Il Mondo di Gioco: tra Cosmologia, Storia e Mitologia
Hellblade prende ispirazione a piene mani dalla cultura norrena e germanica, e forse anche dalla storia
Siamo giunti quasi alla fine del nostro viaggio nel mondo di Hellblade: dopo aver scalfito la superficie e aver scoperto cosa sta dietro le Rune, è finalmente giunto il momento di avvicinarci al nucleo del lavoro di Ninja Theory, scoprendo tutti gli elementi che stanno alle fondamenta del viaggio di Senua. Ma al nucleo arriveremo solo in chiusura; per ora, concentriamoci su un altro passaggio fondamentale per comprendere il tutto: la cultura norrena.
Per dovere di cronaca, va fatta una rapida specificazione: i popoli della scandinavia centro-meridionale (di cui facevano parte, ma non in toto, i Vichinghi) vengono anche chiamati “norreni” dagli storici e dagli studiosi, proprio perché appartenenti a una cultura tipicamente nord-europea. Abbiamo già visto in altri casi come la cultura scandinava abbia influenzato i lavori di Tolkien e alcuni elementi alla base di FinalFantasy, e i più attenti avranno sicuramente notato diversi riferimenti a tale cultura anche nella trilogia di The Witcher. È chiaro, dunque, che la cultura scandinava è alla base del Fantasy più classico: orchi, giganti e altri mostri di ogni sorta sono in larga parte una fetta consistente della mitologia norrena, e hanno ispirato un gran numero di opere artistiche di ogni tipo. Hellblade non è differente; ma Hellblade fa un passo in più.
Di tanto in tanto, nel corso di una delle sue tante storie, si sente Druth parlare dei “Norsemen”, uomini terribilmente feroci che hanno iniziato a conquistare i territori dove lui e Senua vivevano, razziando villaggi e distruggendo civiltà. Anche senza sapere la reale provenienza di Senua (fingiamo, per il momento, che non ci venga mai rivelata), possiamo già fare un paio di ipotesi storiche: dal momento che tutti i doppiatori parlano un Inglese con accento fortemente britannico, e considerato che i Ninja Theory sono un team inglese (e, dunque, presumibilmente molto legato alla cultura del territorio), possiamo facilmente ipotizzare che Senua fosse una giovane guerriera nativa delle isole britanniche, e che il suo villaggio si trovasse da qualche parte sulle coste orientali della Britannia. L’abbigliamento e l’acconciatura di Senua fanno pensare facilmente, per esempio, alla cultura celtica, ma non è di certo l’unico elemento da considerare.
Mappa dell’Europa Settentrionale
È però facile intuire perché proprio le coste orientali: i Vichinghi (questa volta sì) partirono per nave dai fiordi della Norvegia e dalla Danimarca alla ricerca di nuovi territori, e intorno al IX secolo approdarono proprio sulle coste orientali della Britannia. Tuttavia, ci viene poi svelato che il villaggio di Senua si trovava sulle Isole Orcadi, vicine al “corno” settentrionale-orientale dell’attuale Regno Unito. A questo punto, le carte in tavola si spostano un po’ più a Nord, in un territorio che, per buona parte dell’Alto Medioevo, è stato abitato dalla confederazione di tribù dei Pitti, stanziatisi in tutta la Scozia settentrionale e nelle isole limitrofe. E c’è un’ulteriore verità storica da considerare: le incursioni dei vichinghi norvegesi portarono il Re Araldo Bellachioma proprio nelle Isole Orcadi alla fine dell’VIII secolo, dando il via a una dominazione che potrebbe essere stata molto cruenta e sanguinosa, e che avrebbe lentamente sterminato il popolo dei Pitti.
È dunque plausibile, a questo punto, dare per assodata una teoria: Senua faceva parte di un villaggio pitto nelle Orcadi, spazzato via dalle invasioni dei Vichinghi. Questo dà un contesto storico ben preciso alle terribili esperienze vissute da Senua, e giustifica anche l’incredibile altezza dei suoi nemici: gli Scandinavi, infatti, erano generalmente molto più alti dei nativi Bretoni.
Senua faceva probabilmente parte di un villaggio pitto nelle Isole Orcadi, spazzato via dalle invasioni vichinghe
La cultura mitica e religiosa dei Pitti era molto simile al politeismo celtico. Ma Senua ha passato buona parte degli ultimi anni ad ascoltare le storie di Druth sulla cultura norrena, e in fondo Dillion, il suo amante, è stato sacrificato agli dei vichinghi; Senua, dunque, si ritrova costretta a scendere fino a Hel, l’inferno norreno, affrontando un mondo ricco di riferimenti alla cultura germanica per avere una chance di riportare in vita il suo amato e sconfiggere l’oscurità. Come ci verrà narrato da Druth, Hel fa parte dei nove regni della cosmologia norrena, insieme a Muspellsheim (Terra dei Giganti del Fuoco, di cui fa parte il Gigante Surtr), e a Midgardr, il “Giardino degli Uomini” dove vivono gli esseri umani. Tutti i nove mondi sono sorretti da Yggdrasill, l’albero del mondo cui si fa riferimento almeno un paio di volte nelle varie Lorestone. Molti di questi mondi, tuttavia, non sono presenti in Hellblade, e anzi si può dire che, a parte Hel, non siano presenti affatto: Senua compie il suo viaggio esclusivamente dentro l’Inferno, senza mai spostarsi negli altri nonostante la presenza di Surtr.
Ma la cosmologia non è che una minima parte di tutti i riferimenti al mondo norreno presenti in Hellblade: traendo ispirazione da una cultura sconfinata, stupenda e affascinante di un popolo fondamentalmente guerriero, la splendida opera di Ninja Theory non disdegna riferimenti ai miti più famosi, e Druth si ritroverà a narrare grandi “classici” come quello della morte di Baldr (figlio di Odino), il Ragnarøk (profetizzandone anche l’arrivo imminente), il mito di Sigurdr (Sigfrido nella cultura tedesca) e molti altri. Quest’ultimo, in particolare, è utile agli sviluppatori per dare un contesto a Gramr, la leggendaria spada con cui Sigurdr uccise il drago Fafnir per rubarne l’oro, e che finirà direttamente nelle mani di Senua nel corso del suo viaggio.
Il Sacrificio di Senua: Viaggio e Psicosi
Di tutti questi miti, uno in particolare assume un’importanza fondamentale: il mito dell’Havamal, che narra del sacrificio di Odino. Si narra che Odino rimase “appeso” all’Yggdrasill per nove giorni e nove notti, con una lancia conficcata nel costato (e vai di riferimenti poi adottati dalla cultura cristiana); al termine di quel sacrificio, Odino ricevette “le Rune”, o, meglio, “il potere magico della conoscenza” nascosto nelle Rune stesse. Sacrificando il suo occhio a Mímir, suo affezionato corvo “da compagnia”, Odino ottenne inoltre l’onniscienza, cioè la capacità di vedere ovunque e di conoscere qualunque cosa tramite il suo “occhio interno“. Il parallelismo tra occhi, vista e conoscenza è evidente; e Senua stessa utilizzerà questo “occhio interno” nel corso del gioco, tramite la meccanica chiamata “Concentrazione“, per scoprire le Rune in giro per i livelli. Nulla, in Hellblade, è affidato al caso.
Ma Hellblade porta in sé un importante sottotitolo: Senua’s Sacrifice, “Il Sacrificio di Senua”. Ed ecco che, finalmente, ci avviciniamo al nucleo dell’opera di Ninja Theory; ma, purtroppo, per sviscerarlo davvero, sarà necessario rivelare completamente il finale. Correte al paragrafo conclusivo se non avete ancora terminato il gioco, o se pensate di giocarlo a breve.
Il viaggio di Senua in Hel sembra essere una manifestazione reale e psicologica delle sue più profonde paure
Senua è una donna tormentata da psicosi, come sua madre prima di lei. Le voci che sente di continuo sono proiezioni delle sue paure, e le allucinazioni che vive (come, ad esempio, nel livello di Surtr) sono esperienze passate che ha vissuto con profondo dolore sulla propria pelle. Le storie di Druth, raccontate con un clima totalmente amichevole in passato, sono entrate nella sua testa e si sono radicate così a fondo da essere in grado di scalfire la sua psiche e di produrre ulteriori paure, spinte e suggestionate dai terribili racconti su Hel. Quando Dillion viene ucciso dai Norsemen, in Senua scatta qualcosa; e la giovane ragazza si ritrova da sola a combattere i suoi demoni.
Seguirà un viaggio in Hel che sembra essere reale, ma soltanto nel livello più profondo della psiche di Senua. Il tempo passato con il suo adorato Dillion le ha insegnato che è possibile combattere i propri demoni e convivere con le proprie paure, a patto di volerle affrontare; e, per questo motivo, Senua decide di affrontare Hel, una manifestazione reale e, al tempo stesso, psicologica delle sue inquietudini più profonde. Il viaggio di Senua è un sacrificio, terribilmente doloroso ma necessario per raggiungere “la conoscenza” e la “consapevolezza di sé”, analogamente a quanto è successo a Odino: infliggendosi del dolore indirettamente ed esplorando la sua psiche sempre più in profondità, Senua esorcizza le sue paure fino ad affrontare la peggiore di tutte: sé stessa, sotto forma di Hela. La dea dell’Inferno altro non è che la sua stessa psiche, la manifestazione suprema di tutto ciò che Senua teme e di tutto ciò di cui ha paura, a partire dal padre e dalle sue menzogne.
Ma, spesso, combattere non è la soluzione migliore: a volte è necessario abbracciare i propri timori, comprenderli ed esorcizzarli tramite una maggiore consapevolezza. Senua, alla fine, cede all’assalto dei Norsemen e sacrifica se stessa, arrendendosi definitivamente. Così facendo, la giovane raggiunge una maggiore coscienza di sé e di quello che è; ed è solo in quel modo che riuscirà a lasciar andare “il passato”, la Senua “che era”, per ricominciare da capo con una nuova storia. A noi il compito di accompagnarla, ora che siamo stati testimoni del suo passato e delle dimensioni più intime della sua psiche.
Senua lascia andare Dillion dalla cima di un baratro, abbandonandone il teschio al vuoto. E, con esso, lascia andare anche la parte peggiore e più spaventosa di se stessa. Un sacrificio, effettuato minuto dopo minuto tramite un viaggio per la conoscenza; proprio come Odino, il dio viandante che perse un occhio per vedere meglio. Perché, a volte, per guadagnare qualcosa è necessario perdere una parte di sé che non si può più accogliere nella propria vita.
Hellblade e le esperienze estetiche
Se siete arrivati fin qui, vi sarà ormai apparso chiaro che il lavoro dietro Hellblade: Senua’s Sacrifice è tanto e assolutamente incredibile. I ragazzi di Ninja Theory hanno confezionato un’opera con un background culturale solido e ragionato, affidandosi possibilmente anche a esperti di storia e cultura germanica per ricostruire fedelmente un mondo di gioco coerente e affascinante. Il dialogo tra le tecniche narrative utilizzate e il background culturale è tremendamente organico e splendido nella sua coerenza interna; il comparto artistico lascia a bocca aperta senza problemi, ma basta un minimo approfondimento dei temi e delle storie narrate per rendersi conto che i riferimenti culturali sono tanti, e la bellezza di Hellblade si aggira ben oltre che sulla pura superficie.
Una “Nave di Pietra”, tipico tumulo funerario di origine germanica
Il viaggio di Senua è probabilmente una metafora, forse un’allegoria di un viaggio introspettivo e psicologico, che ricorda tanto la Divina Commedia in una forma mediatica contemporanea. Un viaggio sacrificale alla ricerca di una maggiore comprensione e consapevolezza di sé, con un chiaro messaggio in chiusura: a volte, lasciarsi andare è più importante che mantenere la presa su qualcosa che non ci appartiene più.
Di fronte a tanta bellezza, è impossibile rimanere di ghiaccio. Hellblade è un’esperienza estetica fatta e finita, con infiniti livelli di sottotesto da scoprire e su cui speculare. Un’esperienza di cui un giocatore e un appassionato possono solo gioire; ma che avrebbe tanto, tantissimo da insegnare a un qualunque essere umano. A patto che possieda gli occhi giusti per ammirare, e la volontà di sacrificare anche se stesso, in uno splendido viaggio insieme a Senua.
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