Filippo Veschi

Speciale Speciale Fiere: Comiket 89

Solitamente non ci si pensa, ma il fatto che nella piccola città toscana di Lucca si svolga una manifestazione dall’enorme importanza come Lucca Comics & Games è una vera e propria meraviglia italiana. Se vi siete mai soffermati a cercare qualche numero sulla nostra fiera per eccellenza vi sarete sicuramente imbattuti nell’articolo su Wikipedia che conferma l’appuntamento annuale lucchese come il primo d’Europa ed il secondo nel mondo per affluenza. Ma se Lucca è il secondo, quale è il primo? Si tratta del Comic Market di Tokyo, colloquialmente meglio noto come Comike o Comiket. Nel corso del mio recente viaggio in Giappone (in cui ho anche giocato all’arcade di Pokkén Tournament) ho avuto occasione di partecipare alla 89esima edizione di questa enorme manifestazione e sono qua a raccontarvi la mia avventura.

 

La fiera dell’autoproduzione
Il Comiket 89 si è tenuto gli scorsi 29, 30 e 31 Dicembre a Tokyo, presso il centro conferenze Tokyo Big Sight di Odaiba. Si è trattato della seconda ed invernale edizione del 2015: il Comiket si svolge infatti due volte l’anno, a metà Agosto ed a fine Dicembre. Una importante precisazione da fare è quella sulla natura stessa dell’evento. Si tratta di un tipo di fiera molto diverso da quello a cui siamo abituati: l’intera manifestazione è dedicata alla cultura do-it-yourself e contiene quasi esclusivamente opere amatoriali, autoprodotte ed autopubblicate assieme a fan-works, fanzines e parodie, ovvero tutto quell’universo che si può riassumere con la parola giapponese doujin (e no, cari internauti, doujin non è sinonimo di pornografico, anche se una buona fetta del materiale di questo tipo può essere a carattere erotico). Durante i tre giorni della manifestazione, centinaia e centinaia di autori e creatori provenienti da tutto il Giappone allestiscono i loro banchetti in cui vendere fumetti amatoriali, musica amatoriale, videogiochi amatoriali, gadget ed oggetti amatoriali. Ogni giorno sono presenti autori differenti e l’organizzazione della manifestazione cerca di costruire la fiera con una certa coerenza: una delle tre giornate sarà maggiormente rivolta ad un pubblico femminile, una ad un pubblico maschile, un’altra, infine, agli appassionati di argomenti particolari come  treni, insetti, collezionismo e tutti quegli hobby che rasentano il disturbo ossessivo-compulsivo tanto cari ai giapponesi. Per aiutare i visitatori a rintracciare i propri autori preferiti nel marasma generale della fiera, nelle due settimane antecedenti al Comiket nelle librerie e nei negozi specializzati di tutto il Giappone viene messo in vendita il cosiddetto “catalogo“. Si tratta di un libro delle dimensioni di un elenco telefonico, contenente informazioni dettagliate sulla location ed il regolamento della fiera, oltre all’elenco di tutti gli autori presenti, completo con mappe su cui segnarsi la loro posizione nei padiglioni, poi da staccare e portare con se. Salvo due paginette con regolamento ed informazioni generali tradotte anche in inglese, cinese e coreano, il catalogo è scritto esclusivamente in giapponese e se non si conosce la lingua conviene farsi aiutare da un amico giapponese nella fase di pianificazione della visita. Il catalogo costa 2500 Yen (circa 20 €) ed è disponibile ad un prezzo simile anche in versione CD-Rom, che magari può risultare più versatile per le funzioni di ricerca. Qualsiasi versione si preferisca, l’acquisto del catalogo resta fortemente consigliato per godersi poi al meglio l’esperienza del Comiket.

Comiket

Il famigerato catalogo

 

Chaos ordinato
Perché tutta questa enfasi sul catalogo? Per due motivi: l’affluenza pazzesca del pubblico ed il fatto che gran parte delle opere in vendita al Comiket sia realizzata appositamente per l’occasione ed a tiratura limitata. Per evitare di restare a mani vuote è quindi importante sapere con esattezza dove precipitarsi per acquistare ciò che si desidera, prima che vada completamente esaurito! Le code sono una parte inevitabile dell’esperienza Comiket. La mattina, prima dell’apertura dei cancelli, si formano delle code colossali all’ingresso, che poi si ripropongono in versione ridotta anche all’interno, di fronte agli stand degli autori più gettonati, dei bagni, dei bancomat. Fortunatamente i giapponesi hanno elevato a scienza ed arte il fare le code, con dello staff preparatissimo che sa gestire i flussi della massa, facendo camminare il più possibile e stare fermi sul posto il meno possibile. Nel complesso l’esperienza è notevolmente meno sgradevole di quanto ci si potrebbe aspettare anche se immagino che il discorso sia diverso per l’edizione estiva: c’è da star male con tutta quella massa di gente e le temperature di Agosto! Anche all’interno della fiera è importante seguire il regolamento e le indicazioni dello staff. Ci sono precise aree in cui bere e mangiare, ed aree smoking per i fumatori. È consigliabile portare con se un discreta cifra di denaro: la società giapponese è basata sull’uso del contante, carte di credito e bancomat sono rare già nei negozi normali, figuriamoci in uno stand in fiera! All’interno del convention center sono presenti alcuni ATM per ritirare, ma sfortunatamente solo quelli del gruppo 7-Eleven accettano le carte italiane. Per evitare di perdere tempo in ulteriori code è meglio premunirsi di contante, possibilmente in banconote di piccolo taglio e monete: alcuni autori potrebbero non avere il resto per banconote di grande taglio e causereste immediatamente un piccolo ingorgo dietro di voi. Per chi desidera fare cosplay ci sono delle regole particolari da seguire. Innanzitutto, mentre l’ingresso in fiera è completamente gratuito, per poter usufruire dei camerini e cambiarsi è necessario pagare 800 Yen (circa 6 Euro). Il regolamento vieta di venire in fiera già cambiati o di cambiarsi nei bagni: nonostante ci si trovi nella patria di anime e manga la società giapponese non vede di buon occhio la cultura otaku e l’organizzazione del Comiket vuole evitare che nei giorni della fiera un’orda di cosplayer vestiti o semi-vestiti affolli le strade ed i mezzi pubblici di Tokyo, rafforzando lo stereotipo negativo. Sono poi presenti delle specifiche aree dove poter fare cosplay e posare per le foto: si tratta del piazzale d’ingresso e di alcune aree esterne, in modo che la calca di fotografi e curiosi non vada ad intralciare chi sta cercando di fare acquisti all’interno dei padiglioni.

[nggallery id=2023]

 

Doujin games: per favore, non chiamateli indie
Scrivendo per un sito di videogiochi, mi sembra più che legittimo approfondire il discorso videogiochi al Comiket, chiarendo alcuni facili fraintendimenti. A volte si pensa che i cosiddetti doujin games siano la controparte giapponese dei nostri indie. Non è esattamente così, anche perché una scena indie vera e propria in Giappone non esiste. Mi spiego: gli sviluppatori indie nostrani, tanto coloro che lavorano in singolo che quelli in team più o meno grandi, hanno una cosa in comune: la loro professione è proprio quella di sviluppatori, si guadagnano il pane (o ci provano) sviluppando videogiochi. I doujin game giapponesi sono invece sviluppati non da professionisti, ma da amatori. Si tratta di persone che nella vita fanno altro o che comunque non cercano da questa attività la fonte principale del proprio guadagno. Proprio per questo molti dei titoli in vendita al Comiket sono presenti in tiratura limitata: sono prodotti realizzati da appassionati per appassionati. Ben pochi guadagnano dai loro doujin game, e spesso le vendite servono solo per coprire (a volte neanche completamente) le spese dell’autore. Molti titoli, poi, sebbene ci siano anche degli esempi di alto livello qualitativo, sono letteralmente dei “IlMioPrimoGioco.exe“, quasi più opere realizzate per la propria personale soddisfazione che altro. Proprio perché legato alla copia fisica (per di più con scarsissima tiratura) e per il livello qualitativo altalenante (a maggior ragione per un occidentale: spesso è impossibile anche solo fare ipotesi sulla qualità del titolo che ci si trova di fronte) il mondo dei doujin game vive in parte ghettizzato da se stesso. Per quanto vi siano titoli anche validi, è difficile che tali giochi acquisiscano fama e notorietà in occidente. Eccezioni notevoli sono classici quali Cave Story e La-Mulana, che hanno iniziato la loro vita proprio come doujin games e poi hanno ottenuto fama anche da noi, oppure la mega serie Touhou, che ha dato vita ad un fandom fervente, a sua volta creatore  di CD musicali, giochi spin-off, parodie, fumetti, novel e quant’altro. All’edizione 89 del Comiket i Doujin game erano presenti la giornata del 30 Dicembre (quella dedicata agli strani hobby ed alle cose incomprensibili) e quella del 31 Dicembre (quella più “maschile” – il 60% dello spazio espositivo era materiale hentai!). Nel seguente video sono raccolti i trailer di molti dei giochi presenti a questa edizione.

 

Dopo il Comiket: piccolo tour alla Tokyo Otaku
L’orario del Comiket va dalle 10 di mattina alle 4 del pomeriggio. Con metà pomeriggio ancora libero, le decine di migliaia di Otaku che hanno partecipato alla fiera finiscono spesso per riversarsi nelle location più nerd della città. Mete tipiche per il post-comiket sono:

Con una camminata di una ventina di minuti si può arrivare dal Tokyo Big Sight al Gundam Cafe di Odaiba, dove poter ammirare il Real G, la statua in scala 1:1 del Gundam della serie originale di Mobile Suit Gundam.

Il quartiere nerd per eccellenza, la Mecca per ogni otaku vivente. Chiamata anche Akihabara Electric Town o più semplicemente Akiba, vi si possono trovare negozi di merchandise, fumetti, action figure, retrogaming (il mitico Super Potato!) ma anche colossali sale giochi, negozi di elettronica (tax free per gli stranieri muniti di passaporto per acquisti superiori a 10.000 Yen, una San Marino in terra nipponica!) e maid cafe.

La controparte femminile della più maschile Akihabara. Lungo la cosiddetta otome road sorgono numerosi negozi delle catene K-Books ed Animate, contenenti lo stesso tipo di merchandise presente ad Akiba, ma maggiormente dedicato a serie e fandom seguite da un pubblico femminile.

Situato a pochi minuti di metro da Shinjuku, questo centro commerciale contiene numerosi negozi dedicati al merchandise usato e di seconda mano, compresi alcuni store della catena Mandarake. L’edificio non è particolarmente pulito o curato, ma se si ha la pazienza di cercare bene si possono fare veramente dei buoni affari, in particolare se si cerca materiale di franchise di qualche anno fa e non più popolarissimo.

#LiveTheRebellion