La7 prende videogiochi per lanterne. AC-130 Gunship Simulator scambiato per l’attacco drone a Soleimani.

Come si affiancano un programma come Atlantide in onda su La7 con i videogiochi? Per una curiosa quanto allarmante vicenda. Purgatori, conduttore del programma, decide di mostrare al pubblico in sala e a casa delle immagini shockanti: l’assassinio del generale iraniano Soleimani tramite un drone USA. Se le immagini fossero vere, sarebbe eccome uno scoop, decisamente. La situazione internazionale è molto complessa, e i rapporti tra i due stati vivono un momento decisamente critico. Purgatori (nomen omen?) decide quindi di pronunciare la frase fatale: “Una cosa che somiglia molto ad un videogioco ma non è un videogioco.”

KO? Ovviamente si è scavato la fossa da solo, perché ciò che, con tanta enfasi, è apparso sugli schermi era effettivamente un filmato tratto da un videogioco, per giunta in fase di sviluppo: AC-130 Gunship Simulator. Prima di andare avanti vi lascio assaporare il video. È necessario che cogliate la duplice faccia comica e preoccupante che traspare da questi fotogrammi.

Ma è solo di La7 il problema?
No, ovviamente no. Primo perché il videogioco ha già affrontato situazioni simili in passato. Addirittura nel 2017 fu pubblicato sulla pagina Facebook del Ministero Russo della Difesa. In secondo luogo perché sarebbe un attacco mediatico nei confronti di un programma che ha fatto sì un errore, ma che comunque è gestito da esseri umani, e gli umani sbagliano. Certo, dovevano verificare le fonti, è il loro mestiere, ma non conosciamo abbastanza bene i dettagli per condannare e mettere alla gogna. Possiamo partire da questo fatto, però, per porci delle domande.

Ok, La7 non comprende i videogiochi, ma la stampa generalista normalmente sì? Purtroppo la risposta è no, e lo sappiamo bene. Da Mentana che paragona la strage di Halle ad un videogioco, agli attacchi mediatici e derisori nei confronti di Youtuber/Gamer in TV, i videogiochi in Italia sono bistrattati e difficilmente accettati.

E quindi, se ci fosse una cultura del videogioco più diffusa, si eviterebbero queste gaffe? La risposta è dipende. Dipende da tantissimi fattori. In primo luogo da chi poi fa il servizio: se è una persona che ha solo sentito nominare il mondo videoludico senza approfondire, finirebbe quasi sicuramente per ripetere questi stessi errori. In secondo luogo lo spettatore: se colui che guarda il programma ha dei pregiudizi nei confronti di un mondo di cui non fa parte, finirebbe per mal interpretare anche un servizio ben fatto e strutturato. Terzo fattore la comunicazione social: tramite questi strumenti è possibile comunicare la propria idea dovunque e con chiunque, dando voce anche agli stolti come diceva il buon Umberto Eco. Quindi, non è proprio così semplice e immediato.

Prima di usare il termine videogiochi servirebbe studiare. Giusto un pochino.

Basta un po’ di cultura?
È quindi assurdo un mondo in cui i videogiochi vengano compresi e utilizzati nel giusto contesto anche dalla stampa generalista italiana? No, basta avere un po’ di cultura. Non serve per forza essere videogiocatori, sarebbe follia, ognuno ha i suoi interessi, ma i videogiochi sono ormai parte integrante delle nostre vite e quindi rientrano nella categoria “cultura generale” di Trivial Pursuit. È un qualcosa che tutti dovrebbero, anche se in minima parte, conoscere, spettatori e giornalisti che siano.

Anzi, è fondamentale che gli spettatori di questi programmi capiscano e conoscano! Perché sono la loro linfa vitale: se loro si acculturano, la stampa deve per forza di cose acculturarsi a sua volta. Anche perché chi ascolta i gamer? Nessuno no? portiamo solo acqua al nostro mulino. Comodo. Ma la percezione sarebbe diversa se fossero persone non avvezze a lamentarsi. Magari avremmo anche servizi fighissimi che non avremmo mai potuto immaginare. Età diverse + idee diverse = programmi diversi. Non è eccitante? Per questo sono più che mai fondamentali iniziative come quelle di Edugamers e Digitabilis: persone che si impegnano nella diffusione e comprensione di questo medium nuovo e per molti misterioso. Come loro anche noi dobbiamo rimboccarci le maniche e far sentire la nostra voce, affinché arrivi sia agli spettatori sia alla stampa. È un nostro diritto avere servizi di qualità, e un loro dovere fornirceli. Non dimenticatelo.

E così magari un giorno La7 parlerà di videogiochi senza troppe gaffe.

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