Recensione Aqua Moto Racing Utopia (Nintendo Switch)

Lo spirito di Wave Race sguazza libero nel mare aperto di Switch, sotto il falso nome di Aqua Moto Racing Utopia.

Dopo aver aperto la recensione del suo gemello diverso, Snow Moto Racing Freedom, con un pensiero sulla scena racing a cavallo tra ’90 e ’00, oggi si va di parallelismi molto più nintendari, con un Nintendo 64 che sembra rivivere in una Switch dannatamente sulla cresta dell’onda (e non sarà certo la prima similitudine acquatica che troverete). Un parallelo che parte da Breath of the Wild / Ocarina of Time, passando per Mario 64 / Odyssey fino ai meno memorabili ma decisamente iconici 1080° Snowboarding e Wave Race, il cui retaggio è stato incastonato nella doppietta firmata Zordix. Se le motoslitte mi hanno divertito al netto di parecchie sbavature tecniche, l’utopia aquatica è invece più che mai raggiunta e reale, un titolo che ha risvegliato sensazioni sopite da quel Wave Race: Blue Storm su GameCube (forse ancora insuperato sul piano della liquida fisica) che oggi ha finalmente trovato un solidissimo erede, profumato di salsedine. Pronti a sentirvi dei “sirenetti“, come direbbe Zoolander?

Versione Testata: Nintendo Switch

L’arte del giro di boa
Le gare principali di Aqua Moto Racing Utopia sono la perfetta trasposizione virtuale del popolare modo di dire. Essere al giro di boa vuol dire essere a metà dell’opera, vuol dire che si sta andando alla grande tutto sommato, e il grosso del lavoro la software house svedese l’ha fatto creando un sistema di guida eccellente, tenace, tecnico, in cui ci si sente davvero immersi nella disciplina che il gioco vuole simulare. L’acqua è li, un po’ gelatinosa nella resa grafica ma assolutamente imprevedibile sotto lo scafo delle moto d’acqua, dalle massicce Runabout alle agilissime Ski (ovvero 2/3 della modalità campionato, dove l’ultima parte è dedicata al Freestyle su cui torneremo dopo), ben differenziate nella sensazione di peso e velocità. Si percepisce subito l’essenza di correre su una superficie mobile e irregolare, esattamente come ce la si aspetterebbe, dove altezza e intensità delle onde varia a seconda della zona del tracciato e della direzione in cui lo stiamo percorrendo, passando dalle placide piscine coperte del Pearl Dome ai cavalloni da 20 metri attorno alla stazione petrolifera Oil Rig, gestendo nel contempo un’IA aggressiva, assetata di vittoria, e ciò che trasforma le distese d’acqua in veri e propri (numerosissimi) tracciati: le boe. Gialle e rosse, rispettivamente da superare a sinistra e destra, questi semplici segnali poligonali tratteggiano le curve di circuiti quasi immaginari, dove l’abilità del pilota sta nel passargli più rasente possibile per limitare la sterzata al minor tempo utile e tornare a martellare sul gas; sbagliatene 3 in una gare e siete squalificati, avvertiti.

C’è un’atmosfera così arcade in giro per queste acque che viene voglia di infilare un gettone dentro Switch ad ogni gara.

Risparmierò ogni paragone con la gloriosa serie Nintendo, dato che il titolo è in tutto e per tutto un tributo, con le stesse meccaniche (perfino nel colore delle boe), più o meno le stesse modalità e filosofia generale; non una copia in carta carbone, una vera lettera d’amore di chi si è stufato di aspettare che l’originale venga riesumato e credo che anche a Kyoto abbiano apprezzato. Detto questo, se il sistema di guida è davvero gustoso come una grigliata mista di pesce in riva al mare, anche i numeri che accompagnano il gameplay sono al top: 3 specialità divise in campionati, come detto, 10 suggestive location divise in 45 tracciati (se ho fatto bene i conti) e 10 arene per il freestyle, prove a tempo, personalizzazione del personaggio e tanti mezzi da acquistare spendendo i soldi guadagnati. A proposito, interessantissimo ai fini della giocabilità aver sparso per i tracciati delle fish da poker di valore variabile, i cui tagli più grandi sono spesso nascosti lungo le scorciatoie, i quali vanno ad unirsi al montepremi guadagnato a fine gara e al punteggio delle evoluzioni, direttamente tramutato in denaro contante a fine gara, portando il giocatore a rischiare qualche qualche trick nonostante le gare siano sempre tiratissime. Proprio gli stunt sono parte integrante del sistema di controllo, 28 manovre dalle animazioni curate e convincenti ma particolarmente emozionanti se vissute in soggettiva, con tutti i rischi che ne derivano. Comode da eseguire, perfettamente gestite dal motore fisico, divertenti e giustamente esaltate al pari della velocità, tra campionati dedicati ed eventi singoli. Chapeau davvero, quantità, qualità e cura nei dettagli. Si potrebbe sindacare sulla gestione di alcune collisioni (molto meno dannose che sulla neve però), su un’IA si aggressiva ma non proprio intelligente, con avversari che spesso e volentieri cercheranno il contatto incuranti del prossimo, nonché qualche caduta di stile tecnica come i caricamenti abbastanza estenuanti, ma sono piccolezze di un pacchetto davvero sorprendente e inaspettato.

Oceanografi(c)a
Sono quei colori d’altri tempi, accesi, caldi, quell’atmosfera da sala giochi che parte dall’interfaccia e finisce con il telecronista à la Daytona U.S.A., un’estate virtuale senza soluzione di continuità che scalda cuore e membra in queste fredde serate invernali. Questa è la magica illusione ottica che si fa comparto tecnico, ancora più brillante se fosse graziato da un bell’effetto blur (stesso difetto di Snow) che avrebbe ammorbidito certe spigolature tipiche dei 30fps. Una vero tripudio di tonalità soprattutto sui 720p di uno Switch libero dal dock, ancor più glorioso in soggettiva, per godersi da vicino le increspature dell’acqua, i suoi riflessi e trasparenze negli stage caraibici, che giocano a un sensuale vedo-non vedo col fondale marino, sbirciando banchi di pesci, delfini curiosi e le sgargianti barriere coralline. E poi che dire della familiare ambientazione mediterranea, sospesa in un misto di meraviglie greche e tipicamente capresi, con faraglioni, grotte e paesini arroccati sulla costa, in un dualismo bianco-azzurro che fa venir voglia di andare in vacanza, nonostante una colonna sonora dai tratti balcanici che poco c’entra (o forse è più ellenica, chi lo sa, comunque bruttina). Certo, l’ambientazione cittadina resta anonima, tra grattaceli poco dettagliati e un’atmosfera non certo suggestiva, più votata alla competizione che alla contemplazione, fino a trovarsi accanto agli ecomostri petroliferi già accennati, per poi correre attraverso i canali di una città asiatica, tra lanterne rosse e giardini zen, particolare come le paludi statunitensi dove si immagina di incontrare alligatori in ogni canneto. Un tripudio di varietà rovinato solo da quache texture poco definita qua e la. Il tutto declinato in orari e condizioni atmosferiche che coprono tutto lo spettro delle loro variabili, con una tempesta tropicale che ovviamente farà imbizzarrire il “terreno” di gara. Il rumore delle onde, i versi dei gabbiani e l’esaltatissimo commentatore (ce ne sono vari, tutti pronti a caricare a molla i piloti) vengono completati da una colonna sonora… Anonima. Molto più evocativo il suono dei motori, soffusi dall’acqua ma sempre borbottanti, soprattutto in ripartenza.

Verdetto
8 / 10
Che schizzi!
Commento
Una Switch impanata nella salsedine la mia, dopo la divertentissima prova di Aqua Moto Racing Utopia. Non c'è niente da dire, è la resurrezione di quel Wave Race che in pochi abbiamo l'eleganza di rimpiangere, sempre in cerca di arcade di alto livello e declinazioni corsistiche bizzarre. Zordix è come una di quelle tribute band che mantiene vivo il nome di gruppi ormai sciolti, indimenticabili, e lo fa con amore. Divertentissimo, tecnico e longevo, impreziosito da una impianto grafico brillante (soprattutto nei colori) dove spicca la realizzazione (e la fisica) dell'acqua e dall'ormai classico multiplayer locale da Joy-Con singolo. Fresco e rinfrescante, una perla che trova ancor più lucentezza nella conchiglia di Switch.
Pro e Contro
Il ritorno di Wave Race sotto mentite spoglie
Ottima resa dell'acqua
Divertentissimo e bello da vedere

x IA infame
x Tributo, con tutti i déjà vu del caso

#LiveTheRebellion