Recensione The Last Story

A distanza di alcuni mesi dal magistrale e pluripremiato Xenoblade Chronicles, un altro grande JRPG per Nintendo Wii fa finalmente la comparsa sugli scaffali dei negozi europei, e si tratta di un gioco con un non leggero fardello di aspettative. Non soltanto The Last Story si ritrova a seguire le orme del capolavoro Monolith Soft. e ad essere una delle ultime esclusive Wii di rilievo, ma si presenta fin dalla copertina con la dicitura “Un gioco di Hironobu Sakaguchi – Musiche di Nobuo Uematsu”. Sarà riuscito il duo, che diede vita alla magia di Final Fantasy, a realizzare un prodotto all’altezza della fama che li precede? Scopriamolo subito assieme.

Una grande, attraente… Prevedibile “ultima storia”

Per la prima volta al timone dai tempi di Final Fantasy V (quella era stata l’ultima occasione in cui Sakaguchi aveva diretto personalmente un gioco, e non solo svolto il ruolo di supervisore), “The Gooch” ha deciso di creare un prodotto completamente diverso dai suoi titoli abituali, a partire dalla  trama.

La scelta di limitare al minimo indispensabile gli elementi fantascientifici, tanto cari al fantasy giapponese, ha restituito una storia di stampo fantasy classico, con cavalieri, mercenari, castelli, nobiltà e giovani donzelle in pericolo. Nel gioco interpreteremo Zael, giovane mercenario che con l’amico di sempre Dagran e la sua combriccola di compagni viaggia per un mondo devastato dai conflitti ed in lenta agonia in cerca di fama e riscatto sociale. Il peregrinare di Zael e compagni ci porterà sull’isola di Lazulis, governata dal conte Arganan e sede di un portentoso cannone magico. Tale arma rende Lazulis temuta come una superpotenza ma allo stesso tempo la grande energia emessa dal cannone attira le sgradite attenzioni di mostri di vario genere. Proprio durante i primi incarichi di Zael su Lazulis incontreremo due personaggi chiave di The Last Story: l’Ignoto e Lady Calista. Il primo è un entità misteriosa che vive sull’isola, che riconoscerà Zael come spirito affine e gli farà dono dei propri poteri, poteri che come vedremo più avanti non avranno esclusiva rilevanza ai fini della trama ma interverranno anche nel gameplay. Lady Calista è invece la giovane nipote del conte Arganan, che come nella più proverbiale delle situazioni, tenterà la fuga da palazzo per evitare un matrimonio combinato con uno sgradevole nobilotto. Abbastanza prevedibilmente tra Zael e Calista nascerà una storia d’amore che costituirà una delle tematiche portanti di The Last Story, narrata senza eccessivi momenti smielati o strascichi adolescenziali ma con un certo gusto maturo per il romanticismo.

La trama del gioco, come possibile notare anche solo dall’incipit, non è particolarmente originale ne pregna di colpi scena: già giunti ad un terzo del gioco è possibile indovinare con una certa precisione come proseguirà la storia fino alla fine. Nonostante questa grande prevedibilità di fondo è apprezzabile il tipo di narrazione impostato da Sakaguchi: la regia delle scene filmate è eccellente, ed il ritmo ben studiato. Inoltre il gioco offre una prospettiva abbastanza matura e machiavellica sulle politiche di corte, con intrighi, tradimenti ed assassinii, che si rivela a tratti più affascinante della trama portante stessa.

Altro punto di favore per il gioco è senza dubbio l’ottima alchimia che viene a crearsi tra i membri del team di Zael. Se il protagonista è infatti un po’ anonimo, e gli altri personaggi sono un po’ degli stereotipi (il solitario, il donnaiolo, la ragazza maschiaccio, quella silenziosa), le interazioni che vengono a crearsi tra di loro sono assolutamente credibili e ben studiate. I personaggi dialogano tra loro praticamente sempre, sia nelle fasi d’azione che in quelle più rilassate, si punzecchiano a vicenda e si esprimono con il proprio personale lessico e modo di fare, creando un’atmosfera cameratesca simpatica e verosimile.

Quando lo stratega scende in campo…

La città di Lazulis, unica città dell’isola, è l’hub centrale da cui prendono il via tutte le sequenze principali di gioco. A differenza di molti altri JRPG, in The Last Story non c’è una world map e non vi sono lunghe sequenze di viaggio tra una location e l’altra. Tutto è concentrato in Lazulis City e da essa e da alcuni dei sui luoghi più importanti prendono il via le varie missioni. La città è piuttosto grande e realizzata con particolare cura, a dare l’impressione di un luogo vivo, pulsante. Gli abitanti passeggiano incessantemente per le molteplici vie e gli innumerevoli vicoli; è possibile parlare con loro, ascoltare i loro discorsi, aiutarli nei loro piccoli problemi quotidiani. I negozi cambiano il prezzo delle loro merci in continuazione, in base alla domanda e all’offerta, permettendo ai giocatori più smaliziati di guadagnare operando delle vere e proprie speculazioni economiche e vi è tutto uno stuolo di segreti e cose da fare da scoprire in giro per le vie. Due dei luoghi di maggior interesse sono la locanda ed il castello, spesso punti di partenza per nuovi capitoli della storia e missioni del gioco.

In missione è possibile osservare un approccio al combattimento che miscela azione e strategia. In queste fasi ci ritroviamo a percorrere delle sezioni relativamente lineari, disseminate di nemici, controllando Zael e lasciando gli altri personaggi nelle mani dell’intelligenza artificiale. Nei panni di Zael ci sono permesse tutta una serie di azioni come prendere copertura dietro ad elementi del background, osservare lo scenario per individuare segreti, dare ordini ai compagni, utilizzare la balestra per attaccare a distanza o lanciarsi direttamente in combattimento.

Prima di ogni combattimento il gioco pausa l’azione e ci permette di dare uno sguardo al campo di battaglia dall’alto, lasciandoci liberi di decidere la migliore strategia, sia essa la carica frontale, l’intrufolarsi alle spalle dei nemici e farli fuori uno ad uno od ordinare ad un compagno di usare la magia per far crollare ponti o colonne addosso agli opponenti. Il combattimento stesso offre svariate possibilità per ogni situazione. Inclinando il controller verso un nemico Zael lo attaccherà automaticamente, ma saranno possibili anche azioni come saltare sopra un muro per piombare in picchiata sugli avversari, lanciarsi in scivolata verso un nemico od espandere i cerchi magici lasciati sul terreno dai compagni di squadra. Ogni volta che un personaggio utilizzerà una magia infatti, oltre all’effetto primario, sia esso offensivo o difensivo, questa lascerà sul campo un cerchio magico, un’area di effetto camminando dentro la quale potremo caricare la nostra arma con gli attributi di tale magia e che potrà essere espansa creando nuove combinazioni di effetti. Un ulteriore livello di complessità è dato dall’abilità “concentrazione” di Zael. Questo potere, conferitogli dall’Ignoto nelle prime fasi di gioco, consente al nostro protagonista di attirare su di se le ire di tutti i nemici in campo, distraendoli dai nostri compagni di squadra. Si tratta di un arma a doppio taglio, che consente ai nostri alleati campo libero nel castare magie ma lascia Zael col serio pericolo di venir circondato e sopraffatto. Il saggio utilizzo dell’abilità di concentrazione, unito ad una giusta pianificazione prima di ogni scontro consentono un discreto spessore strategico nonostante il battle system sia interamente action, e spesso vengono a crearsi delle situazioni che assomigliano, sebbene in tempo reale, al gioco degli scacchi. Il combattimento è una delle fasi più divertenti ed appassionanti del gioco e riesce a contrastare la monotonia e la linearità dei livelli, fornendo molteplici approcci ad ogni situazione.

Tanto, molto… Forse anche “troppo”, per Wii?

Dal punto di vista tecnico The Last Story presenta degli alti e bassi. Il lavoro effettuato dai grafici nel creare i personaggi principali ed alcune delle ambientazioni più importanti è veramente ottimo, soprattutto se si considerano le ridotte potenzialità tecniche di Wii, tuttavia altre aree ed i personaggi secondari hanno vistosamente ricevuto molte meno cure. Allo stesso modo il gioco presenta effetti di luce e di profondità di campo spettacolari, ma paga pegno con un frame rate veramente basso e con delle dimensioni delle aree di gioco ridotte. Anche lo stile grafico, piuttosto vicino al realismo, non convince più di tanto. In passato tanti giochi Wii sono riusciti a far dimenticare le limitazioni della console proponendo degli stili e dei design particolari, fantasiosi, colorati, ma The Last Story sembra voler ignorare tale lezione. Seguendo l’esigenza del realismo, le tonalità prevalenti sono i marroni ed i grigi, quasi a ricercare un tipo di estetica più comune alle console HD che non a Wii, ma l’effetto finale fa risaltare i limiti tecnici della console e non rende giustizia agli ottimi risultati raggiunti dal team di sviluppo.

Un punto di merito sono invece sicuramente le animazioni, fluidissime, realistiche, convincenti per ogni personaggio.

Le musiche sono state affidate al maestro Nobuo Uematsu, che ci propone una colonna sonora diversa nello stile e nella forma da quelle a cui ci aveva abituato. Senza fanfare di vittoria alla fine dei combattimenti o jingle di vario tipo, l’OST di The Last Story ricorda quelle di certi film cinematografici più che quella di un videogioco, e si compone di tre lunghi movimenti sinfonici della durata di quasi un ora ciascuno. All’interno del gioco porzioni di questi movimenti vengono isolate e proposte come fossero pezzi singoli, con dei riarrangiamenti o remixaggi. Sebbene ad un primo ascolto le musiche siano quindi meno orecchiabili e memorabili di quelle a cui ci aveva abituato il compositore di Final Fantasy, a lungo andare ci si rende conto che questo tipo di musiche si accompagnano bene al tipo di storia che Sakaguchi ha voluto narrare e al tipo di gameplay che ha voluto realizzare. Si tratta di un lavoro diverso dal solito, ma assolutamente non meno valido.

Nel comparto sonoro è da notare l’ottimo lavoro di doppiaggio. Il gioco è stato interamente doppiato in inglese (con sottotitoli in italiano) utilizzando attori con spiccati accenti “british”. Superata la sorpresa iniziale, questa scelta si rivela particolarmente azzeccata considerando le ambientazioni mediaval-rinascimentali e cavalleresche del gioco, una ventata d’aria fresca rispetto ai soliti accenti yankee che forse avrebbero stonato in questo titolo. Sfortunatamente non è presente sul gioco la traccia audio original e giapponese ma data l’enorme quantità di linee di dialogo (non soltanto le scene filmate, ma qualunque dialogo all’interno del gioco, compresi gli NPC ed i negozi, è doppiato) questa assenza è quantomeno comprensibile, se non addirittura giustificabile.

L’Ultima Storia che lascia un conto aperto

The Last Story non è un gioco immenso come molti altri esponenti del genere. La sua natura fortemente lineare e la trama che scorre senza eccessive complicazioni o colpi di scena fanno sì che la durata dell’avventura si attesti sulle 20 – 25 ore. Sono presenti alcune side quests opzionali, ma non sono molte ed anche contando queste siamo ben lontani dalle 40, 60, a volte anche 80 ore di gioco garantite da altri JRPG.

Il gioco fa comunque alcune cose per espandere questa longevità non eccelsa. Innanzitutto la grande variabilità degli scontri rende ogni successiva giocata un’esperienza diversa dalla prima, e per chi fosse annoiato dal dover rivedere tutte le scene filmate da capo è presente l’opzione per saltarle o per mandarle avanti a velocità doppia, in modo da potersi gettare rapidamente nell’azione. Inoltre il team di sviluppo ha inserito una modalità multigiocatore online fino a 6 giocatori.

In questa modalità online potremo decidere se affrontare altri giocatori in battaglie a squadre o tutti contro tutti, oppure allearci con altre persone per affrontare versioni estremamente potenti dei boss del gioco. L’idea, ottima sulla carta, non rende però particolarmente bene nella realtà. Il matchmaking è particolarmente lento e spesso non si riesce a trovare alcun giocatore o solo uno o due. La battaglia contro i boss diviene quindi ingiocabile, perchè questi sono calibrati per sei giocatori ed affrontarli con un numero inferiore di players è quasi impossibile, mentre la modalità competitiva pecca di profondità. Per ovvi motivi in multiplayer viene disattivata l’abilità di concentrazione, e ciò sottrae agli scontri tutto quello spessore strategico che avevano in single player. Si tratta davvero di un’occasione sprecata per The Last Story, dato che una modalità multiplayer maggiormente curata e ragionata avrebbe potuto sopperire meglio alla ridotta durata dell’avventura principale. Nonostante l’alta rigiocabilità, non vi sono infatti incentivi per riprendere il mano il gioco più volte ed alla lunga rigiocare solo per le battaglie potrebbe annoiare.

The Last Story è uno strano titolo. Fonde insieme un approccio totalmente innovativo al combattimento ed uno decisamente classico alla trama. Se il primo è sicuramente uno dei punti di forza del gioco, lo stesso non si può dire del secondo, poiché per quanto ben narrata e con spunti di riflessione machiavellici, l’eccessiva banalità e prevedibilità della storia tolgono diversi punti all’appeal del gioco. Forse siamo noi, che dopo anni di trame colme di riferimenti filosofici, religiosi, ingarbugliate, che si prendono gioco del nostro intelletto e della nostra capacità di seguirle, non siamo più in grado di apprezzare una storia semplice di cavalleria, amicizia, amore, lealtà, tradimento e politica, ma dal grande ritorno sulle scene di Sakaguchi ci si poteva e ci si doveva aspettare di più. A discapito di un gameplay geniale nella sua ideazione il gioco è sempre tenuto a freno dalla sua limitatezza nella scala, dalla sua linearità ed eccessiva semplificazione, dalla totale assenza di esplorazione. A tratti sembra che, come nel caso della modalità multiplayer appena abbozzata, il team di sviluppo non abbia avuto le capacità necessarie per trasporre nella realtà le ottime idee che ha avuto. E’ un peccato, perché ciò che il gioco fa bene, lo fa veramente bene: oltre al già citato sistema di combattimento vale la pena ricordare la resa dei rapporti tra i personaggi, l’ambientazione tutto sommato affascinante, la resa credibile della città di Lazulis, l’ottimo doppiaggio e le ottime musiche, senza scordare un comparto grafico che purtroppo non decolla per il frame rate e per alcune scelte di design ma che per la console su cui gira il gioco resta impressionante.

Verdetto
8 / 10
L'ultima storia di Sakaguchi è memorabile, anche se non prenderà il posto della fantasia finale
Commento
The Last Story è in definitiva un JRPG di grossa portata, gradevole, e resta un gioco da provare in ogni caso, in particolar modo se si è appassionati del genere o fan di Hironobu Sakaguchi, con l'unica avvertenza di non aspettarsi un nuovo Final Fantasy od un nuovo Xenoblade Chronicles perché si rischierebbe di rimanere scottati.
Pro e Contro
Combat system innovativo e divertente
Grande alchimia tra i personaggi
Ottimo doppiaggio
Grande colonna sonora

x Trama forse banale e prevedibile
x Un po' troppo lineare
x Vistosissimi cali di frame rate
x Multiplayer non all'altezza

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