Recensione Slain: Back From Hell

Slain: Back from Hell, mai ci fu titolo più adatto per un videogioco. Pubblicato lo scorso Marzo su PC come Slain!, questo action platformer sulla falsariga di classici come Castlevania, Altered Beast e Ghosts ‘n Goblins  si era inizialmente rivelato come una grossa delusione. Un tripudio di bug, gravi problemi di input lag, un sistema di combattimento ottuso e completamente sbilanciato ed un generale sentore di “non finito” affliggevano quella versione, frustrando e deludendo le aspettative di coloro che avevano finanziato lo sviluppo del gioco su Kickstarter o che magari avevano iniziato a seguirlo dopo aver visto su internet qualche spettacolare gif o immagine. Eppure va dato credito agli sviluppatori Wolf Brew Games, visto che in pochissimi mesi sono riusciti a riparare, ristrutturare, revitalizzare il gioco, ripulendolo da tutti i bug, rivedendo completamente il sistema di combattimento ed applicando tutta una serie di graditissime rifiniture. Slain è letteralmente riemerso dall’inferno, ed è finalmente il gioco che avrebbe dovuto essere fin da principio.

Versione testata: PlayStation 4

 

 

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Prepare to be Slain!
Slain nasce come tributo ai più intensi hack ‘n’ slash degli anni ’80 e ’90, come Altered Beast, Shadow of the Beast e Ghosts ‘n Goblins, senza scordare i Castlevania della serie classica, quelli più strettamente arcade e meno esplorativi. Il twist che Slain decide di applicare a questa formula è costituito da un livello esagerato di violenza, sangue e gore, messo in evidenza da una pixel art spettacolare e dalle animazioni curate alla perfezione, il tutto in una cornice estetica fortemente debitrice all’immaginario dei sottogeneri più oscuri della musica Metal e del Dark Fantasy. Nei panni del barbuto guerriero Bathoryn, il giocatore dovrà attraversare sei reami maledetti, sconfiggendo altrettanti signori demoniaci e le loro perfide armate. Dopo l’iniziale coppia di livelli introduttivi, ora ristrutturati a mo’ di lungo tutorial, il giocatore ha accesso ad un area hub, da cui scegliere in quale livello immergersi. Ogni sezione è costituita da una coppia di livelli, uno a sviluppo prevalentemente orizzontale, più concentrato sul combattimento duro e puro, ed uno a sviluppo verticale, con maggior focus sulle fasi di platforming. Entrambe le tipologie di livello, comunque sempre fortemente lineari, sono disseminate di trappole letali e di nemici pronti a farci la pelle. Il livello di difficoltà è sempre intenso: il giocatore non può permettersi alcuna distrazione; le trappole sono in grado di ucciderlo istantaneamente, mentre l’assenza di oggetti curativi e la distribuzione di checkpoint estremamente parsimoniosa rendono rischioso ogni singolo incontro nemico. Sotto questo punto di vista Slain: Back from Hell soffre ancora di un problema strutturale che si porta dietro dalla prima sciagurata versione: un level design eccessivamente sadico e punitivo, ai limiti del trial & error, con risultante notevole frustrazione da parte del giocatore.

 

 

 

 

Tornati dall’inferno!
Rispetto alla prima versione, però, Back from Hell offre un notevole vantaggio: il sistema di combattimento rivisto e corretto funziona finalmente a dovere, concedendo una certa soddisfazione al giocatore. È ancora presente un’unica combo di attacco, ma la varietà è garantita dall’attenzione posta sui tempismi. Il sistema di parata, ora arricchito da una parata perfetta eseguibile col giusto tempismo, permette di sbilanciare gli avversari, rendendo possibile terminarli con una sanguinolenta esecuzione. Bathoryn è anche dotato di attacchi a distanza, basati sul consumo di mana, e procedendo nel gioco avrà la possibilità di applicare effetti elementali alla propria spada, rendendola più o meno efficace contro certi tipi di nemici. Pur mantenendo una certa ripetitività di fondo, rispetto al button mashing del primo Slain!, Back from Hell è indubbiamente più profondo ed accattivante, soprattutto in occasione delle colossali boss battle. Resta tuttavia l’impressione che non si sia fatto alcuno sforzo per pianificare la curva di difficoltà del gioco: Slain tira contro il giocatore tutto quello che ha, ed a volte sono necessarie decine di tentativi per superare le sezioni più ostiche e raggiungere il successivo fatidico checkpoint. L’ostentata attitudine hardcore di Slain non è una cattiva cosa, ma situazioni in cui a schermo si affollano troppi avversari, o sono presenti attacchi nemici che se non schivati perfettamente spingono il giocatore in una trappola mortale, non consentono al giocatore di affinare le proprie abilità, ma vengono superate solo grazie alla fortuna ed a tentativi ripetuti ad nauseam.

 

 

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Fuoco, Sangue, Ghiaccio e Metallo
Se c’è un punto di vista sotto cui Slain brilla in maniera indiscussa, quello è il profilo audiovisivo. Realizzato con una pixel art curata al limite del maniacale, Slain è una gioia per gli occhi. Pioggia, ghiaccio, fuoco, sangue e vento si abbattono con fluidità su fondali tetri ed inquietanti. Il design di nemici ed ambientazioni è orrorifico, influenzato dall’estetica metal e di grande impatto, mentre le animazioni riescono a stupire per fluidità e livello di dettaglio, in particolare quelle delle innumerevoli morti del nostro eroe. In questa edizione sono stati inoltre inseriti due filtri video per rendere le “scanlines” dei vecchi monitor a tubo catodico, un tocco in più per i nostalgici degli anni ’80 e ’90. In un gioco come metal come Slain, la colonna sonora non poteva essere che metal. Realizzata da Curt Victor Bryant, musicista con un passato nei Celtic Frost, seminale band svizzera di metal estremo, è una colata di metallo fuso nelle orecchie dell’ascoltatore, con riff incalzanti e momenti più epici. Peccato solo che siano presenti pochi brani nell’OST, e che la loro scarsa durata costringa a dei loop ben presto ripetitivi. Per quanto riguarda la longevità dell’avventura, questa è strettamente dipendente dall’abilità del giocatore, ma con una buona dose di impegno Slain può tranquillamente essere portato a termine in una mezza dozzina di ore, una durata non eccessiva, ma più che adeguata all’alto livello di difficoltà.

Verdetto
7 / 10
È tornato dall'inferno... e non è certo un santo!
Commento
Slain: Back from Hell è ben lontano dall'essere un gioco perfetto. È un titolo con alti (la realizzazione audiovisiva, le atmosfere, il concept in generale) e bassi (livello di sfida eccessivo ed ingiusto, la grande ripetitività). Gli appassionati di hack 'n' slash anni '80 e '90 probabilmente potranno ricavare alcune ore di nostalgica gioia da questo titolo, così come gli appassionati di metal potranno gradirne le scelte tematiche e stilistiche. Per la maggior parte della popolazione ludica però, i pregi di Slain non sono tali da far ignorare difetti piuttosto pesanti come quelli elencati in sede di recensione. Un punto d'onore, però, va riconosciuto agli sviluppatori: trasformare in pochi mesi un disastro completo come la prima versione di Slain! in un prodotto comunque dignitoso come quello che abbiamo ora tra le mani è di per se un'impresa degna di nota.
Pro e Contro
Pixel art spettacolare
Dannatamente metal
Omaggia i classici hack 'n' slash anni '80 e '90
Completamente rinnovato rispetto alla prima versione

x Difficoltà mal calibrata, spesso ingiusta
x Tende alla ripetitività, nonostante tutto
x Loop troppo brevi "rovinano" la colonna sonora

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