La risposta a questa domanda probabilmente sarebbe da censurare, ma esiste un gioco dove questo accade davvero.
Una delle ultime fatiche della sempre attiva Nippon Ichi Software: The Longest 5 Minutes, un JRPG dal gusto retrò che in Europa arriva su PS Vita, Nintendo Switch e PC.
La trama di The Longest 5 Minutes si apre con l’Eroe e il suo gruppo alle prese con il boss finale, ma iniziato lo scontro il protagonista si renderà conto di aver dimenticato tutto il suo passato, dal perché si trova li a chi sono i suoi compagni. Da qui in poi la trama si dipanerà i segmenti diversi del viaggio del nostro eroe, senza seguire un ordine cronologico preciso.
Man mano che rivivremo questi ricordi, il protagonista riacquisterà la memoria al fine di combattere il temuto boss.
The Longest 5 Minutes ha il pregio di omaggiare i classici del genere, ma la struttura sui binari rende il tutto noioso in poco tempo
Laddove le fasi col boss si limitano ad essere solamente testuali, con delle scelte che non influenzano minimamente lo svolgersi degli eventi.
Il fulcro del gioco è concentrato durante i ricordi in cui vivremo quello che questo JRPG ha da offrire, nel bene e nel male.
Il titolo è un classico JRPG a turni fortemente ispirato ai primi titoli del genere. Abbiamo il tipico eroe che intraprende il viaggio nel mondo per fermare il nemico di turno a cui si aggiungeranno una serie di alleati.
Gli scontri sono casuali e come da prassi ogni personaggio ha le sue abilità e magie. Fin qui tutto nella norma ma la decisione di voler strutturare i ricordi in ordine sparso e non cronologico si fa sentire fin da subito.
Il fatto di passare da un momento ad un altro fa si che il giocatore non debba preoccuparsi di nulla: dal comprare nuovi equipaggiamenti o oggetti, al salire di livello per imparare nuove abilità.
Ad ogni ricordo ci ritroveremo con tutto già stabilito in base al momento che stiamo rivivendo, tant’è che possiamo anche ignorare i combattimenti tranne quelli forzati.
Non mancano anche le classiche quest secondarie, ma queste sono più fini a sé stesse che altro sempre per via del solito discorso e la loro unica utilità è quella di allungare la longevità del titolo, cosa che riescono a fare bene i minigiochi presenti.
Malgrado l’idea di rivivere i ricordi sia interessante, la scelta di non renderli nell’ordine temporale esatto finisce col rovinare gran parte dell’esperienza tipica di un RPG.
E questo contribuisce a rendere il gioco noioso, anche troppo.
Nonostante questa particolare struttura si sposa perfettamente con per le console portatili, The Longest 5 Minutes è più adatto a chi gioca di rado che a chi mastica RPG tutti i giorni.
Passando al lato tecnico, The Longest 5 Minutes è la classica produzione a budget ridotto a cui NIS ci ha abituati negli ultimi anni. Il gioco è realizzato con una grafica tipica dei JRPG anni ’80-inizio ’90 con tutto ciò che ne consegue, stesso discorso per musica ed effetti sonori. Nulla da ridire anche sulla localizzazione, in linea a quelle a cui NISA ci ha abituati e come sempre solo in lingua inglese. Considerando come il titolo si lasci giocare praticamente da solo, la lingua non è un ostacolo.
Per concludere è evidente come gli sviluppatori abbiano puntato fortemente sul fatto di voler ricreare l’atmosfera dei giochi tipici di quelle annate.
La scelta paga in pieno e c’è la sensazione che se la stessa cura messa in questo aspetto fosse stata rivolta anche al gameplay avremmo avuto tra le mani un ottimo titolo.
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