Nintendo Switch: poche settimane fa, questo nome ha rimpiazzato di peso il codice NX, che per mesi aveva scatenato la curiosità dei giocatori di mezzo mondo. Forse uno dei segreti meglio mantenuti nella storia recente dell’industria videoludica, fatta di leak e indiscrezioni. Una lezione che Nintendo ha imparato con Wii U: meglio lasciar cuocere il mercato nel proprio brodo piuttosto che fornire qualche indizio confuso, rischiando di sbagliare il target. Tuttavia, l’hype che accompagna Switch si scontra con un grosso ostacolo, chiamato percezione dell’utenza: una percezione che vede Nintendo come refrattaria ai prodotti “maturi”. A ricordarlo a tutti è stata Capcom, che qualche giorno fa, nel discutere il supporto alla console ed eventuali conversioni multipiattaforma di titoli per PS4 e Xbox One, ha tirato fuori concetti come “utenza bersaglio” e “differenza di contenuti”. Pur non nominandolo mai esplicitamente, il sottotesto era chiaro: il mercato è diviso in due fronti, con da una parte i contenuti per l’utenza Sony e Microsoft, e dall’altro quelli per i giocatori Nintendo.

 

 

Chiariamo un punto: tutto questo ha i suoi vantaggi, per i giocatori. Nonostante le dispute, i tempi delle console war sono finiti, ed è facile trovare più piattaforme in casa di un singolo giocatore, permettendogli automaticamente di attingere da più fonti. Non c’è nulla di male in questo, e dietro ci sono pesanti logiche commerciali: il pregiudizio è però talmente radicato che difficilmente le terze parti investiranno soldi per scalfirlo. Anzi, laddove possibile tenderanno a rafforzarlo, diversificando l’offerta per espandere il proprio mercato (lo stesso principio dietro l’implementazione di Facebook Messenger per mobile). Il problema diventa tale quando si considera quella (grossa) fetta d’utenza più casual, a cui va spiegato bene cosa si trovano per le mani. Wii U è stato erroneamente pubblicizzato come un prodotto per famiglie o gruppi di amici, seguendo il successo di Wii. Purtroppo questo ha portato molti a credere di avere per le mani un qualcosa da piazzare davanti ai figli per zittirli per un po’, cozzando inevitabilmente con due problemi. Il costo, eccessivo per un semplice trastullo di qualche ora, e il fatto che nell’era “smart” i bambini preferiscano tablet e cellulari, con tipologie di gioco usa e getta più immediate. Si è puntato quindi ad una console per l’utente medio Nintendo, un trentenne con moglie, figli, famiglia e amici, ma il marketing era impostato verso adolescenti e preadolescenti, che a loro volta hanno in mente ben altri concetti di gioco.

 

Ora, personalmente parlando, ciò che dovrebbe fare o disfare il successo di Switch è la parte hardware: di una console portatile ibrida ci interesserebbe sapere la durata della batteria, la resistenza all’usura dei contatti, il prezzo… Il rischio invece è che, nonostante la buona partenza, Switch resti ancorata alla nomea di “prodotto per bambini” a causa di vecchie situazioni comprese a metà. Tra queste, ve ne vogliamo riportare alcune abbastanza recenti e plateali, non fosse altro che per riflettere un po’ la prossima volta che si parla di “utenza adatta”.

 

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1. Dead Space Extraction – Wii
L’esempio dello sparatutto su binari di EA è un po’ l’emblema di ciò che andò storto negli ultimi dieci anni. All’epoca, EA stava vagliando l’ipotesi di portare brand più cupi e cruenti su console Nintendo, e il successo di Dead Space sembrava essere la chiave. Prima di provare col piatto principale, tuttavia, la compagnia tentò di fornire un assaggio ai giocatori Wii, sotto forma di un prequel senza troppe pretese. Pur limitato nelle intenzioni, Extraction ottenne un successo di critica inaspettato, con un metascore di 82/100. Un successo assicurato, insomma, che avrebbe dovuto spianare la strada all’arrivo di altri prodotti “maturi” su Wii. Peccato solo che le copie vendute fossero così esigue da indurre EA a cancellare ogni progetto futuro, bollando definitivamente Wii e Nintendo come “non redditizie” per quel genere di prodotti. Andando però a scavare un po’ dietro la notizia, emerge una realtà ben diversa. Nonostante la buona critica, Extraction ricevette virtualmente zero pubblicità da parte di EA, e la natura stessa di uno sparatutto a binari venne vista come limitante dall’utenza. Risultati simili in condizioni simili, si ottennero con l’uscita della versione PS3, distribuita sia come contenuto aggiuntivo di Dead Space 2, che in versione standalone, dimostrando come non si trattava della fanbase o della qualità del prodotto, quanto più di un clamoroso errore di marketing. Un errore che, tuttavia, ha segnato definitivamente i rapporti della macchina Nintendo con i titoli “maturi” di EA.

2. Assassin’s Creed 3 e 4 – WIi U
Anche Ubisoft non è immune quando si parla di preconcetti, sebbene abbia perlomeno tentato più di una volta di effettuare delle conversioni multipiattaforma su console Nintendo. In particolar modo, la saga di Assassin’s Creed ha visto due episodi su Wii U: le vicende di Connor durante la rivoluzione americana furono uno dei titoli di lancio della console, mentre un port di Black Flag venne commissionato l’anno dopo. In entrambi i casi, le vendite non andarono come sperato da Ubisoft, portando Yves Guillemot a dichiarare che non sarebbe stato dato ulteriore supporto alla console fino ad un ampliamento della base d’utenza. “Lanciare il sasso e nascondere la mano” riassume abbastanza bene tale posizione. Nonostante le versioni Wii U di entrambi i giochi detengano i migliori metascore della critica, Ubisoft ha posticipato o annullato senza troppe spiegazioni i vari DLC, e ignorato volontariamente la console Nintendo in buona parte del materiale pubblicitario. La speranza, probabilmente, era quella che un titolo “maturo” costituisse una novità tale da spingere l’utenza Nintendo ad acquistarlo a scatola chiusa. Così però non è stato, e l’azienda ha incolpato la base d’utenza anziché il proprio marketing, dimenticando di avere “meriti” anche in questo con la trasformazione di esclusive (vedi Rayman Legends) in multipiattaforma.

 

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3. Dead Island Riptide – PS3/PC/Xbox 360
Quello di Dead Island Riptide fu un caso piuttosto strano, e l’unico esempio in questa lista che effettivamente non è apparso su console Nintendo. Nel 2013 il titolo di Techland e Deep Silver ottenne un forte riscontro mediatico a causa della collector’s edition, che includeva un busto femminile mutilato. Decisamente quello che l’utenza si aspettava da un titolo “maturo”, e portò anche alcuni a chiedersi se una cosa del genere avrebbe mai fatto una comparsa su Wii U, all’epoca ancora la prima console next-gen sul mercato. Deep Silver, però, stroncò sul nascere ogni voce, dichiarando seccamente che l’utenza Wii U non valeva la pena di un port. Quello che alcuni dimenticano è che, prima di questa risposta così perentoria, ce ne fu un’altra ben più clamorosa: il produttore Alexander Toplansky di Deep Silver aveva dichiarato ufficialmente che Riptide non poteva essere portato su Wii U a causa del motore di gioco. Apparentemente la volontà c’era, ma, nonostante i tentativi, la console non era in grado di far girare un motore che era gestito tranquillamente da hardware vecchi di sette anni. Peccato che si trattasse di un’inutile scusa, smentita perentoriamente da Techland stessa, che a sua volta costrinse Deep Silver a ritrattare. Con tanti saluti alla “buona volontà” della compagnia.

4. Eternal Darkness: Sanity’s Requiem – GameCube
C’è “maturo” e “Maturo”, quando si parla di intrattenimento. Da una parte abbiamo la “maturità” da quattordicenne in tempesta ormonale, fatta di imprecazioni, sesso, violenza e ribellione in generale. Dall’altra quella più mentale, fatta di contenuti mirati ad una mente matura, che richiedono qualche sforzo per essere apprezzati. Lovecraft è uno di questi, ed Eternal Darkness è la cosa che più va vicino ad un gioco del ciclo di Cthulhu senza esserlo ufficialmente. Tra una storia coinvolgente e un gameplay innovativo che si poneva come vera alternativa allo strapotere dei Resident Evil classici, l’horror di Silicon Knights aveva le carte in regola per diventare il volto dei titoli maturi su console Nintendo. Purtroppo, nonostante l’apprezzamento della critica, le vendite furono di tutt’altro parere, relegando il gioco ad un capolavoro di nicchia. Come già dicevamo, persino Nintendo è colpevole di mandare avanti lo stereotipo di prodotti “per famiglie”, talvolta sbagliando completamente le campagne pubblicitarie, altre volte semplicemente ignorando l’aspetto del marketing. Così è stato per Eternal Darkness, un titolo second party frequentemente citato come tra i migliori per GameCube, e clamorosamente ignorato da Nintendo sotto l’aspetto commerciale. Vuoi perché si trattava di un progetto che si trascinava da Nintendo 64, vuoi perché Nintendo si basava ancora troppo sul mercato giapponese (dove già si sapeva che un titolo lovecraftiano avrebbe avuto poco successo), il titolo di Silicon Knights divenne l’emblema di un’occasione sfumata.

 

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5. Bayonetta 2 – Wii U
“Come Dante con la quinta di seno”, è la descrizione che ho più sentito dire per Bayonetta. Il che stride abbastanza con la concezione che l’utenza Nintendo è fatta di bambini… Stride così tanto che migliaia e migliaia di presunti “fan” della serie si sono dichiarati contrari all’esclusività del sequel su Wii U, minacciando di boicottare Platinum Games per aver anche solo pensato di “tradire” le console più mature. Ovviamente, questa piccola ma vocale fetta di giocatori, si era dimenticata che, non fosse stato per Nintendo, non ci sarebbe semplicemente stato un Bayonetta 2, e che Nintendo stessa, in barba al pensiero popolare, aveva incoraggiato Hideki Kamiya e il resto del team a esagerare, sfruttando anche iconici costumi dei propri personaggi in versione sexy. L’intero punto di questo articolo è che quando l’utenza si mette in testa qualcosa, neanche i fatti riescono a smuoverla. Bayonetta 2 è l’emblema di questa mentalità: un titolo che molti avevano desiderato giocare sin dall’uscita del primo su Xbox 360 e PS3, ma che ben pochi hanno avuto lo stimolo di acquistare una volta confermata l’uscita su Wii U. Certo, limitante è stata l’idea di dover comprare una nuova console, ma il cambio generazionale era comunque imminente. Si potrebbe pensare ad una scarsa qualità del sequel, non fosse per quel mastodontico metascore di 91 affibbiato dalla critica. Magari è stata colpa del cambio di piattaforma tra un capitolo e l’altro? Già, non fosse che il primo era incluso in copia fisica assieme a Bayonetta 2… Scartate le varie ipotesi, purtroppo, resta la realtà che, pur essendo stato acclamato dai fan e dalla comunità videoludica, Bayonetta 2 era un titolo “maturo” su una console percepita come “sbagliata”, arrivato sul mercato tra troppe controversie e a giochi già fatti per poter sperare di invertire la tendenza.

 


Per approfondire:
Bayonetta 2
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