Recensione Thomas Was Alone

La scena indie all’interno del mercato videoludico è riuscita anno dopo anno a ritagliarsi un ruolo di rilievo, tanto da focalizzare su di se l’attenzione di critica e pubblico, creando fenomeni culturali e vere e proprie icone pop. Thomas was Alone è uno di quei titoli che dietro un nome curioso nasconde un’esperienza ludica unica e particolare. Pensato e sviluppato interamente da Mike Bithell, game designer inglese, Thomas was Alone è un platform/puzzle nato come esercizio di stile in formato flash andando poi ad evolversi in un progetto più concreto uscendo su PC e Mac, per poi diventare disponibile anche su console in versione cross-buy su Playstation 3 e PS Vita. Ma di cosa parla Thomas was Alone? E cosa ha di così speciale rispetto a molti titoli analoghi?

VERSIONE TESTATA: PS Vita

Thomas era solo

Thomas era solo. Claire aveva dei super poteri. Chris era semplicemente cinico. Thomas was Alone è un racconto breve, una piccola storia che inizia dal nulla e nel nulla finisce, mettendo insieme alcune personalità talmente complesse e sfaccettate che vi sembrerà di conoscerle da sempre. Paranoici, malfidenti, timidi ed egoisti. E pensare che si tratta solamente di piatte figure geometriche, quadrati e rettangoli dall’area più o meno estesa. Delle A.I. sfuggite al controllo di un programma, che si trovano a scappare da una misteriosa nuvola di pixel che li segue senza dargli respiro e la loro unica alternativa è quella di collaborare ed affrontare l’ignoto. Thomas e soci dovranno confrontarsi, mettendo da parte pregiudizi e sentimenti per pensare al bene comune, sfruttando le proprie abilità e caratteristiche uniche che li rendono speciali e divesi da gli altri. Una manciata di linee e pixel su schermo che si trascinano scivolando o saltando ma capaci di relazionarsi indirettamente con il giocatore che è sia spettatore che artefice del loro destino.
Tutto inizia in maniera confusa, con Thomas e la sua solitudine, e sarà difficile comprendere il significato della storia fino che il viaggio di questa bizzarra compagnia non arriverà ad un epilogo, rispondendo a quello che è il significato della vita, la loro.

Enter the Matrix

Thomas was Alone è strutturato per livelli, un centinaio per l’esattezza. Ogni schema prevede l’interazione con piattaforme ed interruttori e lo scopo sarà quello di raggiungere dei portali che ci collegheranno al livello successivo. La difficoltà sarà crescente, così come il tipo di interazione richiesta. Nei primi stage, dove ci troveremo a controllare solamente uno dei protagonisti, basterà dirigersi verso il portale in una sorta di tutorial, prendendo confidenza con l’abilità innata del personaggio che stiamo controllando. Passo dopo passo il gruppo si espanderà e sarà necessario alternare i personaggi per poter proseguire risolvendo i vari puzzle ambientali ed arrivare così al traguardo.
Ad esempio Thomas può spostarsi e saltare ed è capace di adattarsi a diverse situazioni. Come si presenta però un ostacolo più alto delle sue possibilità dovrà farsi aiutare da uno degli altri compagni sfruttandolo come scala. Oppure Claire, un enorme quadrato blu con la capacita di saper nuotare, sarà perfetta per essere usata per trasportare gli altri ed arrivare a destinazione. Ogni personaggio darà il suo apporto ed ogni livello andrà capito ed affrontato con il giusto ordine. Verso la metà del titolo, quando ormai avremo preso confidenza con i comandi dei personaggi e le loro abilità, il gioco inizierà a fare sul serio, costringendo il giocatore ad affrontare livelli a tempo o schemi nei quali il tempismo e la coordinazione delle azioni dovrà essere millimetrica e precisa, interagendo gli uni con gli altri come perfetti ingranaggi di un meccanismo.
Il sistema di controllo prevede l’utilizzo di pochi input, con la croce direzionale ci si muove, con un tasto si salta e con un altro si cambia personaggio. La versione PS Vita sfrutta lo schermo touch per effettuare la selezione tramite dei tap veloci per passare a quello successivo o precedente mentre con una pressione prolungata e uno slide con il dito su un apposito selettore sarà possibile selezionare direttamente il colore corrispondente al personaggio che vogliamo utilizzare.

Architetti di un mondo effimero

Stilisticamente Thomas was alone è un titolo minimalista e basico nella forma, dove il ruolo da protagonista lo svolge un level design mutevole che passo dopo passo andrà ad aggiungere nuovi elementi strutturali che creeranno ostacoli e vie di fuga sempre più complesse. Lo sviluppo dei livelli non avrà regole specifiche rompendo le regole del side scrolling tipiche dei platform e costringendo il giocatore ad esplorare un mondo bidimensionale in ogni sua direzione.
Minimalista è anche nell’uso degli elementi di contorno e nella sua realizzazione con background tendenzialmente monocromatici dove l’unico elemento di dinamismo viene dato dai giochi di luce prodotti dalle ombre proiettate dalle forme geometriche che si muovono su schermo. Un mondo onirico nel quale il tempo è un elemento estraneo e questo viene ribadito dalla colonna sonora composta da David Housden, che da diversi anni si muove in questo campo ma che qua da il meglio di se realizzando una serie di tracce che avvolgono il giocatore in un viaggio intimo ed interiore, fatto di sintetizzatori che si intersecano e sviluppano intorno a dolci note di pianoforte e chitarre acustiche uniti insieme da un fil rouge sempre palpabile, la solitudine e il suo opposto, con melodie malinconiche e struggenti.
Importante anche la voce fuori campo che narra l’intera storia, ad opera di Danny Wallace, attore inglese conosciuto per la sua collaborazione nel doppiaggio di Assassin’s Creed e che qua regala una performance attoriale sublime ed impeccabile, tanto da donare maggior spessore alla narrazione della storia e fargli guadagnare un riconoscimenti nello scorso BAFTA Games Awards, proprio per la qualità della sua collaborazione. E se non bastasse come extra attivabile nelle opzioni è presente il commento dello sviluppatore che ci accompagnerà nella storia raccontandoci lo sviluppo del gioco e simpatici aneddoti su come Thomas was alone è nato e si è evoluto.

Verdetto
8 / 10
Why can't we be friends
Commento
Thomas Was Alone approccia il mondo dei videogiochi confrontandosi con esso puntando tutto sulla trama. Propone al giocatore una storia breve ma intensa, mettendo su un'impalcatura narrativa forse anche fin troppo ridondante per quello che poteva essere il progetto di partenza, ma che grazie ad un alchimia perfetta fonde insieme stile ed emozioni, supportato da una colonna sonora intima e mai invasiva, senza dimenticarsi dell'aspetto ludico, sempre ben presente anche se non troppo impegnativo. Per chi è alla ricerca di un titolo sopra le righe, Thomas Was Alone è un must have.
Pro e Contro
Stile minimalista
Grandioso sotto il profilo narrativo
Ottima recitazione per la parte sonora

x Purtroppo finisce
x Non impegnativo quanto vorrebbe essere

#LiveTheRebellion