Recensione DiRT 4

A poco più di un’anno dall’uscita di DiRT Rally, la scuderia inglese Codemasters torna a macinare chilometri con il quarto episodio della sua serie regina. L’abbiamo guidato dritto e di traverso, su asfalto, ghiaia e neve, ma sempre e comunque con lo stick sinistro in controsterzo. Semaforo rosso… Via con la recensione di DiRT 4!

Fino all’arrivo del capolavoro DiRT Rally (vero erede della serie Colin McRae Rally), gli amanti di questa disciplina e in generale delle corse su sterrato ad alto tasso di simulazione, avevano passato un insaziabile periodo di magra. Certo, la serie DiRT, durante la scorsa generazione, era sempre stata un ottimo placebo, ma sempre fin troppo arcade per chi voleva sperimentare qualcosa di più aggressivo e verosimile, per chi voleva sentire il divano andare in sovrasterzo ad ogni curva virtuale insomma. Il ritorno in grande stile sulle scene puramente rallistiche ha però giovato anche alla serie dall’animo ribelle e casinista, con un’episodio plasmabile e regolabile a seconda dei gusti del giocatore, un po’ come un set di sospensioni da gara. Fate salire di giri il motore…

Versione testata: Xbox One

Ho il pad sporco di fango
Nei primi minuti di gioco gli sviluppatori ci porranno davanti ad una scelta amletica, un dilemma a cui solo il nostro cuore di appassionati di sport motoristici può rispondere: arcade (qui chiamata Giocatore) o simulazione? Le differenze sono palesi e se scegliere un approccio più giocoso porterà il nostro pilota interiore a correre per ore senza tanti pensieri, divertendosi con un ottimo modello di guida, anche se decisamente “leggero”; tentare la strada più realistica invece si rivelerà presto anche la decisione più soddisfacente e consigliata (senza mai raggiungere però i picchi di esigenza di Rally, ma ci torneremo). Questo semplicemente perché DiRT 4 è un gioco dove il divertimento corre di pari passo con la voglia di mordere l’asfalto, assaporandone l’imprevedibilità e tutte quelle sfumature di guida che solo una software house come Codemasters (dove si fa colazione con caffè corretto ghiaia) sa servire a dovere, facendolo nel modo più verosimile e per questo galvanizzante. In men che non si dica, il nostro alter ego si ritroverà imbragato nelle resistenti cinture di sicurezza di decine di splendidi e caratteristici (da guardare e guidare) esemplari a quattro ruote, dai più storici e iconici mostri sacri del rally, come la Lancia Delta HF Integrale e la Subaru Impreza 1995 di Colin McRae, fino agli americanissimi buggy e pick-up che daranno vita ad alcune delle gare più adrenaliniche, scorrette e divertenti di tutto il pacchetto.

Varietà, adrenalina e un costante senso di appagamento ludo-mobilistico; queste le basi dell’ultimo modello firmato Codemasters

Le costanti montagne russe della nostra nuova carriera ci porteranno e limare decimi di secondo e fare a sportellate in quattro categorie di corse; Rally, ovviamente, Rally Storico , dove metterci al volante di alcune delle auto più belle e affascinanti di sempre (eventi in cui si respira mondanità a pieni polmoni), Rallycross (con tanto di licenze ufficiali del campionato 2017) e Land Rush dove varcheremo più volte i confini tra Stati Uniti e Messico, nella cornice della penisola californiana. Varietà è la parola d’ordine di questo spettacolare titolo; passare da una competizione all’altra senza soluzione di continuità ci spronerà ad adattarci, amare e domare diversi stili di guida, concezioni di competizione e terreni, con il sottofondo costante e sensuale del ritorno di fiamma degli scarichi. Un’orgia ludo-mobilistica, che trova nella cura del sistema di guida e di controllo via pad il vero carburante per godere delle botte di adrenalina che solo un tornante in freno a mano sa regalare.

Giro del mondo in derapata
E se affrontare la propria carriera da piloti prezzolati, andando a correre per il miglior offerente, da soddisfazioni, ancora di più ne da fondare un proprio team, sceglierne livrea, ingegneri, PR e manager vari, sottoscrivere contratti con vari sponsor (che daranno origine a sfide secondarie all’interno di ogni corsa e conseguente premio in denaro, sfizioso) e raggiungere la gloria eterna sotto la propria bandiera, guadagnando esperienza che ci permetterà di sbloccare i campionati più prestigiosi.

Ecco la mia splendida Lancia Fulvia coi colori del team Cantine Valtidone, da buon amante del vino.

Queste meccaniche, decisamente lontane da mire gestionali, fungono per lo più da diversivo in salsa RPG, dove ingegneri più bravi miglioreranno vari parametri dei nostri mezzi, mentre costruire strutture ci darà bonus più o meno utili, come l’ampliamento del nostro garage (e riempirlo sarà il miglior investimento per i nostri sudati guadagni) e la riduzione dei tempi di riparazione dei veicoli. Tutto divertente, gestito in maniera semplice e utile per dare ancora più spessore ad una modalità Eventi che già di per se è estremamente appassionante. Se c’è però un dettaglio dove DiRT 4 scala la marcia rispetto al suo spin-off è proprio il track design della disciplina rallistica, che pur dovrebbe essere il piatto forte anche di questo capitolo.

DiRT 4 guida perennemente sul filo del rasoio, commettendo qualche sbavatura nella curva del track design, che va dal buono all’ottimo senza raggiungere le vette del monotematico DiRT Rally

Ciò che rendeva così speciale DiRT Rally era proprio il design delle sinuose lingue di ghiaia; spietate, terrificanti, ricercate, con curve sempre diverse l’una dall’altra, rendevano il gioco una sorta di memory a velocità scriteriata, con ogni buca, irregolarità e asperità del terreno che si fissava nella mente dopo averci fatto finire in un fosso, portandoci, tentativo dopo tentativo, alla perfezione. Se ora il rally risulta provvidenzialmente meno punitivo (grazie ad una resa del terreno meno spietata e ad un sistema di controllo studiato per i pad piuttosto che per i volanti) purtroppo risulta anche meno genuino ed esaltante, con tappe, si, belle e divertenti (a cui è anche possibile dare un voto una volta giunti al traguardo, interessantissimo) ma che certamente non restano impresse nelle retine (DiRT Rally, Grecia, Fourketa Kourva, potrei affrontare i suoi tornanti ad occhi chiusi), complice una certa ripetitività e ciclicità nelle varie sezioni, che alle volte si somigliano eccessivamente lasciando un fastidioso senso di déjà vu, lontano dall’artigianalità goduta un anno fa. Sensazione che aumenta giocando in modalità Gioco Libero, dove affronteremo tappe create proceduralmente dagli algoritmi del titolo, scegliendo solo lunghezza e complessità; il risultato sono tappe molto simili a quelle create dagli sviluppatori, il che è un po’ inquietante. Ciò non deve comunque condizionarvi troppo, perché il titolo va visto e incastonato nell’ottica della serie numerata, di cui è la naturale evoluzione, centrando in pieno il primo posto; siamo passati da eccelso a ottimo in fatto di track design, confrontando inoltre un titolo monotematico e di nicchia con uno decisamente più pop.

Parlando di ambientazioni, al fangoso e plumbeo Galles e all’innevata (e spietata, vero tallone d’Achille di chi scriveSvezia, grandi classici, si aggiungono in questo quarto capitolo il piovoso e modesto Michigan, l’arida Australia in terra rossa e soprattutto i paesaggi collinari di Tarragona, Spagna, con i suoi paesini tipici, vigneti e insidiose curve cieche sul grigio asfalto, che danno vita alle tappe più scenografiche e meglio disegnate. Vera poesia. Nessun problema ma solo champagne da stappare in onore di Land Rush e Rallycross, dove su tracciati chiusi (ufficialissimi e riprodotti in scala 1:1 nel caso del Rallycross) dovremo affrontare piloti dall’IA genuinamente aggressiva e spericolata, con entrate in curva al limite del criminale e una generale tenacia che ci terrà sempre sul filo del rasoio, spronandoci a correre col coltello tra i denti. In queste tiratissime sezioni di gameplay fare il ritmo in testa vuol dire essere una lepre inseguita da un branco di lupi, mentre inseguire equivale a mangiare quintali di polvere che ci ostruiranno la visuale, impostando curve alla cieca facendo affidamento solo sulla nostra memoria. Spettacolo puro e senza fronzoli, senza contare che i buggy sono tra i mezzi più divertenti da guidare. Chiude il cerchio (rigorosamente dipinto su asfalto con un burnout) di questo festival motoristico la fenomenale e fondamentale modalità Asso del Volante, in cui cimentarci in una serie di sfide stunt nella diroccata Dirtfish Academy; alla guida di tutti i tipi di veicoli che il gioco mette a disposizione dovremo affrontare due tipi di sfide, Autoscontro e Cronometro. Nelle prime l’obiettivo è sfondare il più alto numero di blocchi di polistirolo (o un materiale del genere) prima dello scadere del tempo mentre nelle seconde dovremo, ovviamente, correre contro il tempo, raccogliendo le icone verdi ed evitando quelle rosse, capace di regalarci o toglierci un secondo dal cronometro. Questo circo Kenblockiano è l’apoteosi e la conferma della perfezione su cui si basa il sistema di guida, il quale ci permette evoluzioni spettacolari capaci di gonfiare il nostro ego, tra derapate controllate, scandinavian flick e tutte le altre tecniche professionistiche perfettamente riproducibili con grilletti, analogico e freno a mano, facendoci godere del level design d’alta scuola in cui ci troveremo a serpeggiare.

Parabrezza sporchi e autoradio a palla per coprire il navigatore
L’EGO Engine che move le ruote e l’altre stelle di questo bolide permette di godersi tutta la propria avventura a 60 stoici fotogrammi al secondo, sacrificando però il livello di dettaglio che era proprio del suo rampante cugino, probabilmente per la mole di contenuti inseriti dagli sviluppatori. Non che il colpo d’occhio sia brutto, ma è un po’ come guardare il panorama da un parabrezza impolverato. Certo, le emozioni visive non mancano, e trovarsi a correre al tramonto tra i vigneti di Tarragona o in notturna nel bush australiano, godendo della splendida illuminazione dinamica, ci farà dimenticare subito una tecnica non impeccabile. Ottimi invece i vari tocchi di classe che ci permetteranno di respirare un’atmosfera sempre coerente e viva; capiterà infatti di correre una tappa sotto il sole ma con ancora il terreno bagnato dalla corsa precedente, oppure di incontrare lungo la strada auto guaste degli avversari, con i commissari di gara che si sbracceranno per indicarci il pericolo imminente, mentre la radio di bordo a volte farà le bizze, impedendoci di sentire le indicazioni del nostro co-pilota. Ecco, a proposito di quest’ultimo, spalla fondamentale di ogni rallista, c’è da dire che il doppiaggio non è proprio il massimo, dato che sembra sia comodamente seduto sul divano di casa, dandoci indicazioni senza enfasi, un po’ troppo serafico per essere lanciato a 170 km/h. Simpatiche invece le comunicazioni che arrivano dai box nelle gare su circuito, mentre assolutamente fantastici e ricchi di sex appeal motoristico sono gli animaleschi ruggiti dei motori, sempre diversi, ben campionati e modulati in base alla pressione esercitata sul grilletto, da godere rigorosamente dalla visuale interna, da cui è possibile sentire anche il fruscio della ghiaia contro il nudo acciaio della carrozzeria e le gocce di pioggia sul tetto. Chiude il pacchetto una colonna sonora splendida, presente purtroppo solo nei menu e nelle aree di servizio, che spazia dal rock sincopato dei Queens of the Stone Age con la divina No One Knows fino all’elegante elettronica dei Disclosure, passando per Wolfmother, Chemical Brothers e i promettenti Bastille.

Verdetto
8.5 / 10
Le mie quotazioni su Quattroruote sono in rialzo!
Commento
DiRT 4 è la consacrazione di un'ottima saga, che sbarca finalmente in questa generazione mischiandosi con la perla spin-off DiRT Rally e creando un titolo di grossa cilindrata, scalpitante e dalla giocabilità e guidabilità fuori parametro. Certo, rispetto all'incarnazione puramente rallistica dell'anno scorso ci troviamo davanti ad un track design più blando e meno caratteristico, ma l'orgasmo di far intraversare una Mitsubishi Lancer in puro stile Codemaster è un'emozione unica che sono i titoli della software house britannica sanno trasmettere. Una quantità industriale di contenuti ed un sistema di controllo perfetto, garantiranno ore e ore di divertimento sia ai novellini che ai giocatori più sgamati e esperti. La scuderia Codemasters porta ancora il suo bolide al primo posto, splendidamente sporco di fango!
Pro e Contro
Guidabilità e controllo perfetti
Un motore da 60fps al secondo
Quantità e costante qualità dei contenuti
Modalità Asso del Volante

x Track design rallistico non memorabile
x Tecnicamente un po' appannato

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