SegheMentali I siti di videogiochi non fanno vendere i videogiochi

I siti di videogiochi non fanno vendere i videogiochi. Un fatto palese. Eppure la game critic non vuole accettarlo, parrucconi attaccati allo status quo.

I siti di videogiochi non fanno vendere i videogiochi.

La verità ha il raro dono di fare (quasi) sempre male, soprattutto quando si parla di quelle verità che prendono a schiaffi l’aspirante casta dei “portali di informazione videoludica. E quelle virgolette sono lì per un motivo preciso. I siti di videogiochi non fanno vendere i videogiochi. Un fatto semplice, di cui possiamo trovare una milionata di prove facilmente, collegandoci al sito che sta rovinando per sempre l’industria dei giochini. No, non Multiplayer.it, l’altro che inzia sempre con la emme

Milione? Il milione è quel numero che si ottiene sommando al numero di copie vendute da Bayonetta 2 su Switch 999.996. Nonostante un metascore pazzesco e due rilasci del gioco.

Metacritic è un cimitero indiano infestato da fantasmi di videogiochi che non ce l’hanno fatta. A prescindere da quanto fossero ben fatti, dalla profondità delle loro meccaniche o da qualunque altra stronzata vi ostiniate a voler leggere in una recensione. Quando la Game Critic tutta, in modo unanime, indica come capolavoro un titolo e questo comunque vende un numero di copie ridicolo, la conclusione può essere una e una sola: i siti di videogiochi non fanno vendere i videogiochi.
Ed è un discorso che vale al contrario, perché viviamo in un mondo dove Ninja Theory non ha mai potuto lavorare ad un sequel e sono usciti due giochi della serie Pac-Man e le Avventure Mostruose. Pac-Man e le Avventure Mostruose. Ancora oggi voglio credere che fosse un’operazione di riciclaggio di denaro sporco, non posso pensare che qualcuno abbia davvero fatto dei soldi con quella roba. Peggio, non posso pensare che abbamo davvero reso qualcuno più ricco foraggiando quella roba.

Pac-Man e le Avventure Mostruose fa il boom, mentre quei critically-acclaimed di Housemarque muoiono di stenti. È il fallimento di chi scrive di videogiochi

Nex Machina Mi sono occupato del pompino di Housemarque ad Housemarque su Ilovevg.it. Il fatto di non avervi convinto a comprare il gioco è un fallimento anche personale. Soprattutto personale.

Tutti e i 9 e 10 del mondo non hanno salvato l’Arcade. Nex Machina si è portato a casa un Guiness World Record come il twin stick shooter più acclamato dalla critica di sempre. Housemarque ha letteralmente fottuto a sangue la concorrenza, uscendo anche su PC con un titolo che è una vera e propria lettera d’amore (auto)erotica al cabinato e al cyberpunk, declinato in-game con un piglio nostalgico che si traduce in un art design della madonna. Risultato: ce lo siamo cagati solo noi che ne abbiamo scritto, spettatori non paganti ad uno spettacolo che non si potrà mai più ripetere. Ed è successo un’infinità di altre volte, non siamo riusciti a vendervi Prey e abbiamo contribuito ad ammazzare qualcosa di creativo, coraggioso e bellissimo come Evolve.

Abbiamo fallito. Un sacco di volte.

È da pazzi far finta di non vedere la realtà. I siti di videogiochi non fanno vendere i videogiochi, perché non vogliamo prenderne atto? Perché non facciamo qualcosa, qualcosa di concreto, per cercare quantomeno di riconoscere il problema, che ormai i veri influencer sono altri? Perché cazzo non ci dedichiamo a quello che invece dovrebbe essere il nostro ruolo, spingere i progetti in cui crediamo davvero e aiutare i videogiochi che meritano il nostro aiuto?

Quello, dovrebbe essere il ruolo della stampa. Non fare da megafono per i comunicati stampa delle grandi zaibatsu, non dare il contentino a chi si occupa di PR per loro per ricavare gadget e fringe benefit da mettere in bella mostra sui social, nascondendo quanto invece stiamo impoverendo il medium.

Spingere i progetti in cui si crede davvero.
Avere il coraggio di dire "no" alla merda.

Andare in giro per le fiere, alla ricerca di quelle gemme nascoste che potrebbero diventare delle sleeper hit, se solo qualcuno le raccontasse al grande pubblico. Smettere di vedere la recensione come un punto d’arrivo, una pratica da sbolognare — possibilmente prima del day one. Per poi passare alla prossima pratica da sbolognare, al prossimo embargo che ti costringe ad arrivare alla meta di corsa. Grazie al cazzo, che poi nell’articolo non ci si concentra sul viaggio.

Occuparsi di videogiochi, non di marchette pubblicitarie e contenuti-pacco da dare in pasto alla gente in modo che possa continuare a flammare nei commenti su Facebook. Là fuori è pieno di gente che considera i giochini solo giochini, e ce ne accorgiamo quando è la stampa generalista a dare addosso ai videogiochi. Facciamo perfino fronte comune, uniti contro il nemico pubblico che non ci capisce. Poi però passa la tempesta e di tutti quei giocatori che in realtà non sentono i videogiochi, ma al massimo gli guardano il culo quando li incrociano per strada, non se ne occupa nessuno.

Guai, a cercare di migliorare i propri lettori.

Si sa mai che poi ci vedano per le merde che siamo e vadano a leggere da un’altra parte…