Continua la campagna per la sostenibilità dell’ambiente di Niantic tramite gli eventi di Pokémon GO. Sempre in prima linea per il sociale, Niantic torna a muoversi per la sostenibilità dell’ambiente. La software house non dimentica mai cosa è più importante per un giocatore. No, non la sua console: l’aria aperta, il pianeta su cui vive. Una sfera che ha la fortuna di essere abbastanza vicina e sufficientemente lontana dal Sole per permettere la vita sulla superficie. Eppure a volte ci sfugge di mente, e non prestiamo attenzione a come la trattiamo.
Ma Niantic, appunto, non dimentica mai. La software house americana non tralascia l’annuale e importantissima campagna di sensibilizzazione ambientale, che torna in Pokémon GO con la stessa energia di sempre. Beh, forse un po’ soffocata – ma il messaggio che vuole portare parla forte e chiaro per sé.
Gli eventi di sensibilizzazione ambientale di Pokémon GO vengono proposti a ridosso della Giornata della Terra, che quest’anno cade il 22 aprile. In questo modo Niantic cerca di sensibilizzare gli utenti dei suoi giochi (oltre GO) al mondo in cui viviamo, fatto ovviamente in chiave videogioco.
Una gamification insomma, dove il gioco si pone lo scopo di accendere la riflessione.
In GO lo scopo di quest’anno sarà quello di catturare Trubbish, Grimer ed altri Pokémon che inquinano l’ambiente per pulire il pianeta Terra nella giornata che gli è dedicata. Un gesto simbolico: catturare letteralmente l’immondizia e liberare il pianeta. Ma no, non si tratta solo di Pokémon – e nemmeno solo di Ingress Prime.
Improbabile radunare grandi gruppi di persone quando è necessario limitare i raduni. Ma serve davvero riunirsi tutti, o si può fare qualcosa individualmente? Qui entra in gioco un altro messaggio, molto più implicito e diretto agli individui che ai gruppi: sei tu la differenza. Ogni cambiamento parte dal singolo, da una sola persona che decide che è ora di fare qualcosa. Pulire il quartiere? Piantare un albero? Donare a una no profit?
C’è solo l’imbarazzo della scelta. “Ma come posso fare nel pratico?“, non è una giustificazione plausibile – perché Niantic si è preoccupata anche di scrivere le opzioni. Se proprio ci tenete alle ricompense in-game potete prendere anche quelle: vi basta postare una o due foto sui social taggando NianticLabs. D’altronde non che ce ne sia bisogno, perché ciò che conta (e che dovrebbe interessare a voi prima che a una software house) è il gesto.
Ci vuole poco a mettere dei manifesti, a prendere un’immagine di stock da Big G e scrivere un bellissimo post sui social. Viene letto, like-ato, commentato e ricondiviso, con tanto di una quarantina di righe a corredo su quanto siamo incazzati che in post-pandemia le strade delle città siano tappezzate di mascherine. Indubbiamente non tutte le aziende si prendono la briga di sensibilizzare, quindi anche farlo diventa una bella iniziativa.
Come si risolve un problema se non si va mai oltre la sensibilizzazione?
Ma a che servono le parole scritte su uno schermo, se nessuno si dà da fare prima di tutto come individuo fisico? Niantic e altri come loro ci hanno messo del proprio a sensibilizzare ai problemi del pianeta Terra, infiocchettando con i Pokémon la sostenibilità dell’ambiente. Il prossimo passo però non è solo il loro (che comunque sembrano pienamente intenzionati a donare modeste somme di denaro).
Il testimone passa agli abitanti del pianeta, ai giocatori, alle persone comuni in quanto tali. La vedete quella barra di completamento sullo schermo? Con ogni probabilità nemmeno riempirla avrà salvato il pianeta. Questo però non significa che farlo sia inutile. Anzi costruisce un precedente importante, un testimone che speranzosamente altri raccoglierano (insieme a mascherine e bottiglie di birra vuote).
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