Anche se può sembrare una domanda folle a margine di una sessione alcolica intensa, capire realmente se i videogiochi inquinano non è così facile. Le major di produzione di videogiochi si stanno muovendo verso una soluzione ecosostenibile già da diverso tempo. Activision Blizzard utilizza già dal 2010 le confezioni Amaray’s EcoLite DVD completamente riciclabili e più leggere del 20%. Electronic Arts invece utilizza già dal 2008 le Biobox, composte da plastica riciclata per il 50% con all’interno un additivo che ne favorisce lo smaltimento.
Ubisoft fu la prima a dematerializzare i libretti di istruzione optando per una versione digitale direttamente scaricabile dal sito web ufficiale del gioco.
L’ultimo virtuosismo in materia di ecologia è stato realizzato da Sports Interactive e Sega con il packaging di Football Manager 2020, che ha visto sostituire la custodia in plastica vecchio stile con un nuovo supporto in cartone riciclato al 100%, stampato con inchiostro vegetale e sigillato in un cellophane 100% riciclabile.
E se vi dicessi che le console di gioco consumano, in genere, circa 16 miliardi di kilowattora di energia all’anno, abbastanza per alimentare una città come San Diego? E se vi dicessi che la produzione di oltre 100 milioni di console all’anno equivale alle emissioni di gas serra di oltre 9000 automobili? Non stiamo dando i numeri ma è quanto emerso da uno studio americano condotto nel 2010 sul consumo energetico del mondo del gaming.
Il nostro divertimento ha un costo che non equivale solo all’acquisto di un videogioco o al rinnovo di un pass/abbonamento. Non ci vuole molto, se ci pensate, basta solo volerlo. Solo il fatto di acquistare solo copie digitali invece delle edizioni fisiche contribuisce tantissimo alla causa ecologista. Di sicuro non siamo disposti a ridurre le nostre ore davanti alla console, ma non ci costa nulla avere un disco in meno.
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