Los Angeles. E3 del 2011. Un breve trailer di presentazione ci mostra la nuova fatica di casa Vanillaware. I dettagli sono pochi, i secondi una misera manciata, ma i nostri occhi sono ormai rapiti dall’inconfondibile stile che contraddistingue le opere Vanillaware. Trenta secondi appena per incuriosire ed ammaliare chi ancora prova amore per le grafiche 2D curate con attenzione maniacale e per chi ancora nutre speranza nel vedere tornare un poco più in auge il genere beat’em up, tanto in voga durante gli anni novanta. Quale studio in cui riporre la nostra fiducia potrebbe essere più azzeccato di Vanillaware? Questi abili ragazzi sono conosciuti ai più per i titoli prodotti su PlayStation 2 quali GrimGrimore, il delizioso Odin Sphere e per l’ottimo Muramasa: The Demon Blade uscito su Nintendo Wii nel 2009 e più recentemente su PS Vita. In pochi sanno che il direttore di Vanillaware, fino al 2002 conosciuti come Puraguru, è quel George Kamitani creatore di Princess Crown, uscito su Saturn nel 1997, e collaboratore all’interno di Capcom, impiegato nella creazione di Dungeons & Dragons: Tower of Doom, sbarcato in sala giochi nel 1993. Questi due titoli sono sicuramente molto vicini, per gameplay ed ambientazione, all’ultima fatica Vanillaware: Dragon’s Crown. Direi che la nostra fiducia è già stata ampiamente meritata, ma oggi, con Dragon’s Crown disponibile, possiamo dire che è stata anche ripagata? Scopriamolo.
Iniziamo subito con la prima cosa che salta all’occhio e ci colpisce più violentemente di un pugno di Foreman: l’inconfondibile stile grafico che contraddistingue Dragon’s Crown (che, per inciso, risulta anche essere la produzione più costosa mai creata da Vanillaware). In un mondo videoludico dove le produzioni con grafica tridimensionale la fanno da padrone, specializzarsi nell’utilizzo della grafica bidimensionale è sicuramente un rischio. In questo caso però non si parla di grafica, ma di vera e propria arte 2D. Tanto sono stati abili i disegnatori di Dragon’s Crown! E sì, Dragon’s Crown e’ interamente in 2D, ma anche se non amate particolarmente questo stile, e’ impossibile non venirne affascinati e non riconoscere di quale eccellenza visiva Dragon’s Crown possa vantarsi. Tutto è stato disegnato a mano e poi animato con tecnica sopraffina dai disegnatori e programmatori dello studio. Un tripudio di colori e tinte che ci regalano una piacevole ebbrezza, capace di trastullarci i sensi come dopo aver partecipato ad allegre libagioni, in compagnia di amazzoni, cavalieri, maghi, elfi, nani e procaci fanciulle. Tinte forti, quasi a voler dipingere un olio su tela. Tinte che tanto sulle nostre TV HD che quanto sullo schermo OLED di PS Vita sembrano davvero volersi elevare a veri dipinti d’arte. L’ambientazione fantasy e’ di tipo medievale e l’atmosfera che si respira attraverso tali pitture non può far altro che trasportarci nel lontano 1993, quando Dungeon’s & Dragons: Tower of Doom spopolava nelle sale giochi (se avete un SEGA Saturn ve ne consiglio caldamente l’acquisto. Il titolo può essere reperito anche all’interno della riedizione Dungeons & Dragons: Chronicles of Mystara, recentemente pubblicata da Capcom sugli shop digitali di tutte le piattaforme). La continuità grafica e non solo, che lega questi due titoli, è massiccia ed inconfondibile, tant’è che George Kamitani non ha mai nascosto la personale idea di voler riportare in auge questo genere di sidescrolling beat’em up in salsa fantasy medievale. Ovviamente, il tutto sfruttando il più possibile i più potenti mezzi di creazione attuali. Durante la nostra avventura esploreremo nove dungeon eccezionalmente realizzati. Spazieremo da covi di pirati, fortezze sotterranee, castelli infestati da non morti, antichi templi e labirinti a santuari dimenticati, vecchie città, torri magiche e foreste perdute. Tutte queste ambientazioni sono permeate da un’incredibile atmosfera proprio grazie al maniacale dettaglio con cui ogni oggetto è stato curato e saggiamente posizionato su schermo. Non sarà raro quindi, fermarsi ad ammirare con stupore i dettagli e gli elementi che compongono le varie location. A contribuire ulteriormente alla magnificenza grafica di Dragon’s Crown, ci pensa anche la profondità del campo visivo delle immagini. Nonostante il titolo sia in 2D, gli sfondi godono di un ottima profondità capace di immergerci ancora di più nell’atmosfera fantasy che pervade questa produzione Vanillaware. Ottimo anche l’effetto di parallasse tra gli elementi in primo piano e le costruzioni sullo sfondo. Come se ciò non bastasse, da plauso è anche lo spettacolo visivo creato dagli effetti grafici dei vari incantesimi quali ardenti fiamme, violenti tornado, brillanti iceberg e minacciose nubi nere dalle quali scaturiscono spettacolari tempeste di fulmini. Veramente d’impatto anche i giochi d’ illuminazione negli ambienti bui, dove si gioca con tonalità accese, contrasti evidenti tra i vari colori e con la saturazione di questi. Ottima anche la realizzazione degli specchi, nel vero senso della parola, d’acqua, di cui Vanillaware azzecca decisamente le varie sfumature di colori a seconda dell’ambiente in cui ci si trova: si passerà dal blu oltremare, per varie gradazioni di azzurro fino ad arrivare al verde acqua. Insomma, potrei stare qui ad elogiare l’impeccabile lavoro grafico svolto dal team, con altre centinaia di parole da quanto risulta essere stupefacente e d’impatto.
Oltre allo stupefacente comparto grafico per quanto concerne le ambientazioni, la stessa cura e’ stata riposta nella creazione dei vari personaggi, che di sicuro non passano inosservati. Per compiere le varie missioni che la nostra avventura ci offre, potremo scegliere tra sei virtuosi personaggi, ognuno con le sue caratteristiche, punti di forza e punti deboli. Tali protagonisti sono l’amazzone, la strega, il mago, l’elfa, il nano ed il cavaliere. Il termine più adatto per descriverne il look e’: esagerati! In molti, esperti videoludici e non, si sono lanciati contro il look dei personaggi femminili del gioco, volutamente esagerato ed iper-sensualizzato. Cosa più sbagliata non potrebbe esserci. Se ci si sofferma ad ammirare i particolari di ogni personaggio, e’ impossibile non notare come tutto sia stato portato all’eccesso. Dai glutei marmorei, scolpiti da mille battaglie e forse altrettanti squat, passando per i seni abnormi e dal ciondolare ipnotico (almeno per i maschietti) delle figure femminili, fino ad arrivare ai possenti bracci intagliati nel marmo più duro del nano, dal look chiaramente nordico ispirato ai figli di Odino. Vogliamo parlare delle spropositate proporzioni del più classico cavaliere? Ovvio che gli occhi dei maschietti saranno colpiti soprattutto dai seni giganti della maga e dai sodi glutei perfettamente disegnati dell’amazzone (ammirevole l’animazione del salto), ma anche le proporzioni dei fisici maschili sono totalmente enfatizzate nel rapporto tra le misure dei vari arti. Il Nano ha delle braccia invidiabili ed il gigantesco cavaliere ha la parte superiore del corpo, decisamente notevole, sorretta però da un vitino da vespa degno di una modella taglia 36 (le gambe invece si rifanno molto allo stereotipo del palestrato medio, ovvero colui che quando si tratta di allenare le gambe solitamente salta gli esercizi o la palestra! n.d.r.)!!! Solo un occhio superficiale però si fermerebbe soltanto a queste evidenze, tralasciando la cura riposta nei dettagli presenti in ogni personaggio. Le chiome delle fanciulle sono realizzate ed animate in maniera impeccabile; il nano gode di un’ipertrofia muscolare degna di un Mr. Olimpia con tanto di venature e striature a vista d’occhio; il cavaliere, oltre a possedere un’incredibile armatura, intimorisce i suoi avversari con occhi di un azzurro intenso che spiccano dalla fessura dell’elmo e l’ elfa è curata nel vestiario dalla punta delle orecchie fino alle punte dei bellissimi stivali, temibile con il suo grande arco. Tra tutti, il personaggio che spicca di meno in quanto a look, ma non per la realizzazione tecnica, e’ il mago. Inoltre, tatuaggi, bracciali, mantelli, cappelli, cinture, stivali ed altri particolari contribuiscono all’eccezionale look dei nostri protagonisti. Una volta selezionato uno dei sei paladini potremo osservarlo muoversi nell’ambiente di gioco, notando subito che Vanillaware non si è fermata soltanto al comparto stilistico dei personaggi, ma bensì ha donato loro delle animazioni eccellenti. Ammirarli in azione durante le battaglie, dove il loro incedere risulterà sempre sicuro e spavaldo, sarà un vero piacere per gli occhi. Inoltre, si farà subito caso a come tali personaggi così esagerati si sposano perfettamente con l’ambientazione fantasy di Dragon’s Crown. Questo non è di certo maschilismo, ma coerenza e cura del dettaglio in una produzione che vuole essere stilisticamente smodata sotto ogni punto di vista. Il sessismo va quindi sicuramente lasciato all’esterno di Dragon’s Crown. Passando alle varie caratteristiche di ognuno dei personaggi, troveremo delle differenze nelle statistiche quali attacco, difesa, forza magica, difesa magica, destrezza ed altre. Nonostante su carta i nostri eroi risultino essere tutti differenti, in pratica poi, i vari personaggi potrebbero essere riassunti in tre categorie. Una e’ formata dall’amazzone, il nano ed il cavaliere, capaci di portentosi attacchi fisici, molto resistenti agli stessi, ma in seria difficoltà contro gli attacchi magici. Un’altra vede accomunati il mago e la strega che necessitano di un approccio meno fisico in quanto non mostrano grande resistenza contro attacchi diretti, ma riescono a farsi valere grazie a portentosi e spettacolari attacchi magici. Categoria a parte è invece costituita dall’elfa, che con il suo arco riesce a combattere bene dalla distanza scoccando frecce addosso ai nemici. Frecce che andranno saggiamente utilizzate in quanto sì dolorose, ma disponibili in numero limitato. Seppur quindi i vari combattenti potrebbero essere riassunti nelle categorie appena sopra descritte, le differenze in battaglia tra i sei personaggi sono comunque abbastanza evidenti grazie alle varie abilità ed agli attacchi differenti che ognuno di loro avrà a disposizione. Grazie a ciò, a seconda del personaggio che andremo a scegliere, saremo costretti a trovare il giusto approccio ad ogni battaglia, la quale non risulterà mai ovvia e scontata. Al contrario, in Dragon’s Crown troveremo scontri ben congegnati grazie proprio ai differenti stili di combattimento dei sei protagonisti. Sprechiamo inoltre due parole per le varie comparse che incontreremo sul nostro cammino, anch’esse curate e spesso esagerate (il barbaro e’ l’Arnold Schwarzenegger dell’82!!!) proprio come i nostri eroi!
Passiamo quindi alla parte più interessante di Dragon’s Crown: il gameplay. Fino ad ora vi ho descritto come tutto il comparto grafico sia stato realizzato con grande accuratezza e di come al primo impatto con il videogiocatore questo titolo riesca a fargli spalancare le mascelle e far colare bava dalla bocca. Non ci resta ora che impugnare le nostre armi ed andare a spaccare il cranio a qualche nemico, per vedere come i nostri eroi se la cavano in movimento e se la stessa cura e’ stata riposta anche qui. Come già detto, Dragon’s Crown è un sidescrolling beat’em up con elementi GDR al suo interno e riprende il gameplay e l’atmosfera da produzioni quali Princess Crown o meglio ancora Dungeon & Dragons: Tower of Doom. La difficile sfida di Vanillaware, consiste quindi nel riportare in auge un genere ormai un po’ trascurato e che già negli anni novanta mostrava il fianco a qualche critica proprio sul gameplay, spesso limitante ed alla lunga ridondante. Una volta scesi in mischia, ve lo assicuro, ci sarà da divertirsi. Ogni personaggio ha a disposizione un set di mosse personale, eseguibile tramite la pressione di una direzione sull’analogico di sinistra assieme al tasto quadrato. In pratica, a seconda della direzione che impartiremo, potremo effettuare un determinato attacco da concatenare poi con altre mosse. Premendolo ripetutamente invece, eseguiremo una combo da più colpi, mentre tenendolo premuto, effettueremo una tecnica differente a seconda del personaggio selezionato. Con il cerchio si darà vita ad un attacco pesante e con la x salteremo. Infine, per evitare gli assalti nemici dovremo premere il tasto dorsale destro che darà vita ad una schivata. Discorso un po’ diverso va fatto invece per la strega ed il mago. Ogni loro attacco magico consumerà un tot di punti magia, visualizzabili sopra la testa del nostro personaggio. Quando tali punti scarseggeranno, avremo bisogno di ricaricarci. Per farlo dovremo tenere premuto il tasto quadrato, scegliendo però con giusto tempismo quando e dove farlo, perché nel mentre saremo vulnerabili agli attacchi nemici. Combinando poi una direzione sull’analogico con il tasto cerchio, effettueremo differenti e devastanti attacchi magici. Gli attacchi disponibili per i nostri eroi non sono tantissimi ed un maggior lavoro in questo senso doveva essere sicuramente svolto da Vanillaware. Inserendo la possibilità di eseguire molte più combo grazie ad altri numerosi attacchi, il titolo avrebbe goduto sicuramente di una maggiore profondità tecnica e le possibilità di realizzare questa cosa c’erano tutte, tanto su PS3 che su PS Vita. Nonostante ciò, i colpi e gli attacchi disponibili in Dragon’s Crown ci garantiranno comunque un duraturo divertimento e le battaglie andranno affrontate con la giusta strategia, pena innumerevoli morti con conseguente spreco di preziose risorse e denaro. A contribuire alle spassose baruffe ci pensano sicuramente anche i vari nemici, anch’essi molto curati e di indubbio spessore artistico. Tali nemici spaziano tra tutte le figure fantasy che mente umana conosca. Si va da semplici maghi, ad armature stregate, lucertole, scheletri, pirati, cavalieri, non morti, creature magiche, draghi, cerberi, colossi di pietra e chi più ne ha più ne metta! Da plauso i caotici, ma divertenti e frenetici scontri con i boss di fine livello, che mostrano anch’essi una cura per il dettaglio impressionante! In Dragon’s Crown inizialmente tutto sembrerà semplice, poi, ad un certo punto della nostra avventura, la morte sarà sempre in agguato. Per evitarla avremo a disposizione vari oggetti di cura come pozioni di salute, pozioni dagli svariati effetti, come aumentare temporaneamente i nostri parametri di attacco o difesa, e frutti da raccogliere nei livelli di gioco. Quando moriremo ed avremo terminato le nostre vite disponibili sarà possibile continuare, ma solo previo un esborso di denaro che aumenterà ogni qualvolta periremo. Inoltre,durante le battaglie, potremo raccogliere differenti tipologie di armi ed oggetti utili ad offendere nemici o magari necessari per il compimento di missioni secondarie. In Dragon’s Crown, ogni dungeon può essere affrontato con l’aiuto di quattro comprimari pronti ad affiancarci nelle ardue battaglie. Prima di poter scegliere i nostri alleati però, sarà necessario svolgere una determinata operazione. Così numerosi, daremo vita ad una rissa di tali dimensioni che per essere seguita nella sua interezza, la telecamera sarà costretta ad allontanarsi dall’azione di gioco. Tra fulmini, ghiaccio, vortici d’aria, esplosioni, scie degli attacchi delle armi ed altri effetti grafici tutto sarà galvanizzante e spettacolare, ma chi ne risentirà, sarà la chiarezza d’azione. In questi casi la confusione regnerà sovrana e dovremo prestare molta, ma molta attenzione, al nostro personaggio che inevitabilmente a volte perderemo d’occhio. Un’ altra piccolissima sbavatura, la potremo trovare proprio durante le partite assieme a tre comprimari guidati dalla CPU. Se in multiplayer con altre persone tutto risulterà divertentissimo, altrettanto non lo si può affermare appieno quando vedremo i nostri alleati mossi da un intelligenza artificiale, che a volte lascia a desiderare. Spesso difatti assisteremo a strategie ed approcci al combattimento assolutamente non adatti ai vari personaggi in questione ed altre volte assisteremo, con nostro profondo orrore, a veri e propri tuffi di questi nelle trappole sparse in alcuni dungeon. Nulla di compromettente, ma il pelo nell’uovo andava trovato! Le vicissitudini della “Corona del Drago” avranno inizio in una città di Hydeland, terre complici delle nostre scorribande. Tale città è come una sorta di quartier generale, dove scorrendo da sinistra a destra troveremo la locanda Dragon’s Inn, la chiesa, il negozio di oggetti, la torre del mago, la gilda dei guerrieri, il castello ed i due differenti accessi alla meravigliosa e curatissima mappa di gioco, da dove potremo selezionare in quale dungeon entrare. Ognuno di questi luoghi avrà caratteristiche ed utilità ben precise. Quelli principali però sono sicuramente la taverna, la torre del mago, la gilda dei guerrieri ed il castello. Nella taverna, che funge da quartier generale vero e proprio, potremo scegliere quali saranno i nostri alleati, il nostro armamentario e salvare la partita. Sarà invece tra la torre del mago, il castello e la gilda, che si dipanerà quasi interamente la trama di gioco che verte attorno al potere della corona del drago, capace proprio di donarci un immane forza atta a sconfiggere un drago ancestrale. La trama verrà narrata tramite una voce fuori campo che ci racconterà le vicissitudini di Hideland, dei suoi abitanti e dei suoi misteriosi luoghi. Anche se Dragon’s Crown non trova il suo punto di forza nella narrazione, il timbro di voce dell’interlocutore, che ci novellerà la storia ed indicherà il da farsi, risulta azzeccato per l’atmosfera fantasy del titolo, così come ottimamente realizzata e d’atmosfera risulta essere la colonna sonora. Grazie a fiati, chitarre medievali ed arpe, le antiche melodie suonate riescono a trasportarci ancora di più nell’atmosfera fantasy di cui il titolo è pregno. Diciamo quindi che Dragon’s Crown riesce a divertire parecchio gli amanti dei picchiaduro 2D a scorrimento laterale, ma mostra un po’ il fianco proprio allo storico nemico del genere, ovvero, la ripetitività del gameplay. Con solo nove dungeon disponibili, ad un certo punto dell’avventura si sentirà la mancanza di qualche livello in più, che senza dubbio poteva essere inserito senza troppi problemi. Fortunatamente tale sensazione viene smorzata dalle divertenti battaglie, ma soprattutto dalle ottime boss fight, disponibili in due differenti tipi per livello.
In aiuto del basilare gameplay di Dragon’s Crown arrivano gli elementi da gioco di ruolo, capaci di donare più profondità all’intera produzione Vanillaware. Il primo e più basilare di essi risiede nella raccolta di punti esperienza atti ad accrescere il livello dei nostri personaggi. Man mano che sconfiggeremo nemici otterremo esperienza e salendo di livello, oltre all’aumento del valore delle nostre statistiche, guadagneremo dei punti abilità utili ad imparare nuove tecniche di combattimento. Torniamo quindi alla Gilda dei Guerrieri. Questo sarà sicuramente uno dei luoghi più visitati dai valorosi combattenti, in quanto luogo dove potremo accettare quest secondarie o spendere proprio i nostri punti abilità. Le quest secondarie, una volta portate a compimento, ci doneranno altri punti esperienza, punti abilità extra e degli stupendi artwork da ammirare. Le abilità invece verranno ottenute tramite un sistema di tarocchi. Ne sono disponibili di due tipi: specifici per il nostro personaggio o capaci di insegnarci abilità utili a tutto il party. Ad ogni tarocco corrisponderà una particolare abilità, ma prima di selezionarla sarà necessario controllare da quale livello del personaggio questa sarà disponibile. Durante lo svolgimento dei vari dungeon incapperemo in forzieri del tesoro. Qui entrerà in azione il nostro “portaborse” ed abile scassinatore. All’interno di questi, oltre al denaro, otterremo anche degli oggetti extra. Tali tesori sono armi, amuleti, orecchini, mantelli, stivali, anelli e cinture utili a formare il nostro armamentario. Tali oggetti saranno ottenibili a fine dungeon o abbandonando lo stesso. Quando avremo portato a termine il nostro compito, si aprirà una schermata dove potremo “visionare” tutto il bottino ottenuto. Visionare tra virgolette perché ciò che vedremo saranno tantissimi punti di domanda. Per conoscere la vera forza degli svariati oggetti, dovremo utilizzare l’apposito comando appraise, ma sotto esborso di denaro. Fortunatamente come indizio, potremo vedere il livello dell’oggetto e la sua categoria che va dall’orribile E fino ad arrivare alla superba S. Come se non bastasse, gli oggetti sono sottoposti ad usura e prima o poi si romperanno. Quando accadrà ciò, non dovremo far altro che passare a trovare l’avvenente bottegaia del negozio di oggetti, capace anche di riparare la nostra attrezzatura. Non finisce di certo qui! Come precedentemente detto, per ottenere i nostri alleati dovremo compiere una determinata operazione. Oltre ai forzieri, troveremo sparsi nei dungeon dei mucchi d’ossa appartenenti a valorosi guerrieri caduti prematuramente in battaglia. Una volta raccolti, dovremo recarci nella chiesa della città dove sarà possibile resuscitarli ed ottenerli quindi come nostri alleati. Ogni alleato avrà a disposizione un differente armamentario capace di renderlo più o meno utile ai diversi stage di gioco. All’interno della chiesa potremo anche pregare per ottenere un effetto aggiuntivo permanente, uno solo per volta, come ad esempio ottenere più accessori durante i vari livelli di gioco o più armi, più soldi e così via. Ovviamente tutto questo ha un costo, ma fortunatamente abbastanza contenuto. Infine, oltre ad armi ed oggetti vari, avremo a che fare con delle rune magiche. Tali rune, presenti all’interno dei vari dungeon, ci daranno la possibilità di attivare pietre magiche indispensabili per il completamento di alcuni livelli o capaci di donarci, temporaneamente, varie tipologie di status più o meno utili durante i vari scontri. Per attivare tali rune, una volta scovate all’interno delle varie sezioni degli stage, dovremo premere sul touch screen (nella versione Vita) o cliccare col cursore controllato dall’analogico destro (su PS3) in corrispondenza di esse per poi combinarle con le rune in nostro possesso. Sarebbe stato sicuramente più divertente disegnare i vari simboli delle rune sullo schermo touch di PS Vita con l’ausilio del proprio dito, o magari, aver implementato un qualche sistema capace di coinvolgere l’utilizzo del touch pad posteriore della PS Vita, ma in tal caso sarebbe stato difficile replicare tali azioni nella versione casalinga. Altro utilizzo abbastanza inutile dello schermo touch (o del cursore comandato dall’analogico destro del Dual Shock 3) lo si trova durante i dungeon. Ogni tanto vedremo dei luccichii sullo sfondo di gioco. Premendo quindi proprio in questi punti, scoveremo degli oggetti utili allo score di fine livello o monete extra. Chiudiamo con l’ottima e divertentissima modalità cooperativa possibile sia on line che in locale fino a quattro giocatori contemporaneamente, con i quali si potrà affrontare la storia. In questa modalità di gioco avremo la possibilità di prendere parte a partite random create da altri videogiocatori, giocare solo ed esclusivamente con i nostri amici od avviare una partita ad hoc. In tutti i casi Dragon’s Crown dimostra di avere un netcode molto stabile, capace di regalarci partite divertenti e soprattutto senza problemi di lag e rallentamenti vari, assieme ai videogiocatori di tutto il mondo.
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