Il genere dei picchiaduro da sempre appartiene ad una nicchia di appassionati tutta sua, venendo spesso e volentieri rilegato nella categoria dell’hardcore gaming. E con questo non voglio dire che è poco conosciuto o ignorato, anzi. La sua bella fetta di pubblico e fan sfegatati del genere è sempre stata presente, come lo è ancora. Basterebbe guardare all’EVO, il torneo di picchiaduro più famoso dell’intero panorama videoludico. Esso, infatti, ogni anno raccoglie un sacco di spettatori che lo attendono intrepidi, pronti a nuove battaglie all’ultimo fiato.

Nonostante questo, il nocciolo sta nel fatto che al genere è sempre mancata quella marcia in più che lo facesse entrare saldamente nell’immaginario collettivo dei gamers.

Com'è anche giusto che sia, la domanda arrivati qui sorge spontanea: 'come mai?'

Ed è qui, dopo questa enciclopedica introduzione, che entro in gioco io, a tentare di dare una spiegazione. (E vorrei soffermarmi sul ”tentare”, e capiremo ben presto il perchè.)

Il complicato mondo del genere dei picchiaduro

Tanto per aprire le danze, è complicato accontentare persino tutti i fan del genere, anche i più sfegatati. I motivi sono facilmente individuabili nel fatto che dalla radice semantica di picchiaduro, ne puoi ricavare almeno altre dieci. Ed è qua che piovono i diversi “picchiaduro 2-D”, “picchiaduro 3-D”, “picchiaduro 2-D con/senza mezzelune”, “picchiaduro con meccaniche miste”. E la lista è appena iniziata, ce ne sarebbero molti altri.


Per approfondire:
Dragon Ball FighterZ
E, come se non bastasse, qualsiasi appassionato del genere vi dirà che anche per quanto riguarda le meccaniche il discorso è notoriamente vasto. Certi infatti presentano meccanismi di gameplay che richiedono settimane e almeno due calli per polpastrello per impararli e padroneggiarli, e altri che letteralmente basta la pressione ripetuta di un solo tasto. Un esempio per il primo caso è “Tekken“, uno dei titoli più conosciuti appartenenti al genere, dove la pressione di un tasto, corrisponde ad un unico attacco del personaggio. Le combo, pertanto, vanno create combinando i diversi input. Ed ecco che un altro elemento si aggiunge alla lista che ci fa capire quanto sia difficile trovare un punto di incontro tra giocatori esperti e i più principianti.

Prendiamo ad esempio un titolo con meccaniche difficili e che richiedono una certa skill. Gli esperti del settore verranno accontentati, ma sarà meno appetibile ad un pubblico meno esperto. Guardandola con l’esempio opposto, gli inesperti ne saranno felici e si avvicineranno al genere, ma allontanerai di fatto l’altra categoria, tornando punto e a capo. A dir poco paradossale, come discorso.

A questo punto sarebbe normale credere che trovare un picchiaduro che metta d’accordo ogni tipo di utenza sia infattibile. E sarebbe anche comprensibile pensarlo. Ma Arc System Works è pronta ad entrare in tackle e farci ricredere tutti con il suo ultimo titolo, Guilty Gear Strive.

Uno dei lottatori femminili di Guilty Gear Strive.

Guilty Gear Strive e il coraggioso tentativo di riconciliazione

C’è da dire che l’appena citata Ark Sistem Works non è nuova a tentativi del genere. Già in altre sue uscite come ad esempio il famoso Dragon Ball Fighterz c’è un timido tentativo di avvicinare i due tipi di utenze. Il gioco infatti presenta nello stesso gameplay meccaniche complicate, adatte agli esperti, e altre semplificate. Nello stesso scontro, di fatto, viene data la possibilità al player di eseguire le combo in due modi: input per input, rendendole più lunghe e intricate, oppure di eseguirle in modo basico, semplicemente premendo ripetutamente quadrato o triangolo.

Un modus operandi simile sembra appartenere anche alla più recente fatica della casa di produzione, Guilty Gear Strive. Il gioco, prossimo all’uscita, pare farsi fardello di essere un vero e proprio punto di incontro da cui far ripartire il genere, per farlo uscire dalla nicchia. Ciò che si è imposto il team di sviluppo è infatti un vero e proprio “ritorno alle origini”, accantonando delle certezze per abbracciarne delle altre. Se le ultime uscite di casa erano incentrate sulla spettacolarità e complessità delle combo, pare si punti a tornare da dove si era partiti, dai fondamentali del genere. Da quanto visto nella closed beta del gioco, invece, apparentemente è tornato il momento di dar maggior importanza a gestione della distanza e mosse base. Prepariamoci pertanto a rispolverare le meccaniche base di ogni gioco di combattimento, quelle fondamentali e imprescindibili.

Uno dei lottatori maschili di Guilty Gear Strive.

Questa operazione funzionerà?

Difficile a dirsi da quanto ci è stato dato a vedere. Per ora, tutto ciò su cui possiamo basarci sono una closed beta, i trailer e le parole degli sviluppatori, nulla di troppo concreto.

Dal mio canto, posso dirvi che sinceramente sono abbastanza interdetto. Due scenari ben distinti possono aspettare in un bivio la riuscita di questo coraggioso tentativo. Il primo è quello che il gioco riesca fortunatamente nel proprio intento, dandoci davvero una ripartenza per il genere, e finalmente l’attenzione che si merita. Il secondo, meno fortunato, è che il titolo tenti così tanto di accontentare tutti, che finisca per non accontentare proprio nessuno, dandoci un risultato ignavo, senza carattere.

Solo il tempo potrà darci una risposta, però. Non ci resta che attendere che il gioco approdi sugli scaffali, per metterci mano e poter dare un decreto concreto. L’uscita è fissata per l’ormai prossimo 11 giugno, per PS4, PS5 e PC.

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