Recensione El Shaddai: Ascension of the Metatron

Avete presente quei “giochi che non t’aspetti”, magari in quei casi nei quali li si nota sullo scaffale ma non gli si da il giusto peso che meriterebbe perché non supportato a dovere dal marketing o (soprattutto) mal seguito dai canali più diffusi? Ecco, El Shaddai: Ascension of the Metatron è proprio uno di quei giochi per i quali vale la pena, per una volta, cancellare la propria prenotazione sul super-titolone dell’anno e dare invece spazio ad una piccola e misteriosa opera che apre ad un mondo tutto nuovo, creato in questo caso da quel certo Takeyasu Sawaki che già disegnò ai tempi i personaggi di Devil May Cry e Okami.

VERSIONE TESTATA: PlayStation 3

Una storia d’altri tempi

La storia è tratta dal libro apocrifo di Enoch, un prete in cerca dei sette angeli caduti per catturarli ed impedire la grande inondazione che distruggerebbe l’umanità. Egli è aiutato nella sua ricerca da Lucifel, un angelo custode responsabile della protezione del mondo che esiste al di fuori del flusso del tempo e da quattro arcangeli: Raphael, Uriel, Gabriel e Michael.
Durante la vostra ricerca troverete i Nephilim, esseri nati dall’unione degli angeli con gli uomini che daranno un simpatico contributo durante tutta la storia con la loro buffa presenza…

Quando il videogioco diventa arte

In linea con la narrazione unica, El Shaddai è dotato di un eccezionale comparto grafico in stile arte astratta, che mescola molti colori contrastanti fra loro e curiose linee e forme non convenzionali per formare alcune immagini davvero mozzafiato, tanto inedite quanto attraenti nella loro sconosciuta bellezza. L’apparente semplicità del sistema di combattimento ci fa mantenere l’attenzione sull’ambiente circostante, lasciandoci la possibilità di ammirare e assorbire l’estetica degli scenari in tutta la loro maestosità. È facile dedurre, quindi, che almeno sul piano del design possiamo dire di avere a che fare con un piccolo capolavoro d’altri tempi che, se ad una prima occhiata potrebbe far storcere il naso ai più, se si ha un minimo di “curiosità” terrà i nostri occhi incollati allo schermo.
L’opera audio è un ottimo mix di canti tribali e intensi beat elettronici che si adattano perfettamente allo stile superbo e affascinante creato dal continuo evolversi degli scenari che ci circondano.

Un mondo in 4 tasti

Il gameplay di El Shaddai è molto intuitivo e particolare allo stesso tempo, grazie anche ad alcune chicche “minori” come la possibilità di rubare le armi ai nostri nemici – per poi poterle usarle a nostro piacimento – che unite al complesso del sistema di gioco rende l’intero titolo parecchio interessante.
In tutto il gioco avremo però solo tre armi “fisse” che sono la forza motrice dietro tutto il gameplay: l’Arch, il Gale, e il Veil, ciascuna con i propri punti di forza e debolezze. L’Arch è sicuramente l’arma più bilanciata, formata da un arco “laser” usato come un spada che ci permetterà di attaccare velocemente i nemici nei combattimenti ravvicinati. Il Gale è probabilmente l’arma più particolare di tutte, dotata di una scarsa difesa, ma di un ampio raggio d’azione, formata da piccoli cristalli che saranno usati come piccoli boomerang. Quest’arma ci permetterà, dopo aver effettuato un salto, di planare a terra in modo da controllare meglio i movimenti. Il Veil invece è uno scudo che sprigiona una grandissima potenza e ci permetterà di spazzare via i nemici in pochi colpi, i suoi punti deboli sono la lentezza dei colpi e la limitata mobilità che attribuirà al nostro personaggio.
Dopo aver inflitto una certa quantità di danno al nemico vi sarà data la possibilità di rubargli l’arma; continuando ad usarla si depotenzierà, perché intaccata dall’impurità dei nemici, e per mantenerla il più possibile dovremo portarla nuovamente alla “massima potenza” purificando l’arma col l’apposito comando.
Un’altra particolarità del gameplay è di fatto la possibilità di giocare con soli quattro tasti di tutto il pad, insieme alla possibilità di configurare liberamente i tasti a proprio piacimento. Con una mappatura di tasti tanto semplice può sembrare impossibile inanellare svariate combo ma, in El Shaddai, sarà invece facilmente concepibile: le combo si creano solamente con il diverso ritmo che si da alla pressione del tasto d’attacco, quindi bisogna sempre essere concentrati perché anche il combattimento più facile, se preso alla leggera, potrà diventare un vero inferno! Ma non disperiamo perché, uccidendo sempre più nemici, Enoch potrà scatenare una super-combo che richiamerà il nostro angelo custode Uriel a potenziare notevolmente i nostri attacchi per un breve periodo di tempo.
A rendere ancor più unico El Shaddai notiamo la totale assenza di una barra energetica così come di un velato sistema di vita autorigenerativa à la Uncharted; lo stato di salute di Enoch verrà indicato dalla sua armatura e dalle sue condizioni: più l’armatura sarà usurata o ammaccata, più Enoch sarà vicino alla capitolazione che potrà evitare (“rigenerando così, di fatto, la sua armatura) raccogliendo i cuori luminosi sparsi per i vari livelli.

Non solo botte millenarie

Oltre ai soliti combattimenti troveremo qualche piccolo puzzle, tutti a sfondo platform, ad intervallare la predominante componente action del titolo, che si alterneranno fra livelli 3D e puro 2D come i platform di vecchia scuola insegnano. Sicuramente durante tutto il gioco vi capiterà di morire ma, se nelle sezioni d’azione con la ripetuta pressione di molteplici tasti possiamo salvarci in extremis grazie a Lucifel, nelle sezioni platform 3D e 2D invece verremo salvati in automatico dallo schiocco di dita di Lucifel ogni qual volta cadremo dalle piattaforme.
A mio modesto parere l’unico vero difetto presente in El Shaddai è la gestione della telecamera fissa, che in alcuni frangenti non riesce a inquadrare il nemico con cui stiamo combattendo, cosa che fortunatamente non accade spesso. Per il resto il titolo, anche tecnicamente parlando, si dimostra molto curato e “maturo”, segno che il team alle spalle ha lavorato duramente alla riuscita del gioco cercando di presentare sul mercato un prodotto che, per quanto poco fosse stato pubblicizzato, fosse comunque di qualità e rispecchiasse al meglio le idee di Sawaki.

Verdetto
9 / 10
Un titolo divino!
Commento
Le qualità positive superano di gran lunga quelle negative, già solo le immagini meravigliose che ci offre questo gioco potrebbero giustificarne l'acquisto, ma El Shaddai: Ascension of the Metatron non è solo bello da vedere ma anche divertente da giocare: combattimenti in stile “ritmico” e divertenti sezioni 2D mantengono sempre alta l'attenzione. Non è perfetto ma è sicuramente divertente e molto curato, per cui possiamo definire questo gioco un piccolo gioiello prezioso da custodire gelosamente nella nostra collezione di videogames.
Pro e Contro
Graficamente mozzafiato
Ottimo comparto audio...
Gameplay frizzante e divertente
Una storia che cattura

x Telecamera a volte ballerina
x ...piccole sbavature delle sincronia labiale

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