L’8 Dicembre è ormai un istituito giorno di festa, universalmente riconosciuto – nelle culture Cristiane – come il giorno del
concepimento di Gesù Cristo in grembo alla Madonna per antonomasia, Maria. Nella vita di tutti i giorni e nella cultura pagana, tutto ciò si traduce in un’aria natalizia che inizia a volteggiare per le strade della città a partire proprio dal giorno dell’
Immacolata Concezione: tutti fanno il proprio albero, i bambini si preparano alle vacanze e a ricevere regali, e gli adulti si preparano a imbottirsi di cibo per lamentarsi della cosa subito dopo le feste. E i videogiocatori?
I videogiocatori sono quello strambo fenomeno che a tutte le età non riesce a fare a meno di desiderare una sola cosa, per Natale: una batteria di giochi, o una nuova console per cui comprare una batteria di giochi l’anno successivo. Tra le tante “categorie” di videogiocatori, però, figurano anche i “masochisti”: quelli alla costante ricerca di una sfida, quelli che amano essere messi continuamente alla prova, fallire e ritentare finché non raggiungono il risultato che sperano. Non senza qualche insulto a questa o a quella divinità di turno. Ecco perché noi di
I Love Videogames abbiamo deciso di diventare ignoranti per un giorno.
Per stilare una lista degli
8 Giochi che fanno scendere le Madonne, quest’oggi, abbiamo deciso di chiedere aiuto al mondo dell’Arte, che ci ha fornito decine di figure di riferimento nel corso di questi secoli. Occorre una precisazione, però: che in nessun modo il nostro lavoro, per quanto dissacrante, voglia essere un insulto alla sacralità dell’Arte. In fondo, di fronte alla bellezza di un complesso scultoreo come la
Pietà del
Buonarroti, un’anima in contemplazione non può che impallidire.
FromSoftware – Dark Souls II (Pietà Vaticana)
Il calore della Prima Fiamma si spande per tutto il corpo del Pellegrino Non-Morto, destinato a succedere al Re Vendrick nel dominio di Drangleic con la sempiterna guida del Fuoco.
Dark Souls II, sviluppato da
FromSoftware e noto per essere (generalmente) il meno apprezzato tra i tre capitoli della serie principale, è il secondo episodio di una saga epica che è stata eretta a capostipite delle imprecazioni e delle bestemmie da un gran numero di giocatori – sebbene, come vedremo, altri titoli siano ben più meritevoli di tale onore.
Dark Souls II, tuttavia, invita a chiamare a sé tutti i Santi del Cielo per i motivi sbagliati: colpevole una discutibile realizzazione tecnica che nulla ha a che vedere con gli altri titoli della software house, il secondo capitolo della serie spinge il giocatore ad affrontare
hitbox imprecise, orde di mob aggressivi e mal disposti sulla mappa e ambientazioni spesso studiate per essere – letteralmente – infami nel loro concept. A nulla varrà la bravura del giocatore: quando il gioco decide di portarlo alla morte, il gioco lo porterà alla morte in qualunque modo possibile. Anche facendogli mancare un bersaglio col fendente verticale di uno spadone, solo per renderlo vulnerabile alla controffensiva avversaria.
Occorrono quindi una calma contemplazione e meditazione per identificare la giusta Madonna da far scendere con
Dark Souls II. La malinconia della
Pietà Vaticana di
Michelangelo Buonarroti ci verrà in aiuto in tal senso: rappresentando la straziante scena immediatamente successiva la morte di Cristo, il Buonarroti ha saputo modellare con estrema finezza i dettagli di una scultura che ha le caratteristiche della rappresentazione in cera. La morte e il dolore sono il tema dominante dell’opera, fusi in una cupa rassegnazione; e, di fronte alle terribili infamate di
Dark Souls II, che altro si può fare se non rassegnarsi all’inevitabile?
Clover Studio – God Hand (Madonna di Edvard Munch)
Sul viale del tramonto del fu
Clover Studio, un titolo, ideato dal leggendario
Shinji Mikami, si stagliò tra il giocatore e la sua fede. Nell’anno 2006 d.C., sul monolite nero meglio noto come PlayStation 2, i videogiocatori ormai sulla via dell’imborghesimento si trovarono impreparati dinnanzi a
God Hand. Il gioco (
la parola “gioco” dovrebbe significare “divertimento”, ricordiamolo), un action beat ‘em up ambientato in un
Far West filtrato attraverso gli occhi a mandorla dei programmatori giapponesi (
quindi completamente folle, neanche a dirlo), aveva la peculiarità di prendere a calci nel sedere il giocatore ad ogni occasione, lanciandogli contro orde di nemici comuni che già se affrontati da soli potevano far evocare alcune divinità minori al malcapitato. I pezzi grossi del pantheon cristiano però entravano in gioco durante le masochistiche
boss fight, in cui nel migliore dei casi si prendeva una manica di botte dal ceffo di turno per “tot” volte consecutive; scoramento e frustrazione ai massimi livelli, per poi abbassare le orecchie e tornare a giocare a Nintendogs, piangendo lacrime amare. L’euforica soddisfazione per aver finalmente completato un livello o spaccato il muso di un boss poteva avere però effetti ben più drammatici; esultanze convulse da gol all’ultimo minuto, risa isteriche e salti di gioia hanno portato alla camicia di forza più di qualche anima (
una percentuale altissima di chi acquistò il gioco, ovvero 4 gatti e mezzo stando ai dati di vendita). Potete essere certi di una cosa, l’unica Mano di Dio che vedrete sarà quella che vi darà un pugno una volta passati a miglior vita.
Nel caso vogliate intraprendere questa Via Crucis videoludica, dovrete affidarvi alla
Madonna di
Edvard Munch, eterea e sacrilega al tempo stesso. Questa vergine, capelli corvini e aureola cremisi, dipinta dal genio norvegese che ne ha reso sacra la nudità, saprà riportarvi sulla retta via, facendovi capire se perseverare o se appendere il DualShock al chiodo.
Yacht Club Games – Shovel Knight (Madonna col Bambino e Dieci Santi)
Shovel Knight è stato una delle rivelazioni del 2014, dimostrando come sia possibile creare un’avventura epica dal sapore ludico moderno pur utilizzando una deliziosa pixel-art e uno stile squisitamente retrò. Tutto meraviglioso, nello splendido picchiaduro a scorrimento di
Yacht Club Games; peccato che, a determinate condizioni, il gioco sia veramente una delle maggiori fiere di insulti alle divinità che siano mai state concepite. Se, per qualche assurdo e masochistico motivo, decideste di distruggere le sfere di vetro che vi fanno da checkpoint, ad esempio, il gioco saprà regalarvi dei rari momenti di eresia ludica che non dimenticherete tanto facilmente; e, anche volendo tenere i checkpoint, è impossibile terminare il livello di
Propeller Knight senza incorrere in qualche scomunica papale.
Quando si giunge alla famigerata
Boss Run di fine gioco, poi, non resta altra scelta che invocare la discesa della
Madonna col Bambino e Dieci Santi, uno per ogni Cavaliere dell’ “
Ordine degli Spietati” più l’
Imperatrice e il
Black Knight. Il dipinto di
Andrea di Bonaiuto mette al centro dell’opera la Madonna col Bambino, affiancata da cinque Santi sulla sinistra e cinque Santi sulla destra e una cornice dorata ad attorniare ogni singola figura del dipinto. Non a caso, però, la Madonna col Bambino rappresenta l’undicesima figura: dopo aver imprecato contro ogni singolo membro dell’Ordine ed esserne uscito vincitore, è possibile che il giocatore borioso possa lanciare un’eresia extra, giusto per gradire.
Harmonix – Frequency (Madonna… Quella di “Like a Virgin”)
Qui siamo davanti ad un vero prototipo di
rhythm game, il primo lavoro di
Harmonix per PlayStation 2, quelli che qualche anno più tardi si sono inventati le schitarrate virtuali di
Guitar Hero prima e
Rock Band poi, dei pezzi da novanta del genere, insomma. Appena avviato
Frequency, i giocatori si trovano in un tunnel psichedelico formato da vari binari; ad ogni binario corrisponde uno strumento su cui dovremo eseguire a tempo le note tramite la pressione di 3 tasti dorsali. Un sistema di gioco che, come ben saprete, sarà la base dei futuri brand sopracitati insomma, e fin qui ci siamo. Adesso, se si tratta di suonare
Ex-Girlfriend dei
No Doubt, ce la si può fare
senza grossi patemi anche alle difficoltà più alte, ma quando i simpatici sviluppatori decidono di iniettare nelle nostre casse
See It di
Paul Oakenfold (
che vi proponiamo qua sopra, per farvi soffrire solo a guardarla), ecco che la coordinazione
occhio-orecchio-mano va a farsi benedire, con le dita che schiacceranno compulsivamente ogni tasto del pad tranne quelli corretti. Al 200° tentativo, tra crampi e santi, con la testa in un loop di note techno, maledirete il giorno in cui Madre Natura vi ha dotato dell’udito.
Qui entra in gioco una divinità pagana pronta a soccorrervi; spegnete la console, poggiate o scaraventate il pad a terra, inserite il CD di
Like A Virgin nello stereo e abbandonatevi alle sonorità anni ’80 della divina “
Madonna del Palco“, che vergine non lo sarà certo più, ma almeno non vi farà scomodare santi in paradiso che potranno tornarvi utili un domani.
[Posizione Bonus] id Software – Quake (Quattro Reliquiari della Vergine)
La prima Posizione Bonus di questa lista va a ripescare un intramontabile classico direttamente dal passato: il primissimo
Quake di
id Software, rilasciato nel lontano 1996, è un bestiario di demoni che porta il giocatore ad affrontare le peggiori pene dell’Inferno per raggiungere
Shub Niggurath, madre delle forze demoniache e malvagie. I quattro livelli, sebbene tutti caratterizzati da un alto tasso di sfida, si presentano in una difficoltà graduale e crescente, che culmina con
The Elder World. Ogni livello richiede al giocatore di affrontare una serie di sfide per raggiungere una particolare
Runa, che, se associata alle altre tre, permetterà di affrontare la temibile Regina dei Demoni.
La sacralità attribuita alle Rune dal gioco può far pensare per analogia –
in totale e smaliziata innocenza, si intende – ai
Quattro Reliquiari della Vergine di
Giovanni Masi e
Beato Angelico, splendidi pannelli dipinti su una serie di tavole cuspidate. Data l’indiscutibile difficoltà e la potenza istigatrice di ogni singolo livello di
Quake, infatti, sarebbe quasi
sacrilego limitare l’intero lavoro di id Software a una sola opera; analogamente alle Rune, i
Quattro Reliquiari della Vergine – per quanto separati – fanno parte di un’unità frammentaria, che va a comporre una sola, variegata e incredibile opera d’arte una volta accorpati i pannelli in un singolo contesto.
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