Recensione inFamous: Second Son

Una delle proprietà intellettuali più interessanti arrivate sul mercato nel corso della scorsa generazione è sicuramente inFamous. L’action-adventure a mondo aperto firmato Sucker Punch a base di super poteri è stato in grado di emergere dal “mucchio” di produzioni simili grazie ad un impianto narrativo di spessore (e con una certa strizzata d’occhi al mondo dei comics americani), un gameplay solido ed in ascesa tra un capitolo e l’altro e soprattutto la struttura a “bivi”, sviluppata in modo da influenzare a tutto tondo l’esperienza di gioco piuttosto che limitarsi ad agire solo su storia e rigiocabilità. A circa tre anni dall’uscita del secondo capitolo i “padri” di Sly Cooper provano a reinventare la serie in salsa next-gen con un nuovo capitolo (ed un nuovo protagonista) su Playstation 4, macchina da gioco quanto mai in salute dal punto di vista vendite ma un po’ in difficoltà nel proporre un’esclusiva di alto profilo in grado di imporsi sul mercato.

Meglio di Peter Petrelli

Le vicende raccontate in Second Son si collocano sette anni dopo gli eventi di inFamous 2. Nel tentativo di tenere sotto controllo i Conduit (esseri dotati di super poteri) il governo crea una nuova organizzazione, il DUP (Department of Unified Protection) che, avendo assolto il compito e catturato tutti i “bioterroristi” in libertà, è adesso in fase di smaltimento e sta trasferendo i detenuti nelle mani dell’esercito. Ed è proprio durante uno di questi trasferimenti che Delsin Rowe, il writer protagonista del gioco e membro della tribù Akomish, manifesta per la prima volta le sue abilità di “spugna per poteri” entrando in contatto con Hank, un Conduit prigioniero in grado di manipolare il fumo. Ma a complicare le cose interverrà Brooke Augustine, direttrice del DUP e anche lei dotata di poteri (manipolazione del cemento) che interrogherà Delsin e tutta la tribù alla ricerca di informazioni usando metodi estremamente violenti e persuasivi. Una settimana dopo l’unico Akomish ad essersi ristabilito appieno è proprio Delsin, mentre tutti i suoi altri conoscenti sono praticamente condannati a morte a causa delle lame di cemento presenti nel loro organismo. A meno che qualcuno non assorba i poteri della Augustine e salvi la tribù dal triste destino cui è condannata…

La trama è ben raccontata, ma ha meno mordente degli altri due capitoli

Sotto il fronte narrativo gli unici nei da segnalare sono a proposito di una trama ben raccontata ma comunque con meno mordente rispetto al secondo e (soprattutto) al primo capitolo della serie. Per quanto concerne la caratterizzazione del protagonista invece Sucker Punch porta sullo schermo un Delsin spigliato e decisamente riuscito, sempre pronto alla battuta “alla Spider-Man” non tralasciando qualche atteggiamento più serioso quando serve.

 

Tanto fumo, tanto arrosto
I nuovi poteri di Delsin funzionano alla grande
Il gameplay proposto in questa terza iterazione della serie è un parente stretto di quello osservato nel secondo capitolo su PS3: sul solido impianto ludico già osservato durante la scorsa generazione si innestano i nuovi poteri di Delsin, che sarà in grado di assorbire da altri Conduit durante il corso dell’avventura, che scongiurano la sensazione di deja vu e consentono parallelamente di adottare alcune soluzioni che meglio si prestano alla struttura free roaming dell’esperienza. Una volta sbloccato un potere (4 in tutto, anche se non è da escludere qualche aggiunta tramite DLC o l’espansione gratuita Paper Trail, che sarà disponibile al day one del titolo) sarà possibile “switchare” tra un’abilità e l’altra assorbendo l’elemento base del potere da oggetti situati sulla mappa di gioco, passaggio dotato di una certa “tridimensionalità” a livello di immersione grazie alla scelta di far partire il suono dell’assorbimento dal televisore per poi passarlo all’altoparlante del Dualshock 4. Nonostante lo scheletro di base di ogni potere segua un pattern comune (il tasto quadrato permette gli attacchi fisici, cerchio attiva l’abilità di scatto utile per spostarsi più o meno velocemente, R2 è dedicato ai colpi a media distanza “base” mentre R1 e L1 servono rispettivamente al lancio di quelli che nei vecchi giochi erano il “missile” e la “granata”) ogni potere ha le sue caratteristiche e introduce variazioni sugli effetti delle mosse eseguibili, oltre a variare il danno ed il “rateo di fuoco” di ciascun attacco a distanza. Cercando il più possibile di evitare spoiler e facendo riferimento solo ai poteri di Delsin già mostrati nei trailer, i poteri legati al fumo ad esempio sono più orientati al danno e alla velocità di esecuzione in combattimento e allo spostamento in aria per quanto riguarda il roaming (senza dimenticare la possibilità di scalare gli edifici in tempo zero sfruttando i condotti d’aerazione), mentre il neon è più funzionale ai movimenti veloci a terra ed in battaglia appare più preciso, grazie alla possibilità di attivare una sorta di “bullet time” mirando nel caso si seguano le scelte karmiche eroiche o di evidenziare i punti deboli di ogni nemico se invece si segue la via dell’infame, uccidendoli sul colpo colpendo le zone in rosso o usando la forza non letale agendo sulle parti in blu. Il solido gameplay si sposa poi con l’intelligenza artificiale dei nemici, che è in grado di mettere alla prova il giocatore anche già al livello di difficoltà normale e in più di un occasione costringe ad optare per un approccio più tattico (complice anche la possibilità di eliminare in modo silenzioso i nemici qualora vengano presi alle spalle) e sfruttare tutte le abilità a disposizione di Delsin, piuttosto che gettarsi nella mischia senza riflettere.

 

Eroe o Criminale?

Oltre ai poteri, come già visto, pesa nell’economia di gioco anche l’atteggiamento del giocatore dal punto di vista delle scelte karmiche, che oltre ad influenzare l’accesso ad alcune delle abilità di ogni potere cambia le carte in tavola anche quando si parla di eseguire le “mosse finali” di ogni potere: nel caso si stia puntando al titolo di Eroe per poter completare le serie karmiche è necessario eseguire un certo numero di “buone azioni” (risparmiare nemici arresi, immobilizzarli invece di ucciderli…), mentre se si gioca puntando alla reputazione di Infame lo scopo è quello di far fuori un certo numero di nemici consecutivamente. Ad aiutare nella scalata verso i due estremi intervengono le missioni secondarie e gli eventi disseminati per tutta Seattle, che spaziano da capannelli di manifestanti anti-Conduit con cui interagire (in modo pacifico o meno) a posti di blocco presidiati da membri del DUP dove l’obbiettivo, oltre a sedare/sterminare i nemici, è quello di liberare od uccidere eventuali prigionieri presenti nelle gabbie detentive.

Il Dualshock 4 viene sfruttato appieno, ma senza strafare

Gli obbiettivi secondari legati alla “carriera” da writer di Delsin si concentrano invece sulle potenzialità del Dualshock 4, utilizzando i sensori di movimento del controller per simulare una bomboletta spray eseguendo le azioni che vengono ordinate a schermo. Non mancano poi i classici collezionabili, rappresentati da droni automatici che una volta distrutti donano al giocatore dei frammenti da utilizzare come “moneta di scambio” per l’unlock di nuove abilità e potenziamenti legati a ciascun potere secondo le modalità già viste nei precedenti capitoli.

 

Fumo negli occhi
dal punto di vista tecnico, Second Son è in tutto e per tutto un prodotto next-gen
Dal punto di vista visivo inFamous: Second Son è in tutto e per tutto un prodotto next-gen: in sede di realizzazione Sucker Punch ha optato per una risoluzione Full HD in modo da esaltare il comparto grafico dell’opera (e gli effetti particellari dovuti ai poteri di Delsin), scendendo a qualche compromesso sul framerate che rimane comunque solido e senza cali sui 30 fotogrammi al secondo. Gli unici problemi tecnici vanno ricercati in qualche glitch di compenetrazione dei poligoni che affligge alcuni elementi sulla mappa ed in una gestione poco realistica di qualche situazione (l’impossibilità di nuotare non giustificata in nessun modo e la reazione di Delsin quando viene “investito” da qualche veicolo, che vede semplicemente il protagonista slittare assecondando il moto senza ricevere danni). Peccati “di gioventù” non tali da pregiudicare l’esperienza di gioco ma che dal punto di vista della nuova generazione lasciano un po’ l’amaro in bocca, dato che macchiano un prodotto complessivamente di livello.

Verdetto
9 / 10
Il motivo per cui comprare PS4
Commento
Volendo riassumere tutta la recensione con un’unica frase, inFamous: Second Son è il motivo per cui acquistare Playstation 4. I fan della serie troveranno un prodotto decisamente all’altezza delle loro aspettative, che prende quanto di buono visto nelle due passate iterazioni e lo espande ai massimi termini sul fronte gameplay. Chi non si è mai avvicinato alla serie riuscirà comunque ad apprezzare in toto (o quasi, data una sorpresa nei titoli di coda per i giocatori più attenti) l’opera, data la sua indipendenza dalle vicende di Cole viste su PS3. Gli unici difetti del titolo sono da ricercare in qualche problema tecnico di minor conto e in una certa involuzione sul fronte narrativo, non tanto per il “come” la storia venga narrata quanto per la mancanza di un intreccio ai livelli del primo capitolo o di una “spada di damocle” sulla testa quale era La Bestia nel secondo.
Pro e Contro
Divertente e estremamente rigiocabile
I nuovi poteri funzionano
Dualshock 4 sfruttato con “cognizione di causa”
Tecnicamente davvero next-gen...

x Eccettuato qualche glitch grafico
x Narrativamente un po’ sotto agli altri due capitoli

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