Recensione Touhou Genso Wanderer

Negli ultimi anni Nis America si è data da fare per far conoscere all’occidente la serie di Touhou, nata come shooter sui binari dallo studio indipendente Team Shanghai Alice, che in Giappone è riuscita a ritagliarsi un buon numero di appassionati. Dopo Genso Rondo Bullet Ballet e Scarlet Curiosity, arriva in Europa Touhou Genso Wanderer, titolo che porta la serie nel mondo dei RPG roguelike in stile Pokémon Mystery Dungeon.

Versione testata: PS4

Il Gensokyo è in pericolo

La storia di Genso Wander si apre con un breve filmato introduttivo che vede la protagonista, Reimu Hakurei, andare nel mondo degli umani a divertirsi un po’. Sfortunatamente per la ragazza, inizierà un diluvio che la costringerà ad entrare in un negozio per cercare riparo che si scoprirà subito essere il piccolo emporio di Rinnosuke Morichika, conosciuto anche come voce narrante nei vari titoli della serie, le cose, però, sembrano essere diverse dal solito. Rinnosuke si comporta infatti in maniera strana e Reimu percepisce un aura malvagia emanata dal suo amico. Dopo un breve scontro, la sacerdotessa Hakurei è costretta alla ritirata e mentre si domanda cosa stia succedendo, deciderà di tornare al tempio. Nulla di troppo complicato come prologo, se non fosse per il fatto che sia i dialoghi che testo sono completamente in giapponese prima della battaglia iniziale, forse a causa di un errore di traduzione, e gli eventi risultano incomprensibili a chi non conosce la lingua.  Fatta questa premessa, va detto che l’intera storia di Wanderer risulta blanda, inconsistente e messa in piedi solo per dare un incipit al gioco, che fa proprio del gameplay il suo punto forte.

Addentrarsi nei dungeon

Come detto, il gioco si apre subito con una battaglia, dove chi non è pratico del genere molto difficilmente riuscirà a capire cosa stia succedendo, ma in questo caso la sconfitta è un passo obbligatorio da compiere. Finito questo scontro ci ritroveremo nel primo dungeon che fa da tutorial a tutte le meccaniche di Genso Wanderer. Di per sé l’impostazione del gioco è semplicissima: un dungeon va esplorato da cima a fondo alla ricerca del portale che permetterà di accedere al piano successivo fino all’uscita. Facile a dirsi, ma piuttosto difficile a farsi in quanto il livello di sfida proposto è da subito alto. In ogni labirinto che il giocatore è chiamato ad esplorare troveremo ad attenderci trappole nascoste di ogni tipo e tanti nemici pronti a darci battaglia in scontri che non condurremo sempre da soli, ma insieme ad uno dei personaggi ospiti, controllato da una buona IA. Le battaglie non sono da prendere sottogamba, anzi. Ad ogni mossa che faremo, da un semplice movimento in una delle otto direzioni disponibili, ad un attacco, anche il nemico compirà un azione e se non si tiene conto di questo si rischia di ritrovarsi circondati e di conseguenza arriverà un inevitabile game over. In queste situazioni di pericolo estremo, che possono verificarsi anche spesso, sarà indispensabile usare i Danmaku, abilità speciali che consumano i P Point, punti particolari che si possono raccogliere sconfiggendo un nemico, e in grado di arrecare parecchi danni ad essi, ma in alcuni casi anche al nostro alleato, ragion per cui bisognerà prestare attenzione ai punti in cui il nostro Danmaku colpirà il bersaglio. Un’altra meccanica di cui tener conto è quella delle armi ed equipaggiamenti. Questi saliranno di livello in base a quanto vengono utilizzati e lo manterranno anche una volta finito il dungeon, a differenza di quelli dei personaggi che torneranno a zero. Il giocatore, quindi, non dovrà fare sempre tutto dall’inizio, ma grazie ad armi già livellate, potrà esplorare nuovi labirinti senza incappare in eventuali game over che possono portare a parecchia frustrazione, soprattutto se si considera che perderemo tutti i progressi fatti fino a quel momento.

Dungeon confusionari

Da un lato una trama carente, dall’altro un buon gameplay. Purtroppo a rovinare l’esperienza arrivano una serie di scelte degli sviluppatori e la localizzazione di Nis America. Come abbiano accennato all’inizio della recensione. Andando per ordine, le schermate di gioco risultano troppo affollate, tra personaggi, indicatori di vita e la mappa del dungeon, che non è possibile minimizzare in alcun modo e ce la ritroveremo praticamente in mezzo allo schermo, causando tantissima confusione tanto che delle volte non si avrà un quadro chiaro di quello che sta succedendo. Anche i menù non sono da meno, per essere consultati richiedono la pressione di più tasti e questa scelta risulta scomoda, in quanto in gioco dove gli oggetti sono importantissimi, un menù facilmente accessibile è d’obbligo per aiutare il giocatore. Parlando della localizzazione, invece, non solo abbiamo linee di dialogo non tradotte o peggio ancora del tutto assenti, ma nel caso di alcuni tutorial, le immagini mostrano tasti diversi da quelli che vanno usati. Errori che non sono stati risolti con nessuna patch esegno piuttosto palese di come Nis America abbia lavorato svogliatamente al gioco, probabilmente tenendo conto della stretta cerchia di pubblico al quale è rivolto. Anche a livello meramente tecnico il gioco fatica e parecchio, risultando “vecchio” sia per PS4 che PlayStation Vita. Ma non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre di un gioco indipendente, fatto e pensato per i fan e forse proprio questo è il suo limite più grande.

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Verdetto
5.5 / 10
Il Touhou che i fan meritano, ma non quello di cui hanno bisogno adesso
Commento
Touhou Genso Wanderer è una buona alternativa, forse la migliore, al genere che la serie ha sempre proposto fino ad oggi. Sfortunatamente il gioco è intaccato da un lavoro di localizzazione che lascia molto a desiderare e da un comparto tecnico troppo datato anche per gli standard del genere che si aggiungono ad una serie di difetti che potrebbero essere mal digeriti anche dai fan di Reimu & Co.
Pro e Contro
Buon livello di sfida...

x ...ma frustrante all'inizio
x Trama inconsistente
x Localizzazione poco curata
x Limitato a livello tecnico

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