Recensione For Honor

Un cavaliere, un vichingo e un samurai entrano in un bar

Una volta archiviata la storia e presa confidenza con il gioco sarà il momento di buttarsi nel cuore di For Honor: la modalità online.

Il gameplay di For Honor è una ventata d’aria fresca che serviva
Ed è qua che For Honor riesce a distinguersi dalla concorrenza, riuscendo a catturare grazie proprio al suo gameplay originale, che in un mercato inflazionato da FPS e TPS, è decisamente una ventata d’aria fresca che serviva.
All’avvio di For Honor saremo chiamati a schierarci con una delle tre fazioni (Cavalieri, Vichinghi e Samurai), una scelta che non ci vincolerà sull’uso degli eroi ma riguarderà una sorta di metagame che, strutturato per stagioni, in base ai progressi fatti vincendo o perdendo le partite online contribuirà al prestigio del nostro team.

Una volta nel menù principale troveremo davanti a noi una mappa nella quale selezionare una delle varie opzioni di gioco. Avremo il classico Deathmatch a Squadre, dove due team da 4 giocatori dovranno darsi battaglia fin quando una delle due parti non verrà sopraffatta. È presente in 2 versioni: Eliminazione, dove i respawn saranno limitati e una volta sconfitti la partita terminerà, e Schermaglia nella quale per aggiudicarsi la vittoria dovremo totalizzare 1000 punti, attivando così la “rottura” degli avversari e conseguente morte definitiva.
Più interessante e votata al team play troviamo Dominio, una specie di “Re della Collina”, dove la vittoria sarà assegnata alla squadra che per prima totalizzerà 1000 punti ed eliminerà gli avversari. Per far salire il contatore del punteggio dovremo catturare una delle 3 zone presenti nella mappa, guadagnando punti aggiuntivi per le uccisioni dei bot o degli altri giocatori, che ovviamente avranno un altro valore in termini di risultato. Come detto il gioco di squadra e la comunicazione saranno fondamentali per vincere e non sarà raro ribaltare gli esiti della partita con una buona coordinazione.

In entrambe le modalità guadagneremo punti esperienza una volta completata la partita, ed otterremo delle ricompense che ci permetteranno di potenziare l’equipaggiamento del nostro personaggio. Salendo di livello, in maniera analoga a quanto avviene nel single player, sbloccheremo nuove abilità, sia attive che passive, che si riveleranno utili durante le partite online. Alcune ci consentiranno di curare le ferite e recuperare energia, altre ci faranno usare attacchi ad area, come una letale pioggia di frecce, o diminuire la difesa degli avversari per qualche secondo.

La personalizzazione dell’equipaggiamento poi gioca un ruolo abbastanza strategico e permette di compensare alcune lacune dei vari guerrieri

Questo mette in risalto un aspetto di For Honor che lo avvicina come ideologia ai vari titoli freemium, con l’entrata in scena di una moneta di gioco da spendere per sbloccare nuovi contenuti dal valore crescente che, come potete immaginare, maggiore sarà il quantitativo investito migliore la ricompensa ottenuta. L’Acciaio, questa la moneta di scambio di For Honor, avrà vari utilizzi all’interno del gioco, dal potenziamento degli equipaggiamenti allo sblocco degli stessi, all’acquisto dei personaggi, che sebbene disponibili tutti fin da subito, solamente una volta arruolati potranno essere personalizzati così da rendere attivi i potenziamenti. L’Acciaio diventa quindi una risorsa preziosissima, spingendo il giocatore a concentrare le proprie risorse per guadagnarne il più possibile, non solo giocando (con una percentuale d’ottenimento relativamente bassa e lenta) le varie partite ma anche portando a temine i vari Ordini, delle sfide che, una volta raggiunti i requisiti, ci premieranno con esperienza e qualche moneta aggiuntiva. A questi si aggiungono le sfide giornaliere, più remunerative rispetto alle altre ma limitate alla singola giornata.

E io pago
Pur non essendo fondamentali, le microtransizioni sono fin troppo presenti
Il ricorso al portafoglio per l’acquisto di Acciaio extra fortunatamente non è mai obbligatorio, grazie soprattutto al buon sistema di upgrade pensato per non avvantaggiare troppo i giocatori più assidui o spendaccioni rispetto all’utente occasionale. Man mano che saliremo di livello, il looting di fine partita ci proporrà nuovi equipaggiamenti in relazione anche al livello del personaggio usato. Questi varieranno per rarità, e ogni pezzo avrà un proprio “grado” che sommato con gli altri formeranno il valore della nostra armatura, con un concetto simile a quanto avviene in Destiny o The Division. Proprio per non svantaggiare chi decide di intraprendere la strada lenta rispetto a quella veloce del “pay-to-win”, i pezzi più rari avranno bilanciamenti più marcati nelle statistiche rispetto a quelli di livello più basso, migliorando notevolmente un aspetto ma peggiorandone giocoforza un altro, con una forbice di valori molto ampia, facendo in modo che un oggetto nuovo non sia matematicamente migliore rispetto ad uno meno pregiato. Nonostante questo la presenza delle microtransizioni è fortemente radicata in tutto For Honor, e da questo punto di vista, per un titolo proposto a pieno prezzo al lancio fa storcere il naso, soprattutto sul fronte dei contenuti extra gioco, come i costumi aggiuntivi per i guerrieri, cari e improponibili.

A questo si aggiunge anche la presenza di un Season Pass che permette a chi deciderà di acquistarlo, al costo di 39,99€, di accedere in anteprima a tutti i contenuti che verranno rilasciati nei prossimi mesi (oltre ad una serie di bonus come boost d’esperienza), contenuti che per gli altri giocatori saranno comunque gratuiti, seguendo la scia intrapresa ormai da molti titoli votati esclusivamente al multiplayer.

Per i “puristi” di For Honor è presente anche una modalità Duello (ennesima variante del classico deathmatch), 1vs1 o 2vs2, nella quale i miglioramenti di statistiche e le abilità non saranno applicate, lasciando al giocatore e alle sue abilità l’onere di sfidare i nemici, incolpando, in caso di sconfitta, solo se stessi.

A livello di contenuti troviamo invece 12 mappe, che a rotazione, faranno da sfondo alle nostre battaglie. Meno convincente è la proposta iniziale di attività, che escluso il deathmatch nelle sue varianti o Dominio non offre molto al lancio, con una voce dedicata agli eventi speciali, che al momento non è attiva.

Da questo punto di vista è difficile prevedere il futuro del gioco. Basandoci sull’accoglienza ricevuta in questi giorni e sulla popolazione che è possibile incontrare online (quando la partita non crasha per problemi ai server) c’è ben da sperare sul destino di questa nuova IP, anche se il lavoro maggiore spetterà ad Ubisoft nei primi mesi di vita, cercando di motivare l’utenza a rimanere su For Honor con l’arrivo di nuovi contenuti e modalità di gioco.

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