Recensione Psychonauts in the Rhombus of Ruin

Era il 2005, quando quel geniaccio di Tim Schafer, dopo aver fondato Double Fine, invase il mercato con Psychonauts, un platform adventure 3D che, pur non riscuotendo il successo sperato, riuscì a definire un genere e tutta la produzione futura di Double Fine degli anni a venire.
Psychonauts si rifaceva ad una scuola platform ad oggi pressoché scomparsa, che univa un gameplay fresco ed originale ad una storia ben presente ed articolata, e pur approcciandosi con uno stile leggero e scanzonato riusciva a proporre tematiche delicate come la denuncia del bullismo, l’accettazione di se stessi e della normalità nell’essere diversi. Fu proprio questo mix di elementi a rendere Psychonauts un titolo unico e tanto amato dai suoi fan, legame che andò a far crescere sempre di più l’amore verso Schafer e Double Fine.
Nonostante le speranze per un sequel fossero pressoché nulle, grazie a Kickstarter (che già aveva aiutato la software house californiana ai tempi di Broken Age) nel 2018 debutterà il secondo capitolo delle avventure di Raz e dei suoi compagni Psychonauts. Nell’attesa di vivere una nuova, grande storia, Tim Schafer ci propone una breve (ma intensa) esperienza per PlayStation VR, per farci vestire i panni di Raz e provare quello che significa essere uno Psychonauts.
Disponibile da oggi, Psychonauts In The Rhombus OF Ruin farà da ponte fra i due capitoli del gioco, raccontandoci gli eventi successivi al finale del primo titolo. Scopriamo insieme se questa nuova avventura di Raz sarà capace di tenere testa al primo, indimenticabile, episodio, saziando al tempo stesso la “fame” per il suo sequel.

Previously on Psychonauts
Gli Psychonauts sono agenti speciali, dotati di poteri ancora più speciali. E Raz, il protagonista del gioco, è un “semplice” ragazzino desideroso di farne parte. Dopo aver risolto il mistero del Whispering Rock Psychic Summer Camp, aver risvegliato i suoi poteri ed essere entrato a pieno titolo negli Psychonauts, la pace sembra non arrivare mai. Proprio nell’ultima sequenza che chiudeva il primo capitolo, il padre di Lili Zanotto (la fidanzatina di Raz e gran capo degli Psyconauts), veniva rapito da un “nuovo” nemico, negando così al gruppo di eroi la tanto agognata tranquillità. Raz, Lili e gli altri agenti (tra cui Sasha e Milla, i due counselor del campo e un redento Coach Oleander) partiranno a bordo del loro jet alla ricerca del padre di Lili, per salvarlo e riportarlo alla base. The Rhombus OF Ruin riparte proprio da li, con il gruppo pronto a fare il punto della situazione per localizzare Truman Zanotto ed estrarlo dalla sua prigionia.

Contrariamente da Psychonauts, questo capitolo d’intermezzo sceglie un approccio diverso dall’originale, veicolato giocoforza dalla piattaforma alla quale è destinato: PlayStation VR. Proprio in virtù di questo abbandoneremo le psichedeliche realtà mentali che abbiamo avuto modo di conoscere in Psychonauts per una soluzione che porta le avventure grafiche punta e clicca nel mondo della realtà virtuale. Un mondo che Schafer e soci conoscono bene e sanno adattare ad ogni situazione, con ottimi risultati sia sul fronte del gameplay che da quello narrativo. Nelle 3 ore che serviranno per completare questa breve avventura Double Fine riesce a mettere in piedi una storia piacevole, lontana dalle complessità narrative del primo episodio ma al tempo stesso sapientemente confezionata e dotata di un modello di scrittura fine e sagace.

Psychonauts In The Rhombus OF Ruin è disponibile su PlayStation Network in esclusiva su PlayStation VR, al costo di 18,99€. Per quelli che hanno preordinato la nuova avventura di Raz, nel prezzo è compreso anche il download di Psychonauts, nella versione PS2 Classic, cosa che rende l’acquisto più digeribile, soprattutto nell’ottica della durata che non nella qualità in sé dell’avventura.
Sebbene gli sviluppatori garantiscano che si riesca a godere a pieno del gioco anche non avendo giocato Psychonauts, la presenza di personaggi e il richiamo ad eventi passati permette di apprezzarlo al meglio solo se si è portato a termine il precedente titolo.
Nei panni di uno Psychonauts
Uno dei problemi maggiori quando di parla di giochi VR è quello legato al movimento del giocatore nell’ambiente 3D. La scelta dell’avventura punta e clicca come modello di gameplay viene in aiuto andando ad eliminare ogni elemento di fastidio, e al tempo stesso offrendo un gameplay immediato ed intuitivo. Sfruttando uno dei poteri di Raz, la chiaroveggenza, potremo “invadere” i corpi delle persone o degli animali guadagnando così il loro “punto di vista”, che servirà nella risoluzione dei vari enigmi che ci verranno proposti, permettendoci di esplorare l’ambiente circostante con il semplice movimento della nostra testa. La chiaroveggenza non sarà però l’unico potere in nostro possesso: dal precedente capitolo torneranno alcune delle abilità di Raz, come la telecinesi e la pirocinesi, che ci consentiranno di spostare oggetti o dargli fuoco, e un potente raggio in grado di distruggere alcuni elementi dell’ambiente circostante. Combinando questi poteri (che non saranno disponibili fin da subito, ma legati allo sviluppo della storia), dovremo adoperarci per trovare una soluzione ai nostri problemi e al tempo stesso salvare Truman Zanotto, dalla base sottomarina nel quale viene tenuto prigioniero.

Sebbene 3 ore si consumino in fretta e furia, Psychonauts In The Rhombus OF Ruin è un concentrato di avvenimenti. L’avventura è divisa sostanzialmente in due parti, una incentrata sulla localizzazione dell’agente scomparso (che funge prevalentemente da tutorial per l’uso dei poteri), mentre la seconda al suo recupero. Sarà proprio questa seconda parte ad offrire ottimi momenti, con puzzle mai troppo complicati ma ben orchestrati, offrendo soluzioni interessanti e variando le attività da compiere a seconda della situazione. Durando così poco non ci sentiamo di scendere troppo nel dettaglio con il rischio di rovinarvi troppo la sorpresa, ma vi basti pensare che fra le varie attività da compiere vi ritroverete a risolvere una sorta di “spacca 15”, il tutto utilizzando l’headtracking per eseguire le nostre azioni (abbinato all’uso del pad per l’attivazione dei poteri) con controlli precisi ed immediati.
Psychonauts In The Rhombus OF Ruin sarà l’occasione di ritrovare anche un volto noto di Psychonauts, che ci traghetterà verso il “mastermind” del secondo episodio numerato, regalandoci forse il momento più alto di questo capitolo, con una sequenza interattiva interamente in stop motion, che non sfigurerebbe nemmeno di fronte al migliore dei film d’animazione.

This is Halloween Psychonauts
Collegandoci a questo è doveroso parlare dell’estetica di Psychonauts In The Rhombus OF Ruin, che prendendo spunto dall’originale ci offre dei modelli discretamente ricercati per Raz e gli altri agenti, così come per i “nemici” di questa nuova avventura,. L’aspetto psichedelico dell’immaginario degli anni ’60/70 del gioco originale riaffiora in diversi elementi di design delle ambientazioni, con un buon livello di dettaglio, mentre torna prepotente l’ispirazione timburtiana per quello che riguarda il characters design dei personaggi, nuovi e vecchi. Mentre il finale del primo capitolo accennava ad atmosfere da spy story, qua si respira decisamente un aria “alla 007” con tanto di opening theme cantata che ci trasporta con la mente ai film di James Bond, guadagnandone sicuramente in immersione. A tal proposito l’accoppiata avventura punta e clicca/PS VR è uno sposalizio ben riuscito e nella sua semplicità dimostra quanta strada ancora è possibile fare in ambito della realtà virtuale.

Anche il doppiaggio, così come l’audio 3D contribuiscono ulteriormente a rifinire The Rhombus OF Ruin e a coinvolgere il giocatore, con il ritorno al voice acting dei doppiatori originali e una serie di musiche, alcune delle quali cantate, in pieno stile Double Fine.
Come il gioco originale, non è presente la lingua italiana, elemento che, data la mole di dialoghi, potrebbe rendere difficile la comprensione di alcuni passaggi. Sebbene la difficoltà degli scambi di battute sia abbordabile anche per i non anglofoni, esiste la possibilità di attivare i sottotitoli in inglese (invasivi a dire il vero, tramite baloon) che possono aiutare a non perdersi quello che i protagonisti stanno dicendo.

 

Verdetto
8.5 / 10
L'ibernazione è una valida opzione per aspettare Psychonauts 2
Commento
Tim Schafer è veramente una brutta persona. Ci trasporta nuovamente qualche ora nel mondo di Psychonauts in compagnia di Raz e degli altri agenti speciali per poi lasciarci con in mano un pugno di mosche in attesa del secondo capitolo, che arriverà solamente nel 2018. Questa breve, ma intensa, avventura punta e clicca per PlayStation VR sfrutta a dovere il visore Sony, per offrirci un titolo sfaccettato, carico di umorismo (tipico di Schafer) e con diverse trovate interessanti a livello di gameplay. Si nota quanto questo genere sia affine a Double Fine e quanto sappiano gestire certe dinamiche legate ai puzzle, che pur nella loro semplicità appaiono ben inquadrati e contestualizzati. Il fascino dei vari personaggi risalta grazie ad una buona storia che purtroppo finisce sul più bello, quando farà il suo ingresso in scena una vecchia conoscenza, al quale sarà dedicata l'ultima parte del gioco, che ci permetterà di approfondire alcuni aspetti della sua “genesi”. Insomma, un antipasto gustosissimo che ha l'unica pecca di durare poco. Se siete fra i “fortunati” possessori di PS VR, non possiamo far altro che consigliarvene l'acquisto, magari approfittando della disponibilità del capitolo originale su PS4
Pro e Contro
Solida esprienza VR
Il fascino di Psychonauts concentrato in 3 ore
Narrativa di qualità in stile Double Fine

x Solamente in inglese
x Dura troppo poco

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