Recensione Ratchet & Clank: A Spasso nel Tempo

Sono passati quasi 8 anni da quando i bravissimi sviluppatori di Insomniac Games diedero alla luce il primo, geniale episodio di uno dei brand più importanti delle ultime due generazioni di console, quel Ratchet & Clank destinato a suo modo, assieme ai “colleghi” Jak & Dexter di Naughty Dog e perlomeno su piattaforma Playstation, a ridefinire e reinventare lo stesso genere platform che sembrava allora apparentemente in via di estinzione e pronto ad essere relegato ad una tipologia videoludica di nicchia per i nostalgici degli schemi di gioco anni ’90.

Le avventure del giovane meccanico Lombax dal pianeta Veldin e del suo fido robot tuttofare hanno attraversato indenni l’intero periodo che parte dal novembre 2002 ad oggi, collezionando altissimi dati di vendita, recensioni lusinghiere per quasi tutti i vari episodi della saga e soprattutto la passione di un crescente numero di ammiratori, affascinato dal divertentissimo universo futuribile composto di incredibili tecnologie e variopinte razze umanoidi, aliene e cibernetiche partorito dagli Insomniac.

Capace di mostrare fin dagli albori un sistema di gioco estremamente intuitivo e in perfetto equilibrio tra le componenti action, puzzle e quelle più classicamente conformi al caro vecchio “salto sulla piattaforma più vicina”, la serie di Ratchet & Clank non è quasi mai stata da meno neppure nello sviluppo di trame intriganti e piuttosto complesse, nonchédi sceneggiature basate su un umorismo graffiante ed intelligente e di personaggi talmente strambi e fuori dalle righe da rimanere indelebilmente nella memoria di chiunque abbia provato almeno una volta tale videogioco.

Con l’avvento della Playstation 3, i produttori della serie hanno inaugurato a partire dal 2007 il passaggio alla next-generation delle avventure dei nostri eroi, con la creazione della trilogia denominata “Future”, e la quale a detta degli stessi autori potrebbe rappresentare la possibile definitiva chiusura narrativa della lunga saga ormai quasi decennale. L’odierno episodio Ratchet & Clank: A spasso nel Tempo si accinge a lasciare la propria firma nel decennio videoludico con quello che probabilmente rappresenta la sintesi di quanto tale titolo sia riuscito a capitalizzare durante tutti questi anni, sia in termini artistici che tecnici.

Quell’infame del Dottor Nefarious…

Non è facile ricostruire in poche parole una storia che si è sviluppata nell’arco di ben 7 capitoli ludici ufficiali, ne è possibile indicare tutte le dettagliate circostanze che hanno guidato i protagonisti verso l’attuale sviluppo degli eventi. E’ tuttavia fattibile, anche per coloro che non abbiano mai giocato ad un episodio di Ratchet & Clank, carpire il canovaccio narrativo di “A spasso nel Tempo” spiegando che per la conclusione in grande stile delle avventure dei due protagonisti, gli Insomniac hanno optato per la rappresentazione di una battaglia finale contro il nemico più perfido, sadico e completamente fuori di testa che sia mai comparso su qualunque pianeta esistente: il Dottor Nefarious.

Le vicende narrano che nel perfetto centro dell’universo – con più o meno 16 metri di scarto per essere precisi – una nuova e terrificante minaccia incombe sui popoli di tutte le galassie conosciute: il cattivissimo (e idiotissimo) Dottor Nefarious ha edificato una gigantesca macchina per riavvolgere il tempo a proprio piacimento e che opportunamente utilizzata potrebbe porre fine all’esistenza stessa della vita di ogni specie dell’universo. Per completare il terrificante marchingegno, comunque, Nefarious necessita di un componente segreto e ben nascosto proprio all’interno di Clank, qualcosa in grado di aprire l’accesso alla cosiddetta “Camera di Orvus” (la cui natura non può essere svelata per non mettere a conoscenza il giocatore anzitempo di alcuni particolari della storia). Tale potere è il motivo per cui Nefarious ha architettato il rapimento del piccolo robot, egli stesso inconsapevole della sua vera identità  e dell’immane potere racchiuso da qualche parte nei suoi circuiti.

Coloro che seguono da tempo la saga, ricorderanno che tali eventi accadevano in conclusione dell’episodio Alla ricerca del Tesoro, più di un anno fa. Ed è proprio da tale snodo narrativo che l’odierna avventura ha origine, con Clank che si risveglia imprigionato nell’enorme orologio di Nefarious e Ratchet che prosegue imperterrito la ricerca del suo amico per l’intero sistema galattico, il tutto destinato a sfociare nella spiegazione finale degli eventi che legano il destino del Lombax a quello di Clank, nonché la vera fine della razza Lombax di cui Ratchet sembra essere l’unico sopravvissuto.

Divertente l’escamotage trovato dagli Insomniac per non far sentire spaesati coloro che si approcciano alla saga per la prima volta paradossalmente con questo episodio conclusivo: all’inizio dell’avventura sarà  un finto speciale televisivo con protagonista lo sgangherato e doppiogiochista collega di Ratchet, Capitan Qwark, ad introdurre l’attuale stato degli eventi ai novizi, tramite un flashback sui momenti salienti dei due precedenti capitoli della trilogia.

Molti misteri poi si intrecciano nel corso della storia, il più importante dei quali è sicuramente la comparsa sulla scena di un nuovo Lombax, il Generale Allister Azimuth, che sembra conoscere molte cose sul passato di Ratchet e che pare intenzionato ad aiutare il protagonista a portare a termine la propria missione. Verranno poi finalmente spiegate le intenzioni delle misteriose creature “Zoni”, minuscoli umanoidi dalle fattezze in parte meccaniche ed in parte biologiche dotati di poteri straordinari e che dalla loro misteriosa comparsa nel capitolo Armi di Distruzione hanno sempre cercato di aiutare Clank, seppure all’inizio dell’attuale episodio li ritroveremo apparentemente in combutta con il terribile Nefarious.

Dietro l’ostentata seriosità  delle premesse narrative, i fan troveranno lo stesso divertentissimo umorismo di sempre, con punte spettacolari nella caratterizzazione del ridicolmente cattivo Nefarious e del suo aiutante robot Lawrence, che secondo i migliori cliché parla in un elegante inglese britannico (almeno per chi sceglierà  di godere del gioco tramite l’eccellente doppiaggio originale). Assolutamente adorabile anche l’assurdo Capitan Qwark, il finto super eroe galattico che non perde occasione di evidenziare la sua stupidità  con battute di dubbio gusto, ed eccellente anche la caratterizzazione del misterioso Allister Azimuth. Decisamente la storia della trilogia “Future” non poteva trovare interpreti migliori per la sua pirotecnica fine.

Piattaforme, azione e… un cannone spara-rutti!?

Se c’è una cosa risaputa da ogni appassionato di Ratchet & Clank, è che ogni episodio della serie è sempre stato caratterizzato da un incalzante ritmo delle situazioni di gameplay che non lascia praticamente mai un attimo di respiro al giocatore. Semmai l’aspetto inedito a paragone delle iterazioni precedenti è che stavolta, per ovvie ragioni di trama, la storia di Ratchet e quella di Clank procedono su due binari separati per la stragrande maggioranza del tempo, e questo ha le sue conseguenze anche verso una netta differenziazione di gameplay nelle rispettive avventure dei due. Le sezioni di gioco del Lombax sono al meglio di quelle che tutti ricordano, ovvero azione pura al 100% e qualche enigma poco o per nulla impegnativo, salvo sparute eccezioni.

Nel suo viaggio intergalattico alla ricerca dell’amico Clank e della verità  sulle sue origini, Ratchet capiterà  su pianeti colmi di nemici di cui “prendersi cura” con le sue armi via via più devastanti grazie a continue modifiche e potenziamenti. Sul funzionamento di questo ultimo aspetto del gioco va detto che gli Insomniac hanno profuso un ottimo lavoro nel senso della personalizzazione estrema dei vari armamenti disponibili, ben prestandosi alle eventuali preferenze e allo stile di gioco preferito di chi impugna il joypad; in effetti è doveroso notare che il celeberrimo “marchio di fabbrica” della serie, cioè la grande varietà  di armi e potenziamenti qualitativi e quantitativi per le stesse, raggiunge in “A spasso nel Tempo” il suo punto di implementazione più alto.

Sebbene non tutti gli strumenti (soprattutto di Ratchet) in questo episodio siano inediti rispetto a quanto visto in passato, essi non solo mantengono intatto tutto il loro fascino “distruttivo”, ma sono stati ulteriormente evoluti in divertentissime varianti ai limiti della più fervida immaginazione. Potremmo parlare del “Sonic Eruptor”, una testa anfibia (vivente!) montata sull’impugnatura di una pistola e che emette portentosi rutti in grado di sbaragliare i malcapitati avversari, o della originalissima “Dynamo of Doom”, che sprigiona una sfera elettrica liberamente indirizzabile tramite il SixAxis sul campo di battaglia, o anche del graditissimo ritorno di “Mr Zurkon”, un piccolo robot armato fino ai denti che copre le spalle a Ratchet a colpi di cannone e insulti ferocissimi verso i nemici; ma questi sono solo alcuni esempi di tutti gli innumerevoli attrezzi del protagonista che vi strapperanno come minimo una risata, almeno le prime volte che li vedrete in azione.

Quasi tutti gli strumenti di distruzione che Ratchet troverà  o acquisterà  potranno essere mutati, grazie a dei cosiddetti “Constructo Kit” sparsi per il gioco, tanto nell’aspetto esteriore quanto soprattutto nella scelta degli effetti principali dell’arma stessa, in termini ad esempio di potenza ma anche velocità  di fuoco e campo di azione. A tal proposito resta invariato il gratificante sistema di perenne level-up degli oggetti, che aumentano la loro efficacia man mano che vengono utilizzati e che pertanto invogliano il giocatore a sperimentare nel tempo il maggior numero di strumenti del proprio arsenale, proprio per scoprirne i molteplici e talvolta strambi miglioramenti.

Ad aumentare l’esilarante effetto nella presentazione dell’arsenale del Lombax poi, contribuisce la graziosa trovata di far introdurre ogni nuova arma, che sarà  acquistata presso i vari negozi sparsi per la galassia, da un piccolo cartone animato commentato con il consueto comico cinismo che ben si addice alla serie.

Sempre nell’ambito del gameplay di Ratchet, è stata aggiunta la gradevole possibilità  di accompagnare le normali sezioni di esplorazione dei livelli ad altre in cui è possibile ingaggiare missioni secondarie più o meno difficili tramite l’astronave Aphelion, durante i viaggi da un pianeta all’altro. E’ possibile infatti partire alla ricerca del cosiddetto “Potere degli Zoni” nascosti nella galassia che, una volta recuperati in numero sufficiente, inizieranno a sbloccare nuovi potenziamenti per la stessa astronave di Ratchet, oppure è possibile dedicarsi alla ricerca dei pezzi di progetto per ricomporre il leggendario e potentissimo cannone “Ryno V”, il sogno di ogni avventuriero dello spazio. Riguardo questa modalità  del gioco, è da notare che per quanto la serie Ratchet & Clank sia sempre stata un punto di riferimento per il suo genere, nel terzo episodio della trilogia “Future” gli Insomniac non hanno disdegnato di accentuare alcuni spunti artistici esterni e di proporre citazioni più o meno esplicite provenienti da alcuni titoli che hanno segnato il recente periodo videoludico: è infatti quasi istintivo notare in determinati frangenti delle estreme somiglianze con i migliori momenti di Super Mario Galaxy, soprattutto durante le visite ai piccoli satelliti sferici disseminati nello spazio. Non solo, sempre a bordo della nave Aphelion esiste la possibilità  di accompagnare i propri raid contro pirati spaziali e pattuglie dell’esercito di Nefarious con audio selezionato da fittizie radio galattiche, in puro stile Gran Theft Auto. Della serie, prendere il meglio di ogni cosa…

Il piccolo robot e il potere del Tempo

Come si spiegava inizialmente, il ruolo del piccolo Clank nel probabile ultimo capitolo di questa fortunatissima saga è ben lungi dall’essere solamente complementare a quello di Ratchet.

Poiché è in Clank stesso che risiede il segreto del gigantesco orologio al centro dell’universo, nonché la chiave per distruggere una volta per tutte il perfido Dottor Nefarious, in “A spasso nel Tempo” le sezioni narrative dedicate alla lunga fuga del piccolo protagonista dalla sua prigionia ricoprono pressapoco lo stesso tempo dedicato allo sviluppo dell’avventura di Ratchet. Ciò che è molto diverso è ovviamente la serie di strumenti a disposizione di Clank per ovviare all’impossibilità  di affrontare nemici troppo grossi o troppo armati; è in questo senso che il videogioco dà  il meglio di sé rispetto alla componente puzzle e alla diversificazione dalle fasi prettamente action che caratterizzano invece il percorso del Lombax. Quando si controlla Clank, infatti, ci si troverà  spesso di fronte a situazioni nelle quali non è possibile superare un certo punto senza usare un po’ di materia grigia, e soprattutto senza usare il nuovo e straordinario potere del robot di riavvolgere il tempo per poter produrre delle copie olografiche di se stesso da usare opportunamente nel continuum spazio-temporale. Difficile da capire? Funziona in modo piuttosto semplice: a partire da un certo momento della storia, Clank acquisirà  la capacità  di registrare le proprie azioni svolte durante un certo intervallo di secondi, e successivamente di poter riavvolgere il tempo per generare nuovi cloni di se stesso che compiono azioni differenti, in modo poi da poter disporre anche di due, tre, quattro Clank contemporaneamente nel medesimo istante in azione! Va da sé che una soluzione del genere si presta alla risoluzione di puzzle molto intriganti ma, c’è da dire, mai troppo frustranti o eccessivamente impegnativi per il videogiocatore esperto.

Le sezioni con Clank costituiscono quindi un perfetto intermezzo ai momenti di pura adrenalina che invece occupano le fasi di Ratchet, ed è anche in questo modo che il gioco raggiunge un notevole equilibrio delle sue componenti migliori e scorre fluidamente tra istanze in cui è richiesta la massima concentrazione del giocatore, ad altre in cui è possibile allentare la tensione risolvendo enigmi senza per forza doversi preoccupare della propria barra di energia o di schivare raggi laser.

Cavallo che vince non si cambia

Era chiaro già  nel 2007 come il balzo dei due eroi partoriti dai bravissimi sviluppatori americani avrebbe giovato in maniera fondamentale alla resa di atmosfere che sembravano nate per essere inscenate all’interno di uno dei migliori lungometraggi della Pixar o della DreamWorks. E in effetti se analizziamo Ratchet & Clank solo dal punto di vista tecnico, tale considerazione appare ancora più pertinente in relazione allo stile particolarissimo scelto per la rappresentazione degli ambienti e dei personaggi: a parte l’evidentissimo design cartoonesco di ogni cosa che si muove sullo schermo, che da sempre contraddistingue la serie, è decisamente degna di nota la scelta di una palette di colori sgargianti e dotati di tratti e contrasti cromatici nettissimi, che creano una eccellente sensazione generale di pulizia grafica. Tale percezione è poi sicuramente acuita dal framerate dell’azione di gioco, ancorato nella stragrande maggioranza dei casi ai 60 fotogrammi al secondo. Un plauso va da questo punto di vista alla bravura degli sviluppatori, che sono riusciti anche meglio che nei capitoli precedenti a mantenere il codice del programma efficientissimo perfino nelle situazioni in cui vengono gestite miriadi di esplosioni, nemici e bulloni che volano da tutte le parti.

Apparentemente anche il commento sonoro del gioco sembra maggiormente curato rispetto a quanto accadeva in precedenza, con dei buoni intermezzi orchestrali di tanto in tanto, seppure a farla da padrone sono gli ottimi effetti sonori delle armi che danno il meglio di se soprattutto qualora si disponga di un buon impianto surround. Assolutamente magnifiche le voci inglesi dei personaggi del gioco, e ciò è sicuramente il frutto di un attento lavoro di sceneggiatura da parte della produzione; buono l’adattamento in italiano, anche se ovviamente non è in grado di reggere il confronto con il doppiaggio originale.

Giunti fin qui pare giusto spendere anche un paio di considerazioni sui difetti del gioco. Va in questo caso però fatta una certa distinzione tra chi si appresta a giocare per le prime volte al capolavoro degli Insomniac, e chi invece ne è un fan di vecchia data e chissà  in quante altre occasioni, durante questi otto anni, si è divertito nel seguire le avventure dell’ultimo Lombax e del suo fedele compagno robot. Se i primi troveranno quasi certamente un grandissimo piacere a comprare, perfezionare e personalizzare armi di incredibile potenza, e saranno attratti dalle varie side-quest necessarie a sbloccare costumi speciali per i protagonisti, filmati ed extra vari, i veterani della serie potrebbero verosimilmente sentire la mancanza di qualche reale innovazione nel sistema di gioco di questo pur bellissimo platform e delle sue circa dieci, dodici ore di durata complessiva.

E’ pur vero che innovare o sconvolgere una struttura di gameplay che ha funzionato benissimo per così tanti anni può essere davvero difficile, quando non estremamente rischioso, a dispetto di tutte le illusioni del videogiocatore medio che attende continuamente nuovi e rivoluzionari titoli con cui porre il nuovo termine di paragone per il proprio divertimento. Ratchet & Clank è l’esempio di ciò che funziona perfettamente in quanto, pur essendo perennemente uguale a se stesso, non lo è mai fino al punto di venire a noia.

Il segreto nascosto così bene nel cuore di questa serie, risiede in fondo nella sua capacità  di offrire una trama ben congegnata e magnificamente interpretata dai suoi personaggi, nella curiosità  che permea ogni nuova iterazione e combinazione delle strane ed incredibilmente distruttive armi disponibili in ogni episodio, e in uno schema di gioco che fa affidamento su livelli sì lineari, ma infarciti di carnevalesche e affollatissime situazioni di fuoco, nemici, e puzzle che raggiungono facilmente lo scopo di costringere il videogiocatore a restare incollato al televisore incapace di staccarsi fino alla fine dell’avventura.

Verdetto
8 / 10
Non quello con Boldi e De Sica
Commento
Se questo è veramente l'ultimo capitolo delle scorribande dei nostri due eroi, è giusto riconoscere che in esso è stato portato all'estremo l'intero potenziale di quel nucleo di idee che ne ha costruito il successo; così come, tuttavia, va detto che in futuro sarebbe piuttosto difficile poter riproporre tale modello senza una valida giustificazione artistica e senza correre il rischio di non avere più molto da dire nel difficile mondo dei platform tridimensionali. Ma per ora, nel novembre del 2009, si può affermare con certezza che Ratchet & Clank: A spasso nel Tempo è nuovamente riuscito nell'intento di presentarsi come uno dei migliori giochi del genere e come uno dei migliori prodotti videoludici in termini assoluti degli ultimi dodici mesi. Se questo non èabbastanza...
Pro e Contro
Tantissime armi
Umorismo che sa conquistare
Trama accattivante

x Modalità Storia poco longeva

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