Redazione ILVG

Speciale Speciale Virtual Console: Aprile 2014

Il mese di Aprile ha visto esordire sulla virtual console di Wii U, una prima infornata di titoli GBA. Questi otto titoli sono tutt’oggi tra i più apprezzati dai possessori di Game Boy Advance: spaziando dal gioco d’avventura allo strategico a turni, dal gioco di ruolo al platform fino alle corse arcade, Nintendo offre, al prezzo base di 6,99 € , un assaggio di ciò che è da molti considerata l’era d’oro del gioco portatile.
Apprestiamoci dunque ad una panoramica di questi primi otto titoli, determinando se sono acquisti necessari o evitabili.

Mario & Luigi SuperStar Saga

di Guido Avitabile

Se non avete mai giocato un titolo della serie e volete un gioco di Mario con un qualcosa in più  gettatevi senza paura nel Regno di Fagiolandia
Sembra passato tantissimo tempo da quel lontano 2003 in cui la saga RPG di Mario & Luigi giunta ormai al quarto capitolo, debuttò su GBA. l’arrivo di Superstar Saga sulla Virtual Console di Wii U può offrire a tutti l’origine dell’innovativo sistema di combattimento a turni basato sulla sincronia e sugli attacchi elaborati.
Torniamo con piacere dunque nel Regno di Fagiolandia, dove la malvagia Strega Ghignarda ha rubato la voce di Peach costringendo i due fratelli più famosi di casa Nintendo ad unire le forze.
Come nei successori,il fulcro degli attacchi dei fratelli sarà la sincronia con cui il giocatore premerà il tasto stabilito, adibito al salto o al martello: SuperStar Saga è un ottimo gioco di ruolo dell’era GBA e risulta tuttora fresco come nel 2003.
Se non avete mai giocato un titolo della serie e volete un gioco di Mario con un qualcosa in più (in questo caso la trama) gettatevi senza paura nel Regno di Fagiolandia, non ve ne pentirete.

 

Metroid Fusion

di Pietro Iacullo

Dovendo “liquidare” Metroid Fusion in poche parole lo si potrebbe definire un’ottima trasposizione bidimensionale di Alien
Dovendo “liquidare” Metroid Fusion in poche parole lo si potrebbe definire un’ottima trasposizione bidimensionale di Alien. Fusion rappresenta in tutto e per tutto il filone dei platform a due dimensioni con una forte componente esplorativa (noto, non a caso, con il termine Metroidvania), ed è interamente ambientato all’interno di una stazione spaziale, esplorabile a piacere, infestata dai parassiti X, microorganismi in grado di replicare il codice genetico delle altre creature. Ed è proprio l’ambientazione l’aspetto della produzione che colpisce maggiormente, grazie ad un’atmosfera che rende veramente palpabile la tensione (suggestivi i momenti in cui il sonoro è assente e risuonano solo i passi di Samus) e richiama da vicino la creatura cinematografica di Ridley Scott. L’altro aspetto principe è quello del livello di sfida, tarato si verso l’alto ma affiancato da una curva di apprendimento che mette il giocatore in condizione, in un modo o nell’altro, di superare il boss di turno una volta capita la strategia. Il tutto si sposa poi con il gameplay solido delle altre iterazioni a due dimensioni della serie a cui vengono aggiunte alcune “costole” come la possibilità di appendersi alle sporgenze o di sparare in diagonale. A condire il tutto c’è poi una gestione della trama “alla Zelda” che permette di fatto anche al neofita della serie di godere della compagna di Samus anche senza essersi mai avvicinato alla serie.

 

Kirby e Il Labirinto degli Specchi

di Pietro Iacullo

Il Labirinto degli Specchi presenta i livelli con un approccio decisamente anomalo rispetto ai canoni della serie

Sequel diretto di Kirby: Nightmare in Dreamland e ultimo titolo della serie uscito su Game Boy Advance, Il Labirinto degli Specchi presenta i livelli con un approccio decisamente anomalo rispetto ai canoni della serie. Il “terrore rosa” si dovrà infatti muovere attraverso le nove zone proposte (esplorabili in qualsiasi ordine o quasi), strutturate come dei labirinti di stanze. Lo scopo è quello di raggiungere ed abbattere i boss presenti nelle aree in modo da recuperare i frammenti del Grande Specchio e liberare Meta Knight, l’amico/rivale di Kirby, imprigionato dentro l’artefatto. Struttura dei livelli a parte, Il Labirinto degli Specchi è assolutamente in linea con gli altri esponenti della serie sia dal punto di vista della sfida (a parte un paio di picchi mai in grado di impegnare troppo il giocatore) che dal punto di vista del gameplay, divertente ed immediato come vuole la tradizione. Altro punto di forza della produzione è il level design, riuscito e capace di riempire gli scenari di segreti e trabocchetti per complicare un po’ la vita di chi punta a completare il gioco al 100%, accompagnato da un sonoro efficace. Menzione a parte per la modalità a più giocatori, chicca inserita a suo tempo su Game Boy Advance ed ovviamente inutilizzabile in questa riproposizione su Virtual Console, la cui mancanza comunque non inficia per nulla il divertimento garantito da questa avventura del mostriciattolo rosa.

Golden Sun

di Giacomo Favilla

un JRPG a turni di stampo classico ma dal grande potenziale narrativo e ludico

Golden Sun nasce nel primo periodo di vita del Game Boy Advance grazie alla collaborazione ormai solida tra Nintendo e Camelot, con lo scopo di portare IP originali sull’allora nuova console Nintendo. Forti dell’esperienza accumulata negli anni con la serie Shining Force, regalano al pubblico un JRPG a turni di stampo classico ma dal grande potenziale narrativo e ludico. Vestendo i panni di Isaac, un giovane in grado di usare la Psinergia, sarà nostra premura salvare un mondo sull’orlo della distruzione facendo affidamento sul potere dei Djinn, entità magiche elementali capaci di infondere abilità e poteri in battaglia, come delle potentissime e spettacolari evocazioni. Uscito nel 2002 in Europa, Golden Sun mostrava ottime qualità anche su quello che il GBA era in grado di fare in campo grafico. Sfruttando a pieno la tecnica del Mode 7 in grado di simulare effetti 3D e grafica prerenderizzata, il gioco dava dimostrazione di tutto il suo splendore durante i combattimenti a turni, con veloci cambi di prospettive, rotazioni e zoomate. Se proprio dovessimo trovare un difetto nel gioco questo va ricercato nel suo finale, non tanto per la qualità di quest’ultimo quanto per il cliffhanger narrativo che al tempo, lasciò sul più bello i giocatori in attesa di un seguito che sarebbe arrivato solamente l’anno dopo. Interessante come Golden Sun offrisse oltre alla storia anche una modalità multigiocatore nella quale sfidare i propri amici (purtroppo non disponibile in questa versione Virtual Console) e la possibilità di importare in Golden Sun: L’Era Perduta i progressi fatti nel gioco per poter continuare l’avventura grazie ad una Password segreta.

Advance Wars

di Filippo Veschi

uno strategico a turni dall’attitudine “easy to learn, hard to master”, caratterizzato da grande equilibrio e bilanciamento

Originariamente rilasciato nel 2002, Advance Wars è stato il primo titolo della serie a lasciare il Giappone e a venir introdotto in occidente. Si tratta di uno strategico a turni dall’attitudine “easy to learn, hard to master”, caratterizzato da grande equilibrio e grande bilanciamento. Il suo approccio allegro e spensierato a tematiche anche forti come quelle della guerra da sempre ha costituito grande fascino per i giocatori, ed anche rispetto ai vari sequel usciti su GBA e DS, il primo Advance Wars resta uno dei punti cardine della serie, grazie alla sua grande profondità tattica e ad un gameplay curato nei minimi particolari. Le varie unità, così come i vari ufficiali di comando avranno i loro rispettivi punti di forza e debolezza, e ciascuna strategia viene completamente bilanciata da altre. I vari elementi del sistema di gameplay vengono introdotti gradualmente all’interno della modalità storia, permettendo al giocatore di assimilarli man mano, senza il rischio di far confusione. Un livello di sfida buono ed in crescendo, unito ad una grandissima longevità (non solo è presente una lunga modalità campagna, ma è anche possibile sbloccare numerosissime mappe aggiuntive dal negozio) rendono il titolo particolarmente adatto a tutti coloro amano definirsi hardcore gamers, senza pur traumatizzare i neofiti. Advance Wars è un titolo, oggi come allora, intenso ed assuefacente, semplice e complesso allo stesso tempo, oltre che incredibilmente profondo. Una aggiunta validissima ed uno dei titoli di spicco della Virtual Console GBA di Wii U.

WarioWare, Inc.: Minigame Mania

di Filippo Veschi

Wario Ware presenta una collezione di minigiochi folli, frenetici, senza senso e di gusto spiccatamente giapponese.

Il lancio del primo Wario Ware per GBA fu nell’ormai lontano 2003 un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Fino ad allora la parola “minigioco” era stata sinonimo di lunghe e noiose partite al Mario Party di turno, un concetto che il titolo realizzato dal team R&D1 di Nintendo (oggi Nintendo SPD) avrebbe cambiato per sempre. Legati tra loro da una trama delirante e sopra le righe, Wario Ware presenta infatti una collezione di minigiochi folli, frenetici, senza senso e di gusto spiccatamente giapponese. Minigiochi lampo: una schermata, una azione da compiere, tre secondi di tempo, e via al prossimo, con appena il tempo di riflettere sui tasti da utilizzare. Il bello di Wario Ware sta proprio nel piacere dell’imprevisto e della scoperta, nell’avere quei miseri 3 secondi di tempo per capire cosa ci richiede il minigioco di turno, tenendo sempre a mente la loro non convenzionalità e la loro follia. Wario Ware è un gioco anticonformista e post-moderno, un po’ punk, quasi uno studio che decostruisce l’anatomia di un videogioco tradizionale, ed usa i singoli elementi in maniera inaspettata, creando qualcosa di incredibilmente divertente e stupido allo stesso tempo. A distanza di oltre 10 anni il titolo ha senza alcun dubbio mantenuto intatto il suo carisma, ed oggi ancora più di allora appare chiara la genialità del suo design. Impossibile non cogliere nell’immediatezza del suo gameplay i germi di quelle che sarebbero state le rivoluzioni di DS e Wii, ma anche di social e mobile gaming, che hanno aperto a nuovi modi di concepire il videogioco ed il modo di giocare. Da avere a tutti i costi, perché la storia del videogioco passa anche da qui.

F-Zero: Maximum Velocity

di Filippo Veschi

nonostante il suo aspetto old-school, Maximum Velocity presenta piste e vetture diverse rispetto al capostipite, oltre ad un sistema di guida più tecnico

F-Zero: Maximum Velocity fu nel 2001 uno dei titoli di lancio di GameBoy Advance. Sviluppato dalla allora neonata Nd Cube (sussidiaria di Nintendo che a distanza di 10 anni è divenuta il team principale di Wii Party/Mario Party), il gioco è il quarto della serie F-Zero, ed il primo a sbarcare su console portatile. Rifacendosi sia nella grafica che nel gameplay più agli episodi SNES che a quello N64, molte persone lo fraintesero inizialmente per un port od un remake del primo F-Zero. Non è così, e nonostante il suo aspetto old-school, Maximum Velocity presenta piste e vetture diverse rispetto al capostipite, oltre ad un sistema di guida leggermente diverso e più tecnico. Per molti si trattò, all’epoca, di un passo indietro rispetto all’episodio N64, ma date le ridotte potenzialità grafiche di GBA, il gioco riuscì comunque ad essere un buono showcase e a compiere egregiamente il suo lavoro come titolo di lancio. Dei vari titoli presenti sulla virtual console GBA di Wii U è forse quello che più ha accusato il trascorrere degli anni: i racer futuristici non sono più molto in voga, e la grafica realizzata in mode-7, che su GBA nel 2001 poteva anche risultare impressionante, oggi su Wii U appare solo come una curiosità. Il gioco resta comunque valido per tutti coloro che vogliono cimentarsi in un racer futuristico tecnico ed impegnativo, o che vogliono provare tutti gli episodi della serie di F-Zero, in attesa che vengano riproposti (si spera) i ben più validi F-Zero X per N64 ed F-Zero GX per GameCube.

Yoshi’s Island: Super Mario Advance 3

di Filippo Veschi

Rispetto ai classici platform 2D di Mario c’è una maggiore componente esplorativa e di raccolta di collezionabili

Il port GBA di Yoshi’s Island (con aggiunto il sottotitolo Super Mario Advance 3, giusto per aumentare la confusione relativa ai titoli marieschi su GBA) fu la degna riproposizione di uno dei più grandi platform di sempre. Non si tratta di un porting del tutto accurato dell’originale SNES: troviamo infatti qualche rallentamento e qualche effetto grafico è realizzato in maniera differente (per questioni tecniche: GBA è in teoria più potente di SNES, ma Yoshi’s Island usava dei Chip Super FX nella cartuccia per raggiungere quel livello grafico, cosa impossibile da riprodurre sulla portatile), ma la sostanza del gameplay è riproposta in maniera impeccabile. In questa sognante avventura dovremo guidare Yoshi e Baby Mario alla ricerca di Baby Luigi. Yoshi sarà di per se invulnerabile, ma perdendo il contatto con il lattante per troppi secondi perderemo la partita. Rispetto ai classici platform 2D di Mario c’è una maggiore componente esplorativa e di raccolta di collezionabili, una sorta di anticipazione di quello che Miyamoto introdurrà poi nei Mario 3D. Il gioco è anche meno difficile in generale dei precedenti titoli marieschi, ma compensa con grande charme e fascino, ed uno stile sognante unico. Se è vero che i vari sequel di Yoshi’s Island non si sono spesso rivelati all’altezza di raccogliere il testimone del loro glorioso capostipite, d’altra parte il primo gioco della serie resta un capolavoro immortale, da giocare assolutamente almeno una volta nella vita, perfino in una versione che non è ottimale come l’originale su SNES.

Tirando le somme, gli otto titoli proposti da Nintendo sono tutti grandi giochi, riproposti per  coloro che  non li hanno potuti giocare ai tempi, ma anche per  i giocatori che passarono le ore su GBA. Speriamo l’offerta resti varia e valida a lungo, portando altri titoli di grosso calibro sulla virtual Console di Wii U.

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