Recensione Lovely Planet Arcade

C’era una volta Doom, e prima ancora, negli anni ’80, Castle Wolfenstein, universalmente riconosciuti come due dei padri del genere sparatutto moderno.

C’era una volta, in tempi più recenti, Katamari Damachi, amabile titolo dal no-sense tipicamente nipponico che a sua volta ha fatto scuola nell’era moderna dei puzzle game.

A fondere le due anime, di azione sparatutto frenetica e atmosfere no-sense, in una sorta di sparatutto/puzzle game ci ha pensato nel 2014 il team di QuickTequila, che appoggiandosi all’ex sviluppatore, divenuto publisher, tinyBuild, ha dato origine a Lovely Planet.

Altamente frustrante, ma allo stesso tempo piacevolmente intrigante, Lovely Planet ha dato vita ad una discreta fanbase su Steam, alla quale tinyBuild ha fatto appello negli ultimi mesi per il lancio di una sorta di spin-off: Lovely Planet Arcade, in uscita ufficiale in questi giorni, è il parto di questa unione tra team indipendenti e interesse dei fan.

Parto, purtroppo, è la parola più adatta, vista l’esperienza di gioco che ci siamo trovati davanti…

Versione Testata: PC

I vietcong di neve verde
La premessa di questo nuovo titolo è tutta nella parola “Arcade”: a differenza dell’esperienza di gioco del fratello maggiore, Lovely Planet Arcade offre meccaniche di gioco più lineari e improntate al punteggio che non agli enigmi e all’azione.

Ancora una volta avremo a che fare con un personaggio armato di una sorta di bocca da fuoco (più simile ad un fucile vero e proprio che non ad una pompa da bicicletta come nel primo), impegnato ad eliminare i nemici di un livello, all’interno di ambientazioni orientaleggianti decisamente bizzarre e zeppe di cuoricini (“lovely”, letteralmente). Ancora una volta, avremo a che fare con bombe che ci costringeranno a resettare il livello se lasciate libere di toccare terra, e nemici a ogni angolo, a volte statici, a volte armati a loro volta.

Nostro compito sarà di ripulire i 30 livelli dei quattro mondi dai nemici e/o dalle monete presenti, evitando al contempo i proiettili e le pozze di acido rosso sparse in giro. Se sulla carta sembra una cosa semplice, di fatto (così come il predecessore), Lovely Planet Arcade mette sul campo un’esperienza particolarmente frenetica, fatta di livelli corti e situazioni che richiedono un determinato approccio per essere risolte, favorendo un gioco in stile “trial&error”.

Tuttavia, se il predecessore giocava su questo fatto per mantenere un certo livello di sfida e fascino, Arcade rimuove gran parte delle meccaniche base in favore di un tipo di gioco più lineare e monotono.

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Meno è meglio… forse
Proprio come i due titoli di iD software citati in apertura, Arcade elimina l’asse di mira verticale, costringendoci ad orientarci solo in orizzontale. Allo stesso modo anche il salto è stato rivisto, lasciandoci con un misero balzello sul posto utile principalmente per sconfiggere i nemici dotati di scudo e completamente nocivo in quasi tutte le altre situazioni.

Terza variante rispetto al primo Lovely Planet è il fucile che ci portiamo dietro: privo di mirino e di qualsiasi grafica che possa darci un’indicazione della mira (come i proiettili dell’originale), questa sorta di shotgun sembra agire di testa propria sia nel cooldown variabile tra un colpo e l’altro, sia quando si tratta di colpire, alternando tra un colpo sicuro qualora mirassimo nell’area generale del bersaglio, e un clamoroso fallimento nel cercare di colpire con più precisione, senza soluzione di continuità.

Il risultato principale di queste revisioni è che l’esperienza di gioco finale non offre né i grandi momenti di frustrazione del precedente (anzi, spesso e volentieri esiste un’unica sequenza di azioni valida per risolvere le situazioni proposte), né il senso di soddisfazione e di varietà messo in campo dall’originale Lovely Planet, riducendo il tutto ad una maratona della monotonia.

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Due pesi, due misure
A voler spezzare una lancia in favore di Lovely Planet Arcade, c’è da dire che il titolo ci prova a mettere in campo qualcosa in grado di differenziare i 120 livelli disponibili, aggiungendo diverse condizioni climatiche e tipologie di nemici col procedere nei mondi: mentre nel primo avremo a che fare quasi solo con i pupazzoni di neve verdi standard, armati o meno, nei seguenti mondi troveremo anche avversari in grado di bloccare il tempo a favore del giocatore, nemici dotati di scudo, teletrasporti viventi e così via. Col procedere del gioco, inoltre, verranno sbloccate anche le modalità mirror e fast/slow.

Tuttavia, anche in questo caso l’impegno richiesto per decifrare i puzzle che questi avversari compongono è veramente minimo: moriremo spesso, ma una volta capito come superare un livello, ci riusciremo quasi a occhi chiusi. La difficoltà del gioco, purtroppo, è più legata ai controlli estremamente limitati che altro.

Inoltre, sempre in tema di controlli, va detto che il gioco varia ampiamente a seconda dell’uso della classica combo tastiera+mouse o dei controller supportati: nel secondo caso avremo accesso a mosse non abilitate su tastiera (un rapido giro di 180° a destra o sinistra sul posto), pena la quasi totale impossibilità di selezionare un livello specifico se avremo la sfortuna di premere per sbaglio il pulsante di pausa, che in ogni caso costringe a resettare il livello in corso.

Il risultato finale, in definitiva, è un titolo che si, è giocabile dall’inizio alla fine, ma che somiglia più ad una demo che altro, e la cui unica spinta rischia di essere (paradossalmente) la breve longevità, per poterlo rapidamente depennare dalla lista dei titoli da provare.

Verdetto
5 / 10
Come il Vietnam ma sotto acido
Commento
Purtroppo, il voler ridurre all'osso ciò che già di suo non era particolarmente corposo, rema contro Lovely Planet Arcade: se nel primo titolo QuickTequila era riuscita a creare uno stile di gioco frenetico, che lasciava al giocatore margine di manovra sugli enigmi proposti, e offriva al contempo quel minimo di spinta necessaria ad andare avanti, semplificando il genere quasi al limite della parodia, in Arcade non troviamo niente di tutto questo. Certo, l'anima "arcade" è stata centrata in pieno, visto che l'effetto finale è esattamente quello che si proverebbe ad un cabinato (eccezion fatta per la tendenza al trial&error nel design dei livelli), tra azioni rapide e livelli brevi. Purtroppo, si tratta di un concetto di gioco che non solo mal si sposa con le aspettative dell'utenza pc, ma che fallisce anche nella resa quando si iniza ad avere a che fare con controlli poco responsivi, menù controintuitivi e un generale senso di "piattezza" del titolo, che difficilmente spinge a partite più lunghe di mezz'ora per volta. Posso capire che si tratta di una semplificazione volontaria, ma spolpare quasi del tutto un titolo che già di suo non dura più di tre ore, lasciando la longevità quasi del tutto in balia della difficoltà e offrendo come ricompensa solo la possibilità di vantarsi con il punteggio alto sembra un concetto che con lo sparatutto ha ben poco a che fare, superato su pc e più adatto a piattaforme mobile che altro.
Pro e Contro
Livelli rapidi
Azione frenetica
Comparto sonoro accattivante

x Ripetitività (sia gameplay che audio)
x Controlli frustranti
x Longevità scadente

#LiveTheRebellion