Recensione VR Invaders – The Complete Edition

The London Heist, una delle esperienze incluse al lancio in PlayStation VR Worlds, lasciava il giocatore con tanta voglia di sparare ancora in Realtà Virtuale ma pochi titoli su cui svuotare il caricatore. VR Invaders è la risposta. Essenziale e molto arcade-driven, ma pur sempre una risposta.

Piaccia o non piaccia, venda o non venda, la Realtà Virtuale è arrivata e lo ha fatto per rimanere. Il merito, più che alle grandi software house del mercato (che per ora nicchiano, con l’esclusione di un paio di nomi) va riconosciuto agli sviluppatori indipendenti, che colto l’assist della nuova tecnologia hanno iniziato a far quello che lecitamente il pubblico si aspetta da loro: sperimentare, a prescindere da quale sia il curriculum e di cosa si sia rilasciato in precedenza. Ed è così che uno studio come My.com (che fino ad ora si è dedicato essenzialmente a prodotti freemium su PC e mobile) abbraccia PlayStation VR, HTC Vive e Oculus Rift con un titolo tutta sostanza e gameplay, che però centra perfettamente l’obiettivo che si era posto.

Versione testata: PlayStation 4

 

Ormai dovreste saperlo: quello della recensione oggettiva è un mito, e quando le carte in tavola aggiungono il fattore VR diventa praticamente impossibile dare un giudizio universale sui titoli che passano sotto i ferri dell’articolista di turno. Molto dipende da quanto si è sensibili a questa nuova tecnologia, sia per quanto riguarda le problematiche di motion sickness che (più banalmente) in base al livello di attrazione ed interesse che si nutre nei confronti della Realtà Virtuale. Senza girarci troppo intorno: nel caso di VR Invaders avevamo tantissima voglia di poter sparare a qualcosa in VR e non abbiamo accusato alcun tipo di malessere o stanchezza dietro al visore, per cui la nostra valutazione parte da queste basi.
 

Invaders Must Die
Un classico del cyberpunk: la VR diventa un rifugio per le delusioni reali, e tocca agli hacker di turno fare bug-fixing. A colpi di fucile
Per paradossale che possa essere (nemmeno tanto, se si considera che come detto il grosso della spinta dietro la VR arriva da case indipendenti), la Realtà Virtuale ora come ora si è tradotta in una terza giovinezza per alcuni generi che spopolavano agli albori dell’industria, quando il medium videoludico non era ancora tale e non aveva nessun tipo di velleità o presunzione al di fuori dell’attirare quanti più gettoni possibili all’interno del cabinato. VR Invaders, in ossequio a questa filosofia, più che raccontare una storia cerca di creare semplicemente un contesto di comodo, per giustificare l’azione del giocatore: in un mondo dove ormai la Realtà Virtuale è diventata un rifugio dalle avversità della vita reale, bug del software che gestisce questo ecosistema (o anche qualche virus) non permettono, di tanto in tanto, all’utente di disconnettersi. Ed è a questo punto che entrano in azione i Divers, hacker freelance che vengono assunti dalle varie corporation per riavviare il sistema, solo che in questo caso l’azione richiede più di una semplice pressione sul tasto Power davanti al PC. La premessa, grossomodo, è questa: nel corso degli otto livelli della campagna principale VR Invaders si addentra un po’ di più nei dettagli di questo mondo, tramite alcuni dialoghi che all’inizio di ogni missione vedono Thomas Hall (di cui il giocatore indossa i panni virtuali) scambiare qualche linea di dialogo con la sua superiore in comando. Ma ad ogni modo si tratta di un aspetto che rimane sullo sfondo, utile ad inserire qualche battuta in stile action movie e poco altro (tant’è che è anche possibile disattivare dalle opzioni tutta la “parte raccontata” del titolo). Il focus del gioco è, come vedremo, su altri aspetti, per cui l’esercizio di giudicare la componente narrativa di VR Invaders (o di giudicare il prodotto sulla base di questa) alla fin fine è abbastanza futile. Tanto più che VR Invaders riesce a far bene sugli aspetti che davvero interessavano agli sviluppatori, forse anche al punto da sacrificare qualche meccanica secondaria più rischiosa, ma che avrebbe arricchito il tutto.

Gladiatori Virtuali
Uno sparatutto a ondate  inattaccabile sul fronte meccaniche. Però c’era margine per fare anche di più
Essenzialmente, VR Invaders è uno shooter a ondate (in prima persona, ovviamente), che ad intervalli regolari immette altri nemici sul campo finché il giocatore non fa piazza pulita, costringe il boss di turno a venire allo scoperto e fa fuori anche quello, prima di passare al capitolo successivo. Fermo al centro dello scenario (in piedi o seduto, a seconda di come sta più comodo), il giocatore ha a disposizione un’arma per mano: uno dei PlayStation Move diventa l’arma da fuoco principale, che permette di attaccare i nemici e, se il giocatore è particolarmente calato nella parte del pistolero del codice, sparare ai colpi stessi con cui i nemici cercano di infliggergli danno per accumulare punti extra. Nell’altra mano invece il controller si trasforma in un’arma abbastanza desueta all’interno del genere: uno scudo. Questo permette non solo di ripararsi per evitare di subire danno dai nemici mentre si continua a sparare (attenzione però a non colpire da soli il proprio scudo: i proiettili non lo superano), ma attiva anche un’abilità simile al bullet time di max-payneiana memoria, che permette di rallentare lo scorrere del tempo per qualche istante. Lo scopo, molto semplicemente, è far fuori tutti i bot che compaiono tutto attorno al giocatore, cercando di arrivare vivi ed il più possibile in salute allo scontro con il boss finale. Strada facendo, VR Invaders non dimentica le proprie radici ed elargisce di tanto in tanto qualche bonus che cambia leggermente le meccaniche standard: non mancano le classiche “croci” verdi per recuperare salute, ma le ricompense più interessanti sono quelle che vanno a modificare il comportamento dell’arma da fuoco, che da semplice mitragliatrice può diventare shotgun, cannone al plasma oppure un temibile raggio laser. Quando VR Invaders è generoso, compare inoltre a schermo il perk che attiva l’equivalente della God Mode in casa My.com, con il giocatore che non subisce danni per un certo periodo di tempo e, non avendo più bisogno dello scudo, lo vede trasformarsi in un’altra mitragliatrice. Il risultato finale è decisamente solido e riesce a divertire senza scadere nel ripetitivo, grazie ai citati otto capitoli pensati dagli sviluppatori e ambientati in otto location diverse, con nemici diversi (a cui va poi aggiunta la classica modalità survival, senza scudo e in akimbo per vedere quanto tempo si resta in piedi). Capita di aver a che fare con nemici che esplodono (e tolgono, di riflesso, salute) se vengono eliminati a distanza troppo ravvicinata, o di dover combattere in livelli al buio dove solo la torcia dell’arma da fuoco permette di vedere cosa succede a schermo. Anche i boss di fine livello rispecchiano questo combattimento, chiedendo al giocatore più che di vomitare proiettile al loro indirizzo (cosa che chiaramente va fatta, siamo in uno shooter d’altronde) di capire il pattern e cogliere la strategia da seguire, senza che questa venga suggerita direttamente. Cosa non c’è piaciuto quindi? Forse, come detto, l’essersi limitati a questo.

Le meccaniche funzionano alla grande, ma una volta costruita questa base ci sarebbe piaciuto vederne di più.

Il citato The London Heist per esempio chiedeva al giocatore di usare l’ambiente circostante come copertura, accovacciandosi e spostandosi per trasmettere il movimento al di là dello schermo. VR Invaders non ha guizzi o intuizioni di questo tipo: gli sviluppatori volevano raggiungere un obiettivo, che viene centrato in pieno, ma si fermano a questo e rimangono all’interno di un prodotto che qualcuno potrebbe definire (a ragione) “accademico”, per il suo genere d’appartenenza. Non c’è assolutamente niente di male in questo, ma uno scossone avrebbe trasformato il tutto da produzione solida a vero e proprio must have per la propria libreria VR.

Questioni di visuale
Dal punto di vista tecnico, nulla da segnalare: VR Invaders è solido e offre una buona performance, senza scatti di sorta e (in questo, aiutato anche dalla saggia scelta di utilizzare due PlayStation Move come controller) assolutamente in grado di mettere in scena il “trucco” che tutti si aspettano dalla Realtà Virtuale, quello dell’immedesimazione. Particolarmente apprezzata in questo senso l’idea di non presentare indicatori o altre icone sull’HUD, puntando su un’interfaccia più spartana e spostando tutte queste informazioni sulle armi in mano al giocatore. La barra della salute c’è, semplicemente non è in alto a sinistra dove siamo abituati a cercarla con lo sguardo ma sul retro della mitragliatrice, e va tenuta d’occhio nel vivo dell’azione inquadrandola appositamente (cosa che accresce la riuscita ludica del tutto). Un dettaglio, forse, ma che ribadisce ancora una volta quali sono le potenzialità della tecnologia in un genere come quello degli sparatutto, specie quando il feeling è così vecchia scuola.

Verdetto
7.5 / 10
Ma quindi per fare l'hacker ci vuole il porto d'armi?
Commento
VR Invaders fa esattamente quello che si era prefisso di fare. Lo fa anzi troppo bene, al punto che viene quasi naturale chiedersi perché, visto la solidità fuori discussione della base, non si accolli qualche rischio in più per provare a dare uno scossone al tutto e diventare un must-buy per gli appassionati di VR senza se e senza ma. Non si può in ogni caso non riconoscere la valenza ludica del tutto: se avevate voglia di sparare qualche colpo dietro al vostro visore, il titolo di My.com fa esattamente al caso vostro, senza troppe altre pretese.
Pro e Contro
Gameplay solidissimo
Raggiunge il suo scopo e lo fa divertendo...

x ... Ma rimanendo "accademico"

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