Recensione Wayward Manor

Neil Gaiman: pluripremiato scrittore e sceneggiatore, dalla narrativa geniale, ispirata e adatta ad ogni età, dai lettori più maturi ed esigenti ai ragazzi.

The Odd Gentlemen: a loro va il merito del puzzle game “Le disavventure di P.B. Winterbottom“, disponibile dal 2010 su Xbox 360 e PC, fortemente apprezzato dalla critica sia per il gameplay che per il design grafico e dell’ambientazione, che richiama alla mente l’eleganza art nouveau dei film muti d’inizio ‘900.

Wayward Manor: la prima creazione di questo gigante a due teste composto dai geni di cui sopra.

Il risultato? Beh, per essere un gioco ambientato in una magione spettrale… effettivamente fa paura.

Per tutte le ragioni sbagliate.

How the mighty have fallen…

Ammettiamo per un attimo di trovarci nei panni di un fan di Neil Gaiman (il che non dovrebbe essere particolarmente difficile per molti): l’annuncio di un videogame la cui sceneggiatura è affidata al creatore di Coraline, American Gods e della splendida serie a fumetti The Sandman, come minimo, dovrebbe far scattare un sorriso e la curiosità di cosa potrebbe scaturire da una mente simile.

In effetti, in Wayward Manor, il tocco di Gaiman si nota: una villa vittoriana stregata, abitata da un fantasma a lungo dimenticato (e comandato dal giocatore), fa sia da ambientazione che da narratore onnisciente della vicenda. E lo fa con una personalità decisamente marcata, dei dialoghi ricercati come solo Gaiman potrebbe scrivere (e doppiare, vista la voce dell’edificio), riuscendo in poche righe a delineare un carattere nostalgico e misantropico simile ad un vecchio che ne ha viste troppe nella sua lunga vita, con l’unico scopo di tornare ad una solitaria pace, condivisa al massimo con un fantasma infastidito. Diciamocelo, riuscire a dare una personalità credibile e caratteristica ad un oggetto inanimato non è cosa da tutti.

Purtroppo, questo sembra essere il limite agli sforzi profusi in Wayward Manor: gli altri dieci personaggi principali del gioco, componenti e domestici della famiglia Budds, risultano piatti, stereotipati e catastroficamente poco incisivi. Dal burbero padre dalla sbronza facile, le cui fattezze ricordano quelle di Edgar Allan Poe, ai figli golosi di dolci, alla moglie vanitosa appassionata di abiti e la cameriera pignola con l’accento tedesco, passando per la giovane domestica raccattata in orfanotrofio vessata dai padroni, al vecchio maggiordomo inglese, e tirando nel mezzo un vecchio nonno cacciatore ormai ossessionato dai troppi safari, e un ladro che passava di lì per caso. Se contiamo anche il fantasma silenzioso e palesemente scocciato dagli inquilini, controllato dal giocatore, questo è l’intero cast del titolo. Lanciatelo in mezzo ad un level design decisamente poco ispirato e ripetitivo, e moltiplicatelo per cinque capitoli e cinque stage ciascuno.

A questo punto, buona parte del sorriso con cui era stato accolto il progetto si è probabilmente già incrinato, ma (purtroppo) questo non è che l’inizio del terrore

Boo! Haunted House

A livello grafico, Wayard Manor è decisamente poco suggestivo. Certo, il character design ha una marcata nota dark comedy, con tematiche abbastanza mature come l’omicidio, il misticismo, la crudeltà infantile, l’abbandono, la demenza senile e l’alcoolismo mascherate sotto un tratto semplice che gioca sugli stereotipi comici. Tuttavia, proprio questi stessi stereotipi, portati all’estremo, diventano un problema che si ripercuote sulle animazioni, spesso sottotono rispetto a ciò che accade a schermo (la giovane sguattera di casa Budds che, dopo ripetute vessazioni con le quali viene separata, per esigenze di gameplay, dal proprio peluche, non trova di meglio da fare che reagire tornando al proprio punto iniziale, o l’anziano cacciatore in pensione che, ad una tigre impagliata che ruggisce, risponde lanciando un quadrello da balestra restando ad osservarlo finché impatta con qualcosa).

Per la sua stessa natura, purtroppo, Wayward Manor si basa molto su dei clichè comici che potrebbero far divertire per qualche istante, se usati bene e con parsimonia, ma si riduce a riciclarli ad ogni occasione possibile, tramutandoli, alla lunga, in un senso di fastidio per un gioco che tratta i propri utenti peggio che dei bambini.

DadMenu

Se anche volessimo solo concentrarci sull’aspetto tecnico, ignorando le scelte estetiche di design, una cosa su cui tuttavia non possiamo soprassedere è la mancanza assoluta di antialiasing, che rende le già scarne ambientazioni, poco soddisfacenti anche da un punto di vista visivo.

Gli effetti grafici che indicano gli oggetti, inoltre, vanno talvolta a sovrapporsi, richiedendo una precisione millimetrica per evitare, ad esempio, di spingere via un carrello anzichè far cadere dell’alcool in una scodella del punch. Situazione non rara, purtroppo, e a cui va ad aggiungersi un fattore di frustrazione extra nel caso in cui l’azione non sia ripetibile/annullabile e sia essenziale per uno degli obiettivi bonus dello scenario.

L’orrore annoiato

Visto che stiamo parlando di un videogame, tuttavia, e non di un libro o di un fumetto, la trama e il character design potrebbero passare in secondo piano, se ben supportati da un solido gameplay e dei concetti di gioco interessanti.

Bene. Wayward Manor non è niente di tutto questo.

La premessa (per quanto invitante), di un fantasma impegnato a scoprire le paure segrete degli abitanti della casa e sfruttarle contro gli stessi per farli fuggire a gambe levate tra urla di terrore e sguardi allucinati, termina nel capitolo stesso in cui vengono introdotti i vari personaggi. Non ci vorrà molto al nostro novello Beetlejuice ad apprendere cosa terrorizza con efficacia i vari viventi, e da lì in poi l’intero gioco consiste nell’utilizzare le stesse tattiche ancora, e ancora, e ancora, e ancora…

MomScream

La cosa potrebbe anche essere sopportabile se non fosse che le suddette “tattiche” si riducono, nel 99% dei casi, ad un semplice cliccare a caso sui vari oggetti illuminati, e restare ad osservare il risultato. Con l’eccezione degli “spaventi segreti” (la versione di Wayward Manor dei classici achievements), il gioco si riduce ad un semplice esercizio di pazienza: cliccare tutto ciò che è visibile ed osservare le varie animazioni svolgersi sotto i nostri occhi, sperando che una di queste si concluda con l’apparizione dell’agognato teschio verdolino che ci servirà a completare la barra degli spaventi.

Il lato positivo, verrebbe da pensare, è che si tratta di meccaniche così semplici e noiose che peggio di così è difficile fare. Eppure (e la cosa ha dell’eccezionale) The Odd Gentlemen è riuscita a rendere frustrante anche un contesto simile, inserendo la necessità, per alcuni spaventi base (non solo per gli extra), di eseguire più comandi con un tempismo ben preciso. Schiantare una bottiglia di liquido non ben identificato in testa ad un ladro, una volta attirato nel punto giusto, risulta abbastanza semplice, complice l’enorme croce che indica il punto d’impatto. Attendere che una signora appassionata di vestiti sia a portata di una bambola spara-ruggine per rovinarle il capo che ha appena indossato, non è che un lento fastidio, ripagato da una reazione noiosa e stereotipata. Ma cliccare su una statua impolverata per poter attirare la domestica, per poi selezionare una tana di un topo e far si che questo, scattando, entri nel campo visivo della stessa per terrorizzarla (o infastidirla, a giudicare dalla reazione), con il solo risultato di vedere che la cameriera non risponde al comando iniziale a causa di un’animazione ancora incompleta, è frustrante.

Purtroppo, situazioni simili si ripetono in continuo in Wayward Manor, e al giocatore non resta che rassegnarsi a ripetere le sequenze (fortunatamente molto corte) di comandi in continuazione, nella speranza che prima o poi il gioco risponda come dovrebbe.

Di certo, quando un videogame rifiuta i propri stessi comandi, è la spia che c’è qualcosa che non va…

Suoni dall’oltretomba

Musicalmente, Wayward Manor è un’incessante cacofonia di suoni, rumori fastidiosi e poco ispirati, che si susseguono ad ogni nostra azione. Ogni personaggio è dotato di un suo tema principale, che purtroppo viene eseguito non come base del livello, ma ogni volta che ne richiamiamo l’attenzione. La cosa diventa problematica quando ci sono più personaggi sullo schermo, che rispondono allo stesso stimolo, che a sua volta produce un effetto sonoro.

Il risultato, è spesso una serie di note, interrotte da un’altra serie di note, che vengono a loro volta bloccate dai suoni degli oggetti (i peggiori, in questo caso, sono i grammofoni) o degli spaventi prima ancora che riescano a diventare un tema musicale vero e proprio.

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E come già detto in precedenza, spesso le azioni necessarie a completare un livello devono essere ripetute più e più volte, rendendo il tutto un assedio ai timpani e alla pazienza del giocatore. In questo contesto non aiutano i bug di programmazione, che rendono praticamente inutili gli slider di regolazione del volume.

Di “positivo”, tuttavia, c’è il fatto che nessuno dei temi principali del gioco sia eccessivamente interessante o gradevole da ascoltare singolarmente, attestandosi sul generale livello di banalità che permea l’intero titolo.

Verdetto
3 / 10
Nemmeno chiamare tre volte Neil Gaiman potrebbe esorcizzare la mediocrità dal gioco
Commento
Oh. Buon. Dio. Da fan di Neil Gaiman e del panorama videoludico indie, è difficile anche solo trovare le parole adatte a descrivere un simile sfacelo, fatto di aspettative terribilmente mancate, e di premesse sfruttate male. Il concept di base, come già visto in titoli del calibro di Ghost Master, può funzionare egregiamente, a patto che sia supportato da un buon gameplay, anche se semplificato e chiaramente più mirato ad un'utenza casual da dispositivi mobile che ad un'esigente fascia di giocatori PC. Tuttavia, trovarsi nei panni di un fantasma dai poteri castrati, e costretto ad operare al minimo indispensabile per togliere di mezzo gli ospiti indesiderati, riduce anche l'impatto della sceneggiatura di Gaiman, che trova nella narrazione della Casa il suo punto di forza. Il risultato finale è una scadente accozzaglia di eventi che si susseguono a schermo senza un vero e proprio interesse del giocatore, che, qualora non volesse cimentarsi nella raccolta degli spaventi bonus (che, a ragion del vero, potrebbero costituire l'unica spinta ad impegnarsi seriamente nel gioco), raggiunge ben presto quel mix letale di noia, frustrazione e fastidio, deleterio per qualsiasi videogame. Wayward Manor, purtroppo, è il classico esempio di come grandi nomi non necessariamente equivalgano a grandi prodotti, e l'unico suggerimento è quello di dimenticarsi presto di questa macchia. Fortunatamente, sia Gaiman che The Odd Gentlemen hanno ampiamente dimostrato di essere capaci di ben altro, ed è a quel genere di prodotti che dovremmo aspirare. Tuttavia, nonostante alcuni bug casuali che sembrano essere stati (per la maggior parte) risolti da una patch post-lancio, Wayward Manor è privo di situazioni senza via d'uscita, e risulta se non altro giocabile. La domanda, però, è perchè un giocatore dovrebbe sentire la necessità di farlo...
Pro e Contro
Obiettivi extra
Doppiaggio di Neil Gaiman in persona

x Livelli ripetitivi e poco ispirati
x Comparto sonoro caotico e banale
x Personaggi eccessivamente stereotipati
x Gameplay frustrante
x Svariati bug

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