Recensione Kid Icarus: Uprising

Chi conosce Nintendo sa bene che la casa di Kyoto, di tanto in tanto, ama ripescare dal dimenticatoio alcune delle sue vecchie glorie e riproporle in vesti completamente rinnovate sulle sue piattaforme più recenti. Di recente è toccato a Punch-Out!! e Sin & Punishment su Wii, e nella scorsa generazione è difficile dimenticarsi del mastodontico Metroid Prime, titolo che ha riportato la saga al centro dei radar dei videogiocatori di tutto il mondo dopo ben 8 anni di pausa. C’è però da dire che che, con il titolo di cui andremo a parlare, questa volta la grande N si è veramente superata. Ben 19 anni sono infatti trascorsi tra la data di uscita di Kid Icarus: Of Myths and Monsters, secondo capitolo della serie sviluppato sul Game Boy originale, e questo nuovo Kid Icarus: Uprising. Per riportare in vita il marchio e fargli effettuare il balzo nella terza dimensione, Nintendo ha scelto di affidarsi ad uno dei team second party più talentuosi a sua disposizione: i Project Sora di Masahiro Sakurai. Scopriamo subito assieme se la mente dietro a Super Smash Bros. sia riuscita o meno nell’impresa di traghettare questo storico franchise nel nuovo millennio.

“Sorry to keep you waiting!”

Trovarsi di fronte ad un brand vecchio di 19 anni è quasi come avere a che fare con una proprietà intellettuale del tutto nuova: i ricordi dei fan sono offuscati, il grande pubblico si trova a tutti gli effetti di fronte ad una novità e tutto, a partire dal design fino ad arrivare al gameplay, deve essere rinnovato. Per questo Sakurai e soci hanno deciso di allontanarsi dal genere originale della serie, il platform a scorrimento verticale (che al giorno d’oggi è addirittura un genere estinto), e realizzare un prodotto che riprendesse più lo spirito di Kid Icarus, che non la sua forma. Ed infatti, se da un lato ci troviamo di fronte ad un particolarissimo ibrido tra di uno sparatutto ed un hack and slash. il gioco importa dai titoli storici tutto il loro ricchissimo bestiario ed universo mitologico.

L’incipit della storia è dato dalla resurrezione della dea malefica Medusa, storica antagonista della serie e fiera avversaria degli umani e delle forze celesti della dea Palutena. Nel tentativo di fermare le armate di Medusa dovremo nuovamente vestire i panni di Pit, angelico paladino di Palutena, che in Uprising comparirà con lo stesso look moderno e cartoonoso con cui l’avevamo visto in Super Smash Bros. Brawl. In ogni livello del gioco dovremo guidare Pit attraverso tre fasi di gameplay successive: in volo, a terra e contro un boss.

Nelle porzioni in volo del gioco, il gameplay prende la forma di una sparatutto su rotaia simile a StarFox o a Sin & Punishment: Pit viene spinto automaticamente in avanti mentre al giocatore viene lasciata la possibilità di effettuare spostamenti laterali, verticali e sparare ai nemici. Si tratta di fasi rapide, ma intense e frenetiche, in cui i riflessi del giocatore vengono duramente messi alla prova.

Il successivo stadio è a piedi, e qua Uprising assume i connotati di un hack and slash à la Devil May Cry, anche se in una forma meno stylish e più “light”. In queste porzioni di gioco dovremo attraversare zone di vario genere, da campi di battaglia a fortezze volanti, per raggiungere la stanza del boss. I percorsi sono generalmente piuttosto lineari, ma sono anche letteralmente disseminati di aree segrete ricche di bonus, quindi il giocatore è spronato a mantenere alto il livello di attenzione e a non seguire passivamente la strada indicata.

Le fasi a piedi terminano con una boss battle, in cui il gameplay resta invariato, ma ci troviamo ad affrontare all’interno di una arena un nemico molto più forte e resistente ai colpi (e spesso gigantesco) degli altri.

La potenza è nulla, senza il controllo

Sebbene ogni livello ripeta incessantemente le tre fasi di gameplay, la varietà del gioco è assicurata dalla moltitudine di scenari e di nemici presenti: non c’è stage che non ne introduca di nuovi. La struttura di base di Uprising risulta essere particolarmente azzeccata. Il gioco è accattivante, divertente, accessibile a tutti ma allo stesso tempo impegnativo. C’è un unico, grande, difetto di fondo: il sistema di controllo. In tutte le fasi del gioco viene adottato un sistema di controllo simile a quello visto per gli FPS su Nintendo DS: con il circle pad si controllano i movimenti di Pit, con il tasto dorsale di sinistra si effettuano gli attacchi, sia ravvicinati che a distanza, e con lo stilo sul touchscreen si controllano mira e telecamera. Si tratta di un sistema piuttosto preciso, ma che pone molto stress sulla mano sinistra, al punto di costringere il giocatore al riposo dopo solo poche ore di gioco. Evidentemente questo difetto è ben noto al team di sviluppo, al punto che sono state prese diverse misure per risolverlo, o quantomeno limitarlo.

Il gioco viene venduto assieme ad uno stand in plastica, su cui appoggiare la console durante l’utilizzo, e che solleva la mano sinistra dal fastidioso compito di dovere sorreggere il peso del 3DS. Si tratta di una gradita aggiunta, ma che non risolve completamente il problema. Il gioco supporta  l’uso del Circle Pad Pro, per facilitare i mancini, e fornisce anche sistemi di controlli alternativi, che con l’utilizzo dai tasti A, B, X ed Y simulano la configurazione a doppio analogico delle console casalinghe. Purtroppo questa seconda modalità di controllo non risulta essere precisa e rapida quanto la prima, quindi il giocatore si ritrova suo malgrado a scegliere se sacrificare la precisione per la comodità o la comodità per la precisione.

Un gioco per completisti e grandi deathmatch

Nonostante l’avventura principale duri circa una decina d’ore, non ci troveremmo di fronte ad un gioco di Sakurai se non fossero presenti innumerevoli mezzi per espandere la longevità. Innanzitutto ogni livello del gioco è introdotto da una schermata in cui decidere quanti cuori (la valuta del gioco) puntare od investire nel livello. A seconda di quanti cuori scommetteremo, potremo ottenere ricompense migliori al termine del livello ed anche accedere ad aree precedentemente sigillate ma al contempo verrà aumentato il livello di difficoltà, con nemici più numerosi e più resistenti, e se verremo uccisi perderemo i cuori puntati e verremo costretti a continuare il livello ad un grado di difficoltà inferiore.

Questo sistema di scommesse collegato al livello di difficoltà non è l’unico motivo per cui rigiocarsi gli stage: oltre a degli idoli collezionabili (simili alle statuette di Smash Bros.) ed ad una lunghissima serie di centinaia di imprese (l’equivalente di Trofei ed Obiettivi) da compiere, nel gioco sono presenti tantissime armi differenti da ricercare o creare. Esistono ben 9 classi di armi differenti, ognuna con le proprie caratteristiche ed effetti, e innumerevoli variazioni per ogni classe. Oltre ad ottenerle nel gioco e ad acquistarle con i cuori, se ne possono creare di nuove fondendo quelle già in nostro possesso, e la ricerca di armi più potenti o di materiale per creare l’arma definitiva diventa presto uno dei motori principali della rigiocabilità. Questo anche perché è possibile importare le armi ottenute in single player nelle modalità multigiocatore.

Il gioco offre la possibilità di effettuare partite fino a 6 giocatori, in locale od online. Sono due i tipi di scontro previsti: a squadre o tutti contro tutti. La modalità a squadre è la più interessante, anche per via delle sue particolari regole. Le due squadre di tre giocatori ciascuna si affronteranno fino a che la barra dell’energia di una delle due formazioni non sarà esaurita. A questo punto l’ultimo personaggio di tale squadra a morire respawnerà con le fattezze di Pit, e se verrà ucciso nuovamente la sua squadra avrà perso. Sia in tale modalità che nell’altra il gameplay è quello delle fasi a terra del gioco principale, ed anche gli scenari sono riadattati con forti modifiche a partire da quelli single player. L’ottimo design delle arene unito al gameplay frenetico, all’astuzia di avversari umani e ai power up che spawnano casualmente in giro per la mappa, trasformano l’esperienza multiplayer in qualcosa di molto simile agli sparatutto multigiocatore di fine anni ’90 e la rendono uno dei punti di forza assoluti del gioco.

3DS mostra i muscoli!

Fin da quando Kid Icarus: Uprising venne presentato ufficialmente all’E3 del 2010, fu subito chiaro che Nintendo voleva investire su questo titolo per mostrare le capacità di 3DS al mondo. È evidente che tale intenzione è rimasta tale durante tutte le fasi di sviluppo e che Uprising sfrutta molte, se non tutte le caratteristiche esclusive di 3DS.

Il gioco supporta la funzione StreetPass, tramite la quale è possibile scambiare gemme d’arme con altri giocatori, gemme che possono poi essere utilizzate per la creazione di nuove armi. Sono presenti funzioni di realtà aumentata, grazie alle quali è possibile scannerizzare una serie di carte RA realizzate appositamente per il titolo ed ottenere così nuovi cuori, idoli ed anche utilizzarle in curioso minigioco in cui i personaggi delle carte si affrontano. Ogni copia del gioco viene venduta con un pacchetto base di 6 carte, ma ne esistono moltissime di più, e verranno in futuro distribuite da Nintendo attraverso vari canali. Infine Uprising è un portentoso showcase per la grafica in 3D stereoscopico di 3DS.

Fin dalle prime battute appare chiaro che il gioco è stato pensato e realizzato con il 3D in mente. Non solo la qualità dell’effetto è ottima, ma la struttura stessa dei livelli, che spesso si sviluppano in profondità, pare ideata appositamente per mettere in luce le potenzialità 3D della console. Grazie anche a questo effetto, l’impatto grafico del gioco è spettacolare. Soprattutto durante le fasi in volo, in cui il gioco lancia Pit a tutta velocità per gli sterminati scenari, vengono a crearsi degli autentici momenti da bocca aperta e la fluidità del gioco non viene mai intaccata. Un po’ più deboli sono invece gli scenari a terra, in cui si nota di più la relativa semplicità delle geometrie ed occasionalmente qualche texture un po’ bruttina, ma in entrambi i casi si tratta probabilmente di sacrifici necessari per mantenere una fluidità ed un effetto 3D veramente ottimi.

Il gioco brilla anche sotto il punto di vista delle musiche, composte da grandissimi nomi come Motoi Sakuraba, Yuzo Koshiro, Masafumi Takada, Noriyuki Iwadare e Yasunori Mitsuda, queste accompagnano l’azione con toni energici ed epici. Si tratta sia di nuove composizioni che di riarrangiamenti orchestrali dei temi classici di Kid Icarus, in un melting pot che ricorda un po’ le colonne sonore di Smash Bros.

Il gioco è interamente doppiato in inglese con sottotitoli in italiano, e sebbene i doppiatori scelti abbiano delle vocine a tratti fastidiose, queste ben si adattano al tema della storia, che molto briosamente riesce a sdrammatizzare su argomenti come la guerra e la morte. Sempre che si riesca a seguire il doppiaggio, perché a tratti l’azione è così frenetica da distogliere completamente l’attenzione del giocatore dai dialoghi scritti e parlati.

Verdetto
8.5 / 10
Sorry to keep you waiting!
Commento
Kid Icarus: Uprising è un gioco molto diverso dai suoi predecessori dai quali eredita le ambientazioni, i personaggi e null'altro. Si può dire che il gioco sia al 90% una creatura di Sakurai e lo si vede soprattutto dagli innumerevoli richiami a Smash Bros. ed alla sua struttura, sebbene si tratti di due generi completamente diversi. L'approccio allo stesso tempo immediato ma profondo, l'esaustiva campagna single player, il comparto multiplayer estremamente curato, ma soprattutto la quantità di collezionabili ed extra sono come un marchio di fabbrica e veramente poco ci manca perché Uprising non raggiunga la serie più famosa del suo creatore nel rango dei capolavori. Purtroppo, nonostante tutte le sue virtù, il gioco non riesce a cancellare il peccato mortale della scomodità che affligge il suo sistema di controllo. È un vero peccato, perché Uprising è un gioco che si fa amare e che si amerebbe molto di più, se giocarlo non fosse una sofferenza. In passato giochi come Super Mario 64, The Legend of Zelda: Ocarina of Time e Metroid Prime sono stati salutati come la perfetta trasposizione 3D delle loro controparti 2D. Sfortunatamente Kid Icarus: Uprising non riesce a raggiungere quel livello di perfezione, ma resta sicuramente un titolo da provare a tutti i costi ed uno dei giochi che più di ogni altro mette in mostra i muscoli di 3DS.
Pro e Contro
Un grande ritorno dopo 19 anni
Ottimo sia in singolo che in multiplayer
Grande effetto 3D, molto fluido
Quantità di contenuti elevatissima

x Sistema di controlli scomodo
x Qualche texture di bassa qualità
x A tratti è difficile seguire i dialoghi

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