Recensione White Day: a labirynth named school

Arriva su PlayStation 4 e PC White Day: a labirynth named school, survival horror coreano già pubblicato su dispositivi mobili nel 2015 e a sua volta remake di un titolo uscito nel 2009, rimasto però relegato in madre patria.

Disponibile da oggi 22 Agosto su Steam e PSN al prezzo di 29.99 (con uno sconto del 10% per i possessori del PS Plus), scopriamo insieme questa macabra avventura con la nostra recensione.

Versione testata: PlayStation 4

 

San Valentino, rosso sangue
Il White Day è una ricorrenza orientale che si svolge ad un mese esatto da San Valentino, un giorno nel quale i ragazzi consegnano alle loro amate dei cioccolatini come segno d’amore. Hee-Min Lee è un giovane studente che ha una cotta per una sua compagna, So-young Han, ed è intenzionato a confessarle i suoi sentimenti proprio in questo giorno offrendole una scatola di dolci e riconsegnandole il diario da lei smarrito.

Così a primo acchito potrebbe sembrare il classico shōjo scolastico smielato e strappalacrime, ma il White Day dei due ragazzi è pronto a tingersi di rosso e a trasformarsi in un incubo dal quale sarà difficile uscirne vivi.

Intento a seguire So-young Han, Hee-Min Lee finirà prigioniero all’interno della scuola, di notte, e costretto a nascondersi dalla vista di un sadico bidello intento a fare la ronda notturna.

Non appena all’interno della scuola i toni diventeranno drammatici ed è facile intuire quanto ardua sarà la nostra fuga. Ovviamente la scuola nasconde più di un segreto, e all’interno dei suoi corridoi e delle sue aule sarà possibile imbattersi in alcune mostruosità che di umano hanno ben poco.

Da questo punto di vista, White Day: a labirynth named school si comporta come la più classica delle avventure horror giapponesi, come Silent Hill o, meglio ancora, Project Zero (o Fatal Frame che dir si voglia), prendendo spunto dal genere cinematografico J-Horror, portato in auge da pellicole come The Ring e Ju-on e poi diffuso a macchia d’olio in tutta l’Asia, Korea compresa. Caratteristica di questo filone è quella di proporre storie basate su credenze popolari e religiose, per lo più di fantasmi, spesso carichi di odio e rancore scaturiti da situazioni irrisolte, proprio a causa della loro morte prematura. White Day: a labirynth named school non si fa mancare proprio nulla e butta all’interno di questa avventura storie di suicidi misteriosi e omicidi efferati, seguendo alla lettera tutti i cliché possibili ed immaginabili. Se siete appassionati del genere per tutta la durata del gioco avrete una sensazione di déjà-vu causata dal trovare elementi narrativi spesso abusati in questi titoli.

You are dead
White Day è strutturato come un’avventura in prima persona, un survival horror nudo e crudo nel quale lo scopo principale sarà quello di sopravvivere evitando di venir scoperti dai terribili custodi e di ritrovare So-young Han, così da poter scappare, sani e salvi. Potremo fare affidamento solamente sulle nostre capacità, in quando non avremo né la possibilità di usare armi, né quella di attaccare in alcun modo, costringendoci a giocare a nascondino pur di non venire scoperti. Le uniche azioni consentite saranno quelle di accucciarsi per sfuggire a sguardi indiscreti, correre (con tanto di stamina che influirà sulla durata dello scatto) o utilizzare un accendino per illuminare le zone più buie e trovare così i vari oggetti che ci serviranno a risolvere gli enigmi. Questi rappresentano la parte centrale di White Day, che a mo’ di un punta e clicca, ci obbligheranno a riflettere per trovare una soluzione. Alcuni saranno molto semplici e basilari, tipo il ritrovamento di chiavi e password per aprire porte sbarrate, altri più complessi e, tutto sommato, ben integrati con la storia, e richiederanno al giocatore di analizzare i vari documenti recuperati in-game per scovare indizi che possano aiutarci a superare un determinato enigma. Pur non essendo presente un sistema di combattimento non mancheranno degli scontri con i boss, inquietanti spiriti che cercheranno in tutti i modi di farci la pelle, e anche in questo caso, per sconfiggerli, basterà risolvere un determinato enigma a loro legato, il tutto però reso più drammatico e frenetico dalla presenza di un timer che raggiunto lo zero ci porterà al game-over.

I problemi con White Day però inizieranno non appena la figura del bidello farà la sua comparsa all’interno del gioco, e un semplice tutorial testuale ci illustrerà le dinamiche di questa meccanica alla “guardie e ladri”. In pratica stando nelle zone d’ombra o ben nascosti dietro mobili o pareti ci renderà meno individuabili, e saremo in grado di non attirare alcun tipo di attenzione. Peccato però che tutto questo funzioni solamente sulla carta, in quanto lo spietato bidello sarà capace di vederci a decine di metri di distanza, addirittura (in alcune sezioni avanzate della scuola) su piani diversi, facendo scattare in lui il suo campanello d’allarme, spingendoci ad una corsa per la salvezza verso i bagni, unico luogo dove potremo nasconderci in sicurezza, a patto che non ci veda entrare. L’assenza di un qualsiasi tipo di meccanica relativa allo stealth, rende il tutto ancora più frustrante, dato che basterà un singolo errore, un misero passo falso, per sentire il fischietto del bidello rompere il silenzio della scuola e iniziare la sua caccia all’intruso. Ci mette del suo anche il sistema di salvataggio manuale tramite l’utilizzo di alcuni pennarelli presenti in quantità veramente limitate (in maniera simile all’inchiostro per le macchine da scrivere dei primi Resident Evil), che ci costringerà, in caso di morte a ripartire dall’ultimo salvataggio effettuato. In realtà ne esiste anche uno tramite check point che si attiverà ogni qual volta si verificherà un evento importante o una cut-scene, ma spesso e volentieri andrà in conflitto con i save manuali, caricando vecchie partite piuttosto che l’ultimo punto raggiunto. I bug si sprecano in White Day, e in alcuni casi si rivelano utili per proseguire nel gioco. Ci è capitato infatti, sfruttando qualche evento scriptato o dei filmati, di bloccare e resettare la posizione del bidello che fino a pochi secondi prima era sulle nostre tracce, permettendoci così di aggirare l’ostacolo e guadagnare tempo prezioso.

La natura di porting di un gioco mobile si palesa subito dai primi istanti di gioco. La struttura generale è abbastanza semplificata, e su console, nonostante la risposta ai comandi sia sempre reattiva, White Day sfigura rispetto ad altri survival horror usciti in questi ultimi anni. Nonostante la presenza di qualche enigma stimolante, il resto dell’avventura è abbastanza scialbo e per niente carico di quell’atmosfera spaventosa che dovrebbe trasmettere. Il bidello riesce si ad incutere ansia, ma non è quella “buona” che ci si aspetterebbe da un titolo horror, ma semplicemente frustrazione per le continue morti e per il sistema “bacato” con il quale interagirà con noi. Sempre restando sulla qualità della paura percepita, il gioco si avvale di banalissimi escamotage per “spaventare”, ricorrendo a bieche soluzioni di jump-scare degne degli “scare maze” che tanto andavano di voga nel 2002 su YouTube, facendo apparire a schermo il volto di un fantasma (tra l’altro sempre il solito) che andrà ad intaccare la nostra salute (che sarà recuperabile usando uno dei tanti item ottenibili nella scuola).


White Day vi porterà via all’incirca 5/6 ore per essere completato la prima volta
, tempistiche che possono variare in base al livello di difficoltà scelto o a quanti problemi riscontrerete nel seminare i bidelli. Durante l’esplorazione all’interno degli edifici che compongono la scuola ci imbatteremo anche in un paio di compagne di classe di So-young Han, anch’esse finite prigioniere nell’istituto, le quali serviranno a delineare gli sviluppi della storia, tramite alcune risposte a scelta multipla, che indirizzeranno il gioco verso uno dei molteplici finali. White Day propone una serie di ending diverse, che saranno ottenibili rigiocando più volte l’avventura. Non solo. Alcuni elementi della storia saranno disponibili solamente ai livelli di difficoltà più alti, quindi sarà necessario impegnarsi per scoprire la verità che si nasconde nella scuola e su So-young Han, a patto chiaramente di trovare la voglia necessaria per effettuare più di una run.


Per approfondire:
Yomawari: Night Alone
Eri meglio da lontano
L’operazione remake funziona invece sul piano tecnico, proponendo una versione aggiornata per poter girare su PC e PlayStation 4, con modelli più dettagliati e complessi, in particolar modo per i protagonisti. In generale però il feeling è quello di un gioco appartenente a 2, se non addirittura 3 generazioni fa, e anche questo incide sulla resa orrorifica del gioco, che pur mettendoci del suo non riesce in alcun modo a far percepire alcun tipo di sensazione, anzi spesso e volentieri il risultato sfocia nella pacchianità e nel grottesco.

Decisamente più d’atmosfera il sonoro, con alcune tracce effettivamente inquietanti, per lo più grazie all’uso di voci di sottofondo, ma tutto passerà in secondo piano per la terribile risata del bidello che diventerà il vostro incubo ricorrente per tutta l’avventura.

White Day è tradotto completamente in italiano, mentre per l’audio sarà possibile scegliere fra l’inglese e coreano, scelta a nostro avviso ben più che consigliata.

Verdetto
5.5 / 10
La vera paura è che hanno annunciato un seguito
Commento
Dopo la nostra prova White Day: a labirynth named school non è riuscito minimamente nell'intento di spaventarci. Purtroppo il titolo coreano soffre di vari problemi legati alla sua natura portatile che trasportati su console mettono in risalto il lato semplicistico e banale del gameplay, il tutto condito da diversi bug e da una storia che non riesce mai ad entusiasmare o a rivelarsi interessante. Oltretutto questa versione console viene proposta ad un prezzo troppo alto per la qualità e l'offerta generale, in un mercato dove allo stesso prezzo è possibile recuperare altri 2/3 giochi molto più validi appartenenti allo stesso genere. Se proprio siete in astinenza di J-horror potreste rivolgervi alla versione Android/iOS, ben più economica e in grado di farvi provare le stesse "emozioni".
Pro e Contro
Buona colonna sonora
Incipit interessante...

x ...ma privo di appeal
x Numerosi bug
x Gameplay troppo banale
x Aspetto horror non pervenuto

#LiveTheRebellion