Recensione Firewall: Zero Hour – Terroristi in VR

PlayStation VR sta vivendo un periodo di calma. Sebbene i titoli escano mensilmente, manca qualcosa che riesca a dirottare l’attenzione sulla periferica Sony.

 

Fra la miriade di giochi che si stanno unendo al catalogo, ce n’è uno che potrebbe rivelarsi una sorpresa inaspettata: Firewall: Zero Hour.

 

Versione Testata: PlayStation 4 Pro

L’ora zero
Visto così, ad un primo impatto, Firewall: Zero Hour può tranquillamente sembrare uno sparatutto come tanti. In VR ma pur sempre uno fps. Votato interamente all’online, e strizzando l’occhio all’ultima iterazione di Rainbow 6, Firewall: Zero Hour è un fps tattico che vede 2 squadre da 4 giocatori scontrarsi per l’ottenimento di alcuni dati sensibili.

 

Un team attacca, l’altro difende la posizione e l’obiettivo. Mentre i difensori dovranno solamente proteggere un PC contenenti i dati, gli attaccanti dovranno prima fare breccia nel sistema, per localizzare il computer da hackerare. Niente di più semplice. Ed è forse questa semplicità, che viene trasmessa al sistema di controllo, o l’ottima immedesimazione nei panni del soldato di turno grazie al VR, rendono il tutto estremamente godibile e divertente.

L'immediatezza, la semplicità dei controlli e una strategia di base che obbliga i compagni di squadra a comunicare. Questo rende l'esperienza di Firewall: Zero Hour più che ottima. 

 

C’è da fare una piccola precisazione prima di un analisi più approfondita. Il gioco è studiato e pensato per essere usato principalmente con l’Aim controller, la curiosa periferica a forma di fucile futuristico. Firewall: Zero Hour però funziona tranquillamente anche usando il più classico DualShock 4, rendendo l’esperienza sicuramente meno immersiva ma comunque apprezzabile.

Il fatto di essere giocato in VR vi permette, una volta avviato il gioco, di essere immersi all’interno di una delle 9 mappe.

E che siate i buoni o i cattivi, i movimenti da eseguire differiscono dagli fps a cui siete abituati solitamente. Pad o fucile alla mano, muovendoci nell’area di gioco potremo sporgerci dagli angoli per avere una miglior visione ambientale, alzarci o abbassarci, o ancora ruotare la testa per controllare le nostre spalle o quelle dei compagni.

 

La sensazione di trovarsi realmente in gioco grazie al visore permette di immedesimarsi nella parte.

I ritmi rallentano, la tensione si fa alta, e la paura di imbattersi in un nemico aumenta man mano passa il tempo. E quando l’inevitabile scontro arriva bisognerà puntare la nostra arma virtuale, impugnando una delle due periferiche e simulandone gli spari, proprio come fareste nella realtà. Addirittura avvicinandola all’occhio, potremo sfruttare il mirino e aumentare così la precisione.

 

E se con l’Aim controller queste azioni risultano più sensate e naturali, sarà necessario prendere la mano se si gioca tramite pad, apparendo spesso anche abbastanza grotteschi (a gli occhi degli altri) quando vi ritroverete con il pad in faccia durante le fasi di mira.

Nonostante questo, i controlli risultano funzionali, e indifferentemente dal tipo usato, anche piuttosto precisi. Smanettando nelle opzioni poi troverete diversi settaggi sui quali agire, opzioni che vi permetteranno di ottimizzare al meglio l’esperienza e ridurre a zero tutti i sintomi legati alla chinetosi.

Anche lo schema degli altri comandi, per quanto riguarda la parte dedicata al controller, segue quella degli sparatutto commerciali, e non faticherete ad ambientarvi dopo pochi minuti.

E se avrete bisogno di prendere dimestichezza con il gioco, ecco che un semplice tutorial vi spiegherà tutto quello che c’è da sapere, dal muoversi al lanciare granate e fumogeni.

Ed è questo che rende l’esperienza di Firewall: Zero Hour più che ottima. L’immediatezza, la semplicità dei controlli e una strategia di base che obbliga i compagni di squadra a comunicare. E se funziona una volta avviata l’unica modalità online presente, riesce a dare il meglio se affrontato almeno in compagnia di un amico.

Mettetevi l’anima in pace. Se siete lupi solitari e non amate socializzare, la vostra squadra faticherà a vincere.

Per come strutturato, Firewall: Zero Hour impone l’uso della parola. Quindi non siate timidi e fate team play. Bastano anche poche parole, quelle giuste (magari per segnalare la presenza di un nemico dinnanzi a voi) per cambiare volto al gioco.

Nonostante la presenza di 9 mappe e una sola modalità lo stimolo a giocare arriva dai personaggi utilizzabili e dal sistema di sblocco di abilità e gadget dati in base al livello raggiunto. Partita dopo partita, guadagnerete punti esperienza e soldi, che potrete spendere per ottenere nuove abilità ed accessori.

 

Ognuno dei soldati disponibili ha determinate caratteristiche, e skill secondarie. Progredendo nel gioco potremo aggiungerne altre fra quelle sbloccate così come modificare l’aspetto del nostro personaggio. La progressione mostra però un certo squilibrio fra match giocati e ricompense ottenute, obbligando il giocatore a dedicare parecchio tempo al “grinding” per accedere alle personalizzazioni migliori. Solo che qua iniziano i veri problemi.

 

Come abbiamo detto le modalità non sono molte. L’unica disponibile pensata per il multigiocatore è Contratti. Selezionandola potremo buttarci in partita e affrontare gli avversari in team death match ad obiettivi.

Se da un lato questa scelta può sembrare limitante, dall’altra capiamo anche che il pubblico di riferimento di Firewall: Zero Hour si può contare sulle dita di una mano. Uno dei timori una volta scaricato il gioco ed avviato era quello di trovare pochi, se non pochissimi giocatori online.

 

E questa paura si è tramutata in realtà dopo essere rimasti diversi minuti nella lobby pre-partita aspettando che questa si riempisse. Purtroppo vista la particolarità del gioco, ed il prezzo non proprio invitante (39 euro al momento in cui vi scriviamo) si fatica a trovare giocatori, costringendoci ad attese piuttosto lunghe.

Una volta però radunati altri 7 soldati virtuali il gioco scorre liscio come l’olio, mostrando anche un buon lavoro per quanto riguarda il netcode.

 

Forse ad aiutare un matchmaking che sembra fin troppo restio a farci giocare, avrebbe giovato l’inserimento di bot come place holder, o la possibilità di iniziare la partita 3v3.

 

Anche perché il gioco, non offrendo altre modalità se non una d’allenamento nella quale affrontare l’IA avversaria in solo o in coop, rischia di finire ben presto nel dimenticatoio. D’altro canto, è comprensibile la volontà di non frammentare la base di giocatori introducendo nuove opzioni di gioco. Anche se le alternative su eventuali aggiornamenti o DLC potrebbero essere molteplici, come ad esempio riunire il tutto sotto una stessa playlist come già succede in diversi titoli online.

Indossato il visore, quello che ci troviamo di fronte è uno dei titoli VR più solidi e ben realizzati.

La composizione delle mappe è piuttosto lineare, e non mostra troppi slanci creativi. Tuttavia, il level design offre diversi elementi da utilizzare a nostro vantaggio, come coperture e piani rialzati. L’aliasing, una delle maggiori piaghe della realtà virtuale su PSVR è si presente, ma abbastanza ridotto e non fastidioso come in altri titoli.

A rendere Firewall: Zero Hour piacevole alla vista è anche il livello di dettaglio delle mappe, che sono diversificate in temi (anche piuttosto classici e scontati), e che in molti casi hanno quel non so che di già visto. A rendere più credibile il tutto troviamo una buona gestione della fisica, che regola lo spazio virtuale e tutto quello che gravita al suo interno, compresi i giocatori e la loro “fisicità”.

 

Più anonimo il sonoro, che si occupa più che altro di mettere a suo agio creando una buona atmosfera da “guerriglia”.

 

Verdetto
7.5 / 10
I terroristi non amano la realtà virtuale
Commento
Firewall: Zero Hour è una piacevole sorpresa. Un FPS tattico che impressiona per la sua realizzazione tecnica e l'immediatezza del gameplay, che permette di immergersi nel gioco sentendosi protagonisti in prima persona. Se questa volta realizzazione e meccaniche sono sopra la media per un titolo VR, andando oltre quella barriera del semplice sparatutto su binari ai quali ormai siamo assuefatti, i problemi sono ben altri. Essendo un titolo unicamente online, non è facile trovare altri giocatori in rete, e le attese per fare anche solo una semplice partita si dilatano a decine di minuti. Ed è questo che penalizza l'esperienza di gioco, che rischia di porre prematuramente la parola fine sull'ottimo titolo creato da First Contact Entertainment. Speriamo che il futuro di Firewall: Zero Hour sia più roseo di quello che abbiamo ipotizzato e che magari i futuri update, a patto che ne arrivino, riescano a migliorare la situazione.
Pro e Contro
Con Aim Controller estremamente immersivo
Tecnicamente sopra la media dei giochi VR
Gameplay immediato ma profondo

x Situazione Online drammatica
x 1 sola modalità di gioco
x Con il pad perde d'efficacia

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