Nonostante i diversi titoli dall’indubbia qualità da lei stessa sviluppati, è chiaro che Nintendo abbia ben più che un problema per quanto riguarda il lato comunicativo e l’interazione con la sua stessa community.
Ormai i cosiddetti Cease and Desist inviati dalla grande N a chiunque tocchi le sue IP sono considerati quasi alla stregua di un qualsiasi meme, un simbolo della “tirannia” che la gigantesca azienda videoludica sembra intenzionata ad imporre a chiunque voglia usufruire dei suoi prodotti.
C’è sicuramente spazio di discussione sul fatto che queste azioni siano giustificate o meno (e in certi casi si può essere quantomeno d’accordo), ma oggi andremo a prendere in esame due eventi che di recente hanno infiammato due delle community più attive nel panorama di Nintendo Switch, ovvero le cosiddette proteste di #FreeMelee e le ripercussioni subite sia dalla community di Smash Bros. che di Splatoon.
La sospensione di “The Big House Online” come pericoloso precedente
Lo scorso 19 novembre, il torneo “The Big House Online”, che doveva ospitare competizioni sia di Smash Melee che di Ultimate, ha ricevuto da Nintendo stessa un C&D, costringendo gli organizzatori a cancellare del tutto l’evento e a spedire eventuali rimborsi ai partecipanti.
Il motivo? A quanto pare le ostilità della grande N si sono concentrate su un particolare software fanmade utilizzato di nome Slippi, un programma che, detta in parole povere, permette ai giocatori di competere online con Smash Melee, azione altrimenti impossibile nell’originale versione per Gamecube.
Se prendiamo in considerazione, quindi, il banale punto di vista legale, Nintendo sicuramente non è nel torto, anche perché un software simile può funzionare solo su pc e richiede quindi l’uso non di una copia originale di Melee, ma di una ROM.
La questione però è molto più complicata di così, e ridurla ad un semplice “Piracy bad” non le darebbe giustizia in alcun modo.
Preservare la proprietà intellettuale di un Abandonware?
Partiamo, innanzitutto, dalla motivazione più semplice per cui qualcuno dovrebbe giocare con Slippi invece che con una copia originale su Gamecube: con la pandemia di COVID-19 attualmente in corso, grossi punti di ritrovo come tornei dal vivo sono del tutto fuori discussione.
Senza quindi la possibilità di giocare normalmente online, la community di Smash Melee può sopravvivere unicamente tramite Slippi, e se in un futuro ipotetico Nintendo inviasse un C&D al creatore di questo software, porterebbe inevitabilmente alla morte dell’intero circuito competitivo.
Un altro punto molto controverso della questione è che, per dichiarazione della stessa Nintendo, tutte queste sue azioni sono state intraprese “per salvaguardare la sua proprietà intellettuale dalla pirateria“, pur non essendoci al momento alcun metodo legale per reperire il titolo (rientrando quindi a tutti gli effetti nella categoria degli Abandonware).
Se quindi non lo si pirata, l’unico modo per ottenerlo è dare soldi a privati che possiedono una copia fisica, ma comunque in quel caso Nintendo non ci guadagna sostanzialmente nulla.
E’ quindi giusto demonizzare chi fa uso di ROM e mantiene vivo gratuitamente un gioco non supportato da quasi 20 anni?
Ovviamente si potrebbe obiettare che, nel caso ci sia un’ipotetica remaster di Melee in lavorazione per Switch, questa critica in particolare potrebbe cadere molto in fretta, ma in assenza di dichiarazioni in merito rimane più che lecito farsi domande simili.
Con tutte queste informazioni a portata di mano, quindi, è già possibile inquadrare queste azioni dell’azienda nipponica più come un capriccio che come un’esigenza, motivo per cui i fan del titolo si sono particolarmente scaldati alla notizia ed hanno cominciato ad utilizzare l’hashtag #FreeMelee per esprimere il loro disappunto.
La faccenda, però, non si ferma qui, ed ecco che arriviamo al coinvolgimento della community di Splatoon nella faccenda.
#FreeSplatoon – come perdere il sostegno di un’intera community in una singola giornata
Se c’è una cosa che si è resa sin da subito evidente è che le community Nintendo restano comunque molto unite, fatto reso evidente dalla rapida diffusione delle proteste di #FreeMelee all’interno di altri circuiti competitivi, primo fra tutti quello di Splatoon 2.
Risale infatti al 24 novembre il tweet di Splatoon News, account Twitter non affiliato a Nintendo ma molto riconosciuto e utilizzato tra i fan, che annuncia il suo supporto a Slippi, affermando di esser intenzionato a donare $5 per ogni team di Splatoon che avesse partecipato all’imminente torneo NA Open con nomi a sostegno di #FreeMelee.
L’iniziativa ha avuto un’ottima adesione, con una percentuale più che rilevante di team che è riuscita a qualificarsi con nomi a sostegno di Melee o Slippi (si parla di circa il 30%, trovate tutti i team qualificati sulla pagina dedicata di BattleFy), tra i quali figurano Melee Nation e InC #FreeMelee, qualificatisi, rispettivamente, al secondo ed al settimo posto nella classifica generale.
Ecco quindi che arriviamo al 5 dicembre, data in cui, sul discord ufficiale del torneo, viene dichiarata la sospensione dello streaming delle finali “due to unexpected executional challenges”.
Non ci sono state dichiarazioni precise sul motivo della sospensione, ma visto l’enorme sostegno da parte dei team alle proteste di Smash Melee, non è difficile associare i due fatti e vedere una sorta di volontà di Nintendo di controllare quanto più possibile eventuali danni di immagine.
Di certo questo ragionamento non ha funzionato, vista la quantità di feedback negativo ricevuto sui social nelle ore seguenti e la diffusione di un secondo hashtag per protestare, ovvero #FreeSplatoon.
Al momento la grande N non ha ancora rilasciato altre dichiarazioni in merito alla sospensione degli stream, ma è evidente che con le sue azioni abbia creato una rottura profonda con le sue community competitive.
EVO 2013, MLG e il rapporto travagliato tra Nintendo e gli eSports
Nonostante gli avvenimenti di #FreeMelee segnino un primo e preoccupante precedente, non è nel modo più assoluto la prima volta che Nintendo ha dimostrato uno scetticismo ed una paura quasi morbosa nei confronti del settore degli eSports.
Emblematico è stato il caso dell’EVO 2013, dal quale l’azienda di Tokyo era interessata dapprima a rimuovere interamente il segmento dedicato a Smash, come affermato dallo stesso Co-Founder di EVO, per poi ritrattare ed esprimere solo l’interesse nel sospendere gli streaming di Smash Melee.
Anche quest’ultima opzione comunque è stata esclusa per via del backlash causato dalla community di Smash Melee, ma è sicuramente stato un primo campanello di allarme.
O ancora, il travagliato rapporto con la Major League Gaming (MLG), con cui Nintendo sembra essersi sempre approcciata, tra il 2004 e il 2014, in modo disinteressato e inspiegabilmente aggressivo.
Tra il supporto a dir poco assente e l’opposizione costante per la messa in onda dei match, non è strano che oramai dal 2014 sembra non ci sia più interesse nel dedicare un segmento dell’evento alla serie.
Senza Nintendo, il fandom va avanti
Per quanto la perdita del supporto di Nintendo possa rappresentare un problema, specialmente per quanto riguarda i tornei di Melee, i fan hanno già cominciato ad adoperarsi per sopperire alla sua mancanza e portare avanti la loro passione.
Riguardo a Splatoon 2, ad esempio, grazie alle donazioni degli utenti, EndGameTV è riuscita a raccogliere oltre $25.000 da mettere in palio per i vincitori del torneo fanmade The Squid House, una cifra senza precedenti per un qualsiasi torneo del titolo (ufficiale e non).
Questo dimostra che a tutti gli effetti il supporto di Nintendo, per quanto riguarda tornei fanmade di grandezza minore, potrebbe essere non necessario, dispiace solo che si debba arrivare a chiedere aiuto ai fan per qualcosa che normalmente le aziende videoludiche gestiscono senza alcun problema.
Ed è questo il problema che sembra avere la grande N. Le sue IP hanno un seguito e un supporto della community fuori dal comune, eppure, a causa di una comunicazione fallace ed una mentalità che sembra essere bloccata a 20 anni fa, sembra non volerne sfruttare appieno le potenzialità.
Ci sono quindi diverse domande che potrebbe cominciare a porsi, e che sarebbe bene noi tenessimo a mente in quanto consumatori e amanti del brand.
Era veramente necessario arrivare a certi estremi pur di preservare una proprietà intellettuale oramai messa nel cassetto e non riutilizzata da decenni? Non era forse meglio approfittarne e sfruttarla per far crescere ancora di più il brand? Oppure Nintendo ha deciso arbitrariamente che un titolo ben lontano dai suoi anni d’oro non meriti un secondo momento di gloria? Non possiamo saperlo.
Quel che è certo è che, in un mondo in cui esiste Super Mario 3D All Star, l’idea che Nintendo anteponga l’identità storica delle sue IP alla loro accessibilità è tutt’altro che campata per aria.
Non ci sarà da stupirsi, quindi, se le prossime generazioni considereranno le narrazioni entusiaste di uno Smash Melee genericocome meri sproloqui di boomer nostalgici, bloccati nel passato e senza occhi verso il presente.
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