Recensione Far Cry Primal

Dopo averci convinto nuovamente con il fascino del Kyrat in Far Cry 4, la serie Ubisoft è pronta a fare un tuffo nel passato di 10.000 anni, fra tigri con i denti a sciabola e pelosi e possenti Mammut. Con Far Cry Primal Ubisoft Montreal tenta un cambio di direzione con uno spinoff dal sapore “tribale”. Saranno riusciti a lasciare il segno? Disponibile dallo scorso 23 Febbraio su PlayStation 4, Xbox One e PC (dal 1 Marzo), ecco la recensione di Far Cry Primal.

 

Versione testata: PlayStation 4

Pdor, figlio di Kmer, della tribù di Istar
La storia che nonostante i presupposti e i numerosi pretesti non riesce mai realmente a decollare
Con il nuovo corso intrapreso dalla serie con Far Cry 3, replicato forse in maniera non troppo dissimile ma fortunatamente funzionale nel seguito, Ubisoft Montreal è pronta a dare un po’ di riposo alla serie (seguendo forse le orme di Assassin’s Creed) e intrattenere i fan con uno spin-off più concreto e ricco (dal lato contenutistico) di quello che è stato l’inaspettato Blood Dragon.
Quello che ha contraddistinto gli ultimi capitoli di Far Cry è l’ottimo connubio tra ambientazione e racconto, elementi che hanno contribuito alla creazione di grandi storie e personaggi memorabili (Vaas su tutti). E dopo le incantevoli isole dell’arcipelago delle Rook Islands e le immense vallate del Kyrat, era difficile pensare ad una nuova location in grado di stupire e stupirci. Invece, proprio da Ubisoft Montereal arriva il “colpo di genio”: ambientare questo spin-off 10.000 anni A.C., in un mondo primordiale, selvaggio e sconosciuto. Ed ecco quindi che inizierà il nostro viaggio nella regione dell’Oros, una terra colma di fascino e misticismo, inesplorata, un setting inaspettato e spesso poco trattato nel videogioco moderno, perfetto per ambientare una nuova storia, che ci vedrà vestire i panni di Takkar, un cacciatore della tribù dei Wenja.

 

 

far cry primalSeparato dal proprio gruppo durante una caccia al mammut finita male, Takkar farà presto l’incontro di Sayla, una giovane donna Wenja sopravvissuta allo sterminio del suo villaggio da parte del terribile clan Udam. Dopo averla soccorsa e ascoltato la sua storia, decideremo di unirci a lei e alla sua lotta, con lo scopo di vendicare la sua gente e offrirgli un riparo dove vivere. Takkar diventerà un guerriero senza macchia, un condottiero che non si fermerà davanti a niente e a nessuno, il tutto per onorare il suo popolo dalle angherie dei clan rivali che vivono nell’Oros. Non solo i feroci Udam, capitanati dal l’enorme e brutale Ull, ma anche i più “evoluti” Izila, guidati dalla figlia del sole, la bella e quanto mai letale Batari. Un gioco a tre quindi, dove la supremazia sulle altre tribù significa sopravvivere, e in Far Cry Primal la sopravvivenza sarà tutto.
Ma non saremo soli nella nostra battaglia e al nostro fianco troveremo alcune curiose figure che ci accompagneranno in questa missione suicida: da Tensay, uno sciamano che ha giurato vendetta agli Izila dopo averlo torturato e marchiato a fuoco, a Jayma, solitaria cacciatrice Wenja che ci offrirà supporto e gli strumenti necessari per la caccia, o Karoosh e Urki, il primo desideroso di vendetta per la morte del figlio, l’altro un cavernicolo poco evoluto, alle prese con gli esperimenti più curiosi (a lui sono affidate alcune delle missioni più spassose del gioco).

 

far cry primalSe l’ambientazione, quella di Oros, risulta azzeccata e vincente, offrendoci una quantità, e qualità, di panorami sbalorditivi in grado di affascinarci al primo sguardo, la decisione di ambientare Far Cry Primal in un passato remoto fa emergere alcune problematiche proprio a livello narrativo. Se da un lato l’atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi funziona, dall’altra troviamo carenze nella narrazione, con una storia che nonostante i presupposti e i numerosi pretesti non riesce mai realmente a decollare, e quando lo fa si tratta di momenti troppo isolati. Se Vaas, e in misura minore Pagan Min riuscivano da soli a tirare le fila dei rispettivi giochi, qua le due nemesi non risultano abbastanza presenti e così memorabili quanto vorrebbero essere, incidendo negativamente su tutto l’aspetto narrativo, che viste le premesse e l’ambientazione scelta poteva offrire molto di più in termini di racconto e sviluppo.

Lanciami una lancia
Ambientare Primal così lontano nel tempo appare coraggiosa e rischiosa sul fronte del gameplay
Se la scelta di ambientare Far Cry Primal così lontano nel tempo appare coraggiosa e rischiosa sul fronte del gameplay, visto che in un FPS la mancanza di armi da fuoco può diventare un elemento destabilizzante, all’atto pratico poco o nulla è cambiato rispetto alla serie “classica”. Nessuna arma da fuoco, è vero, niente pistole fucili o quant’altro contriubuisca allo sterminio di massa, ma il nostro Takkar potrà fare affidamento su frecce, clave e lance. All’inizio al dotazione sarà abbastanza rudimentale, così come i danni inflitti limitati, ma proseguendo nella storia, portando a compimento quest secondarie o raccogliendo i materiali necessari potremo migliorare il nostro arsenale, che si arricchirà di lance più resistenti o archi dotati di maggior gittata o capaci di “sparare” più frecce contemporaneamente. Questo modifica anche l’approccio al gioco, meno alla “Rambo” sebbene lo scontro fisico sia sempre ben presente, ma più improntato sull’azione riflessiva e stealth. Certo la soluzione di impugnare la clava brandendola in aria e percuotendo tutto quello che si muove spesso e volentieri ci salva dalle situazioni più disperate, ma agire nell’ombra paga più in termini di ricompense e sviluppo del personaggio, guadagnando più punti esperienza sia diversificando le strategie sia effettuando uccisioni silenziose.

 

far cry primalDalla nostra avremo quindi da usare trappole, bombe rudimentali e la fauna locale, in maniera abbastanza simile a quanto visto in Far Cry 4. Dopo le prime ore di gioco Takkar imparerà ad addomesticare gli animali e le belve più feroci, che potrà usare a suo vantaggio in battaglia. Dal gufo che gli permetterà di avere una visione aerea del paesaggio in grado di pianificare l’attacco (e a sua volta utilizzare per attaccare nemici dall’alto o sganciare bombe) alla forza devastante delle bestie “oversize” come l’orso bruno, la tigre dai denti a sciabola e altri animali preistorici che abitano la regione di Oras con la possibilità in alcuni casi di essere cavalcati per spostamenti più rapidi o utilizzati per scatenare panico e distruzione all’interno dei villaggi e avamposti nemici.
Le abilità di Tekkar si svilupperanno in base ai punti guadagnati, che ci permetteranno di far apprendere tramite diversi skill tree nuove capacità, da una maggiore resistenza alle ferite, a nuovi abiti per affrontare le zone gelate della regione, all’ampliamento delle risorse collezionabili e agli animali che è possibile addomesticare.

Lo chiamavano uomo piscio
il crafting in questo capitolo ricopre un ruolo abbastanza importante
Per quanto riguarda invece le attività collaterali, Far Cry Primal segue per filo e per segno quanto visto nei precedenti capitoli. L’area di Oros si lascerà scoprire pian piano, offrendo numerose aree di caccia, i focolai da conquistare ed usare per gli spostamenti rapidi (alla pari delle torri di avvistamento di Far Cry 4) e i numerosi insediamenti sotto il controllo nemico da liberare. Come accennato il crafting in questo capitolo ricopre un ruolo abbastanza importante e sarà legato non solo allo sviluppo del nostro personaggio in termini di equipaggiamento (sia per migliorarlo che le risorse per produrre nuove frecce o lance) ma anche di sviluppo del villaggio. Questo potrà espandersi, accogliendo nuovi abitanti che contribuiranno al benessere dello stesso con nuovi materiali, mentre le costruzioni saranno ampliabili ottenendo così vantaggi sia per l’esperienza che per i benefici ottenibili (principalmente nuovi equipaggiamenti). Fra le bestie domabili ce ne saranno alcune leggendarie che ci spingeranno nei quattro angoli di Oros e rispetto a quelle che è possibile trovare normalmente alzeranno l’asticella del livello di sfida, strizzando l’occhio al genere degli hunting game, offrendo una variante decisamente interessante, sebbene limitate all’interno di tutto il gioco.

far cry primalInfatti una delle problematiche più influenti di Far Cry Primal non è tanto la quantità di attività che è possibile compiere ma quanto la qualità delle stesse. La mappa ospiterà numerose missioni secondarie, fra la conquista di nuovi avamposti nemici, caccia di animali pericolosi e protezione dei villaggi Wenjia. A queste si aggiungono missioni evento nelle quali salvare i nostri compagni che andranno a ripopolare il villaggio. Il problema nasce quando queste missioni tenderanno a somigliarsi un po’ tutte, senza una reale diversificazione, spingendoci ad andare avanti giusto per spirito di completamento che per altro. Tutto questo si fa sentire ancora maggiormente data l’assenza di modalità online, sia competitive che cooperative, aggiunte che nelle passate edizioni allungavano non poco in longevità, specialmente la coop, che ne guadagnava molto anche sul lato del divertimento.

 

Strellu strellu, prestu prestu riturnellu!
Dove riesce a stupire realmente Far Cry Primal è nel comparto tecnico
Dove riesce a stupire realmente Far Cry Primal è nel comparto tecnico, che migliora ulteriormente quanto di buono fatto con il precedente capitolo, esaltando ancora di più le capacità offerte dal Dunia 2. Oros riesce a farsi amare grazie ai suoi scorci suggestivi: lande desertiche, zone paludose, ricche e verdi foreste e freddi distese ghiacciate. Ogni metro digitale nasconde una sorpresa, valorizzata grazie ad un uso massiccio dell’illuminazione volumetrica (i God Rays che filtrano tra i rami degli alberi) o effetti particellari e nebbia, che contribuiscono alla causa rendendo ancora più affascinante e suggestiva la visuale di gioco, specialmente durante le incantevoli fasi notturne. Buona anche la modellazione poligonale degli abitanti di Oros che ne sottolinea la ricercatezza per caratterizzare i vari personaggi, in particolar modo i vari protagonisti della storia. Se da un lato la narrazione soffre, la parte recitata merita senza dubbio degli apprezzamenti.
Ubisoft Montreal ha creato per il gioco un linguaggio unico basato sul protoindoeuropeo, una scelta che contribuisce a rendere il tutto molto più credibile e aiuta ad immergerci completamente nelle atmosfere del gioco. Da qui si nota non solo una bravura recitativa parlata, abbastanza credibile nel contesto in cui ci troviamo, ma anche fisica, che grazie alle movenze degli attori, riescono a dare “vita” ai personaggi che incontreremo nella nostra avventura.

 

far cry primalDa questo punto di vista anche la parte sonora ci mette del suo, accompagnandoci con melodie tribali che quando serve lasciano spazio ai rumori dell’ambiente che ci avvolgeranno permettendoci di percepire ogni singolo suono che ci capiterà di udire riconoscendone la provenienza. La colonna sonora non si risparmia nemmeno qualche pezzo contemporaneo, come ad esempio The Wolf di Fever Ray (cantante del duo svedese The Knife) che con le sue sonorità elettroniche nordeuropee farà da sfondo ad uno dei momenti più rappresentativi di tutto il gioco.

 

Verdetto
8 / 10
Ho detto mammut, no mammt
Commento
Far Cry Primal preso con le dovute precisazioni è open world divertente, piacevole e longevo. Fatto sta che riproporre a poco più di un anno da Far Cry 4 un'esperienza che nonostante le premesse iniziali (e le aspettative) varia di poco dalla formula originale, è un elemento da tenere in conto per chi proprio con il precedente capitolo è arrivato ai ferri corti con la serie. In questo caso anche la storia non aiuta risultando abbastanza sottotono rispetto al passato, così come l'assenza degli elementi multigiocatore, può diventare un fattore determinante per l'acquisto o meno del titolo Ubisoft. Scremato da queste problematiche quello che ne resta è comunque un gioco valido e solido, a tratti anche avvincente e una buona base di partenza per costruire una serie spin-off che sappia veramente avere quel qualcosa in più e non viva solamente di luce riflessa.
Pro e Contro
La regione di Oros e una meta dalla bellezza unica
Grandissima atmosfera primordiale
Gameplay Solido e collaudato

x Non ci sono grandi novità rispetto al passato
x Storia che fatica a decollare
x Molte missioni secondarie ripetitive e di poco spessore
x Totalmente assenti modalità online

#LiveTheRebellion