Milioni di giocatori su Final Fantasy XIV rendono omaggio a Kentaro Miura.

Esistono notizie che purtroppo non vorremmo sentire. Tra queste i necrologi delle persone. Soprattutto di persone che hanno influenzato, in un modo o nell’altro la nostra vita. Ma oggi come un fulmine a ciel sereno, apprendiamo la notizia che il mangaka Kentaro Miura è morto. L’autore di Berserk e Gigantomachia è morto il 6 maggio all’età di 54 anni per un problema al cuore. Una di quelle notizie che proprio nessuno vorrebbe sentire, dato che probabilmente ci lascerà orfani delle avventure di Gatsu e compagnia. Da tutto il mondo di internet si sono elevati tributi al mangaka e una delle commemorazioni più belle è avvenuta nei server di Final Fantasy XIV.

Poche ore dopo la notizia della sua morte, i giocatori del noto MMORPG hanno voluto omaggiare il maestro cambiando la propria classe in quella del Dark Knight (ispirata a Berserk) e mettendosi in posa nella città iniziale del gioco. La coralità del gesto è dovuta anche dal fatto che i giocatori di tutti i server del gioco hanno partecipato alla veglia. Questo è stato uno dei gesti più belli e non è stato l’unico all’interno del medium.

Lo spazio sociale come entità

Che sia la morte di un personaggio famoso o del gioco stesso non fa differenza, in avvenimenti importanti i giocatori riescono ad unirsi sotto un dolore comune. Forse data anche la natura del gioco MMORPG che porta gli utenti a unirsi per un obbiettivo comune, i giocatori si uniscono per poter condividere il dolore. Altro caso famoso fu per la dipartita dell’attrice Carrie Fisher, l’interprete della principessa Leila, che venne omaggiata dai fan di Star Wars: The Old Republic.

Ciò dovrebbe far pensare a come giochi come MMORPG o con una componente sociale così preponderante siano spazi per la comunità. Salta all’occhio come questi prodotti siano più un motivo di aggregazione, che veri e propri videogiochi. Animal Crossing ne è un caso emblematico.

Uno dei personaggi di Final Fantasy XIV
Con Animal Crossing abbiamo visto come il gioco sia per lo più uno spazio sociale, dove i giocatori possono visitare le isole altrui e lasciare un messaggio nei luoghi visitati. Il più delle volte il titolo è stato usato anche per propaganda politica. Tutta questa letteratura serve a capire come in un mondo virtuale, “non vivo” ruoti ogni aspetto della vita reale. In Final Fantasy XIV abbiamo visto il requiem per Kentaro Miura. In World of Warcraft ci fu un caso di pandemia dovuta ad un bug di gioco. Animal Crossing celebra gli anniversari del mondo reale con eventi nel suo piccolo mondo.

Insomma i mondi virtuali stanno pian piano diventando mondi reali, dove l’immaginazione si fonde con la realtà. E per noi è molto più bello perché siamo le persone che saremmo voluti diventare. In game sono il “Cavaliere Nero Xarmas”, nella vita reale sono invece io.

Entità come un’ unica persona

Ma nel mondo virtuale non devo essere io, posso essere quello che voglio dimenticandomi chi sono. Una sorta di assenzio digitalizzato atto a far dimenticare il mondo reale. Ma quando il mondo reale entra in quello virtuale, iniziamo a coesistere in un’unica entità. Perché alla fine ciò che muove l’avatar è una persona che vuole far parte di una comunità. Proprio perché l’uomo è un animale sociale ed ha bisogno di socialità. E non importa se è dentro ad un server o in un pub.

Riunirci per queste manifestazioni ci fa sentire un’unica entità, dove non esiste sorta di discriminazione. Unirsi nel dolore poi è una delle cose più umane che può capitare in un mondo fatto di linee di codice e di byte. Stiamo dando un’anima ad un mondo che non la ha e cerchiamo di far diventare vivo ciò che non lo è. In effetti ricordare una persona in un mondo virtuale è la cosa più umana che possiamo fare.

E lo facciamo in uno spazio virtuale, in uno spazio che appartiene a tutti

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