Il viaggio, la religione e il sacrificio, sono solo 3 dei temi presenti all’interno di Final Fantasy X e, in questo articolo, li ripercorreremo insieme per ricordarci che i videogiochi possono diventare potenti strumenti educativi in grado di trasmettere dei valori a chi gioca.
Era il giorno della mia cresima, mio cugino, che avevo scelto come padrino per l’occasione, mi consegna il suo regalo. Mentre lo apro ricordo ancora mi disse “Non ho trovato il 9 quindi ti ho preso il 10”. Fu la prima volta che mi trovai di fronte al decimo capitolo della fantasia finale, ma non fu l’ultima.
Per mesi non giocai ad altro: dopo l’ottavo capitolo, Final Fantasy X è sicuramente quello che ho giocato maggiormente. Quel mondo incredibile da esplorare, che ormai era diventato la mia casa, quei personaggi incredibili che sentivo ormai come parte di me e tutti quei segreti da scoprire, che tuttora conosco a memoria. Insomma, uno di quei giochi che ti segnano non solo come videogiocatore ma anche come persona.
Questa è la mia storia
Dopo l’articolo su Ni No Kuni (che trovate subito dopo questo paragrafo), volevo trovare un altro gioco di cui parlare e che mi avesse segnato nel profondo: subito l’immagine di Tidus e Yuna è apparsa nella mia testa. Ecco che allora oggi vi parlo di questa storia che tanto mi aveva affascinato, per cui avevo riso ma anche sofferto, e che oggi cerco di analizzare da un punto di vista più educativo, per ricordare una volta ancora che i videogiochi non sono fini a se stessi ma che possono essere un potente strumento per trasmettere un messaggio e far crescere chi ci gioca.
Final Fantasy X nasconde diverse tematiche e potremmo stare qua a parlarne per giorni, quindi ne ho scelte 3, il viaggio, la religione e il sacrificio. Questi temi sono per me i più significativi, perché li sento più vicini e perché hanno influito maggiormente sulla persona che sono oggi.
Neanche ve lo dico che questo articolo contiene SPOILER, quindi proseguiamo.
“Praise Be to Yevon”
Il viaggio della vita
Ecco, partirei proprio da questo, il viaggio, tema centrale di tutto il gioco.
Final Fantasy X racconta la storia di Tidus, As degli Zanarkand Abes, leggendaria squadra di blitzball dell’ancor più leggendaria città Zanarkand, scomparsa 1000 anni fa. Durante una partita la città viene attaccata da un gigantesco essere, che scopriremo essere Sin, venuto per punire l’umanità che continuava a creare guerre e ad utilizzare le macchine per uccidere. Il mostro risucchia Tidus nella Spira di 1000 anni dopo dove fa la conoscenza di Yuna, giovane invocatrice che sta per iniziare il suo pellegrinaggio verso l’antica città di Zanarkand con lo scopo di trovare l’eone supremo e sconfiggere Sin.
Il 90% del gioco gira attorno al pellegrinaggio di Yuna e dei suoi guardiani (tra cui il protagonista Tidus) sul continente di Spira e tutto gira attorno a questo. Ogni dialogo, ogni situazione che si crea e anche il carattere stesso dei personaggi e il mondo in cui esso cambia, tutto viene condizionato dalle dinamiche del viaggio.
Voglio un viaggio pieno di risate
Un viaggio che noi viviamo raccontato da Tidus e attraverso i suoi occhi e che, esattamente come noi, non sapeva cos’avrebbe trovato durante il suo cammino. La scoperta, lo stupore e anche in parte la paura dell’ignoto insieme alla curiosità nel sapere se la Zanarkand di cui parlano è veramente quella da cui proviene anche Tidus, ci permette di metterci in viaggio con i protagonisti e vivere l’avventura, non come spettatore esterno, ma fianco a fianco a loro.
Ed ecco che allora quando uno di loro ride, anche noi ridiamo e quando uno piange, anche sul nostro volto scende una lacrima, come se fosse una persona a noi cara che soffre o gioisce.
Esattamente come nella vita reale, la prima volta che incontriamo una persona la “etichettiamo”, quasi fosse uno stereotipo, ma poi piano piano, insieme a Tidus, iniziamo a conoscere i nostri compagni di viaggio:
Wakka con la sua voglia di vivere e le sue buffonate e la grande cultura di Lulu, sempre pronta a rimetterci in riga, nascondono in realtà la perdita di una persona cara.
Il silenzio di Kimahri, orgoglioso guerriero della tribù Ronso, che si dimostra però un buon osservatore in grado di comprendere chi gli sta accanto.
La fortezza e la sicurezza di Auron, leggendario guardiano sempre pronto ad ogni situazione ma che in realtà vuole solo redimersi e portare avanti la volontà dei compagni caduti, rimediando agli errori della sua gioventù.
La stravaganza di Rikku che sa sempre trovare il bello nelle cose ma che ha vissuto una vita di persecuzione e odio da parte di persone che la vedevano come un’eretica, perché diversa da loro.
Yuna, fragile e gentile all’apparenza, si rivelerà essere lo spirito più forte del gruppo, con una scelta di vita fatta di sacrifici per il bene degli altri.
E infine abbiamo Tidus, un Tidus che viaggia per tornare a casa, per proteggere i suoi compagni, Yuna in primis, un Tidus che a volte sembra non capire cosa sta succedendo attorno a sé, ma che alla fine sarà pronto a sacrificarsi perché le persone a cui vuole bene possano vivere in pace.
Il pellegrinaggio verso Zanarkand, è un po’ come quello che viviamo tutti i giorni. A volte sappiamo dove vogliamo andare, ma spesso le strade cambiano e, anche le destinazioni che ci siamo prefissati, potrebbero deluderci o portarci a qualcosa di diverso. Ma sono gli amici, i compagni che cammino fiano a fianco con noi, che ci fanno crescere e che ci fanno vivere un’esperienza straordinaria.
Final Fantasy X ti insegna che la vita è un viaggio dove la meta non è importante, ma lo sono la strada che percorri e le persone che viaggiano con te.
La Religione
Uno dei temi più interessanti di questo gioco, e forse anche uno dei motivi per cui mi ha sempre attirato così tanto, è la religione.
Nel mondo di Spira, esiste una religione che segue gli insegnamenti di Yevon. Questa religione ha radici in tutto il continente e, pur non gestendo direttamente le leggi dei vari luoghi, influisce sull’organizzazione politica del paese.
Sono gli intercessori a dare il potere agli invocatori, non i templi o il credo
Yevon insegna che solo quando l’umanità avrà espiato i propri peccati Sin sparirà, ma nel corso del gioco comprenderemo sempre di più come l’organizzazione religiosa che si cela dietro agli insegnamenti di Yevon è corrotta e ubriaca di potere.
Fa utilizzo delle macchine, considerate eretiche e motivo della persecuzione mossa contro il popolo Albhed (di cui sia Rikku, che la defunta madre di Yuna fanno parte).
Se il clero ci ostacolerà… lotteremo contro Yevon!
Due, dei quattro grandi maestri, sono dei non trapassati, deceduti ma rifiutatisi di andarsene attraverso il rito del trapasso, considerato obbligatorio per tutti i defunti e facente parte dei compiti di un invocatore.
Insomma, una chiesa che manipola i propri fedeli, mente, inganna e si aggrappa a dottrine e precetti vecchi e decadenti che oramai hanno perso di significato.
All’interno del gioco troviamo diversi esempi di come una persona può vivere la fede, e alcuni di essi mostrano anche un’immagine più sana di religione:
Wakka per esempio, così rigido nel seguire le leggi di Yevon, quando si trova di fronte al male che si annida all’interno della gerarchia clericale, anche se con fatica, combatte per quello in cui crede.
Lulu, che conosce molto bene gli insegnamenti di Yevon, raramente si espone nel dire cosa sia giusto e cosa sbagliato, anzi a volte alle domande di Tidus risponde in maniera vaga, lasciando a lui il compito di cercare la risposta.
Tidus, che nella sua vita non ha mai creduto in niente, o meglio, che non si è mai preoccupato di dover credere in qualcosa (un agnostico più che un ateo) si ritrova spesso a dover fare i conti con Yevon e, anche se non sempre comprende i suoi insegnamenti, rispetta le scelte dei suoi compagni cercando anche di capirne il significato.
Yuna, una vita dedicata al prossimo, diventa invocatrice seguendo le leggi di Yevon, non solo per seguire la sua fede, ma soprattutto per portare un po` di pace in quelle terre, non ci pensa due volte ad andare contro la chiesa pur di proseguire il suo pellegrinaggio diventando un’eretica.
Auron, una volta come Wakka, rigido e forse anche bigotto nel suo credo, oramai non ha più fiducia in Yevon ma, pur di portare avanti il volere dei suoi vecchi amici, accompagna Yuna attraverso la sua storia facendole percorrere la strada da lei scelta.
Rikku perseguitata fin da piccola dai seguaci di Yevon, non sopporta i membri della sua istituzione e non perde l’occasione per far sentire la sua voce. È contraria alla scelta di vita di Yuna, ma nonostante tutto la segue, perché le vuole bene e, anche se non condivide le sue idee, vuole aiutarla fino in fondo.
In sostanza,
il gioco muove una critica non contro le religioni come fede del singolo, ma verso le loro istituzioni che spesso, accecate dal loro potere, perdono di vista l’obiettivo degli insegnamenti che tanto predicano e agiscono alimentando il proprio egoismo e la propria ingordigia e facendo più danni che altro.
Il Sacrificio
C’è un altro tema ricorrente e molto profondo presente nella trama di Final Fantasy X. Fin dai nostri primi passi nella città di Besaid, veniamo a conoscenza dell’esistenza degli invocatori, persone devote a Yevon che hanno ottenuto il favore degli intercessori pregando nei templi.
La vita degli invocatori è devota al sacrificio, il loro compito è quello di intraprendere un pellegrinaggio che li porterà ad ottenere l’Eone Supremo e a sconfiggere Sin. Chi sceglie di percorrere questa strada non potrà mai vivere una vita normale.
Braska credeva in Yevon e morì per questo! Jecht credeva in Braska e morì per lui!
A fianco degli invocatori ci sono i guardiani, amici e compagni che li seguono nel pellegrinaggio e li proteggono dai pericoli, pronti a sacrificare la propria vita per salvare quella dell’invocatore.
La storia, gira proprio attorno all’invocatrice Yuna e ai suoi guardiani, in pellegrinaggio verso la meta ultima, Zanarkand. Tidus, che poco sa della Spira in cui si trova, passa larga parte del viaggio a chiedersi perché i suoi compagni sono così seri, a tratti quasi tristi per il compito che gli attende.
Solo quando “naufragarono” nell’isola di Bikanel dove gli Albhed nascondevano alcuni invocatori rapiti, Tidus viene a scoprire la verità tramite Rikku. La ragazza infatti spiega come l’evocazione suprema permette sì di sconfiggere temporaneamente Sin, ma richiede in cambio la vita dell’invocatore.
Da questo momento Tidus farà di tutto per trovare un modo per salvare Yuna, la quale non sembra avere intenzione di tornare sui suoi passi.
Ma non è ancora tutto, arrivati a Zanarkand, incontrano Yunalesca, la prima invocatrice ad aver completato l’invocazione suprema, la quale spiega che per eseguirla, uno dei guardiani dovrà sacrificare la propria vita, diventando lui stesso l’Eone Supremo.
Il gruppo si opporrà a questo modus operandi ed eliminerà Yunalesca e l’eone supremo con lei. Senza più nessuna possibilità devono trovare un nuovo modo per sconfiggere Sin. Lo trovano, ma purtroppo ci sarà un altro prezzo da pagare…
Prima di capire cosa decidono di fare, facciamo un passo indietro.
La comparsa di Sin risale a 1000 anni prima degli eventi narrati dal gioco (il periodo da cui proviene Tidus). La Grande Guerra delle Macchine era in corso e un invocatore, chiamato Yu Yevon, prese con se molti altri invocatori e fece due cose:
Trasformò gli altri invocatori in intercessori, così che potessero “sognare” una nuova Zanarkand
Sacrificò il proprio corpo per creare Sin, che avrebbe dovuto proteggere la nuova Zanarkand.
Il suo piano fallì, non riuscì a mantenere il controllo del mostro, il quale distrusse Zanarkand. La figlia di Yu Yevon, Yunalesca, sacrificò il marito Zaon, creando l’eone supremo e distruggendo Sin.
Ora, lo spirito (il luniolo) di Yu Yevon si trova ancora all’interno di Sin, e per questo il gruppo decide di entrare nel mostro e uccidere l’antico invocatore.
MA… La sua sconfitta, permetterà a quegli intercessori che stanno “sognando” Zanarkand, di andarsene in pace interrompendo il loro lungo sonno… il problema? Tidus proviene da quellla Zanarkand e ciò fa di lui un sogno, un sogno che sparirà insieme a Sin e agli altri intercessori.
Ascoltate la mia storia. Forse questa è l’ultima occasione.
Tidus, che per tutto il viaggio promette a Yuna un futuro felice insieme, alla fine, decide di sacrificarsi per portare la pace in un mondo di cui in realtà non faceva parte, ma che poteva chiamare casa, non potendo mantenere la sua promessa.
Il finale del gioco, con Yuna che dice “Grazie” (diventato “I Love You”, “Ti amo” nella versione occidentale) e Tidus che si ricongiunge all’amato/odiato padre è una chiusura perfetta della storia del sacrificio di molti, per il bene di tutti che ci ricorda come
una singola vita può fare tanto perché, sì questa è la mia storia, ma è anche quella di molti altri e non posso ignorarli.
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