La Germania ha stanziato 50 milioni di euro di finanziamenti pubblici per supportare gli sviluppatori di videogiochi locali. Mentre in Italia le case di produzione indie fanno fatica a crescere. E la Germania non è di certo l’esempio da cui prendere spunto, dato che pure lì il governo si è mosso molto in ritardo rispetto alle altre nazioni europee. Francia e Gran Bretagna insegnano, i tedeschi imparano, e come al solito l’Italia resta a guardare. Che la Germania e i videogiochi stessero iniziando ad andare d’accordo ce n’eravamo già accorti un anno fa, quando cadde la censura sui simboli nazisti.
Niente più Hitler senza baffi in Wolfstein, ma soprattutto l’equiparazione dei videogames al cinema e ad altre forme d’espressione artistica e divulgativa, per un medium spesso trattato come mero divertimento. E adesso l’aiuto del governo a un settore del mercato in grande espansione. I produttori di videogiochi tedeschi non avranno ancora lo status di quelli musicali, leader nell’elettronica da discoteca, ma la direzione intrapresa è quella giusta.Se vado in banca a chiedere un prestito dicendo che facciamo videogiochi mi ridono in faccia, se gli dico che sto aprendo un bar invece va tutto bene. Ad una certa quando ti arriva un’offerta dall’estero e ti chiedono “perché rimani in Italia a fare videogiochi pagato quanto un operaio?” è logico che fai le tue valutazioni Matteo, game designer di RuneHeadsIl settore dei videogiochi in Italia non viene valorizzato come dovrebbe, eppure potrebbe diventare una fetta importante del mercato. Gli esempi ci sono: Mario+Rabbids è italiano, Hellblade è un indie tripla A, la Germania finanzia gli sviluppatori, gli indie su Switch vanno forte…
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