Recensione Lollipop Chainsaw

Quando Swan, teenager goth frustrato per le discriminazioni ed i maltrattamenti subiti al liceo, decide di vendicarsi aprendo le porte tra la nostra dimensione ed “mondo putrefatto”, la vita perfetta di Juliet Starling, classica cheerleader americana, va in frantumi. La scuola San Romero High diventa un campo di battaglia in cui si aggirano zombie dinamitardi, cinque potentissimi signori dei non-morti impazzano sulla città, Swan minaccia di rendere definitiva la breccia verso la dimensione demoniaca e, come se non bastasse, Nick, il fidanzato di Juliet, viene morso da uno zombie… proprio un bel modo per Juliet per festeggiare il proprio diciottesimo compleanno…
Ma Juliet non è una ragazza qualsiasi… è forte, energica, emancipata, meno stupida di quel che farebbero pensare gli stereotipi sulle bionde e, soprattutto, è nata in una famiglia di cacciatori di zombie (che casualità, n.d.r.)! Armata di motosega, di tanta buona volontà e della testa decapitata di Nick, mozzata per evitare che l’infezione zombie raggiungesse il cervello e tenuta in vita con poteri magici, Juliet avrà modo di mettere in pratica l’arte di famiglia in questa folle avventura chiamata Lollipop Chainsaw!

Sud… ehm, no… James Gunn colpisce ancora!

Pochissime case sarebbero in grado di sfornare un gioco dalle premesse tanto sopra le righe e stravaganti come quelle poco fa elencate, e sicuramente Grasshopper Manufacture di Suda Goichi (Suda51 per gli aficionados) è tra queste. Reduci da due tentativi falliti (No More Heroes 2 e Shadows of the Damned) di bissare il successo di vendite del primo No More Heroes, stavolta Suda51 e soci giocano la carta della collaborazione: grazie agli agganci del publisher Warner Bros. Interactive è stato chiamato a scrivere la sceneggiatura del gioco il regista e sceneggiatore James Gunn, noto per lavori come Tromeo and Juliet, Slither, Super ed i 2 Scooby-Doo hollywoodiani. I fan più incalliti possono immediatamente tirare un sospiro di sollievo: lo stile da b-movie, l’umorismo, il citazionismo di Gunn sono in tutto e per tutto simili a quelli di Suda, e Lollipop Chainsaw non è affatto quell’allontanameno dai canoni Grasshopper Manufacture che alcuni temevano. Anzi, il writing di Gunn spesso dona al gioco una vera e propria marcia in più, con una storia semplice ma delirante, personaggi assurdi e memorabili, battute, citazioni a manetta. Grazie alla sceneggiatura di Gunn, Lollipop Chainsaw riesce ad essere fresco e brillante, evitando gli eccessi di autoreferenzialismo che forse avevano costituito per alcuni un ostacolo alla fruizione dei precedenti titoli targati Grasshopper. Anche le battute a sfondo sessuale, che pur non possono mancare in un titolo che ha per protagonista una cheerleader in abiti succinti, sono meno volgari e più brillanti che nei passati titoli, contribuendo alla verve generale del gioco. In Lollipop Chainsaw il citazionismo la fa da padrone: i riferimenti a film, sia blockbuster che oscuri b-movies degli anni ’80, si sprecano, così come quelli ad altri videogiochi e perfino ad anime e manga, sia recenti come Highschool of the Dead che classici immortali come il Kenshiro di Buronson e Hara. La caratterizzazione dei personaggi è fenomenale: a partire da Juliet e Nick, i cui dialoghi sottolineano degnamente le varie fasi dell’avventura, passando per comprimari quali le sorelle ed il padre di Juliet, zombie hunters forse anche più fuori di testa della protagonista, fino ad arrivare ai boss, dei super-zombie ispirati ciascuno ad un genere musicale alternativo, dal punk alla psichedelia, dal viking metal al classico rock ‘n roll.

Motoseghe & lecca-lecca!

Sotto il punto di vista del gameplay il gioco si presenta come un hack ‘n slash, anche se piuttosto che prendere a modello esponenti del genere come Devil May Cry e Bayonetta, che hanno fatto dello stile e della fluidità d’azione il loro marchio, il punto di riferimento pare piuttosto essere la serie di No More Heroes. Lo stile di combattimento richiama quello dello storico titolo Grasshopper, anche se appare più elaborato: avremo un tasto per gli attacchi alti con la motosega, uno per quelli bassi, uno per l’attacco pon-pon, ed uno che contestualmente alla situazione consentirà schivate o salti. Idealmente, il giocatore dovrebbe utilizzare gli attacchi pon-pon per stordire i nemici, per poi finirli con un colpo di motosega. In realtà potremo anche farci largo tra le orde di zombie utilizzando esclusivamente la motosega, anche se questo approccio si rivelerà più complicato nelle fasi più avanzate del gioco. Man mano che proseguiremo nell’avventura avremo la possibilità di acquistare nuove combo, che permetteranno al giocatore di variare lo stile di combattimento e che saranno fondamentali per ottenere punteggi migliori. Oltre alle combo potremo ottenere svariate nuove abilità, tra cui la possibilità di utilizzare la testa di Nick per attacchi speciali, quella di entrare in modalità super e quella di utilizzare un’arma da fuoco per colpire nemici dalla distanza. Il level design è in larga parte lineare, ed i livelli si susseguono senza intermezzi open world alla No More Heroes e senza interminabili sessioni di money grinding come in No More Heroes 2. La struttura di gioco di Lollipop Chainsaw è così molto più snella di quella dei suoi precursori spirituali, e per spezzare la linearità dei livelli ci troviamo di fronte a frequenti minigiochi, uno più folle dell’altro. In alcuni dovremo giocare a basket facendo canestro con le teste degli Zombie, in altri falceremo i non-morti alla guida di una mietitrebbia, in altri ancora dovremo superare una serie di quick time events. Proprio i quick time events sono però uno dei punti dolenti del titolo. Lollipop Chainsaw li usa e li abusa fin troppo, non solo come parte dei minigiochi ma anche all’interno delle frequenti cutscenes. I tempi di risposta di questi QTE sono sempre piuttosto generosi, ma la loro frequenza diventa in breve tempo fastidiosa, senza contare la frustrazione che si prova quando si viene distratti da una scena filmata, spesso anche esaltante, per rispondere ad uno di questi quick time events.

5 o 25 ore?

Altri difetti del titolo sono sicuramente il livello di difficoltà, eccessivamente basso a difficoltà normale (per cui si consiglia di scegliere direttamente le difficoltà superiori) e la durata dell’avventura, che si attesta sulle 5 – 6 ore. A fronte di una durata così ridotta il gioco adotta una serie di strategie per aumentare la longevità: in primis esistono due differenti finali, a seconda del numero di civili salvati; c’è poi tutta una serie di contenuti sbloccabili quali tracce musicali e costumi alternativi, che richiedono un notevole investimento di tempo per essere ottenuti;  infine è possibile rigiocarsi allo sfinimento i vari stage per migliorare il proprio punteggio nelle classifiche online. E’ chiaro che al giocatore che si contenta di completare la storia queste aggiunte non cambiano la vita, ma per il completista possono triplicare o addirittura quadruplicare la longevità del titolo.

Fumetti e musica, che passione!

Dal punto di vista grafico il gioco accompagna ad uno stile artistico ed una presentazione fenomenali una realizzazione tecnica non sempre adeguata. A partire dai menù, fino ad arrivare alle scene filmate ed al gioco stesso, lo stile grafico adottato ricorda i comics americani degli anni ’60, con riferimenti pop-art, tanto colore e tantissimo carisma. Per mostrare in movimento il fantastico mondo di Lollipop Chainsaw, Grasshopper si è affidata al solito Unreal Engine 3, scelta probabilmente non molto azzeccata, vista la resa slavata e sbiadita delle colorate ambientazioni gioco. Lollipop Chainsaw non è certamente uno dei migliori risultati del motore di casa Epic Games, non solo per la sua palette cromatica particolare, ma anche per alcune incertezze nel frame rate che stupiscono non poco in un gioco dalla grafica piuttosto semplice. Vale inoltre la pena notare un certo riciclo nell’utilizzo dei modelli poligonali sia di nemici che di elementi di background, anche se ciò, visto nell’ottica b-movie di Lollipop Chainsaw, può essere considerato più un pregio ed una coerenza stilistica che un difetto dovuto a fretta nello sviluppo. Discorso diverso è invece quello delle musiche. Composta a quattro mani dal grande Akira Yamaoka (Silent Hill, Shadows of the Damned) e da Jimmy Urine, cantante e leader del gruppo Mindless Self Indulgence, la colonna sonora di Lollipop Chainsaw è assolutamente fenomenale. Per l’occasione Yamaoka ha abbandonato il suo lato più inquietante e sperimentale ed ha abbracciato uno stile più rock, che ben si adatta al gioco. Ogni stage ha il suo commento musicale ben definito e come se non bastasse alcuni brani su licenza arricchiscono ulteriormente la già ottima colonna sonora. Dalla onnipresente Lollipop delle Chordettes, a maestri del synth pop come i The Human League, fino ad arrivare a gruppi recenti come gli Atari Teenage Riot, senza scordarsi di vari gruppi Punk, del “solito” Skrillex e di una nutrita selezione dall’ambiente metal (Dragonforce, Arch Enemy, Children of Bodom), Il commento musicale di Lollipop Chainsaw è assolutamente fantastico, ed uno dei migliori degli ultimi anni, sia nella sua parte su licenza, che in quella composta appositamente. Di simile livello è anche il doppiaggio inglese, come sempre uno dei punti di forza dei titoli Grasshopper, grazie ad una recitazione di alto livello, anche nei momenti più ridicoli od improbabili.

Verdetto
8.5 / 10
Gli zombie succhiano, Lollipop Chainsaw no
Commento
Con Lollipop Chainsaw Grasshopper Manufacture sembra finalmente aver trovato una sua dimensione, un equilibrio precario ma perfetto tra commerciabilità e anticonvenzionalità. Il gioco è sicuramente il più accessibile mai realizzato dalla casa, senza compromettere in alcun modo l'altissimo livello di divertimento che è in grado di dare. Persistono alcuni problemi, come l'eccessiva presenza di QTE, la durata e la difficoltà dell'avventura, entrambe insufficenti, ed un comparto grafico non sempre adeguato, ma non si tratta di difetti tali da inficiare la bontà complessiva del titolo, e come sempre quando si parla di Grasshopper Manufacture, contribuiscono a rendere quell'alone di b-movie/b-game che contraddistingue i titoli della casa di Suda51. C'è voluto un po', ma finalmente Suda e soci hanno trovato la formula giusta. Grasshopper Manufacture è morta. Lunga vita a Grasshopper Manufacture.
Pro e Contro
Il titolo Grasshopper più accessibile di sempre
Gameplay immediato e divertente
Personaggi fenomenali e citazionismo a gogò
Colonna sonora spettacolare

x Modalità principale eccessivamente corta
x Troppo facile alla difficoltà di base
x Comparto tecnico non sempre all'altezza
x Abuso di quick time events

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