L’arrivo sul mercato di un nuovo Metal Gear rappresenta ogni volta un evento mediatico senza pari. Questo è senza ombra di dubbio merito del suo artefice, Hideo Kojima, che con il suo “tocco” ha saputo sempre mantenere viva l’attenzione verso questa serie. Visionario, irriverente, poliedrico, sono solo alcuni degli aspetti di Kojima che l’hanno reso uno dei game designer giapponesi più in vista del panorama videoludico. Fra tutte le sue sfaccettature troviamo anche quella di voler a tutti i costi stupire il giocatore, di illuderlo fino alla fine per poi dargli altro. Chi ha memoria, ricorderà le diverse sorprese nascoste all’interno di Metal Gear Solid, come il codice per chiamare Meryl con il Codec o la battaglia con Psycho Mantis, o il più discusso arrivo di Raiden in Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty o il ritorno dello stesso in Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots. Piccoli tasselli che presi singolarmente possono anche lasciare indifferenti ma che trasmettono al giocatore un’attenzione particolare al dettaglio e alla voglia di stupirlo in continuazione. L’arrivo poi dei social network ha permesso poi a Kojima di bypassare certi canali d’informazione e diventare in prima persona promoter di se stesso. Non a caso, in concomitanza con l’uscita di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain e del suo prologo che andremo ad analizzare oggi, Ground Zeroes, Kojima è stato capace di crearalzare un vero e proprio polverone mediatico.
VERSIONE TESTATA: XBOX ONE
Ground Zeroes segue nuovamente le vicende di Naked Snake, ormai diventato Big Boss. Cronologicamente ci troviamo subito dopo gli eventi di Metal Gear Solid:Peace Walker, capitolo uscito in esclusiva su PSP che ha segnato la nascita dell’esercito privato di Big Boss e della Mother Base, il fulcro operativo dei Militaires Sans Frontières. In questo breve capitolo che farà da prologo agli eventi di The Phantom Pain, Snake dovrà recuperare e portare in salvo due figure chiave di Peace Walker, il giovane Chico e Paz Ortega, spia agli ordini di Cipher creduta morta nell’epilogo del gioco precedente. Snake dovrà quindi infiltrarsi nel Camp Omega, con il compito di indagare e portare in salvo i due prigionieri.
Già dai primi minuti di gioco si nota subito un cambio stilistico nella direzione artistica che sembra abbandonare certi aspetti leggeri per tematiche decisamente più mature, dove un lungo piano sequenza, accompagnato dalle melanconiche note di “Here’s to you” di Morricone esaspera quella cinematograficità da sempre ad uso e consumo di Kojima, risultando ancora più forte e cruda, ed accompagnerà il giocatore fino alle battute finali, con un epilogo inaspettato e carico di drammaticità ed emozioni da godersi tutto d’un fiato. Ground Zeroes è un’esperienza mordi e fuggi che lascerà nel giocatore, nel fan sfegatato, un vuoto dentro e la voglia di saperne di più, di mettere mano a quel Phantom Pain che promette essere già da ora, una delle più grandi avventure di Metal Gear. Queste possono sembrare parole faziose, montate ad arte per celebrare un titolo che dalla sua parte offre poco e nulla. In parte potrà essere anche così, ma chi conosce, ed ama la serie, sa quanto tutto questo sia fondamentale a livello narrativo.
In Ground Zeroes ci sarà un cambio di rotta anche per quello che riguarda le meccaniche di gioco, che non stravolge, ma evolve quanto visto nelle ultime iterazioni della serie. L’hub di gioco si pulisce di qualsiasi informazione superflua, liberano lo schermo in favore del gioco nudo e crudo. Grossa novità all’interno della serie sarà l’introduzione di un “open world” esplorabile nella sua interezza. Qua il virgolettato è d’obbligo, in quanto rispetto a quello che saràThe Phantom Pain, permette di esplorare, e al tempo stesso agire in tutta libertà all’interno di Camp Omega. Sarà possibile scegliere la propria strada, evitando le guardie aggirandole o interrogandole per scoprire dettagli fondamentali sui nostri obiettivi. Questa novità è uno degli aspetti più convincenti di Ground Zeroes e si sposano alla perfezione con le dinamiche stealth che siamo abituati a conoscere, creando un’ibrido che sembra quasi avvicinarsi a formule collaudate come quelle degli ultimi capitoli di Splinter Cell. A dire il vero anche qua troviamo qualche modifica rilevante, soprattutto nel controllo di Snake nell’ambiente e nelle sue capacità di occultamento. Ground Zeroes snellisce molto questo aspetto rendendo automatiche certe azioni contestuali, come il nascondersi dietro un riparo, cosa che adesso si attiverà semplicemente avvicinandosi alla copertura di turno. Spariscono invece tutti gli aspetti legati alla mimetica di Snake, priva adesso di percentuali di camuffamento e quant’altro così come le scatole di cartone, da sempre elemento distintivo della serie. Non si sa ancora che questa è una mancanza relativa a Graund Zeroes o se saranno assenti anche nel prossimo titolo. Ad aiutare il giocatore fa la sua comparsa in scena il Reflex Mode, una sorta ti bullet time attivato di default, che si attiverà ogni qual volta verremo identificato da una guardia permettendoci, di ucciderla o metterla fuori gioco ed evitare di far scattare l’allarme. Fortunatamente questa opzione che sembra una sorta di modalità assistita per i novizi dello stealth game di Kojima può essere disattivata in qualsiasi momento dalle opzioni, permettendo di giocare in maniera più canonica.
Per quanto riguarda l’uso delle armi e dei gadget di sopravvivenza, adesso è tutto affidato all’uso della croce direzionale che permette di selezionare in maniera rapida semplicemente premendo una delle 4 direzioni disponibili. Meno intuitiva invece la navigazione nei sotto menù dell’equipaggiamento affidato ad una pressione maggiore della croce direzionale, cosa che può creare confusione in alcune situazioni. Ultima cambiamento degno di nota l’abbandono della classica barra di energia e delle razioni, per una meno intuitiva ma sicuramente più pratica rigenerazione automatica della vita, e il tutto reso visivamente con l’alterazione della visuale di gioco fino che la salute di Snake non sarà risalita a livelli normali.
L’assenza di indicatori come radar e sensori, presenti nei precedenti capitoli, relativi alla localizzazione dei nemici viene compensata con la possibilità di marcare ogni soldato presente all’interno del Camp Omega, permettendoci di localizzare con un colpo d’occhio i nemici nelle vicinanze, anche quando saranno coperti rispetto al nostro punto di vista. Ad aiutarci a capire dove saranno rivolti gli sguardi dei vari soldati ci sarà un indicatore a video che apparirà quando entreremo nello spettro visivo del soldato e ci avvertirà che saremo esposti e a rischio di far scattare l’allarme. A supporto di Snake ci sarà l‘iDroid, un sistema di gestione della mappa ed altre funzioni in tempo reale, utilizzabile anche tramite smatphones e tablet attraverso un’applicazione dedicata che permetterà di avere sempre sottomano la mappa senza dover interrompere l’azione di gioco, oltre ad avere un minigioco dedicato alla Mother Base che ricalca la parte gestionale vista in Peace Walker. L’A.I. dei nemici resta purtroppo legata al passato, creando situazioni paradossali al limite del risibile sebbene le guardie siano spinte dalla curiosità dell’indagare maggiormente o in alcuni casi vantino una vista che ha del sovrumano. In Ground Zeroes avremo la possibilità di guidare anche un paio di mezzi, avendo così un assaggio anche di una fisica legata alla manovrabilità dei veicoli, fin’ora assente all’interno della saga.
Ground Zeroes è l’occasione anche per mettere mano al FOX Engine, il motore grafico messo a punto da Kojima e capace di funzionare egregiamente sua sulle “vecchie” console che su quelle di nuova generazione. La missione principale, ambientata di notte sotto una pioggia scosciante, permette di godere a pieno dell’impianto grafico del gioco, rendendo quasi vivo Camp Omega. Il numero di dettagli a schermo sarà veramente alto, così come il numero di effetti a video, utilizzati qua per impreziosire qualsiasi fase di gioco e rendere il tutto sempre molto cinematografico. Depth of field, lens flares alla J.J. Abrams, texture in alta definizione e animazioni impeccabili condiscono un comparto grafico di prim’ordine, sia nelle versioni PlayStation 3 e Xbox 360 (con i dovuti limiti del caso) sia in quelle PlayStation 4 e Xbox One, dove un frame rate a dir poco granitico ancorato sui 60 fps garantisce un’esperienza visiva appagante sebbene lontana dalla perfezione. La versione PlayStation 4, vanta inoltre una risoluzione maggiore rispetto alle altre piattaforme, ed e settata a 1080p, mentre il sistema d’illuminazione per la gestione della luce ambientale sull’ammiraglia Sony vanta una tecnologia a detta di Kojima stesso, più realistica e capace di renderizzare in maniera più precisa ogni variazione di luminosità.
Parlando invece delle delle fasi ambientate durante le ore diurne, va detto che Ground Zeroes perde un po’ del suo fascino, oltre a mostrare qualche magagna grafica che di notte veniva mascherata dai numerosi artefatti video e da quell’effetto bagnato a tratti forse appare fin troppo esagerato.
Ottimo anche sotto il profilo sonoro. La prima cosa da dire è il cambio della guardia per quanto riguarda la voce di Snake da sempre affidata alle calde tonalità di David Hayter che si vede costretto a passare il testimone all’altrettanto bravo Kiefer Sutherland (l’attore di 24), che oltre a prestare la sua voce, contribuisce al lavoro di motion capture. Nonostante il nuovo arrivato abbia fatto storcere più di un naso, non tanto per le sue indubbie capacità attoriali quanto più per un sentimento di affetto per David Hayter, il risultato finale è piuttosto simile all’originale. Anche qua grande attenzione per i dettagli con un sonoro ambientale capace di ricreare in maniera credibile il costante scrosciare della pioggia nelle varie situazioni, mentre di sottofondo si possono sentire echeggiare le voci dei soldati e i rumori della base.
Chi ha seguito lo sviluppo di Ground Zeroes, capitolo nato con l’esigenza di Kojima di dare ai suoi fan un assaggio di Metal Gear Solid V, sa bene di quanto si sia parlato sull’effettiva validità di questo prologo, facendo pensare ai più che sia stato rilasciato quasi più per battere cassa e finanziare lo sviluppo di The Phantom Pain che non come vero e proprio prologo. In effetti se si analizza il gioco sotto il mero profilo contenutistico, è impossibile difenderlo dall’essere una semplice demo a pagamento. La missione principale di Ground Zeroes, a seconda di quanto sarete stealth o meno vi porterà via non più di due ore a livello normale, così come le 5 missioni secondarie aiutano ad alzare la lancetta del timer sulle 5/6 ore o qualcosa di più se si decide di dedicarsi anche ai collezionabili. Le versioni Sony e Microsoft inoltre vantano entrambe una missione esclusiva. Su PlayStation sarà possibile giocare la “Deja vu”, dedicata agli eventi di Shadow Moses che saranno ricreati all’interno della base di prigionia dove è ambientato Ground Zeroes. “Jamais vu” invece è quella ad appannaggio di Xbox e sarà incentrata sulla figura di Raiden che dovrà identificare ed eliminare alcuni Body-Snatcher nascosti fra i soldati di Camp Omega. Un po’ poco come offerta per i 40 euro richiesti per mettere mano alla versione scatolata next gen, mentre appare più in linea con le offerte digitali quello per PS3 e Xbox 360 disponibile nei rispettivi store a 19.90 euro.
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