Recensione Stranger of Sword City

Nell’industria videoludica, in particolare negli ultimi anni, si sta diffondendo la convinzione che il genere degli RPG giapponesi stia lentamente morendo, con un mercato riservato quasi esclusivamente a piccoli gruppi di nicchia. Se da un lato le vendite sembrano dare adito a queste credenze, soprattutto se confrontate con quelle degli RPG occidentali, dall’altro lato gli sviluppatori, indie o meno che siano, ancora puntano su questo genere, continuando a portare le proprie perle sugli store di tutto il mondo (vedasi Persona 5, ad esempio). In particolare, questo lo si deve in buona parte a NIS America, che ha portato sul suolo occidentale una lunghissima serie di JRPG, tra cui Stranger of Sword City, rilasciato nelle scorse settimane anche su PC tramite Steam.

 

Versione testata: PC Windows

Stranger of Lost
Le vicende di Stranger of Sword City hanno un incipit che ricorda, forse fin troppo, quello della famosa serie televisiva “Lost”. Il nostro protagonista è su un aereo, quando d’un tratto inizierà a precipitare bruscamente. Al suo risveglio, si ritroverà in un nuovo mondo in cui scoprirà di aver acquisito incredibili poteri. Infatti, tutti coloro che vi arrivano dall’esterno sono chiamati Stranger e sono dotati di caratteristiche speciali che li differenziano dalla popolazione locale. A costoro spetta inoltre il compito di mantenere la città al sicuro, con il costante incarico di sbarazzarsi dei cosiddetti “Lineage Types”, mostri più forti del dovuto e che lasciano cadere, una volta sconfitti, i Blood Crystal, che possono essere offerti ad una delle tre Vessel di questo mondo al fine di ottenere una sorta di divinazione. Come ogni buon protagonista che si rispetti, quello di Stranger of Sword City è dotato anch’esso di particolari abilità, tra cui la possibilità di ottenere i Blood Crystal (sebbene non sia l’unico ad averla) e quella di avere uno spirito immortale che ne impedisce la morte. La storia si svolgerà per un elevato quantitativo di ore, anche se più per le meccaniche di gioco che per la trama in sé, portando alla conoscenza di personaggi più o meno riusciti, ad una trama con qualche colpo di scena anche interessante e grazie ad alcuni finali multipli, cercando di garantire una rigiocabilità al titolo di Experience Inc.

7 vite come i gatti
Stranger of Sword City segue le meccaniche di un dungeon crawler in prima persona per quanto riguarda l’esplorazione e quelle di un classico gioco di ruolo a turni per tutto il resto. In città avremo la possibilità di acquistare dal mercante, di gestire il party, oppure si potrà andare dalle Vessel a donare i propri Blood Crystal, o ancora si potranno raccogliere informazioni in giro in merito alle quest, che altro non sono che dei manifesti di caccia per i Lineage Types. Il resto dell’hub di gioco servirà per accedere ai vari dungeon, con la possibilità di utilizzare anche dei teletrasporti, ma solo e soltanto se già attivati. Proprio in questi labirinti sarà possibile sconfiggere nemici per potenziarsi e ottenere soldi di gioco da spendere in oggetti. In particolare, ci saranno alcune zone in cui sarà possibile nascondersi per effettuare delle imboscate, con l’obiettivo di ottenere oggetti ed equipaggiamenti unici che normalmente non si potrebbero ottenere. Nel caso in cui ci si riuscisse, ma eventuali statistiche o abilità aggiuntive non dovessero essere di nostro gradimento, sarà possibile dare tutto in pasto ad un Mimic che si occuperà di “re-rollare” le caratteristiche, con la necessità di dover riottenere il suddetto oggetto.

 

Il party sarà formato da un massimo di sei componenti, ciascuno con una propria classe, in un sistema che richiama perfettamente il job system, almeno per quanto riguarda skill e spell. Per l’equipaggiamento, invece, le differenze iniziano a scemare, in particolar modo tra armature e protezioni, in quanto molti ruoli avranno la possibilità di indossarne quasi di ogni tipologia. Ma come si acquisiscono nuovi membri per la propria squadra? In città sarà possibile addestrare fino ad un certo numero di personaggi, in un processo di creazione del tutto analogo a quello del nostro protagonista. Si dovrà scegliere un avatar tra quelli proposti o quelli personali, una razza, una classe, un talento, un nome e l’età. A quest’ultima è legata, inoltre, una caratteristica aggiuntiva. In pratica, a seconda di quanto il nostro personaggio sarà vecchio, avrà un certo quantitativo di Life Point (LP) e un diverso range di punti bonus per le statistiche. Ogni volta che un personaggio morirà durante un combattimento, il suo numero di LP diminuirà di uno e, una volta raggiunto lo zero, sparirà del tutto. Al seguito di una morte, occorrerà lasciare a riposo i caduti per un certo numero di ore prima di poterlo riutilizzare, tempo che sarà necessario far trascorrere combattendo nei dungeon. Allo stesso modo, si potranno recuperare LP, ma con un’attesa, questa volta, di diversi giorni. In entrambi i casi, è possibile accelerare il tutto sfruttando la moneta di gioco, ma le cifre richieste sono tremendamente alte, rendendo la scelta impraticabile se non per il protagonista.

Sword City, la città perfetta per chi è (s)fortunato
In linea di principio, con quanto abbiamo visto sino a questo punto, Stranger of Sword City offre una serie di contenuti e di novità da non sottovalutare, in quanto costituiscono un forte valore aggiunto alle meccaniche adottate. Tutto questo, però, viene completamente ribaltato dall’eccessivo sbilanciamento con cui il tutto è stato implementato. Ad esempio, i nemici che affronteremo compariranno a gruppi di massimo 12 elementi, richiamando più e più volte rinforzi, situazione che potrebbe ancora essere nella norma se non fosse per i loro livelli che sono 15-25 volte maggiori di quelli del proprio party, lasciando l’esito dello scontro quasi interamente alla fortuna. A difficoltà “Beginner”, questo aspetto è leggermente meno problematico, con un range di livello per i nemici ridotto, anche se di poco. Sono quindi necessarie lunghissime sessioni di grinding per salire di livello, senza contare che la quantità di esperienza ottenuta è ai minimi storici. Considerata poi la gestione delle morti e dei LP, il tutto diventa un vero e proprio inferno, accompagnato spesso e volentieri da un restart della partita per evitare qualche conseguenza a dir poco disastrosa. Anche le ricompense monetarie sono date col contagocce, rendendo il negozio una presenza spesso superflua vista la difficoltà nel comprare praticamente qualsiasi oggetto a causa dei loro esagerati prezzi.

Il risultato non è semplicemente un gioco difficile come può esserlo uno Shin Megami Tensei qualunque, in quanto lì è tutto mantenuto in un perfetto equilibrio tra grinding e difficoltà intrinseca del gioco. Qui si ha quasi l’esatto opposto, in quanto il gioco è difficile per l’elevato sbilanciamento più che per qualsiasi altro motivo. Se Stranger of Sword City offre una certa rigiocabilità grazie ai finali multipli, il modo in cui è stato realizzato l’ecosistema di gioco farà cambiare idea probabilmente a molti, soprattutto quando si arriva a scoprire che in NG+ i nemici saranno anche più forti.

Scelte artistiche per tutti i gusti
Stranger of Sword City riacquista punti grazie ad una realizzazione visiva che non passa di certo inosservata. Sebbene non ci siano modelli poligonali in quanto tutto è realizzato in due dimensioni, i disegni proposti, sia per i propri avatar sia per i mostri nemici, sono splendidamente realizzati, con la possibilità di vederli in modo o più cartoonesco, o più serioso e stilizzato, o semplicemente visualizzando delle silhouette. La scelta, modificabile in qualsiasi momento, sembra essere un modo di lasciare al giocatore la decisione di affrontare la trama di gioco, e tutto quello che vi è legato, o con leggerezza o con maggiore attenzione e serietà.

I requisiti di sistema sono perfettamente abbordabili per chiunque, come si può tranquillamente vedere dalla tabella seguente:

MINIMI:

  • Sistema operativo: Windows 8/7/Vista
  • Processore: Pentium 4 2.40 GHz
  • Memoria: 1 GB di RAM
  • Scheda video: VRAM 256MB
  • DirectX: Versione 9.0c
  • Memoria: 1 GB di spazio disponibile
  • Scheda audio: DirectX 9.0c
CONSIGLIATI:
  • Sistema operativo: Windows 8/7/Vista
  • Processore: Core 2 Duo
  • Memoria: 2 GB di RAM
  • Scheda video: VRAM 512MB
  • DirectX: Versione 12
  • Scheda audio: DirectX 12
CONFIGURAZIONE DI PROVA: 

  • Sistema operativo: Windows 10 64bit
  • Processore: Intel Core i7 – 3770k @3.9GHz
  • Memoria: 16GB di RAM @1600MHz
  • Scheda video: GTX 580 3GB vRAM
  • DirectX: Versione 12
  • Scheda audio: DirectX 12
Il framerate resta più o meno costante intorno ai 60fps nelle varie sezioni di gioco, se non per i filmati in cui, non si spiega come e perché, scende a 24fps senza ragione apparente. Per quanto riguarda la colonna sonora di Stranger of Sword City, c’è solo da fare elogi, grazie all’ottimo lavoro svolto dalla direzione artistica. 

Verdetto
5 / 10
Lo sbilanciamento di Lost
Commento
Stranger of Sword City è il risultato di un'interessante esperimento finito non troppo bene. L'idea delle imboscate e la gestione di personaggi e party, unite alle meccaniche di un JRPG e di un dungeon crawler, avrebbero potuto portare ad una ventata di novità al genere. Purtroppo, quella che poteva essere una piccola perla altro non è che un disastro, dovuto principalmente ad una cattiva gestione del tutto. Un ecosistema di gioco ben più bilanciato di quanto non lo è Stranger of Sword City avrebbe sicuramente portato ad un perfetto rivale per titoli come quelli della saga di Shin Megami Tensei, ma così non è stato. A questo punto non c'è che da sperare che con il secondo capitolo, già annunciato da Experience Inc., si vadano a correggere queste pecche di game design.
Pro e Contro
Interessanti meccaniche di gioco
Resa artistica
Longevità

x Eccessivo sbilanciamento in tutto
x Grinding estenuante
x Framerate bizzarro
x Prezzo di lancio

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