Recensione Rez Infinite

L’attesa per il lancio di PlayStation VR, il visore dedicato alla realtà virtuale di casa Sony (compatibile con le console della famiglia PlayStation 4) è finita. A celebrare l’uscita di questa nuova periferica troviamo fra i titoli di lancio uno dei giochi più rappresentativi dell’era Dreamcast, Rez, qua in una nuova veste HD (costruita sul porting in alta definizione del 2013) ed un’esperienza ripensata proprio per sfruttare le caratteristiche del casco Sony.
Disponibile in versione digitale attraverso lo store PlayStation al costo di 29.99€, scopriamo insieme il mondo psichedelico di Rez Infinite.

 

Con il dilagare della realtà virtuale e l’arrivo sul mercato di titoli pensati per essere giocati tramite l’uso dei visori è doveroso fare una precisazione sul metro di giudizio delle recensioni.
Nonostante siano realizzate come sempre con la massima obiettività, il voto non può non essere influenzato dall’esperienza soggettiva (in questo caso del recensore) decisamente più personale rispetto ai titoli classici, e sopratutto come questa possa variare da persona a persona, facendo entrare in ballo elementi di disturbo come il motion sickness e stanchezza visiva. Scendono in campo poi valori come l’immedesimazione e l’efficacia di quest’ultima, che meritano un’attenzione maggiore rispetto al passato e diventano un plus non da poco in questa tipologia di giochi.
Fatta questa premessa, vi lasciamo alla recensione augurandovi buona lettura.
Fear is the mind killer
l’apice della perfezione lo si tocca una volta indossato PS VR
Il nome di Tetsuya Mizuguchi forse non vi dirà molto, ma nel panorama dell’industria videoludica giapponese è forse uno dei game designer e produttori più visionari ed eclettici degli ultimi anni. Un “personaggio” attento alla ricercatezza stilistica e al rapporto fra musica e gameplay, un binomio per lui quasi indissolubile e che ha portato alla creazione di “mostri sacri” come Space Channel 5 e Lumines. Rez è, forse, una delle sue opere più sperimentali e all’avanguardia rispetto ai canoni del periodo, un titolo così avanti con i tempi, che 15 anni dalla sua uscita sembra calzare a pennello al suo nuovo abito, quello di portabandiera della realtà virtuale.

Di base Rez è un normale shooter su rotaie, nel quale il nostro avatar deve addentrarsi all’interno di un mondo virtuale, un sistema pensato per combattere crimini informatici e prevenire il collasso della rete, un cyberspazio governato da una IA chiamata Eden. Purtroppo però il peso del suo compito l’ha portata ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo scopo, mandando in crisi tutto il sistema. Ed è qua che entriamo in scena noi, che come provetti hacker dovremo affrontare un viaggio psichedelico in questo misterioso mondo cybernetico, eliminando ogni ostacolo e distruggendo i firewall che bloccheranno la strada, fino ad arrivare ad Eden così da risvegliarla. La nostra missione non sarà facile e il percorso che affronteremo sarà irto di ostacoli e nemici che tenteranno il possibile pur di frenare la nostra avanzata. Come già detto, lo scopo sarà quello di addentrarsi negli strati del sistema e per farlo dovremo distruggere le Aperture di Rete, una sorta di chiavi per accedere all’area successiva ed avviare l’analisi della nuova zona.

 

In Rez non avremo il controllo diretto sul nostro alter ego, ma potremo direzionarne lo sparo, che a sua volta potrà essere usato per colpire direttamente i nemici o agganciarli con un rapido lock-on, fino ad un massimo di 8, per poi rilasciare dei laser che si occuperanno del resto. Eliminando i vari nemici sarà possibile recuperare alcuni item: quelli rossi, il Sovraccarico, rappresentano delle smart bomb capaci di far fuori tutti i nemici su schermo entro un certo tempi limite, mente quelli blu serviranno per far evolvere il nostro personaggio, dopo aver riempito l’apposita barra. L’evoluzione in questo caso non è strettamente legata ad un cambiamento nel gameplay, (di fatto più evoluzioni si traducono in vite a nostra disposizione) quanto ad un mutamento della sinestesia del gioco. Musica e immagini si fondono in un unica creatura, viva e pulsante, dove ogni azione si rifletterà sui nostri sensi. Agganciando i nemici o eliminandoli si produrranno nuove note che si intrecceranno con le fredde e cupe basi musicali che fanno da sfondo al gioco, producendo nuove sonorità e scandendo i ritmi del gioco, rendendo ogni partita sostanzialmente diversa sotto il profilo musicale. E se giocato normalmente, alla stessa maniera di 15 anni fa, Rez è un’esperienza sensoriale che riesce ancora a stupire e catturare, l’apice della perfezione lo si tocca una volta indossato PlayStation VR, che ci permetterà di immergerci dalla testa ai piedi in questo mondo virtuale.

Child of Eden
Con il visore potremo superare i limiti imposti precedentemente dagli schermi televisivi
Grazie al visore potremo osservare il cyberspazio nella sua interezza e superare i limiti imposti precedentemente dagli schermi televisivi. Qua saremo avvolti in uno spazio infinito, fatto di tinte acidi, esplosioni di colore, strutture in wireframe che si generano dal nulla e creature digitali e che si aggirano con naturalezza davanti ai nostri occhi. L’impatto visivo di Rez è forte, e in questa veste assume una profondità che mancava e che ne valorizza le qualità estetiche, di base già fuori parametro. Fra i titoli di lancio di PS VR, Rez Infinite è quello che sul piano estetico si mostra più pulito e privo di sbavature probabilmente a causa dell’età anagrafica, uscendone comunque in buona forma, dove ogni elemento risulta ben visibile e disegnato, senza grossi problemi dovuti alla risoluzione o all’aliasing presente in maniera consistente in altri giochi della line-up iniziale.

La sensazione di immersione diventa quindi totale, anche grazie al supporto dell’audio 3D, che permette di assaporare al meglio questa esperienza audiovisiva fuori dagli schemi, che sarà un crescendo fino alle battute finali, dove il gioco ci trasporterà in vere e proprie corse su montagne russe virtuali ed evoluzioni degne del più “terrificante” otto volante, accentuando il senso di velocità del nostro personaggio a schermo. Ogni partita a Rez si svolge rapida, una corsa in volata che culmina con uno dei temibili boss di fine livello, che andranno ad occupare sfacciatamente tutto lo schermo, o in questo caso lo spazio intorno a noi, inghiottendoci e facendoci sentire microscopici di fronte a loro, il tutto senza un attimo di pausa, in un “trip” digitale quasi ipnotico.

 

Remnants Of A Dream(cast)
L’area x è un’evoluzione di Rez
Tramite PS VR cambierà anche il modo di giocare, migliorando ulteriormente quello classico che avevamo conosciuto e amato in passato. Adesso potremo scegliere se avvalerci dell’head tracking per mirare i nemici puntandoli con il movimento della testa (la direzione viene data dallo “sguardo”) o sfruttare il Move come estensione del nostro braccio, soluzioni che in entrambi i casi risultano più appaganti del classico pad, e che nonostante la caoticità del gioco non rischiano di stancare il giocatore, o causargli fenomeni di motion sickness, effetti riscontrati in altri titoli pensati per la realtà virtuale.
Come se non bastasse, Rez Infinite ripropone tutti i contenuti presenti nel porting uscito su Xbox 360, come le modalità Viaggio, Punteggio e Beyond, che rispettivamente permettono di affrontare Rez in maniera rilassata, cercando di stabilire nuovi record, o giocando livelli extra o riaffrontando quelli classici attivando dei modificatori che altereranno il normale svolgimento del gioco, cambiando suoni, colori o altro ancora.

A celebrare invece questo ritorno sulle scene e questa nuova vita come titolo destinato al VR, troviamo un nuovo stage denominato Area X, che propone una sorta di evoluzione di Rez che si piazza stilisticamente a cavallo fra l’originale e Child of Eden. Nell’Area X avremo maggior controllo sul personaggio, che sarà libero di muoversi in un ambiente 3D con risultati ancora più scenografici, dovuti all’uso di esplosioni ed effetti particellari causati dalla distruzione dei nostri nemici. Anche le sonorità cambiano e si “mostrano” più in linea con il suo successore spirituale, grazie anche alla presenza di una traccia cantata che sarà la base di questa nuova mini avventura.

Verdetto
9 / 10
Nel 2001 ci siamo fritti le retine. Ora tocca al cervello!
Commento
Per quanto sia difficile spiegarvi a parole un'esperienza personale come può essere quella vissuta tramite un casco per la realtà virtuale, Rez Infinite non stravolge la formula originale ma la evolve, come se il visore fosse un passaggio necessario per il suo completamento. Infatti, il titolo di Mizuguchi, si adatta perfettamente a questa nuova forma di intrattenimento che nonostante il peso degli anni, sembra non sfiorarlo minimamente. Ironico come a spingere un visore VR nel 2016 sia proprio un gioco ambientato in un mondo virtuale di 15 anni fa, riuscendoci tra l'altro in maniera favolosa. Se siete dei neo possessori di questa nuova periferica o avete intenzione di farla vostra nei prossimi mesi, Rez Infinite è un acquisto obbligato che ci sentiamo di consigliarvi senza pensarci su due volte.
Pro e Contro
Esperienza VR appagante
Visionario e sperimentale ieri come oggi
Immagini e sonorità fuori parametro
La nuova Area X sfrutta a dovere il VR...

x ...anche se ne avremmo voluto di più

#LiveTheRebellion