Recensione Furi

Se è vero che non tutti i titoli indie sono dei capolavori, è altresì vero che in fatto di sviluppo indipendente ci sia molta più libertà rispetto alle produzioni tripla A, dove a farla da padrone sono le leggi di mercato e il ritorno economico. Ed è proprio nel mondo indie che negli ultimi anni abbiamo assistito alle più svariate manifestazioni stilistiche, osando sia sotto l’aspetto narrativo che quello ludico, spesso con risultati più ammirevoli e ben riusciti di certi titoli blasonati. Il 2016 sembra poi confermare questa tendenza, e dopo averci “regalato” diversi progetti interessanti nel corso di questi mesi (da The Witness ad INSIDE, passando per Unravel), durante questa torrida estate prova ad ammaliarci con Furi, dei francesi The Game Bakers (dispinibile dallo scorso 5 Luglio su PC e PlayStation 4 al prezzo di €24,99), che nel tentativo di unire due generi abbastanza contrapposti fra loro, quello degli hack’n’slash e degli shoot’em up, confezionano un action particolare che merita sicuramente la giusta attenzione da tutti i giocatori cresciuti a pane e Hideki Kamiya.

 

Versione Testata: PlayStation 4

Follow the Pink Rabbit
L’inizio di Furi non è dei migliori. Intrappolati all’interno di una cella verremo soccorsi da un losco figuro agghindato con una maschera da coniglio. La nostra libertà in cambio di un aiuto per fuggire dalla prigione. Un cammino che già dalle prime battute non promette nulla di buono e si preannuncia decisamente irto di ostacoli e difficoltà, a partire dai guardiani, i nostri aguzzini, che faranno di tutto pur di ostacolare l’evasione.
Parte così Furi, un curioso mix di generi che trae ispirazione da una scuola vecchio stampo di action, che screma dall’economia di gioco qualsiasi elemento di gameplay superfluo, creando una formula di per sé semplice, che si concentra solamente sulle figure dei carcerieri, in una boss rush serrata che vede susseguirsi uno dietro l’altro temibili personaggi, pronti a tutto pur di frenare la nostra scalata verso l’agognata libertà. Giocando a Furi si ha l’impressione di trovarsi in un universo dal retrogusto tarantiniano, fra monologhi surreali, tagli registici efficaci e un racconto che, pur non regalando troppi dettagli sulle reali motivazioni dietro alla nostra carcerazione, riesce comunque a creare un’ottima atmosfera per tutta la sua durata. Anche l’inserimento di elementi decisionali, che ci vedrà in alcuni determinati momenti della storia fare delle scelte che peseranno nell’immediato sulle vicende, è un altro aspetto che contribuisce a caratterizzare maggiormente il gioco e i suoi personaggi, aprendoci la strada verso risvolti inaspettati.

Poi ci sono loro, gli scontri con i boss, i veri protagonisti del gioco, nel quale dovremo mettere alla prova le nostre abilità e, soprattutto, la nostra pazienza. Sempre secondo la legge del trial & error, ogni tentativo servirà ad avvicinarci sempre di più alla sconfitta del nemico di turno, che farà di tutto per eliminarci senza battere ciglio. Ogni battaglia seguirà uno script ben preciso, e starà a noi imparare e memorizzare ogni fase, che cambierà ogni qualvolta elimineremo una barra di energia del boss. Il nostro samurai potrà fare affidamento su 2 armi: un’affilatissima katana e una pistola. Nessun potenziamento. Nessuna abilità da sbloccare nel corso del gioco. Una volta assimilato lo schema dei controlli e tutte le mosse eseguibili, da un’utile schivata alla parata che se attivata con il giusto tempismo permetterà di contrattaccare fino alla versione caricata dei colpi normali, avremo sottomano tutti gli strumenti per battere i nostri nemici. Ed è li che, superato il primo boss che fa le veci di tutorial, inizierà la vera sfida.

Picchia, picchia, spara, picchia
Come accennato Furi mescola in maniera intelligente meccaniche action da hack’n’slash che impongono l’uso della spada e relative mosse controffensive, ad altre strappate di forza dal genere degli shoot’em’up, in particolar modo dei Bullet Hell, il cui nome è abbastanza esplicativo. Si creeranno situazioni in cui prima di poter colpire il nemico e dare via alla fase melee, dovremo barcamenarci fra il mare di proiettili che intaserà lo schermo. Durante le prime ore vedere l’orgia che si crea a video è qualcosa che può spiazzare anche il giocatore più navigato, che avrà la sensazione di non sapere quello che sta facendo, come se fosse in balia degli eventi, incapace di poter fronteggiare il proprio avversario. Ma basterà armarsi di pazienza e di buona manualità, sfruttando tutte le possibilità offerte dal gameplay per riuscire in quello che sembra “l’impossibile”. Tempismo, reattività, colpo d’occhio, sono tutte qualità richieste per riuscire ad avere la meglio sul gioco, senza le quali difficilmente riuscirete ad andare oltre il primo scontro.

Ogni boss fight è una sfida unica, costruita sullo studio attento dei pattern d’attacco della nostra nemesi e sul sapersi adattare alla situazione in maniera rapida rispetto a quello che stiamo per affrontare. Troveremo quindi battaglie come quella contro THE LINE, incentrata prevalentemente sull’evitare i proiettili a schermo, consumando lentamente le sue difese prima di poterle penetrare e iniziare la fase offensiva, o THE EDGE, anch’esso un samurai che userà per la durata della battaglia solamente la sua fida spada. Anche la gestione della salute del protagonista e delle relative vite ha un che di sadico: consumata la nostra barra d’energia perderemo uno slot e la fase in cui ci troveremo sarà riavviata facendoci perdere così tutti i progressi fatti. Se invece saremo noi scamparla, il superamento della fase ci permette di riconquistare uno slot della vita, fino ad un massimo di 3, che una volta esauriti, ci vedranno finire in game over.

Dark Souls chi?
Da questo punto di vista i ragazzi di The Game Bakers sono stati abili nel saper bilanciare ogni boss e a stratificare un gameplay che si basa su un concetto di fondo abbastanza semplice, creando una sfida sì difficile, ma mai impossibile, tanto da rendere Dark Souls, che da molti oggigiorno è usato come metro di paragone per i titoli impegnativi, una semplice passeggiata. Fra i tanti pregi di un gameplay ben confezionato e sicuramente originale, c’è qualche sbavatura che nel complesso non incide troppo sul risultato finale: superati i primi scontri, nonostante ci sia da parte degli sviluppatori la voglia di stupire ed intrattenere, si percepisce una certa ripetitività nelle dinamiche delle battaglie, che tendono a riarrangiare i soliti elementi, perdendo quell’effetto sorpresa delle prime ore. Anche per quanto riguarda i controlli, per quanto semplici ed immediati ogni tanto capita di “incartarsi” a causa delle numerose azioni che dobbiamo compiere contemporaneamente, così come la risposta dei contrattacchi non sempre avviene nella maniera sperata.
Il bello di Furi però sta proprio nella gratificazione personale che si assapora nel portare a termine anche solo uno di questi boss, superando tutte le fasi dello scontro e uscendone illesi, pronti a ricominciare da capo con il successivo, carichi di buone intenzioni e di improperi da lanciare contro il santo di turno. Furi si rivela inoltre perfetto per tutti quei giocatori che si definiscono “hardcore” e che cercano nuovi modi per testate le proprie abilità: è qua che una volta terminato (la prima run a livello normale si completa all’incirca in 8 ore), si sbloccherà un nuovo grado di difficoltà, che porterà la sfida su un livello ancora maggiore, e una modalità a tempo nella quale tentare di battere i record stabiliti dagli sviluppatori e confrontarsi con i giocatori di tutto il mondo in una classifica online.

AFRO CYBERPUNK SAMURAI
Molto ispirato anche il comparto grafico, che grazie al character design di Takashi Okazaki, il creatore di Afro Samurai, ci offre una visione a cavallo tra lo stile orientale e il cyber punk. Come detto in apertura, tutto viene valorizzato da una buona regia, che si fa sentire durante gli intermezzi fra uno scontro e l’altro mettendo in risalto un mondo astratto (quello della prigione) grazie alle sue inquadrature particolari e ad interessanti cambi prospettici. Reattiva la camera virtuale, che saprà cogliere in ogni momento l’azione di gioco, zoomando secondo le necessità, dalle panoramiche durante le fasi sparatutto, per poi passare a ravvicinati close-up durante gli scontri melee. Anche il motore di gioco, che sfrutta l’ormai abusato Unity, si avvale del celshading che mascherare un comparto grafico non troppo ricco di poligoni ma al tempo stesso ricco di fascino. Essendo le boss fight il core di tutta la produzione, grande attenzione è stata posta nel level design e nello sviluppo delle arene, create proprio nell’ottica di queste battaglie per far si che rendano al meglio nel corso della partita. Nel complesso il tutto funziona alla perfezione, e l’obiettivo prefissato da The Game Bakers di mantenere su PlayStation4 un frame rate costantemente ancorato a 60fps è largamente raggiunto, salvo qualche episodio sporadico durante qualche momento delicato, in cui il motore di gioco viene messo a dura prova per la mole di elementi a schermo.
Chiude il cerchio un comparto sonoro di prim’ordine, con una selezione di musiche elettroniche dal sapore futuristico (tra i quali figurano i The Toxic Avenger) in perfetto tema con le atmosfere del gioco, e un buon doppiaggio, sia in lingua inglese che giapponese (con i testi a schermo in italiano), quest’ultimo quasi una scelta obbligata per il tipo di titolo che fa l’occhiolino alle produzioni nipponiche.

Verdetto
8.5 / 10
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Commento
Furi è l'outsider di quest'estate. Se ne arriva in sordina e grazie al suo gameplay originale che mescola elementi action alla follia dei bullet hell, quello che ne esce fuori è un ibrido pienamente riuscito e convincente. Alla base di un gameplay semplice, ma non privo di qualche sbavatura, c'è una difficoltà rigida e spietata, che non concede sconti a nessuno. Ma è proprio grazie a questo che saremo spinti nel cercare di portare a termine Furi, venendo gratificati ogni qualvolta abbatteremo uno dei temibili boss. Un titolo non per tutti, ma che se affrontato con il giusto spirito e determinazione sarà in grado di ripagarvi con grande soddisfazione, in particolar modo chi è alla ricerca di un titolo che sappia metterlo alla prova ed offrire un buon livello di sfida.
Pro e Contro
Ottime armosfere
Gameplay estremamente originale
Difficile ed impegnativo
Il racconto presenta risvolti interessanti...

x ... ma con qualche ombra
x Per alcuni la difficoltà potrebbe essere un ostacolo
x Alcune situazioni tendono a ripetersi

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