Recensione NieR: Automata

Uscito nel lontano Aprile 2010, NieR è a conti fatti uno dei titoli migliori della produzione Square-Enix della scorsa generazione, nonostante lo scarso riscontro commerciale da parte del pubblico e la netta stroncatura della critica specializzata (la stessa che oggi si ritrova a lodarlo senza scrupoli) che lo bollò come un titolo grezzo, poco ispirato e insignificante. Chi ha giocato a NieR però sa quanto queste affermazioni siano basate sul “nulla”, dimostrando la poca attenzione dedicata al gioco di Yoko Taro al tempo della sua uscita. NieR è, ed è stata, un’esperienza ludica sfaccettata, un action-RPG che prendeva in prestito vari elementi di gameplay e che fondeva in un’unica (e nuova) forma, capace di catturare il giocatore e stregarlo con la sua storia imprevedibile. Caratteristica di NieR, era proprio la sua capacità di reinventarsi ora dopo ora, costruendo delle basi narrative per poi distruggerle e andare a parare in ben altri lidi, offrendo anche in questo caso qualcosa di singolare e difficilmente paragonabile.
Oggi a 7 anni di distanza, e contrariamente a qualsiasi aspettativa, NieR è pronto a tornare sulla scena con un seguito intitolato Automata. Dopo la chiusura di Cavia, il team che si occupò del prequel e di Drakengard (la costola da cui nasce NieR), Yoko Taro torna in casa Square Enix, questa volta accompagnato da un altro grande nome del panorama dello sviluppo giapponese che è sinonimo di garanzia quando si parla di titoli action: Platinum Games. Sarà riuscita questa accoppiata, sulla carta più che vincente, a rendere giustizia all’unicità di NieR? Continuate a leggere e lo scoprirete.

To be, or not to be
Come in NieR, anche Automata punta molto sull’aspetto narrativo
NieR: Automata si svolge 8000 anni dopo gli eventi narrati da NieR (e successive opere cross-mediali), in una Terra sull’orlo della distruzione. Dopo aver messo a rischio tutta la razza umana e compromesso il progetto Gestalt (un programma dedito alla costruzione di androidi per la salvezza degli umani), l’umanità dovette fronteggiare l’avvento di una nuova calamità. Una razza aliena, armata di un potente esercito di biomacchine, attaccò la Terrà decimando gli ultimi sopravvissuti e costringendoli a prendere una decisione vitale: dare il via ad un esodo stabilendo una colonia sulla Luna, il Bunker, che diverrà successivamente la roccaforte della resistenza dalla quale combattere questa nuova guerra. L’unica speranza di vittoria è affidata nelle mani di alcuni androidi umanoidi, gli YoRHa, il cui compito sarà quello di eliminare la minaccia aliena e rimpadronirsi della propria “casa”.

 

In NieR: Automata vestiremo i succinti panni di 2B, un sofisticato androide da battaglia il cui scopo sarà quello di supportare gli avamposti ribelli sulla Terra e prendere parte a missioni mirate ad indebolire l’esercito alieno. Ovviamente nel corso delle prime ore la situazione sfuggirà di mano, e 2B si ritroverà al centro di un conflitto fra umani e macchine sul quale aleggiano diverse ombre e molti segreti.

 

Come in NieR, anche Automata punta molto sull’aspetto narrativo. La storia che fa da collante a tutti gli eventi sarà sempre ben presente e pregna di colpi di scena più o meno prevedibili. La bravura narrativa di Yoko Taro, si riversa in ogni singolo dialogo, in ogni sfaccettatura del gioco. Nulla è mai come sembra, e fino a che non arriveremo ai titoli di coda sarà difficile sapere dove voglia andare a parare il titolo.

I personaggi di NieR sono creature tormentate e ciniche, freddi androidi che hanno sviluppato un “io” interiore, che si trovano a combattere costantemente con i rigidi programmi imposti e le proprie emozioni, represse per un bene superiore.

Man mano che ci addentreremo sotto la scorza di NieR, verremo a contatto con il loro lato umano e la complessa psicologia che li caratterizza. Quello che Yoko Taro è stato capace di creare (e in parte “replicare”) con questo seguito è un’alchimia unica dal forte impatto emozionale, dove ogni componente, ogni dettaglio, anche quello apparentemente più insignificante rappresenta un tassello fondamentale di un intreccio fortemente orchestrato, ma nella sua complessità, funzionale e riuscito. Certo, su una trama così complessa e ambiziosa è impossibile non cadere in qualche leggerezza o qualche domanda non risposta, ma a conti fatti anche questo rappresenta, volenti o nolenti, un aspetto del gioco stesso, che spinge il giocatore ad interrogarsi su quello che ha appena vissuto, magari azzardando anche qualche teoria convincente.

Io, Robot
si gioca ad Automata con la costante attesa che succeda qualcosa da un momento all’altro
Dopo aver adorato il primo capitolo, si gioca ad Automata con la costante attesa che succeda qualcosa da un momento all’altro. E quel qualcosa non tarda ad arrivare. Portata a termine l’avventura, NieR ricomincia, offrendoci una prospettiva diversa della storia, questa volta affidandoci la sorte di 9S, fido sidekick della letale 2B. Questo secondo “giro” sarà fondamentale, non solo perché andrà a revisionare parte del gameplay già visto (e che affronteremo a breve) ma ci offrirà nuovi spunti di riflessione sulla mole di eventi appena vissuti. È difficile scrivere di un gioco così story driven come NieR, avventurarsi al suo interno cercando di farvi capire quanto una storia così complessa e ben raccontata possa fare la differenza, e quanto alcune sue caratteristiche imprevedibili siano il suo punto forte. Ecco, senza scendere troppo nei dettagli,

 

una volta completata la seconda “run” NieR si reinventa nuovamente buttando nel piatto tutta una nuova serie di elementi, quasi da far passare quanto fatto fino ad ora, come un semplice antipasto.

Da questo punto di vista Automata ricalca quanto fatto da NieR, con una serie di finali, più o meno canonici, passaggi obbligatori per arrivare all’unico, vero, epilogo che segna in maniera “indelebile” la fine di Automata. La genialità di Yoko Taro sta poi nell’inserire anche un’altra manciata di Joke Ending, finali alternativi che, attivata la condizione di sblocco, ci porterà irrimediabilmente ai titoli di coda.

Nel corso del gioco potremo intervallare la nostra avventura concedendoci degli attimi di libertà, completando alcune delle 60 missioni secondarie che saranno disponibili. Queste proporranno varie sfide, e serviranno per raccogliere informazioni sul gioco, archivi di una lore necessaria per comprendere gran parte degli eventi narrati in NieR. Eventi che, contrariamente a quanto detto in passato dagli stessi sviluppatori, si radicano in profondità legandosi a quelli del prequel, rendendolo un titolo fondamentale per godere a pieno Automata. Infatti nel corso dell’avventura capiteranno (grandi) riferimenti ad eventi e situazioni passate, così come l’entrata in scena di personaggi ben noti dell’universo narrativo di NieR, trasformeranno questi in momenti “speciali” per i fan.
Fra una cosa e l’altra (missioni secondarie, completamento dei finali, collezonabili vari) serviranno all’incirca dalle 40 alle 50 ore per portare a termine il tutto, in base a quanto vi dedicherete ad approfondire la conoscenza del mondo di NieR o dal livello di difficoltà scelto.


Per approfondire:
Drakengard 3
1 2

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