possono anche sembrare apprezzabili ma prese singolarmente non sono davvero sufficienti; in particolare, in certe situazioni mancano completamente le animazioni di morte. Un dettaglio immersivo ma mal sfruttato invece è quello dei bordi dello schermo; essi hanno un lodevole effetto “congelato” che aumenta il coinvolgimento in questi climi spietati ma è completamente fine a sè stesso e non viene integrato in nessun modo nelle meccaniche di gioco.
…interrotto da fumetti discreti
Il font, utilizzato sia per le parti giocate che per quelle a fumetto, è anch’esso fortemente nordico e adatto all’opera.
Non è invece semplice esprimere un parere relativo al tratto dei fumetti: in alcuni punti la semplicità comunica l’essenziale in una composta eleganza, mentre altre volte sembra davvero troppo scarno. I filmati di gioco rispecchiano la stessa qualità e non sono mai troppo invadenti; diventano frustranti solo in caso di ripetute morti, poichè non possono essere saltati.
I limiti risiedono nel lato più videoludico dell’opera
Combattimenti divertenti seppur legnosi…
I veri problemi di Fimbul vengono a galla quando si inizia a parlare del lato più tecnico e delle meccaniche di gioco. I combattimenti in fin dei conti risultano interessanti, ma non sono certo esenti da difetti. La mancanza di evoluzione per quanto riguarda livelli ed equipaggiamento snellisce il titolo e lascia più spazio alla sostanza, ma allo stesso tempo riduce la maggior parte degli scontri semplici ad un button mashing fine a sè stesso. Questo aspetto però non pesa più di tanto poichè il gioco è molto breve e dare maggior profondità alle meccaniche forse sarebbe stato quasi eccessivo. Il protagonista impugna sempre le stesse armi (spada, ascia, lancia e scudo) e affronta nemici sempre più tosti grazie all’inserimento di alcune abilità speciali, come l’atterramento o l’utilizzo di uno stendardo curativo. In alcune brevi ma intense sezioni è anche possibile provare il brivido di schiacciare ogni cosa nei panni di uno jotun, un temibile gigante del gelo.
Nonostante la semplicità, bisogna ammettere che il sistema di combattimento risulta comuqnue divertente e lo sfruttamente delle abilità del protagonista si dimostra molto soddisfacente nelle boss fight, le quali presentano una difficoltà sempre crescente. A questo quadro però vanno aggiunti alcuni problemi: il primo è senza ombra di dubbio la IA, talmente mediocre che a volte può capitare che i nemici si dimentichino di dover uccidere il protagonista e sarà lui a doverli andare a prendere mentre rimangono allegramente bloccati a passeggiare in mezzo alla natura. Inoltre, quando si sferra un attacco, non si può direzionare liberamente, ma è chiaro che sia sempre rivolto verso un nemico, causando fastidiosi movimenti indesiderati; oltretutto, qualora il bersaglio si trovi in mezzo ad altri nemici, questi non subiranno il colpo e, senza stun lock, attaccheranno senza possibilità di essere fermati. Un altro aspetto non troppo positivo è l’effetto di rallentamento causato da certi attacchi; le prime volte potrebbe anche risultare un espediente interessante, ma all’ennesima ripetizione si finisce inevitabilmente nel menù delle opzioni per cercare (invano) di disattivarlo. A proposito, le impostazioni di gioco risultano essenziali, probabilmente troppo visto che non è nemmeno possibile rimappare l’assegnazione dei tasti qualora si desiderasse giocare utilizzando la tastiera.
…in un alternarsi di sezioni di gioco facilmente inquadrabili
Per quanto riguarda il gameplay, si intuisce fin da subito su cosa verta:
l’intero gioco è un alternarsi di camminate evocative, combattimenti in arene più o meno grandi e minigiochi (come il dover evitare di esser visti dallo sguardo degli jotun quando si vestono i panni del protagonista da bambino). Una macchia che contamina tutte queste sezioni è però la gestione della camera: essa non può essere controllata dal giocatore ma, nella sua dinamicità, a volte crea prospettive nelle quali è impossibile perfino di vedere il protagonista, generando solo un grande senso di frustrazione.
Verdetto
6.5 / 10
Un'opera vichinga, tanto nei contenuti quanto nella raffinatezza
Commento
Pro e Contro
✓ Mitologicamente impeccabile
✓ Atmosfera coinvolgente
✓ Perfetta celebrazione della civiltà norrena
x Gestione della camera, dettagli grafici e animazioni mediocri
x Combattimento da rivedere
x Rapporto prezzo/contenuti sbilanciato
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