Recensione WonderBoy: The Dragon’s Trap

Lettere d’amore verso una generazione ormai passata e tramontata.

Casi come Yooka- Laylee e Shovel Knight, che riportano su console attuali generi ormai dati per spacciati o poco sfruttati, sono il fulgido esempio di quello che intendiamo per lettera d’amore. Lizardcube tenta un approccio diverso, riproponendo un grande classico come Wonder Boy III: The Dragon’s Trap, in una veste grafica moderna, completamente disegnata a mano. Wonderboy: The Dragon’s Trap è disponibile dallo scorso 18 Aprile, a 19,99 € per Xbox One, PlayStation 4 e Nintendo Switch, è prevista per Giugno invece l’uscita per PC. Pubblicato da DotEmu, sarà riuscito il remake di Lizardcube a convincerci?

Versione Testata: Xbox One

La Trappola del Drago
WonderBoy è finalmente giunto all’ultimo castello, dove lo attende il temibile  Mecha-Dragon. Peccato che, una volta sconfitto il robotico nemico, quest’ultimo scagli una potente maledizione sull’impavido eroe, trasformandolo in una lucertola sputa-fuoco. Perso l’aspetto ma non il proprio cuore, WonderBoy ormai diventato Lizard Man, partirà alla ricerca di un antidoto, esplorando in lungo e largo Monsterland, e scoprendo altri potenti draghi e i loro malvagi sottoposti. Una trama leggera che era già nel 1989 un mero pretesto per gettare il giocatore in un platform d’azione con qualche meccanica GDR, un’avventura tra deserti, mari e perfino dojo giapponesi, riportata in vita dai superbi disegni a mano di Lizardcube.  

Nella decina  di ore necessarie per completare l’avventura infatti, il giocatore verrà maledetto più volte: ogni volta che affronta un nuovo drago verrà mutato in un diverso animale antropomorfo dotato di abilità specifiche che man mano guideranno il giocatore verso il boss  finale e  l’agognata forma umana. Da un piccolo topo capace di appendersi a pareti apposite, ad un Piranha  per poter nuotare a piacimento, da un forte Leone capace di sgominare orde di nemici, ad un elegante Falco in grado di librarsi in volo e raggiungere zone inaccessibili. Ognuna delle cinque trasformazioni di WonderBoy (oltre la forma umana) viene messa alla prova in uno stage segreto (l’Ignoto) in cui è nascosta una pietra speciale, unico e vero proprio collezionabile del titolo (oltre agli equip di cui parleremo nel prossimo paragrafo) queste zone nascoste sono mimetizzate nell’ambiente e raggiungibili solo cercando di passare attraverso pareti o passaggi segreti. Uno dei punti forti di Dragon’s Trap è infatti il riproporre minuziosamente ogni schermata della versione originale del 1989, con tanto di possibilità di affrontare l’intero gioco con la grafica e la colonna sonora 8 bit del tempo.

Un po’ di nuovo, ma anche un po’ di vecchio
Basta infatti premere un tasto, per trasformare l’intera schermata in quella 8 bit della versione Sega, con tanto di password  per salvare e proseguire nell’avventura da un determinato punto. Lizardcube ha preferito fare un remake 1:1 del vecchio titolo, andando a ridisegnare qualsiasi aspetto ma non cambiando nemmeno un dettaglio dello scheletro (se non gli sfondi e la possibilità di giocare con WonderGirl). Un lavoro minuzioso e certosino che se da un lato è un abbraccio caloroso a chi ha già amato la terza avventura di WonderBoy, dall’altro ne risente un po’ durante le boss battle, che vanno a risolversi tutte nel medesimo modo. Sia chiaro, il gioco resta godibile e crudele al punto giusto, ma la vera difficoltà starà nell’arrivare al Drago piuttosto che effettivamente sconfiggerlo.

Sebbene la trama sia infatti semplice, lo stesso non si può certamente dire dell’intera avventura:

crudele e capace di punire il giocatore al minimo errore
crudele e capace di punire il giocatore al minimo errore, ma in grado di dare al contempo un senso di soddisfazione quando si supera un determinato passaggio infausto. In The Dragon’s Trap non ci sono check point e, nonostante il gioco salvi ad ogni cambio di schermata, una volta uccisi verrete riportati al villaggio principale e dovrete ripartire verso la meta stabilita mantenendo solo soldi ed equipaggiamento acquistato. Per ovviare a questa difficoltà, bisognerà studiare il pattern degli avversari, imparare a menadito i movimenti di ogni trasformazione di WonderBoy e soprattutto raccogliere gli elisir o armi ed armature in grado di potenziarci. L’equipaggiamento che  vi permetterà di migliorare le statistiche è quel tocco di GDR a cui accennavamo prima, sparsi per Monsterland ci sono numerosi negozi in cui  potrete acquistare spade, scudi ed armature. Alcune di queste avranno anche una caratteristica speciale che il gioco vi fa intuire dal nome o dalla descrizione, ma dovrete testarle sul campo per capire in che situazione converrà utilizzarle.

Meraviglioso WonderBoy
Che Lizardcube abbia fatto un ottimo lavoro nel re-immaginare stilisticamente il mondo creato da Ryuichi Nishizawa è indubbio: ogni schermata, ogni sfondo, ogni personaggio e nemico è caratterizzato e curato in ogni animazione. Completamente disegnato a mano The Dragon’s Trap è probabilmente la versione migliore di WonderBoy III, soprattutto perchè il gameplay è lo stesso identico e immutato del titolo Sega. Stesso lavoro certosino è stato fatto per la colonna sonora, con tanti dietro le quinte sbloccabili proseguendo nell’avventura e la possibilità di passare a quella classica anche con la nuova veste grafica. Inoltre il titolo è per la prima volta completamente in italiano, sebbene sia quindi adatto a tutti, la difficoltà potrebbe destabilizzare i meno testardi.

Verdetto
8.5 / 10
Crudele, ma giusto
Commento
WonderBoy: The Dragon's Trap è, come abbiamo detto in apertura, una lettera d'amore al titolo Sega, che non vuole sostituirlo ne migliorarlo, ma per lo più farlo scoprire (o riscoprire) a chi se lo è perso nel 1989. Character Design e animazioni a parte, WonderBoy è ancora un ottimo platform d'azione, capace di impegnare il giocatore con una sfida costante e dietro ogni angolo. Purtroppo per quanto i boss siano belli esteticamente, sentono il peso degli anni e delle strategie tutte uguali per poterli sconfiggere, un piccolo neo che però se rimosso, avrebbe mandato a monte tutto l'obiettivo iniziale. The Dragon's Trap è in grado di impegnarvi per circa dieci ore, ed è un ottimo caso di remake in cui l'opera originale ne guadagna solamente. Speriamo Lizardcube offra il suo restyle anche ad altri titoli dell'epoca.
Pro e Contro
Lavoro grafico e sonoro impeccabile
Difficile e impegnativo...

x ...potrebbe risultare snervante
x Boss Battle ripetitive

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