Si può fare un film su Venom senza Spider-Man?
La risposta, contrariamente alla mia opinione personale, è sì.
Un film su Venom senza Spider-Man è possibile, a patto di assumere sceneggiatori in grado di scriverlo.
Purtroppo per la pellicola diretta da
Ruben Fleischer (
Zombieland) non è questo il caso. E diciamo che
un po’ te lo meriti se ingaggi uno degli sceneggiatori dell’ultimo film dedicato alla
Mummia.
Diciamo pure che le premesse non erano buone. Il Venom di Sony Pictures è distaccato dal Marvel Cinematic Universe, quindi completamente estraneo alle vicende degli Avengers e soprattutto dello Spider-Man di
Tom Holland.
Già questo potrebbe bastare a far calare l’interesse verso la pellicola una grande maggioranza di fan.
Ma c’è anche a chi dell’MCU non frega nulla, chi lo ripudia, chi vorrebbe ancora i “
bei” vecchi film di supereroi senza parvenza di interconnessione, come nei primi anni duemila.
Ecco cosa è Venom. Un cinecomics dei primi anni 2000.
Se non fosse per il piccolo dettaglio che siamo negli ultimi mesi del 2018.
Un film su Venom senza Spider-Man è possibile, a patto di assumere sceneggiatori in grado di scriverlo. Purtroppo non è questo il caso.
La vita di Eddie Brock (
Tom Hardy) viene rovinata quando, cercando uno scoop, fa una domanda scomoda all’imprenditore Carlton Drake (
Riz Ahmed). Nel giro di pochi istanti perde il lavoro, la casa e l’amore della sua promessa sposa (
Michelle Williams). Passano sei mesi, Brock non riesce a trovare nessun lavoro, perché il miliardario gli ha fatto attorno terra bruciata. Nel frattempo, lo stesso Drake sta conducendo esperimenti su creature aliene rinominate simbionti, sacrificando cavie umane e ignaro che una di queste è a piede libero in Indonesia. Per la prima ora di film, le inquadrature si sussegguono frettolosamente, con cambi di campo insistenti su ogni dialogo, senza che nulla di effettivamente importante accada a schermo.
Poi Eddie viene contattato da una delle scienziate dell’azienda, stufa e preoccupata del comportamento di Drake, in cerca d’aiuto dell’ex-blogger. Ovviamente, se l’infiltrazione va a buon fine senza destare sospetti, tutto “va in vacca” pochi istanti dopo, quando Eddie cerca di liberare una senzatetto da una stanza in quarantena. Da qui la simbiosi con Venom, che proseguirà per il resto del film, tra alcune
battute per fortuna efficaci, e combattimenti caotici destinati a concludersi con la battaglia finale tra l’anti-eroe e il simbionte indonesiano.
In quel che sembrano ventiquattr’ore effettive, Venom passa dal voler divorare la razza umana a proteggerla, per un motivo stupido e mal giustificato da quanto visto fino ad allora sullo schermo.
Evidenti problemi di sceneggiatura vanno a braccetto con una CGI neanche troppo brutta e dei cambi campo davvero invasivi.
La storia, i colpi di scena, il cattivo stereotipato, sono tutti ingredienti dei cinefumetti
1.0, della prima fase dell’
MCU, roba di cui lo spettatore è ormai sazio e saturo.
A niente serve inserire un richiamo ai fumetti dopo i primi titoli di coda, non se fino a quel momento non si è mai vista un’allusione a quel determinato personaggio.
La situazione non è tragica, sia chiaro, ma
Venom è ancorato ad un modo di fare cinefumetti che ormai è superato da anni. Una scrittura superficiale e che non crea empatia coi personaggi. Tom Hardy cerca di salvare il possibile, e probabilmente nella versione originale riesce anche a portare a casa qualche scena in più.
In quella italiana, con la voce di Adriano Giannini, purtroppo risulta
solamente irritante, a causa di un difetto di pronuncia, voluto probabilmente per la ferrovia tra i denti di Brock.
Venom è un disastro
Il rapporto tra Eddie e il simbionte funziona, è vero, ma getta solamente le basi del dualismo tra i protagonisti. Basi che sembrano solidissime quando Venom cambia idea sulla razza umana dopo solo una notte passata col giovane.
Una scelta che poteva essere perdonata vent’anni fa, quando ci stupivamo di eroi e cattivi su schermo, ma che faccio fatica a mandare giù ora, con
più esperienza sulle spalle.
#LiveTheRebellion