Recensione Dragon Quest VII: Frammenti di un mondo dimenticato

Uscito originariamente su PlayStation  nel lontano 2000, Dragon Quest VII è per antonomasia uno dei capitoli della serie più corposi e longevi, una vera e propria odissea videoludica. L’annuncio di un remake su Nintendo 3DS, seguendo la scia della trilogia di Zenithia (Dragon Quest IV, V e VI) arrivata su Nintendo DS negli scorsi anni, ha acceso un campanello in tutti quei giocatori che a causa della mancata distribuzione in Europa del titolo originale, han visto in questa nuova edizione l’occasione perfetta per mettere mano su Dragon Quest VII.

Nonostante l’interesse del pubblico, tanto da pressare Square Enix su tutti i fronti, dai social alle varie petizioni online, sono serviti quasi 3 anni dalla release giapponese per avere, nel corso dello scorso E3, una data definitiva per Dragon Quest VII: Frammenti di un mondo dimenticato, che sarà finalmente disponibile dal 16 Settembre su Nintendo 3DS.

La Isla Bonita
La vita sull’isola di Estard scorre tranquilla. Forse fin troppo per Keifer, giovane principe del regno e Auster (nome default del protagonista) che annoiati dal quieto vivere, passano le loro giornate cercando di scoprire qualcosa del mondo che li circonda e dell’isola su cui vivono, che secondo le leggende pare sia l’unica terra emersa del continente. Questo non frenerà i due, che spinti dalla curiosità finiranno per riportare alla luce l’antico Tempio dei Misteri. In questo luogo mistico, verranno indottrinati da una curiosa creatura viola, che spiegherà loro che sarà possibile visitare “altri mondi” ricomponendo alcune tavolette magiche. Senza battere ciglio si ritroveranno catapultati su di un’isola mai vista prima, accompagnati dalla petulante Maribel, amica dei ragazzi desiderosa di essere coinvolta nelle loro esplorazioni segrete.
Dopo aver dato una mano gli isolani e ritornati sani e salvi a casa, scopriranno che esiste un legame fra il loro mondo e le tavolette: attraverso la Sala dell’Unione presente nel Tempio, si può viaggiare indietro nel tempo e risolvere i problemi delle persone. Così facendo sarà possibile far riaffiorare nuove isole e magari scoprire il mistero dietro la loro scomparsa.

Inizia così Dragon Quest VII, un’epica avventura nella quale il trio di protagonisti avrà l’occasione di conoscere bizzarri personaggi e vivere storie uniche, fra rapimenti di ragazze, villaggi completamente pietrificati o drammi amorosi degni della miglior telenovela sudamericana. Non sarà difficile appassionarsi alle varie sottotrame, alcune delle quali connesse fra loro, e scoprire i cambiamenti intercorsi con il passare degli anni dal nostro intervento, il tutto condito dal classico umorismo della serie, che permette di affrontare a cuor leggero il gioco e strapparci una sonora risata in più di un occasione.

Turn Back Time
Quello che contraddistingue questo capitolo di Dragon Quest è proprio il ricco stile narrativo, che diversificandosi da isola in isola, riesce a mantenere sempre alta l’attenzione verso la storia, compito non così facile, ne tanto meno scontato, vista l’enorme durata del gioco, che per la sola main quest saranno necessarie oltre 100 ore di gioco per arrivare al finale. Sarà proprio la forte caratterizzazione dei personaggi a fare da traino all’intera avventura, tanto da oscurare quasi completamente i suoi protagonisti principali, alcuni dei quali appariranno come macchiette, senza riuscirsi a ritagliare un vero e proprio spazio all’interno dell’arco narrativo. Anche la storia alla base di Dragon Quest VII, quella dietro la riscoperta del mondo tarderà a palesarsi, mostrando da questo punto di vista un ritmo generale piuttosto lento, diluito ancora di più dall’alternanza continua fra passato e presente, e un backtracking che, specie nelle prime ore di gioco, si fa sentire più pesante che mai. Basti pensare che per affrontare i primi scontri, passeranno almeno un paio d’ore per entrare nel vivo dell’azione, tempo comunque inferiore al capitolo originale che proponeva un prologo decisamente più lento e articolato.

 


Per approfondire:
I Am Setsuna
 

Dragon Warriors
Una volta preso il via, questo remake ripropone la formula tipica della serie di Dragon Quest, con un nuovo comparto grafico aggiornato alle possibilità offerte da Nintendo 3DS e qualche adattamento agli equilibri del gioco, rivedendo in particolar modo il sistema di classi originale e aggiungendo qualche novità per arricchire la già “grande” mole di contenuti.
Ma partiamo con ordine. Dragon Quest VII è un JRPG di stampo classico con combattimenti a turni. In ogni turno sarà possibile compiere diverse azioni che vanno dall’infliggere un attacco fisico (con la possibilità di coinvolgere anche più nemici contemporaneamente), al lanciare magie attingendo ai PM o utilizzare tecniche speciali. Potremo ricorrere anche anche ad oggetti curativi. a patto che questi siano stati prima assegnati al personaggio che vogliamo usare.

A dare spessore a questo modello di gioco troviamo un sistema di classi che aggiunge un’ulteriore tassello al gemeplay, permettendo di sviluppare i personaggi secondo le proprie esigenze e stile di combattimento. Le classi, qua chiamate Vocazioni, si renderanno disponibili superato un certo punto nella storia (all’incirca sulle 30 ore) quando avremo accesso all’Abbazia Mutationis. Passare da una vocazione all’altra significa non solo migliorare le caratteristiche dei personaggi e le loro statistiche (attacco, difesa, ecc) ma anche sbloccare nuove abilità e tecniche che resteranno permanentemente ad uso del personaggio una volta raggiunto il livello massimo di maestria. Di base avremo a disposizione 10 classi, che una volta completate daranno spazio alle Vocazioni Avanzate, più potenti e dalle caratteristiche migliori. Per mantenere un certo bilanciamento fra le classi, le abilità/tecniche imparate con le vocazioni Avanzate avranno effetto fino a quando questa sarà equipaggiata. Nel corso del gioco sarà poi possibile entrare in possesso dei Cuori di Mostro, oggetti speciali che ci consentiranno di assumere le sembianze della creatura a cui appartiene il cuore, sfruttandone mosse e caratteristiche uniche. Un sistema così ricco e vario da toccare oltre 50 classi, spingendo l’acceleratore sull’estrema versatilità di un gameplay all’apparenza estremamente classico e rigido.

1 2

#LiveTheRebellion