Recensione King’s Quest Episodio 4: Snow Place Like Home

Cinque mesi dopo l’uscita del terzo capitolo, Sierra ci riporta sulle orme di Re Graham di Daventry, pronti per un nuovo atto nella nella vita della famiglia reale. E proprio sulla famiglia, costruita nello scorso “Once Upon a Climb“, si focalizza il nuovo capitolo, “Snow Place Like Home“, e non solo per quanto riguarda l’aspetto narrativo.

Purtroppo, questo spostamento dell’attenzione da un singolo personaggio ad un cast di primari, non gioca particolarmente a favore di un capitolo che, nel bene o nel male, è chiamato a tirare le fila di una trama imbastita ormai da un anno.

Versione testata: PC

 

 

Affari di famiglia
 

Lo scorso maggio avevamo lasciato Graham all’esterno della torre di Hagatha, in compagnia di due principesse dalla sorte ben diversa: Valanice (la dama scelta), destinata a diventare regina di Daventry, e quella che, in Snow Place Like Home verrà ribattezzata Icebella, sulla quale incombe la maledizione della torre di ghiaccio. Riprendendo questo filo narrativo, l’apertura del nuovo capitolo vede Graham impegnato a fare da padre ai gemelli Rosella e Alexander, in quello che è veramente il momento più toccante dell’episodio: una notte insonne, tipica di tanti genitori, a cullare i propri figli. L’idillio non è destinato a durare, tuttavia, e il ritorno di Manannan (per gli amici, il Manny che abbiamo conosciuto negli scorsi capitoli) in veste di stregone, e il rapimento di Alexander, meglio noto ai fan come Gwydion, sembrano voler gettare le basi per una grandiosa narrazione parallela agli eventi di King’s Quest 3…

 

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Narrare eventi paralleli non è l’obiettivo della nuova saga
Invece, a pochi minuti dal prologo d’apertura, ci verrà brutalmente ricordato che non è questo l’obiettivo della nuova saga episodica, e il ritorno ben poco trionfale di Alexander sulle proprie gambe, porterà Graham alla altrettanto poco gloriosa idea di rinsaldare i legami con una vacanza. La meta sono le terre di Kolima, già viste in Once Upon a Climb, con variazioni minori in base alle nostre scelte passate. Qui faremo la conoscenza della Sfinge, carceriere ed enigmista, che ci proporrà uno strano labirinto di enigmi lineari.

Sin da subito ci apparirà chiaro che questo percorso così differente dalle situazioni dei precedenti capitoli, altro non è che una scusa per mettere in risalto le differenze tra Graham e Alexander, cresciuto a pane e magia e ben poco propenso ai voli di fantasia del padre. In parallelo, nel presente, il vecchio Graham si avvicina ad una sorte inesorabile, e la scelta del successore che mette figli e nipoti l’uno contro l’altro è forse l’unico altro momento degno di nota dell’episodio.

 

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Come criceti in gabbia
 

Gli enigmi sono o troppo facili o del tutto insensati
Purtroppo, la prima vittima di questa impostazione narrativa, sono le meccaniche di gioco:gli enigmi sono divisi in due categorie, orribilmente facili o tremendamente frustranti. Nessuna via di mezzo: le varie stanze del labirinto della sfinge sono di una linearità spaventosa, ben lontani dalle scelte multiple degli episodi precedenti. Vero, siamo ormai al quarto capitolo, ed è arrivato il momento di iniziare a tirare le fila, ma questo non giustifica il passaggio da enigmi contestuali a semplici puzzle fatti di spostamenti di blocchi.

 

 

Con un inventario ridotto all’osso, il tutto si riduce ad un semplice esercizio di pazienza, che ripropone lo stesso concetto in salse diverse: costruire una linea ininterrotta da un punto A ad un punto B, seguirla, ripetere. In una situazione, addirittura, ci si trova a dover ripetere lo stesso identico enigma di poche stanze prima, giustificato con un artificio di trama che poteva tranquillamente essere evitato.

 

Il peggior esempio si ha nei momenti finali del capitolo, nel quale il gioco non è nemmeno più qualificabile come avventura grafica, e diventa un semplice “escape the room”, banalizzato e frustrante. Banale in quanto al giocatore è affidata solo parte della risoluzione, frustrante poichè i pochi indizi su cui fare affidamento sono incompleti o totalmente inutili (dico a te, enigma dei fiammiferi!).

 

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Uno scivolone sul ghiaccio
 

Immolata la componente di gioco in favore della narrazione, ci si potrebbe ragionevolmente aspettare che almeno questa abbia una certa qualità. Preparatevi ad essere delusi. Oltre a richiedere una discreta conoscenza della serie classica (più che nei predecessori), Snow Place Like Home sembra confermare uno schema che vede alternare un capitolo “forte” ad uno più debole. Ma mentre “Rubble Without a Cause” soffriva principalmente di problemi legati al design delle locazioni, Snow Place Like Home è un mezzo disastro da ogni angolazione.

 

La scusa di appianare le differenze tra padre e figlio è poco marcata, a tratti quasi forzata, e manca di una vera progressione credibile. Alexander sembra perdere di colpo il suo pragmatismo, mentre Graham dimostra apertura mentale più per necessità che vera evoluzione.

 

Le trame portanti della serie vengono demolite senza pietà
Anche le trame portanti della serie vengono demolite senza pietà. Manny e il fratellastro Mordon diventano delle macchiette: il primo è più volte messo fuori gioco con semplicità, il secondo è ridotto a semplice comparsa. I tre binari di scelta (compassione, intelletto e forza) vengono quasi del tutto rimossi dall’episodio, che anzichè spingere verso una conclusione, continua a frenare senza motivo. Persino la maledizione della principessa scartata, che fa da sfondo alle vicende del capitolo e che dovrebbe fornire una conclusione per Vee e Neese, viene rapidamente chiusa senza troppi fronzoli. Il risultato è una sequenza di pochi istanti che anziché mostrare il legame tra le due principesse, rende Valanice alquanto bipolare…

 

 

L’unica consolazione si ha nella cornice narrativa del vecchio Graham, chiamato a fare la dura scelta del proprio erede, con un colpo di scena finale prevedibile sin dal primo capitolo ma comunque apprezzabile.

 

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Gelo nell’aria
 

Purtroppo, nei segmenti dedicati al presente di Graham, si hanno inoltre quei pochi momenti in cui il doppiaggio ha una parvenza di impegno. Come già detto, ad un certo punto ci troveremo davanti ad una sequenza filmata nella quale i familiari di Graham dovranno appianare le proprie differenze d’opinione, sfociando in una vera e propria lite tra Gwendolyn e Garth. In particolare nel caso di quest’ultimo, si nota l’impegno dei doppiatori ed è apprezzabile la capacità di caratterizzare un personaggio credibile e in crescita con poche battute ben narrate.

 

IL DOPPIAGGIO È PIUTTOSTO ALTALENANTE IN TERMINI DI CARATTERIZZAZIONE
Tuttavia, a parte l’amabile ninnananna cantata dal giovane Graham in apertura (a cui si rischia di fare poca attenzione a causa dell’enigma sul quale staremo lavorando nel mentre), questo è il massimo che il capitolo può offrire in termini di audio. Le voci dei giovani Alexander e Rosella non riescono a colmare le lacune narrative in termini di caratterizzazione, e la colonna sonora che accompagna gli eventi nella torre di ghiaccio è ben lontana dal meraviglioso crescendo del capitolo scorso.

 

 

 

La sensazione finale, è quella di avere a che fare con un’atmosfera blanda quasi quanto il ghiaccio che ricopre i livelli, che fallisce anche se l’intento era quello di narrare eventi più introspettivi.

 

Verdetto
5.5 / 10
Una rottura di... ghiaccio
Commento
Se c'è una cosa che anni di avventure grafiche (episodiche e non) ci hanno insegnato, è che in una buona narrazione d'avventura, prima dei capitoli immediatamente precedenti quelli finali, c'è sempre il cosiddetto momento di spannung, la massima tensione narrativa. Un momento in cui, prima della risoluzione finale, si tirano le somme di quanto messo in tavola sinora, e la serie di Graham, di carne al fuoco, ne ha messa parecchia nei capitoli precedenti, magari anche solo in dettagli minori, ma che comunque meritavano una maggiore attenzione. Snow Place Like Home, purtroppo, inverte completamente questo processo, e anzichè far tornare i conti di varie trame parallele, preparando ad un finale coinvolgente, continua a seguire la formula della narrazione d'intermezzo tra i capitoli della serie classica. il problema è che la storia scelta, stavolta, non è assolutamente in grado di giustificare un intero episodio ad essa dedicata, e anzi richiede una conoscenza dei vecchi classici ancor più dei precedenti capitoli. Se la cosa da un lato può far piacere ai fan di vecchia data, i neofiti rischiano di trovarsi particolamente spaesati e delusi. Per contro, gli enigmi proposti alternano semplicità quasi offensiva a indizi totalmente illogici, e fanno sembrare il tutto più un labirinto per criceti che un'avventura grafica.
Pro e Contro
Molte citazioni per i vecchi fan
Durata non elevata

x Enigmi troppo lineari o insensati
x Trama frettolosa
x Doppiaggio altalenante

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